Immaginazione attiva: differenze tra le versioni

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Come chiarì [[Carl Gustav Jung|Carl Jung]] tra il 1913 e il 1916<ref>{{Cita libro|curatore=Hoerni|titolo=The Art of C.G. Jung|anno=2019|editore=[[W. W. Norton & Company]]|p=260|ISBN=978-0-393-25487-7}}</ref>, l’immaginazione attiva è una [[Meditazione|tecnica di meditazione in]] cui i contenuti del proprio [[inconscio]] vengono tradotti in [[Immagine|immagini]], [[Testo narrativo|narrativa]] o personificati come entità separate, facendo da ponte tra l’Io [[Coscienza|cosciente]] [[Inconscio|e l'inconscio]]<ref>Federico De Luca Comandini, ''L’immaginazione attiva'' in ''Trattato di psicologia analitica'' a cura di Aldo Carotenuto, Utet, 1992</ref>. Ciò significa elaborare i [[Sogno|sogni]] e il sé creativo tramite l'[[immaginazione]] o la [[Psicologia|fantasia]]. Jung ha collegato l'immaginazione attiva ai processi trasformativi dell'[[Alchimia|dell'alchimia]]. Entrambi lottano per l'unità e l'interrelazione da un insieme di parti frammentate e dissociate. Questo approccio ha trovato la massima espressione per Jung nel testo e negli splendidi disegni del suo ''[[Libro Rosso (Jung)|Libro rosso]]'' l'opera segreta che creò a mano per anni in un'antica e preziosa calligrafia.
 
La chiave per l'immaginazione attiva è l'obiettivo di trattenere la mente cosciente in stato di veglia, evocare l'inconscio ed entrare in rapporto dialettico e creativo con le immagini interne mentre si svolgono. Ad esempio, se una persona stesse registrando la visualizzazione parlata di una scena o di un personaggio, l'approccio di Jung chiederebbe al praticante di osservare la scena, osservare i cambiamenti e comprenderli per poi entrare in rapporto tramite il suo Io e la consapevolezza fino a raggiungere ed esprimere ''una terza via''. In questo senso l'immaginazione ''attiva'' costituisce un faticoso lavoro e si differenzia dall'immaginazione ''passiva'' o ''phantastica'' fine a se stessa. Questo approccio evita che i contenuti inconsci si esprimano senza l'intervento della mente cosciente: ''Tu stesso devi entrare nel processo con le tue reazioni personali''<ref>Jung, quoted in Anthony Stevens, ''Jung'' (Oxford 1994) p. 109</ref>. Il processo è simile alla trama del capolavoro [[Sei personaggi in cerca d'autore]] e a come fu scritto da [[Luigi Pirandello|Pirandello]] che un po' scriveva e un po' recitava in stato di esaltazione, davanti alla macchina da scrivere<ref> [[Ottavio Rosati]], ''Incartare i fantasmi'' in Atti dello psicodramma, Ubaldini 1983 [http://www.plays.it/ipod/atti-dello-psicodramma-8/incartare-i-fantasmi-di-ottavio-rosati ''ipod scritt'']</ref>.
 
''Al servizio della mia arte è da tanti anni, ma come fosse da ieri, una servetta, sveltissima non tanto nuova essendo del mestiere, che si chiama Fantasia.''
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Sull'origine dell'immaginazione attiva, Jung ha scritto:
 
''Era durante l'[[Avvento]] dell'anno 1913, 12 dicembre, per essere esatti. Ho deciso il passo decisivo. Ero di nuovo seduto alla scrivania, riflettendo sulle mie paure. Poi mi lascio cadere. All'improvviso fu come se il terreno cedesse letteralmente sotto i miei piedi e mi tuffassi nelle profondità oscure''<ref>Jung, Carl. ''Sogni, Ricordi, riflessioni'' (1961) Random House </ref>.
 
