Semifonte: differenze tra le versioni

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== Semifonte oggi ==
[[File:collina semifonteoggi.jpg|thumb|upright=2.3|Panorama di Semifonte con al centro la Cappella di San Michele.]]
[[File:Fonte di santa caterina.jpg|thumb|left|upright=0.9|La fonte del latte]]
La collina su cui sorgeva Semifonte è delimitata a est e a nord dal torrente Agliena, a ovest Borro dell'Avanella e a sud dal Borro delle Avane. Dal punto di vista geologico, la collina è inseribile nel quadro del ben più ampio bacino dell'[[Arno]] formatosi tra il [[Cenozoico]] e il [[Quaternario (geologia)|Quaternario]] ed è costituita da sabbie pleistoceniche nella parte più vicina alla superficie e sotto da formazioni argillose<ref>{{Cita|''Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale''|p. 310}}.</ref>, tutti elementi che favoriscono la presenza di falde acquifere superficiali.
 
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Se questi dati sono esatti si potrebbe confermare l'ipotesi che il borgo di Petrognano coesistesse e sia sopravvissuto alla fine di Semifonte, e che i Fiorentini abbiano imposto il divieto di ricostruzione solo all'area precedentemente occupate dal castello, lasciando facoltà di costruire nelle immediate vicinanze, come poi è realmente successo nei piccoli agglomerati di San Donnino, Bagnolo e nella casa torre di San Niccolò.
[[File:casa san niccolo semifonte.jpg|thumb|upright=1.4|Casa-torre di San Niccolò.]]
La casa-torre di San Niccolò si trova all'incrocio di due mulattiere sul versante sud della collina. È costruita interamente in pietra, presenta una pianta quadrata e si sviluppa per un'altezza di 12 metri; nella fiancata orientale sono visibili due feritoie mentre nella fiancata occidentale sono visibili numerose feritoie oltre a buche pontaie. All'interno si trovano un arco a sesto acuto e porte e finestre architravate. La torre è stata scapitozzata e successivamente rialzata con mattoni e sul lato ovest presenta un [[:File:Arco san niccolo semifonte.jpg|arco a sesto acuto in mattoni]]. Il complesso è databile, nelle sue parti più antiche, all'XI secolo<ref>{{Cita|''Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale''|pp. 321-322}}.</ref> ed è l'unica torre difensiva della città rimasta in piedi. Secondo l'ipotesi del Salvini, in questa torre, il presidio militare fiorentino incaricato di vigilare sulla distruzione della città avrebbe trovato dimora e una volta terminata l'opera di demolizione, i militari hanno scapitozzato la torre e si sono semplicemente limitati ad abbandonarla.
 
All'interno del borgo di Petrognano sorge la ''Torre al Borgo'' o ''Torre del Frantoio''. Si tratta di un'altra torre a pianta quadrata realizzata con conci in pietra e inglobata in una casa colonica. Sul lato meridionale è presente una porta con arco in mattoni, una finestra sormontata da un arco a sesto acuto tamponato e, nei pressi del tetto, una finestra con arco a tutto sesto. Su tutti i lati sono ben visibili numerose feritoie e buche pontaie.
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=== Fornaci e fonti ===
[[File:Fornace semifonte.jpg|thumb|upright=0.9|Ruderi della fornace di Santa Caterina.]]
Tra il borgo di Petrognano e la cappella di San Michele si trova un bosco, all'interno del quale, vicinissimo alla strada, si trovano i ruderi di due fornaci: la prima, detta [[:File:Fornace la volpe semifonte.jpg|''fornace La Volpe'']], è la più piccola e appare quasi interamente distrutta. Prende il nome da una piccola volpe che vi si sarebbe nascosta durante una battuta di caccia e grazie alla quale venne scoperta; al momento della scoperta all'interno vennero ritrovati un numero considerevole di mattoni e tegole ancora non cotti. Presenta una parete del rivestimento interno della camera di combustione e il cunicolo di accesso in mattoni. L'altra è la ''Fornace di santa Caterina'' ed è molto più imponente. È una costruzione di circa 4 metri di altezza, costruita in mattoni e ciottoli di fiume e presenta, in basso al centro, un'apertura ad arco, molto simile alla precedente, dalla quale si accede, attraverso un canale di circa 2 metri di lunghezza, alla camera di combustione interna dalla forma cilindrica che si sviluppa per tutta l'altezza della struttura e che oggi è riempita di terra. Secondo Enzo Salvini la prima era una fornace di laterizi<ref>{{Cita|Salvini 1969|pp. 58-59 con foto p. 77}}.</ref> mentre la seconda era una fornace di calce di età moderna e quindi non collegabile alla vicenda storica di Semifonte.
 
[[File:Fonte di santa caterina.jpg|thumb|left|upright=0.9|La fonte del latte]]
Sullo stesso versante, ma più in basso, si trova la fonte[[:File:Fonte del latte interno.jpg|''Fonte di Santa Caterina'']] (o fonte della Madonna del Latte). La fonte è inglobata in una struttura a due piani, dove al piano superiore si trova una cappella per le funzioni religiose e per la conservazione degli ex voto<ref name=semifontemedievale312/> mentre al piano inferiore si trova la fonte vera e propria e qui è collocata una lapide con un'iscrizione in latino<ref group="N">L'iscrizione recita: «In D. Catharinae senensis fontem ut sacri fontis latice segnatius hausit languens toto corpore febris abiit aethereos hospes divinae Virginis haustus hinc venerare memor numina sa(n)cta loci MDLXXII idibus septembris».</ref> riferibile a [[Caterina da Siena|Santa Caterina]], datata [[1572]], dove si ricorda la guarigione miracolosa della santa che, dopo aver bevuto l'acqua di questa fonte, sarebbe guarita dalla febbre<ref group="N">In questa leggenda si ricorda che l'acqua avrebbe guarito la santa dalla febbre ma la più recente tradizione popolare attribuisce alla fonte delle virtù galattopoietiche destinate a dare o ridare il latte alle puerpere. Questa discordanza di virtù miracolose è forse da attribuirsi ad una sovrapposizione di culti e dalla volgarizzazione del termine ''latice'' riportato nell'iscrizione.</ref>.
 
Nel versante nord-ovest della collina è situata un'altra fonte: la ''Fonte della Docciola'' (o fonte della Tosse)<ref name="semifontemedievale314" group="N">Localmente si ricordano dei versi che venivano recitati da chi si apprestava a bere l'acqua ({{Cita|''Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale''|p. 314}}).</ref>). Si presenta come una vasca rettangolare circondata per metà dalla vegetazione e, per l'altra metà, sormontata da una costruzione recente in cemento armato che ne nasconde in parte la vista, realizzata dal comune di Certaldo per l'acquedotto. Il lato corto misura circa 4 metri per una profondità da uno a tre metri a seconda dello tato di conservazione. Fino ad epoca recente è stata usata per l'approvvigionamento idrico e probabilmente era dotata di strutture per l'appoggio dei carri<ref name="semifontemedievale314" group="N"/>. Durante gli scavi qui effettuati nel 1967-68 vennero messi in luce dei reperti databili non oltre l'inizio del XIII secolo che confermerebbero un'interruzione della vita coincidente con la distruzione di Semifonte, tanto da ipotizzare che questa fonte fosse inserita all'interno del vero e proprio castello di Semifonte<ref>{{Cita|Semifonte: Tradizione letteraria e situazione archeologica|p. 19}}.</ref>.