Servetseza Kadin

Prima Consorte di Abdülmecid I

Servetseza Kadin (turco ottomano: ثروت سزا قادین, "degna di ricchezza"[1]; Maykop, 1823Istanbul, 24 settembre 1878) è stata una principessa circassa e Prima Consorte Imperiale (BaşKadin) del sultano ottomano Abdülmecid I, oltre che madre adottiva del sultano Mehmed V.

Servetseza Kadın
BaşKadin
Prima Consorte Imperiale
In carica2 luglio 1839 –
25 giugno 1861
Nome completoPrincipessa Temruko (alla nascita)
TrattamentoSua Altezza Imperiale
NascitaMaykop, Repubblica di Adyghe (oggi Russia), 1823
MorteIstanbul, 24 settembre 1878
Luogo di sepolturaMoschea di Yavuz Selim, Istanbul
DinastiaTemruko (per nascita)
Casa di Osman (per matrimonio)
PadrePrincipe Mansur Bey Temruko
MadrePrincipessa Dadeşkeliani
Consorte diAbdülmecid I
Figli
Adottati

Fatma Sultan
Refia Sultan
Mehmed V Reşad
ReligioneIslam sunnita

Origini modifica

Servetseza nacque nel 1823 a Maykop, allora capitale della Repubblica Adyghe. Apparteneva alla famiglia dei Temruko, principi circassi. Suo padre era il principe Mansur Bey Temruko e sua madre una principessa georgiana, della famiglia Dadeşkeliani.

Venne educata nella casa di Esma Sultan, figlia del sultano ottomano Abdülhamid I[2][3].

Consorte imperiale modifica

Nel luglio 1839 Abdülmecid I salì al trono e sua madre, la Valide Sultan Bezmialem, si occupò di trovargli una prima consorte. Essendo lei stessa georgiana, scelse Servetseza. Fu la prima consorte di un sultano dopo l'abolizione della schiavitù nell'Impero Ottomano, e quindi la prima consorte di un sultano da secoli, a esclusione dei matrimoni scandalosi di Osman II, a non avere origini schiave, ma nobili.

L'unione venne celebrata subito e Servetseza assunse il rango di Prima Consorte (BaşKadin) e il titolo di Servetseza Kadin. Tuttavia, Abdülmecid non era attratto da lei. Il matrimonio rimase senza figli e già nel mese successivo il sultano scelse per sé altre due consorti, Hoşyar Kadin e Şevkefza Kadin. Servetseza tuttavia conservò la sua posizione e tenne sempre un comportamento impeccabile, senza mai lamentarsi, cosa che le fece guadagnare il rispetto e la gratitudine di Abdülmecid.

Alla morte di Gülcemal Kadin, un'altra delle sue consorti, nel 1851, le concesse di adottare i tre figli che aveva avuto da lei.

Leyla Açba, una delle dame di corte, la descrive come intelligente ed colta, mentre Charles White, viaggiatore inglese, nelle sue memorie, la descrive come una donna piacevole, ma non di eccezionale fascino. Un'altra sua dama era Melek Dürrinev Hanim, che poi divenne BaşKadin del sultano Abdülaziz I.

Alla morte di Abdülmecid il trono passò al suo fratellastro minore, Abdülaziz, legittimo erede secondo la legge ottomana. Tuttavia Servetseza tentò di organizzare un colpo di stato per mettere invece sul trono il futuro Murad V, uno dei figli di Abdülmecid, che lei amava come suo, con l'aiuto della di lui madre, Şevkefza Kadın, e di un'ancella, Nakşifend Kalfa, come era stata volontà del defunto sultano. Il colpo di stato fallì e Servetseza, presa in odio insieme alle sue alleate da Pertevniyal Sultan, madre di Abdülaziz, passò diciassette anni confinata nel Palazzo Kabataş[3][4][5][6][7][8].

Vedovanza modifica

Dopo la morte di Abdülaziz Servetseza poté vedere finalmente Murad V sul trono, ma il suo regno durò solo 93 giorni, dopodiché venne deposto per instabilità mentale e imprigionato nel palazzo di Çırağan, mentre il suo fratellastro minore Abdülhamid II salì al trono.

Servetseza non riconobbe mai quest'ultimo come sultano, riferendosi invece a lui come al "reggente".

Nel 1872 commissionò una fontana a Üsküdar.

Morte modifica

Servetseza morì il 24 settembre 1878 nei suoi appartamenti a Palazzo Kabataş e venne sepolta con Abdülmecid, nella moschea Yavuz Selim.

A Istanbul girarono voci persistenti sul fatto che fosse stata avvelenata da Abdülhamid II, esasperato dalle sue continue richieste di rendere il trono a Murad V[9][10][11][12][13].