Descrivendo ulteriormente la sua prima esperienza personale con l'immaginazione attiva, Jung spiega come i desideri e le fantasie della mente inconscia sorgano più o meno naturalmente per diventare coscienti. Una volta riconosciuti o realizzati dall'individuo, i sogni possono diventare ''più deboli e meno frequenti mentre possono essere stati abbastanza vividi e ricorrenti, in precedenza''<ref>Davidson, D. (1966), [http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1465-5922.1966.00135.x/abstract?globalMessage=0 ''Transference as a Form of Active Imaginat''ion]. Journal of Analytical Psychology, 11: 135–146. {{Doi|10.1111/j.1465-5922.1966.00135.x}}</ref>.
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''Nella maggior parte delle terapie fantastico-creative viene permessa, o perfino richiesta una certa interferenza da parte dell'analista. O l'analista suggerisce un tema […] o l'analista interviene a suggerire un problema quando l'analizzando si blocca. Jung al contrario lasciava il paziente in questa situazione di blocco, eretto contro il muro, finché non era lui stesso a trovare l'argomento. […] Jung non gli forniva nessun suggerimento utile ma insisteva sul fatto che lui o lei dovessero continuare a lottare con il problema in prima persona e da soli''<ref>Marie-Louse von Franz, ''L'immaginazione attiva'' in Rivista di psicologia analitica, n.17/18 (relazioni del VII congresso internazionale di psicologia analitica) 1977</ref>.
 
L'immaginazione attiva riceve forza ed efficacia dalla possibilità di esprimere le immagini modellando la materia o assemblando in un contenitore modellini e oggetti presi da un repertorio più o meno vasto. Questo avviene nel setting psicodrammatico della ''Scacchiera'' proposto negli anni Ottanta da [[Ottavio Rosati]]<ref>Ottavio Rosati ''Intervista sulla scacchiera'' a cura di Francesco Marzano, ''Wall street International Journal'', 2020 [https://wsimag.com/it/scienza-e-tecnologia/63845-intervista-a-ottavio-rosati ''WIJ'']</ref><ref>''La scacchiera e il videoplay'' [http://www.plays.it/ipod/scritti/ottavio-rosati/670-la-scacchiera-e-il-videoplay-di-ottavio-rosati ''Ipod plays'']</ref> o nel classico metodo della ''Sand Box'' di Dora Kalf che in Italia è stato sviluppato da Paolo Aite e dalla scuola<ref> Paolo Aite, ''Paesaggi della psiche. Il gioco della sabbia nell'analisi junghiana'' Boringhieri, 2002</ref><ref>Luciana Sica, ''Lo junghiano Paolo Aite racconta un “gioco” che si fa in analisi. “Sabbia e barchette, così curo i pazienti”'', la Repubblica, 25 febbraio 2013 [https://rassegnaflp.wordpress.com/2013/02/25/lo-junghiano-paolo-aite-racconta-un-gioco-che-si-fa-in-analisi-sabbia-e-barchette-cosi-curo-i-pazienti/ intervista]</ref><ref>Paolo Aite è presidente del “Laboratorio Analitico delle Immagini” le cui ricerche cliniche sono descritte nel volume ''Giochi antichi, parole nuove: il gioco della sabbia nel campo analitico'' a cura di Franco Castellani e Angelo Malinconico, Vivarium, 2002, ISBN 88-87131-41-4</ref><ref>Nella stessa collana Vivarium ha pubblicato: ''L'immaginazione attiva'' (2002) di AA VV, a cura di F. de Luca Comandini e R. Mercurio ISBN 88-87131-39-2, ''Sandplay: immagini che curano e trasformano: Una via creativa per lo sviluppo della personalità'', 1999 a cura di Ruth Ammann ISBN 88-87131-19-8 e Maria Giovanna Mazzone ''Sandplay e creatività. Un caso clinico su Gioco e Funzione trascendente'', 2021 ISBN 978-88-95601-55-7</ref>.
 
