I Sintii (chiamati anche Sinthi, Sintii o Synthi;[1] in greco antico: Σίντιες?, Sìnties, "predoni", da σίντης, "distruttivo"[2]) erano noti ai Greci come pirati e predoni;[3] sono anche indicati come un popolo della Tracia[4] che un tempo abitava la zona dell'odierna provincia di Sintiki in Grecia, l'isola di Lemno (Sintêïs è un vecchio nome dell'isola) e l'angolo sud-occidentale della Bulgaria.

Localizzazione approssimativa dei Sintii, nella mappa "Sintioi".

I Sintii adoravano Efesto. Sono menzionati in Omero: nell'Iliade[5] come la gente che aveva curato Efesto a Lemno dopo che era stato lasciato cadere a terra; i Sintii "della lingua selvaggia" (in greco antico: ἀγριόφωνος?) appaiono anche nell'Odissea;[6] nella tradizione riportata da Omero si capiva dal loro discorso incomprensibile che erano fra i popoli non-ellenici del Mar Egeo. "Poiché i Sintii non hanno alcun luogo nel contesto immediato (cioè, non stanno chiedendo niente al dio), possiamo sospettare che siano quelli che in qualche mito pre-omerico salvano il dio stesso".[7] Nel 2002 nei pressi di Rupite in Bulgaria è stata scoperta per caso, ai piedi di un vulcano spento, la città di Eraclea Sintica, la cui localizzazione fino a quel momento era stata dibattuta.

  1. ^ Strabone, Geografia, X, 20, 17; XII, 3, 20.
  2. ^ (EN) Henry Liddell e Robert Scott, σίντης, in A Greek-English Lexicon, 1940.
  3. ^ "Warlike" ad Anacreonte (fr. eleg. West 3), che era stato un po' di tempo in Tracia, fa molti riferimenti a questo periodo nelle sue poesie (Onofrio Vox, I Sinti in Anacreonte, Hermes 122.1 (1994:116-118).
  4. ^ J. Wiesner, Die Thraker (Stuttgart, 1963:13ff).
  5. ^ Iliade, I, 594; XVIII, 394.
  6. ^ Odissea, VIII, 294.
  7. ^ Bruce Karl Braswell, Mythological Innovation in the Iliad, The Classical Quarterly, New Series, 21.1 (May, 1971:16-26) p. 20.
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