Torchio tipografico: differenze tra le versioni

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Cambio di nome di colui che addetto all'uso del torchio tipografico
→‎Innovazioni: il torchio Stanhope
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Il torchio "a due colpi" attraversò il XVI e il XVII secolo senza subire modifiche. Un'innovazione si ebbe solo nel [[XVIII secolo]] ad opera di François-Ambroise [[Didot]], che tra il 1777 e il 1784, migliorò la tecnica di stampa modificando la vite e costruendo una pressa migliore<ref>{{cita pubblicazione |nome= Niccolò |cognome= Galimberti|titolo= Il "De componendis cyfris" di Leon Battista Alberti tra crittologia e tipografia|rivista= Subiaco, la culla della stampa. Atti dei convegni (2006-2007)|editore= Iter edizioni|città= Roma|volume= |numero= |anno= 2010|mese= luglio|pp= 167-240|id= |pmid= |url= https://www.academia.edu/41132646/Il_De_componendis_cyfris_di_Leon_Battista_Alberti_tra_crittologia_e_tipografia|lingua= it|accesso= 26 marzo 2020 }}</ref>.<br/>
La [[rivoluzione industriale]] consentì un ulteriore sviluppo del torchio: il legno fu sostituito dal metallo. Le dimensioni si ridussero, in più i nuovi torchi furono più robusti dei precedenti. In alcune immagini care ai bibliofili non è raro vedere i torcolieri contratti per lo sforzo. In realtà negli esemplari moderni il colpo doveva essere ben calibrato visto il rischio di spostare l'intera struttura per via di una spinta eccessiva.
 
Nel 1800 [[Charles Stanhope, III conte di Stanhope]] inventò un torchio di ghisa che prese il suo nome e si diffuse in tutta Europa. In Italia fu fabbricato dalle ditte [[Paravia|G.B. Paravia]] di Torino e [[Amos Dell'Orto]] di Monza;<ref>{{Cita libro|autore=James Moran|titolo=Printing Presses: History and Development from the Fifteenth Century to Modern Times|città=London|editore=Faber and Faber|anno=1973|pp=49-57|lingua=en}}</ref> il suo uso è comprovato per la prima volta nella stampa della "quarantana" de ''[[I promessi sposi]]'' di [[Alessandro Manzoni]].<ref>{{Cita libro|autore=Conor Fahy|sezione=Per la stampa dell'edizione definitiva dei Promessi sposi|titolo=Saggi di bibliografia testuale|città=Padova|editore=Editrice Antenore|anno=1987|pp=213-244, in particolare pp. 217-219 e tavv. XIII-XIV|isbn=88-8455-056-4}}</ref> La sua robustezza permise di ingrandirne le dimensioni e di stampare un'area fino a quattro volte più grande, consentendo così di aumentare la produzione.
 
In alcune immagini care ai bibliofili non è raro vedere i torcolieri contratti per lo sforzo. In realtà negli esemplari moderni il colpo doveva essere ben calibrato visto il rischio di spostare l'intera struttura per via di una spinta eccessiva.
 
Benché esistano numerosissime testimonianze di questi macchinari, essi sono generalmente in disuso per la scarsa produttività rispetto ai [[Stampante|macchinari moderni]]. Sono tuttavia saltuariamente utilizzati nel caso di tirature limitate di edizioni speciali per appassionati.