Marino Benvenuti: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Biobot (discussione | contributi)
m fixTmpl
+C
Riga 1:
{{C|All'inzio è indicata attività di psichiatra, ma leggendo viene descritta attività da neurologi (ed esisteva già tale distinzione, visto che staccò un reparto di neurologia da quello psichiatrico)|psichiatri|arg2=medici italiani |aprile 2020}}
 
{{Bio
|Nome = Marino
Line 17 ⟶ 19:
==Biografia==
 
Marino Benvenuti nacque nel 1901 a San Marino, dove il padre Pietro esercitava la professione di medico pediatra. Si laureò nel 1925 presso l’[[Università di Pisa]], dove rimase dal 1926 come assistente e poi come aiuto nella Clinica delle Malattie Nervose e Mentali fino al 1939.

In questi anni, durante la direzione di Giovanni Battista Pellizzi<ref>{{Cita web|url=http://www.aspi.unimib.it/collections/entity/detail/124/|titolo=Giovanni Battista Pellizzi - Aspi - Archivio storico della psicologia italiana|sito=www.aspi.unimib.it|accesso=2016-08-29}}</ref>, conseguì la libera docenza in Psichiatria[[psichiatria]] (1932) e in Clinica[[clinica Neuropatologicaneuropatologica]] (1934) e ottenne importanti riconoscimenti per gli studi sulla [[sifilide cerebrale]], allora una delle malattie neurologiche più devastanti, come il premio nazionale della [[Società Italiana di Psichiatria]] e quello dell’[[Accademia d’Italia]].

La sua monografia ''Sul meccanismo di azione della malarioterapia'' fu pubblicata nel 1933 con la prefazione del premio Nobel [[Julius Wagner-Jauregg]]. Nel 1934 gli venne affidata la direzione del “Centro per la cura e lo studio dell’encefalite epidemica”, sorto per volontà della [[Elena del Montenegro|regina Elena]]. In esso si potevano applicare le nuove terapie per la [[sindrome parkinsoniana postencefalitica]] a base di [[Atropa belladonna|belladonna]] (cura bulgara).
 
Dal 1939 al 1950 fu direttore dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale dell'Aquila. Qui stimolò la ricerca clinica sulle malattie del sistema nervoso centrale e ottenne nell'ottobre del 1939 l’istituzione di un reparto neurologico, il secondo in Italia dopo quello sorto nel 1926 presso il Manicomio Provinciale di Arezzo per volere dell’allora direttore [[Arnaldo Pieraccini]]<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/arnaldo-pieraccini_(Dizionario-Biografico)/|titolo=PIERACCINI, Arnaldo in "Dizionario Biografico"|sito=www.treccani.it|accesso=2016-08-29}}</ref>. In questo reparto i pazienti venivano ricoverati secondo le norme di ogni ospedale civile, mentre per i degenti nei reparti psichiatrici erano in vigore le norme previste dalla legge sui manicomi e sugli alienati del 1904. Il reparto neurologico, fornito delle attrezzature tecniche necessarie, aveva la funzione di un centro provinciale di diagnostica neurologica che, attraverso degenze brevi, forniva ai medici informazioni dettagliate sulla patologia dei pazienti, che venivano seguiti anche con un’attività ambulatoriale. Tale ampliamento di attività clinica apriva la possibilità di studiare anche le malattie mentali da un punto di vista medico semiologico e laboratoristico, nella prospettiva di individuare un percorso diagnostico e terapeutico diverso rispetto alla concezione custodialistica prevalente nei manicomi.