Seconda guerra mondiale: differenze tra le versioni

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{{CampagnaBox Seconda guerra mondiale}}
La '''secondaSeconda guerra mondiale''' vide contrapporsi, tra il 1939 e il 1945, le cosiddette [[potenze dell'Asse]] e gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] che, come già accaduto ai belligeranti della [[prima guerra mondiale]], si combatterono su gran parte del [[Terra|pianeta]]. Il conflitto ebbe inizio il 1º settembre 1939 con l'[[Campagna di Polonia|attacco della Germania nazista alla Polonia]] e terminò, nel [[Teatro europeo della seconda guerra mondiale|teatro europeo]], l'8 maggio 1945 con la resa tedesca e, in [[Guerra del Pacifico (1941-1945)|quello asiatico]], il successivo 2 settembre con la [[Resa del Giappone|resa dell'Impero giapponese]] dopo i [[bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki]] da parte degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]].
 
È stato il più grande e sanguinoso [[conflitto armato]] della storia e costò all'umanità sei anni di sofferenze, distruzioni e massacri, con una stima totale di morti che oscilla tra i 55 e i 60 milioni di individui. Le popolazioni civili si trovarono coinvolte nelle operazioni in una misura sino ad allora sconosciuta, e furono anzi bersaglio dichiarato di bombardamenti, rappresaglie, persecuzioni, deportazioni e stermini. In particolare, il [[Germania nazista|Terzo Reich]] portò avanti con metodi ingegneristici l'[[Olocausto]] per annientare, tra le altre, le popolazioni di origine o etnia [[Ebrei|ebraica]], perseguendo anche una politica di riorganizzazione etnico-politica dell'[[Europa]] centro-orientale che prevedeva la distruzione o deportazione di intere [[Slavi|popolazioni slave]], dei [[Popoli romaní|popoli rom]] e di tutti coloro che il regime nazista riteneva "indesiderabili" o nemici della [[razza ariana]].
 
Al termine della guerra, l'Europa, ridotta a un cumulo di macerie, completò il processo di involuzione iniziato con la primaPrima guerra mondiale e perse definitivamente il primato politico-economico mondiale, che fu assunto in buona parte dagli [[Stati Uniti d'America]]. A essi si contrappose l'[[Unione Sovietica]], l'altra grande superpotenza forgiata dal conflitto, in un teso equilibrio geopolitico internazionale che fu definito in seguito [[guerra fredda]]. Le immani distruzioni della guerra portarono alla nascita dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite]] (ONU), avvenuta al termine della [[Conferenza di San Francisco]] il 26 giugno 1945.
 
== Il contesto storico ==
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[[File:Yamato battleship under construction.jpg|miniatura|La costruzione della ''[[Yamato (nave da battaglia)|Yamato]]'', la più grande corazzata della storia e simbolo della potenza navale del Giappone]]
 
La fase successiva alla primaPrima guerra mondiale vide la completa affermazione dell'[[Impero giapponese]] come grande potenza: dopo aver inglobato parte delle colonie tedesche dell'[[Oceano Pacifico]] e aver assunto il controllo di diverse lucrose rotte commerciali nel bacino, con il [[trattato navale di Washington]] del 6 febbraio 1922 il Giappone ottenne il diritto di disporre della terza più grande flotta da battaglia del mondo, una condizione che gli garantiva una superiorità militare, visto che i suoi più forti contendenti (gli Stati Uniti e il Regno Unito) dovevano dividere le loro flotte tra Pacifico e [[Oceano Atlantico|Atlantico]]. Lo scoppio della [[grande depressione]] nel 1929 spinse il paese a cambiare il suo focus economico, prima concentrato negli scambi commerciali con gli Stati Uniti, e a guardare con più interesse ai mercati [[asia]]tici; escluso dalle spartizioni coloniali del [[XIX secolo]], il Giappone si ritenne privato dell'accesso alle ricche risorse dell'Asia dalle potenze europee e decise di compensare questo stato di cose con una serie di aggressive manovre di espansionismo territoriale<ref>{{cita|Garcon 1999|pp. 13-14}}.</ref>.
 
