La sedia rossa e blu (in olandese: Rood-blauwe stoel, /ro:t 'blawə stu:l/) è un elemento di arredo progettato dal designer olandese Gerrit Rietveld nel 1917.

Sedia rossa e blu
prodotto di disegno industriale
Dati generali
Anno di progettazione1917
ProgettistaGerrit Rietveld
Profilo prodotto
Tipo di oggettosedia
Idearidurre la realtà ai suoi tratti di linee e superfici; in seguito colori primari
Concetticomposizione astratta e ideale di superfici e linee nello spazio (vedi movimento artistico)
Movimento artisticoDe Stijl
ProduttoreGerard van de Groenekan; Cassina
Prodotto dal1918
Materialilegno laccato
Tecnica di lavorazionesegatura, incollaggio, verniciatura

Descrizione modifica

 
La sedia «nuda», priva di tessiture cromatiche
 
La sedia di Rietveld collocata in un'unità abitativa progettata da J.J.P. Oud a Rotterdam: foto desunta dal trentasettesimo numero del Bouwkundig Weekblad (1920)

Rietveld aveva realizzato un prototipo della sedia già nell'estate del 1918, ben prima - dunque - dell'incontro con Theo van Doesburg e Piet Mondrian, padri fondatori del gruppo De Stijl. Fu solo dopo l'adesione di Rietveld a tale gruppo, tuttavia, che la Sedia fu finalmente portata a compimento. Il De Stijl, infatti, predicava una forma d'arte in grado di restituire, attraverso armoniosi rapporti proporzionali tra le zone e tra i colori, la struttura ideale dello spazio: a tale principio rispondevano tutte le opere riconducibili al gruppo, e in particolar modo quelle di Mondrian, autore di celebri quadri dove l'effetto di equilibrio e di armonia viene conseguito, con risvolti anche astraenti, grazie all'impiego di linee nere intrecciate ad angolo e vivaci campiture di colori primari, bianco e nero.

Non è un caso, dunque, se la Sedia rossa e blu è considerata una concretizzazione tridimensionale dei principi figurativi che stanno alla base dell'arte di Mondrian. La sedia è costituita di quindici listelli in legno di faggio, aggregati tra di loro in modo tale da formare un intreccio di linee e piani basato sulla verticalità e sull'orizzontalità: in questa griglia lineare, poi, si inseriscono due assi di compensato, lo schienale e il sedile. In piena armonia con la poetica del De Stijl i vari elementi costituenti della sedia sono assemblati per semplice giustapposizione e si sovrappongono senza incastrarsi o compenetrarsi: questo criterio aggregativo genera una sedia dagli elementi costituenti ridotti ai minimi termini, quasi priva di massa o volume, che non interrompe lo spazio nel quale si colloca bensì lo enfatizza, grazie - ad esempio - alla particolare giacitura dello schienale, o al fatto che questo è svincolato dalle gambe posteriori (in questo modo, infatti, la sedia sembra quasi galleggiare in aria).[1]

Di particolare interesse è il trattamento cromatico della sedia, dove le singole parti e le loro specifiche funzioni formali sono individuate dal colore utilizzato: i vari listelli sono tinti di nero e presentano le testate gialle, mentre lo schienale e il sedile sono laccati rispettivamente di rosso e di blu. È stato osservato, comunque, che Rietveld non si rapportava in maniera dogmatica ai colori primari, tanto che ha riproposto diverse varianti del modello iconico, di cui una rosa e verde, una bianca, una nera con terminali bianchi e persino una totalmente priva di laccatura, di particolare pregio per la sua cruda sobrietà, con la quale l'occhio dell'osservatore non viene catturato dall'insieme - come succede, invece, nella versione colorata - bensì viene veicolato verso le varie sporgenze e giunture. Anche la giacitura dello schienale è stata attentamente studiata da Rietveld, che voleva dare vita a un elemento di arredo che non consentisse il sonno ma che fosse sufficientemente confortevole per il relax e per stimolare un «risveglio della coscienza», come lo stesso designer amava ripetere.[2]

La sedia, considerata da Theo van Doesburg come una «scultura astratta-realistica per gli interni delle nostre case future»,[3] è oggi esposta al Museum of Modern Art di New York. Di seguito si riporta un'analisi della sedia proposta dallo stesso Rietveld:

«Lo scopo di questa sedia è quello di semplificare le singole parti, preservare la forma intrinseca nel carattere e negli scopi originari dei materiali utilizzati, quella stessa forma che conduce alla formazione di un'entità armoniosa grazie all'adozione di uno specifico modulo per i vari elementi distinti. La struttura della sedia è tale che si possono collegare fra loro le singole parti senza mutilarle, in modo da evitare che una domini sull'altra coprendola o mettendola in situazione di dipendenza; in questo modo il tutto è libero nello spazio. La forma è nata in virtù del materiale. I criteri aggregativi che ho utilizzato consentono l'utilizzo di listelli di legno di 25×26 metri. [...] La cosiddetta Sedia rossa e blu, dunque, [...] serve anche per dimostrare che è possibile realizzare qualcosa di bello che interviene plasticamente sullo spazio con l'utilizzo di semplici e puri elementi prodotti dalle macchine»

Note modifica

  1. ^ 635 RED AND BLUE, su cassina.com, Cassina. URL consultato l'11 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2017).
  2. ^ Carmen Granata, Rietveld, l’autore della sedia Rossa e Blu, su blog.casanoi.it, 31 marzo 2017.
  3. ^ (EN) M. Collins e A. Papadakis, Gerrit Thomas Rietveld 1888-1964. Furniture maker and Architect, in Gerrit Rietveld: a centenary exhibition: craftsman and visionary, catalogo della mostra realizzata alla Barry Friedman Gallery di New York, New York, 1988, p. 13.
  4. ^ (DE) Jan van Geest e Otakar Màcel, Stühle Aus Stahl. Metallmobel 1925-1940, Köln, 1980, p. 16, ISBN 3-88375-009-3.
  5. ^ (EN) Ida van Zijl, Marijke Kuper, Rietveld Gerrit: The Complete Works, Utrecht, 1992, pp. 74-76.

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