== Tradizione islamica ==
Il regno immaginale è conosciuto nella filosofia islamica come ''alam al-mithal'', il mondo immaginale. Secondo [[Avicenna]], l'immaginazione mediava, e quindi unificata, la ragione umana e l'essere divino. Questa qualità mediatrice si manifestava in due direzioni: da un lato, la ragione, elevandosi al di sopra di se stessa, poteva raggiungere il livello dell'immaginazione attiva, attività condivisa con gli esseri divini inferiori. D'altra parte, per manifestare le forme concrete del mondo, la divinità ha creato una serie di esseri intermedi, i co-creatori angelici dell'universo.<ref name="Corbin81">Corbin, H. (1981). ''Creative imagination in the Sufism of Ibn Arabi''. Princeton Univ Pr.</ref>: Secondo i filosofi di questa tradizione, l'immaginazione allenata può accedere a un "tessuto non spaziale" che media tra i regni empirico / sensoriale e cognitivo / spirituale.<ref>Inayat Khan, Z. (1994). Preface, ''The man of light in Iranian Sufism''. Omega Publications., p. iii.</ref>
 
Attraverso [[Averroè]], la filosofia islamica tradizionale ha perso il suo rapporto con l'immaginazione attiva. Il [[Sufismo|movimento sufi]], come esemplificato da [[Ibn Arabi]], ha continuato a esplorare approcci contemplativi al regno immaginale.<ref name="Corbin81">Corbin, H. (1981). ''Creative imagination in the Sufism of Ibn Arabi''. Princeton Univ Pr.</ref>
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[[Henry Corbin]] considerava la cognizione immaginale una "facoltà puramente spirituale indipendente dall'organismo fisico e quindi sopravvissuta ad esso".<ref>Corbin, H. (1989). Towards a chart of the imaginal. In Spiritual body and celestial Earth: From Mazdean Iran to Shi'ite Iran (5th ed.). Princeton: Princeton University Press.</ref> La filosofia islamica in generale, e [[Avicenna]] e Corbin in particolare, distinguono nettamente tra le vere immaginazioni che derivano dal regno immaginale e le fantasie personali, che hanno un carattere irreale e sono "immaginarie" nel senso comune di questa parola. Corbin definì l'immaginazione che trascendeva la fantasia ''imaginatio vera''.
 
Corbin ha suggerito che sviluppando la nostra percezione immaginale, possiamo andare oltre le mere rappresentazioni simboliche di archetipi fino al punto in cui "i nuovi sensi percepiscono direttamente l'ordine della realtà [soprasensibile]".<ref name="Corbin94">Corbin, H. (1994). The man of light in Iranian Sufism. Omega Publications.</ref> Per realizzare questo passaggio dal simbolo alla realtà è necessaria una "trasmutazione dell'essere e dello spirito"<ref>Najm Kobra, quoted in Corbin (1994), p. 80.</ref> Corbin descrive il regno immaginale come "un preciso ordine di realtà, corrispondente a un preciso modo di percezione", l'"Immaginazione cognitiva" (p.&nbsp;1).<ref name="Corbin64">Corbin, H. (1964). [http://hermetic.com/bey/mundus_imaginalis.htm "Mundus Imaginalis or, the imaginary and the imaginal"], ''Cahiers internationaux de symbolisme'' Vol. 6, pp. 3-26</ref> Considerava il regno immaginale identico al regno degli angeli descritto in molte religioni, che si manifesta non solo attraverso l'immaginazione ma anche nella vocazione e nel destino delle persone.
 
Corbin (1964) suggerisce che sviluppando questa facoltà di immaginazione cognitiva possiamo superare il "divorzio tra pensare ed essere"<ref name="Corbin64">Corbin, H. (1964). [http://hermetic.com/bey/mundus_imaginalis.htm "Mundus Imaginalis or, the imaginary and the imaginal"], ''Cahiers internationaux de symbolisme'' Vol. 6, pp. 3-26</ref>
 
Più recentemente, il concetto immaginale è stato ulteriormente sviluppato nel dominio delle scienze della comunicazione. Samuel Mateus (2013) ha suggerito uno stretto legame tra immaginario, società e pubblicità. L'"immaginario pubblico" prende il nome dall'insieme dinamico, simbolico e complesso di immaginari diversi ed eterogenei che permeano le società.<ref> Mateus, Samuel (2013), “The Public Imaginal - prolegomena to a communicational approach of imaginary”, Comunicação, Mídia e Consumo, Vol.10, nº29, pp.31-50; https://www.academia.edu/5864487/The_Public_Imaginal_-_prolegomena_to_a_communicational_approach_to_Imaginary</ref>
 
== Ruolo nella scoperta scientifica e matematica ==