Lo scivolamento del Giappone verso una politica di imperialismo venne favorito da una forte militarizzazione della società nipponica, iniziata già alla metà degli [[anni 1920|anni venti]]: la pervasività dei militari, capaci di condizionare la vita politica nazionale tramite le azioni delle potenti forze di [[polizia segreta]] (la [[Tokubetsu Kōtō Keisatsu]]) e militare (la [[Kempeitai]]), divenne esemplare nel campo dell'istruzione delle nuove generazioni, tramite la destinazione come insegnanti nelle scuole pubbliche di numerosi ufficiali dell'esercito rimasti senza incarichi. L'influenza dei militari nella società portò a recuperare il concetto filosofico medievale del ''[[Gekokujō]]'', secondo il quale un ufficiale inferiore può disobbedire agli ordini superiori se lo ritiene moralmente giusto; oltre a degenerare in una serie di sanguinosi ma fallimentari tentativi di colpo di stato da parte di ufficiali ultrareazionari (come l'[[incidente del 26 febbraio]] 1936), questo principio fu la giustificazione adottata dai generali nipponici per portare avanti campagne di espansionismo territoriale in maniera del tutto autonoma dai desideri del governo nazionale vero e proprio<ref>{{cita|Willmott et al. 2005|pp. 22-23}}.</ref>.
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{{vedi anche|Eventi precedenti la seconda guerra mondiale in Europa}}
 
Il [[trattato di Versailles]] del 1919, conclusivo della Grande Guerraguerra, impose punizioni estremamente dure per gli sconfitti tedeschi, tra cui: cessione dell'[[Alsazia-Lorena]] alla Francia e di vaste zone orientali alla [[Polonia]], concessione d'autonomia alla città portuale di [[Danzica]], passaggio della regione dello [[Jutland Meridionale|Schleswig]] alla [[Danimarca]], smantellamento dell'aviazione, divieto di possedere mezzi corazzati in un esercito di non più di {{formatnum:100000}} effettivi, consegna della flotta e pagamento di un risarcimento di 132 miliardi di marchi in oro. Condizioni estremamente punitive per una nazione che alla fine delle ostilità aveva truppe ancora attestate sul territorio francese, e che contribuirono a creare il mito secondo cui a far perdere la guerra all'[[Impero tedesco]] sarebbero stati pochi "traditori" interni non nazionalisti (la cosiddetta "[[Dolchstoßlegende|pugnalata alle spalle]]"). Questo mito e la pessima situazione economica della [[Repubblica di Weimar]] data dalle conseguenze del [[Martedì nero|crollo della borsa statunitense]] del 1929, fu importante per l'affermarsi del [[Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori]] di [[Adolf Hitler]]: dopo la vittoria nelle [[Elezioni parlamentari in Germania del marzo 1933|elezioni federali tedesche del 1933]], un parlamento controllato dai nazisti [[Decreto dei pieni poteri|concesse]] al leader nazista poteri dittatoriali e l'anno dopo, con la morte dell'ormai anziano [[Capi di Stato del Reich|''Reichspräsident'']] [[Paul von Hindenburg]], Hitler assunse la carica di ''[[Führer]]''.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1987-0922-503, Wien, Einmarsch deutscher Truppen, Spähpanzer.jpg|miniatura|Truppe tedesche entrano a Vienna durante l'[[Anschluss]] ]]
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Mentre il riarmo tedesco continuava, Hitler attuò i suoi piani per un'espansione territoriale della Germania, in modo che essa ottenesse quello spazio vitale (''[[Lebensraum]]'') di cui, secondo quanto asserito nel ''[[Mein Kampf]]'', aveva assoluto bisogno per soddisfare le necessità della sua crescente popolazione. Sfruttando il fatto che gli anglo-francesi non mostravano desiderio di scatenare un'altra guerra mondiale e tendevano a riconoscere alcune concessioni alla Germania (la cosiddetta politica dell<nowiki>'</nowiki>''[[appeasement]]''), nel marzo 1938 l'[[Austria]] fu [[Anschluss|pacificamente annessa]] al Reich tedesco, nonostante il divieto di un'unione austro-tedesca contenuto nel trattato di Versailles. Più resistenza oppose la [[Cecoslovacchia]], altro Stato creato nel dopoguerra, a cedere la regione dei [[Sudeti]], zona di confine popolata a maggioranza da [[Tedeschi dei Sudeti|popolazioni tedesche]]; l'indizione di [[Conferenza di Monaco|una conferenza]] a [[Monaco di Baviera]] nel settembre 1938 tra tedeschi, britannici, francesi e italiani portò alla risoluzione pacifica di questa controversia: in un ultimo sfoggio di ''appeasement'', gli anglo-francesi acconsentirono all'annessione dei Sudeti alla Germania. L'accordo di Monaco non bastò tuttavia a soddisfare i disegni di Hitler, e pochi mesi dopo, nel marzo 1939, quanto rimaneva della Cecoslovacchia cessò di esistere: la [[Boemia]] e la [[Moravia]] furono dichiarate "[[Protettorato di Boemia e Moravia|protettorato del Reich]]", mentre in [[Repubblica Slovacca (1939-1945)|Slovacchia]] fu istituito un governo [[Stato fantoccio|fantoccio]] della Germania.
 
