Gregor Brück: differenze tra le versioni

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Sono cinque distici elegiaci (più la data), per i quali la scriptio continua è ormai tramontata
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{{citazione|quando insegnavamo a non resistere mai contro l’autorità ancora non sapevamo che tale diritto di resistere è garantito dalle leggi di quella stessa autorità a cui abbiamo sempre diligentemente insegnato ad obbedire.||Denn das wir bisher geleret, stracks nicht widderzustehen der oberkeit, haben wir nicht gewust, das solchs der oberkeit rechte selbs geben, welchen wir doch allenthalben zu gehorchen vlessig geleret haben.|lingua=de}}
 
[[File:Gregor Brück 1557.jpg|sinistra|miniatura|Lucas Cranach il Giovane, ''Gregor Brück,'' 1557. L'iscrizione in latino recita:<br/>{{la}} «Gregorii faciem Pontani haec monstrat imago / consilio praestans qui fuit atque fide,. huius/ Huius erat nostro facundia tempore, quanta / olim seu Pylii sive Periclis erat. / Sed melior causa est haec quam Pontanus agebat / de gnato solitus dicere vera Dei. / Nam quia credebat se lotum sanguine Christi / iustifica coluit te Deus alme fide. / Nec virtutum umbras habuit, sed pectora rexit / ipse sibi vivens assimilata λόγος. // Aetatis suae LXXIII anno 1557»<br /> {{it}}«Questa immagine mostra il volto di Gregorio Pontano, il quale si distinse per saggezza e fede; nel nostro tempo la sua eloquenza fu pari a quella che in passato ebbero Nestore di Pilio o Pericle. Ma Pontano difendeva una causa migliore della loro: testimoniare sempre la verità sul figlio di Dio. Infatti, buon Dio, poiché credeva di essere stato lavato col sangue di Cristo, Ti fu devoto nella fede che giustifica. Né vi furono ombre sulle sue virtù, ma lo stesso Verbo [Λόγος] vivente ne resse il cuore a sé improntato. AvevaNell'anno 1557, 73º della sua annivita»]]
 
Non era affatto scontato che Lutero e i teologi protestanti accettassero un principio di diritto romano, cedendo agli argomenti di Brück e alle pressioni di Giovanni di Sassonia. Solo dieci anni prima Lutero aveva bruciato, assieme alla bolla pontificia ''[[Exsurge Domine]]'' che condannava la sua dottrina, anche i libri di [[diritto canonico]]: nella Bibbia era contenuta tutta la legge necessaria per condurre una buona vita cristiana; eliminare qualcosa da quella legge sarebbe stato blasfemia, aggiungere qualcosa tirannia<ref>{{Cita|Witte 2017|p. 273}}.</ref>. Nel marzo del 1530 Melantone aveva sostenuto che il principio ''vim vi repellere licet'', da cui muovevano i giuristi, era un principio di «ragione naturale» (''naturalis ratio'') che avrebbe dovuto cedere a fronte del principio di «diritto divino» (''ius divino'') che impone di non resistere all'autorità e sopportare i torti dei magistrati<ref>Il parere di Melantone può leggersi in {{Cita|Scheible 1969}}, p. 57; un estratto anche in {{Cita|De Benedictis 2008}}, pp. 9-10.</ref>. Prima dell'ottobre di quello stesso anno, in più occasioni e con forza Lutero e gli altri teologi protestanti avevano affermato che in nessuna circostanza era permesso al cristiano impugnare le armi contro il proprio signore, giacché le autorità sono ordinate da Dio e chi resiste all'autorità resiste a Dio<ref group="N">Questa dottrina, fondata su {{Cita web|url=http://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Romani+13%2C1-2&versioni%5B%5D=C.E.I.|titolo= Romani 13, 1-2|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211020225733/http://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Romani+13,1-2&versioni%5B%5D=C.E.I.|dataarchivio=20 ottobre 2021}}, è esposta in vari luoghi dell'opera di Lutero prima del 1530. Si veda ad es. {{Cita|Lutero 1523|p. 169}}: «comportarsi da cristiani significa che nessun principe deve muovere guerra contro i suoi superiori, come il re e l'imperatore o il suo signore feudale, ma deve lasciare che prenda chi vuole prendere. Infatti non si deve resistere all'autorità con la forza, ma solo confessando la verità». Si confronti con la trascrizione N° 1126 (del 1531-35) dei {{Cita|Discorsi a tavola|p. 120}}, [[q:Martin_Lutero#Discorsi_a_tavola|qui]] riportata, che risponde alla domanda «È lecito uccidere il tiranno che compie ogni sorta di misfatti arbitrariamente contro il diritto umano e divino?»; più diffusamente, {{Cita|Discorsi a tavola|p. 295}}, N° 4342 (7 febbraio 1539). Sull'evoluzione del pensiero di Lutero in tema di diritto di resistenza e la svolta del 1530, vedi {{Cita|Scheible 1969}}; {{Cita|Cargill Thompson 1975}}; {{Cita|Skinner 1978|pp. 191-206}}; {{Cita|Falchi Pellegrini 1986|}}</ref>.