Sāvitrī Upaniṣat
Il Sāvitrī Upaniṣat, con grafia inglese Savitri Upanishad[N 1] (in sanscrito सावित्री उपनिषत्), è un testo sanscrito appartenente agli Upaniṣad minori dell'Induismo, al Sāmaveda e al gruppo di ventuno testi del canone Muktikā chiamati Sāmānya Vedānta.
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/6/6a/The_%22Gayatri_mantra%22_has_been_personified_into_a_goddess.jpg/220px-The_%22Gayatri_mantra%22_has_been_personified_into_a_goddess.jpg)
Il titolo dell'opera letteraria si ricollega alla divinità indù del sole. Ispirandosi al mantra Gāyatrī, essa descrive la contemplazione della luce solare (Savitri-vidya) che permea l'intero universo come una manifestazione del Savitr maschile e del Savitri femminile, integrata con la natura indivisibile e non dualistica del dio creatore Brahman, secondo il credo della scuola teologica Advaita Vedānta.
Storia
modificaNon sono noti né l'autore né il secolo in cui la Sāvitrī Upaniṣat è stata composta. Essa è censita al numero 75 dell'antologia della lingua telugu, composta da centootto Upaniṣad del canone Muktika esposto da Rāma ad Hanuman. Inoltre, esistono alcuni manoscritti intitolati Svaitryupanisad.[1][2]
Contenuto
modificaSavitar | Savitri | |
---|---|---|
1 | Prithvi (terra) | Agni (fuoco) |
2 | Varuṇa (acqua) | Ap (acqua) |
3 | Vāyu (aria) | Akasha (cielo)[3][4] |
4 | Yajña (sacrificio del fuoco) | Chandas (inno metrico)[3][4] |
5 | Stanayitnu (nube temporalesca) | Vidyut (fulmine)[3][4] |
6 | Aditya (sole) | Dyo (l'etere celeste)[3][5] |
7 | Chandra (luna) | Nakshatra (costellazioni)[6][7] |
8 | Manas (anima) | Vac (parola)[6][8] |
9 | Purusha (uomo) | Stri (donna)[6][8] |
Il Sāvitrī Upaniṣat è un breve testo di quindici versi.[1]
Il componimento si apre con due domande: «chi è il Savitr? Che cos'è il Savitri?».[9] Ad esse segue la giustapposizione di nove coppie di entità create, ognuna delle quali è caratterizzata da una corrispondenza biunivoca fra un elemento di tipo Savitr e un altro elemento di tipo Savitri.[10][11] Gli abbinamenti preferenziali sono riassunti nello schema a lato.
L'unione del principio maschile del vento[non chiaro] e del principio femminile dell'acqua, descritta come combustibile e materia, è un caso di accoppiamento (mithuna) che, a sua volta, è causa generatrice di vita.[3][12]
Al contrario, al principio maschile del fuoco[non chiaro] corrisponde il principio femminile della terra, che è la materia e la fonte del combustibile utilizzato per scaldare e produrre energia. Secondo il Sāvitrī Upaniṣat, si manifestano sempre unitamente e il loro accoppiamento (mithuna) è causa generatrice di vita.[3][9]
Il testo prosegue affermando che Yajna e Chandas sono rispettivamente Savitr maschile e Savitri femminile la cui stretta interdipendenza e accoppiamento (mithuna) è causa generatrice di vita.[3][4]
I versi dal decimo al dodicesimo associano gli abbinamenti preferenziali al mantra Gāyatrī.[13] I primi tre accoppiamenti uomo-donna appartengono al mondo della terra (Bhur), i tre centrali appartengono all'atmosfera intermedia (Bhuvar) e infine gli ultimi tre sono parte del cielo (Svar). Il tredicesimo verso afferma che la loro unione a due a due è il Savitri-vidya[8], la causa della fenomenologia naturale del creato, nel quale sono un tutt'uno -indiviso e indifferenziato- a immagine e somiglianza dell'identificazione del Brahman-Atman.[8][13]
Gli ultimi due versi si concludono con l'esortazione a meditare i due mantra Bala e Ati-bala[14][15] rivelati a un Ṛṣi che li trascrisse in metrica gayatri. Nel testo, la sequenza "A"-"U"-"M" di un Om[14][15] è associata alla triade Bija-Shakti-Kilaka del mantra. La parte finale del Savitri contiene sei rappresentazioni della dea Savitri: Klam, Klim, Klum, Klaim, Klaum e Klah. Secondo l'Upanishad, se adeguatamente adorata, la dea ispira ai suoi devoti quattro scopi dell'esistenza umana: Dharma, Artha, Kama e Moksha).[14][15] La riflessione sull'esperienza sensibile del Savitri-vidya aiutano a conseguire la beatitudine della coabitazione terrena col principio femminile del Savitri.[15]
Note
modifica- Annotazioni
- ^ Anche scritto univerbato, Savitryupanishad.
- Fonti
- ^ a b Pandey, 1996
- ^ A Descriptive Catalogue of the Sanskrit Manuscripts, in Vedic Literature, vol. 1, p. 575., Government of Tamil Nadu, Madras, India, pp. 575-576
- ^ a b c d e f g Pandey, 1996, p. 1
- ^ a b c d Ayyangar, 1941, pp. 462
- ^ Ayyangar, 1941, pp. 462-463
- ^ a b c Ayyangar, 1941, p. 463
- ^ Pandey,1996, pp. 1-2
- ^ a b c d Pandey, 1996, p. 2
- ^ a b Ayyangar, 1941, p. 461
- ^ Ayyangar|, 1941, pp.461-463
- ^ Warrier, 1967
- ^ Ayyangar, 1941, pp. 461-462
- ^ a b Ayyangar, 1941, pp. 464-465
- ^ a b c Pandey, 1996, pp. 2-3
- ^ a b c d Ayyangar, 1941, pp. 465-466
Bibliografia
modifica- T. R. Srinivasa Ayyangar, The Samanya Vedanta Upanisads, Jain Publishing (Reprint 2007), 1941, ISBN 978-0-89581-983-3, OCLC 27193914.
- Paul Deussen, Sixty Upanishads of the Veda, Motilal Banarsidass, 1997, ISBN 978-81-208-1467-7.
- (SK) Anshuman Pandey, सावित्री उपनिषत् (Savitri Upanishad) (PDF), su sanskritdocuments.org, 1996. URL consultato il 6 marzo 2016.
- Shantha N. Nair, Echoes of Ancient Indian Wisdom, Pustak Mahal, 1º gennaio 2008, ISBN 978-81-223-1020-7.
- (SK) AM Sastri (a cura di), The Samanya Vedanta Upanishads with the commentary of Sri Upanishad-Brahma-Yogin, Adyar Library (ristampa nel 1970), 1921.
- Carlos Alberto Tinoco, Upanishads, IBRASA, 1996, ISBN 978-85-348-0040-2.
- AG Krishna Warrier, Sāmanya Vedānta Upaniṣads, Adyar Library and Research Center, 1967, ISBN 978-81-85141-07-7, OCLC 29564526.
- Vanamali, Shakti: Realm of the Divine Mother, Inner Traditions / Bear & Co, 21 luglio 2008, ISBN 978-1-59477-785-1.