Ali Fuad Türkgeldi Bey, storico ottomano, descrive così l'evento:

Servetseza considerava Abdülhamid II solo un reggente e pensava che il suo amato Murad V, ora guarito, dovesse essere reintegrato come sultano. Al figlio adottivo, Şehzade Mehmed Reşad, disse che sarebbe andata a trovare Abdülhamid II per avvertirlo di restituire il trono a Murad V. Reşad Efendi disse: "Madre, non fare una cosa del genere! Porterà solo vergogna a te e a nostro fratello Murad Efendi”. Tuttavia, quella sera Servetseza andò a trovare il sultano. A lui disse: “Mio leone, sai perché sono qui stasera? Hai agito come reggente di tuo fratello per due anni. Ora è il momento di restituirgli ciò che è suo di diritto. Lascialo regnare”. Abdülhamid rispose che era d'accordo con lei: “Beh, hai ragione, madre. Ci stavo già pensando. Riparliamo dopo il pasto”. Quando si incontrarono di nuovo, Abdülhamid servì a Servetseza un sorbetto avvelenato, che lei bevve. Riportata al Palazzo Kabataş, morì il giorno successivo.

Dopo la sua morte Abdühamid sequestrò i suoi beni, in particolare i gioielli, che sarebbero dovuti andare ai tre figli. L'eredità rientrò in loro possesso solo dopo la deposizione di Abdülhamid II e la salita al trono di Mehmed V, figlio adottivo di Servetseza.

Figli modifica

Servetseza non ebbe figli naturali, ma adottò i tre figli di Abdülmecid I e Gülcemal Kadin quando persero la madre nel 1851:

  • Fatma Sultan (1 novembre 1840 - 26 agosto 1884). Si sposò due volte ed ebbe un figlio e due figlie.
  • Refia Sultan (7 febbraio 1842 - 4 gennaio 1880). Aveva una sorella gemella, Hatice Sultan, che morì neonata. Si sposò una volta ed ebbe una figlia.
  • Mehmed V Reşad (2 novembre 1844 - 3 luglio 1918). 35º Sultano dell'Impero ottomano.

Cultura popolare modifica

  • Servetseza è un personaggio del romanzo storico del 2009 Abdülmecit: İmparatorluk Çökerken Sarayda 22 Yıl: Roman, di Hıfzı Topuz[14].

Note modifica

  1. ^ Davis 1986, p. 105.
  2. ^ Açba & Açba 2004, p. 122.
  3. ^ a b White 1846, p. 10.
  4. ^ Açba & Açba 2004, p.22, 122.
  5. ^ Uluçay 2011, p. 203.
  6. ^ Brookes 2020, p. 245.
  7. ^ Brookes 2020, p. 70-71
  8. ^ Sakaoğlu 2007, p. 232.
  9. ^ Sakaoğlu 2008, p. 574-575.
  10. ^ Uluçay 2011, p. 203-204.
  11. ^ Haskan, Mehmet Nermi (2001). Yüzyıllar boyunca Üsküdar - Volume 1. Üsküdar Belediyesi. p. 434. ISBN 978-9-759-76060-1.
  12. ^ Tuğlacı 1985b, p. 207
  13. ^ Brookes 2020, p. 71.
  14. ^ Hıfzı Topuz (2009). Abdülmecit: İmparatorluk Çökerken Sarayda 22 Yıl: Roman. Remzi Kitabevi. p. 33. ISBN 978-975-14-1357-4.

Bibliografia modifica

  • Açba, Leyla; Açba, Harun (2004). Bir Çerkes prensesinin harem hatıraları. L & M. ISBN 978-9-756-49131-7.
  • Bey, Mehmet Süreyya (1969). Osmanlı devletinde kim kimdi, Volume 1. Küğ Yayını.
  • Brookes, Douglas S. (February 4, 2020). On the Sultan's Service: Halid Ziya Uşaklıgil's Memoir of the Ottoman Palace, 1909–1912. Indiana University Press. ISBN 978-0-253-04553-9.
  • Davis, Fanny (1986). The Ottoman Lady: A Social History from 1718 to 1918. Greenwood Publishing Group. ISBN 978-0-313-24811-5.
  • Kurumu, Türk Tarih (1951). Türk Tarih Kurumu yayınları. Türk Tarih Kurumu Basımevı.
  • Sakaoğlu, Necdet (2007). Famous Ottoman women. Avea.
  • Sakaoğlu, Necdet (2008). Bu Mülkün Kadın Sultanları. Beyoğlu, İstanbul : Oğlak Yayıncılık ve Reklamcılık. ISBN 978-9-753-29299-3.
  • Tuğlacı, Pars (1985a). Osmanlı Saray Kadınları. Cem Yayınevi.
  • Tuğlacı, Pars (1985b). Türkiyeʼde kadın, Volume 3. Cem Yayınevi.
  • Uluçay, Mustafa Çağatay (2011). Padişahların kadınları ve kızları. Ankara: Ötüken. ISBN 978-9-754-37840-5.
  • White, Charles (1846). Three years in Constantinople; or, Domestic manners of the Turks in 1844. London, H. Colburn.