Luigi Caroli: differenze tra le versioni

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Durante la prigionia il Caroli, e i prigionieri cercarono di mantenere fiducia nell'attesa che la situazione si sviluppasse a loro favore, in particolar modo gli scontri della Russia contro gli allegati francesi, inglesi e italiani cercando anche di preparare un sollevamento delle truppe russe nella regione di [[Oblast' dell'Amur|Amur]].
Il Caroli cercò di usare il poco tempo libero dedicandosi allo studio delle lingue come il tedesco e l'inglese nonché del russo. Approfondì la conoscenza della storia e della filosofia traducendo brani e scrivendo poesie che furono poi consegnate alla famiglia dal francese Émile Andreoli. Si impegnò anche approfondendo gli studi storici, filosofici, politici ed economici; scrisse una relazione sulla preparazione e relativa spedizione in Polonia, che fu poi pubblicata nel 1938 sul giornale di Bergamo ''Bergomum'' n. XXXII, fascicoli 2-3 pagine 81-87. {{citazione|Le angustie della prigionia e le inaffabili agonie della solitudine in meno d'un anno spezzarono a Luigi Caroli, impazientissimo di libertà e della patria, il filo d'ogni speranza e la vita. Egli spirò nella sua squallida cella, la notte del 7 giugno 1865. Quattro polacchi portarono la bara sul colle, in faccia alla galera di Kadaya; la calarono in una fossa scavata nella roccia; dentrovi le catene del deportato e una corona di spine; sopravi una croce alta di cedro|Bergamaschi caduti combattendo per la libertà dei popoli-Bergomun 1938}}
Tradusse e scrisse poesie di cui rimane testimonianza nei documenti consegnati dopo la sua morte dall'Andreoli alla famiglia, che per un certo periodo riuscì a mantenere i contatti, e che sollecitava i governi e lo zar per la sua liberazione. Si ammalò però gravemente di infezione cerebrale agli inizi del mese di giungogiugno del 1865, senza possibilità di avere una cura. Era anche molto deluso, convinto che la sua famiglia lo avesse abbandonato per poter godere dei suoi beni. Morì l'8 giugno dopo una grande sofferenza. Fu sepolto sul colle vicino a Kadai. Gli altri prigionieri ottennero la grazia e la liberazione nel 1866 con il ritorno in patria entro il 1867.<ref name="Unibg"/>
 
Di Luigi Caroli si conserva un ritratto realizzato da [[Giovanni Carnovali]], e di [[Giacomo Gritti]].<ref>{{cita web|url=https://servizi.ct2.it/ssl/wiki/index.php?title=Caroli._Ritratti_e_dipinti|titolo=Luigi Caroli|editore=Società Storico Lombarda!|accesso=17 settembre 2020}}</ref>
 
La cittadinanza di Bergamo l'8 settembre 1897 depose una lapide in [[piazza Vecchia]] a memoria dei garibaldini morti in Polonia. cheAlla videcerimonia partecipò la partecipazione della sorella di Caroli, Elisa, sposata con il pittore [[Pietro Agliardi]] in [[piazza Vecchia]].<ref>{{cita testo|titolo=Bergamaschi caduti combattendo per la libertà dei popoli|editore=Bergomun|anno=1938|p=54}}</ref>
 
== Note ==