Successivo obiettivo dei tedeschi divenne la Polonia. Il trattato del 1919 aveva separato dal resto della Germania la regione della [[Prussia Orientale]], circondata da territorio polacco; Hitler reclamò allora la restituzione della città di [[Danzica]] e del territorio a essa vicina, il "[[Corridoio di Danzica|corridoio polacco]]". Dopo Monaco, gli anglo-francesi erano ormai disillusi sulle reali intenzioni espansionistiche della Germania e fornirono immediato supporto alla Polonia perché si opponesse ai voleri di Hitler. Si contava sull'appoggio dell'Unione Sovietica per impedire un'invasione tedesca della Polonia, ma [[Berlino]] rispose con un abile colpo diplomatico: il 24 agosto 1939 il ministro degli esteri sovietico [[Vjačeslav Michajlovič Molotov]] e quello tedesco [[Joachim von Ribbentrop]] firmarono un [[patto di non aggressione]] tra le due nazioni della durata di dieci anni, il [[patto Molotov-Ribbentrop]]; un protocollo segreto dell'accordo divise l'Europa orientale in due sfere d'influenza, lasciando mano libera all'URSS sulle repubbliche baltiche e in [[Finlandia]] e prevedendo una spartizione della Polonia, dando modo a Hitler di lanciare l'offensiva senza dover temere una guerra su due fronti. Il 1º settembre, alle 04:45 del mattino, le truppe tedesche attraversarono la frontiera polacca; due giorni dopo Francia e Regno Unito dichiararono guerra alla Germania, dando inizio alla secondaSeconda guerra mondiale.
 
== La guerra ==
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Il 5 giugno 1940 i tedeschi diedero inizio alla battaglia per la conquista di Parigi e, temendo che l'Italia potesse restare esclusa dal "tavolo della pace", il 10 giugno Mussolini portò il paese in guerra contro gli Alleati. Le forze italiane, indebolite dai precedenti impegni in Etiopia e in Spagna, non erano però ancora pronte a sostenere un conflitto deficitando gravemente di preparazione e armamenti moderni, ma queste contestazioni furono sbrigativamente rigettate da Mussolini, conscio della situazione italiana ma convinto di un'imminente vittoria tedesca e quindi dell'impellente necessità di entrare in guerra per motivi di prestigio personale e di convenienza geopolitica<ref>{{Cita|De Felice 1981}}; {{Cita|Bocca 1996}}; {{Cita|Pieri & Rochat 2002}}.</ref>. L'esordio bellico delle forze italiane non fu dei migliori: il 14 giugno la flotta francese [[Bombardamento navale di Genova (1940)|bombardò]] [[Vado Ligure]] e il [[porto di Genova]] senza che la [[Regia Marina]] italiana riuscisse a intervenire, mentre una raffazzonata [[Battaglia delle Alpi Occidentali|offensiva nelle Alpi Occidentali]] sferrata il 21 giugno dal [[Regio Esercito]] si arenò contro le fortificazioni di frontiera francesi portando solo a miseri guadagni territoriali<ref>{{Cita|Rochat 2005|pp. 246-251}}.</ref>.
 
Nel frattempo, il 10 giugno, i tedeschi attraversarono la Senna mentre l'esercito francese si ritirava disordinatamente oltre la [[Loira]]; il governo francese si trasferì a [[Tours]], lasciando Parigi ai tedeschi che la occuparono incontrastati il 14 giugno. Nella notte del 16 giugno il presidente del consiglio [[Paul Reynaud]] si dimise e il potere passò all'anziano maresciallo [[Philippe Pétain]], eroe della primaPrima guerra mondiale; il nuovo governo francese presentò subito la richiesta di armistizio. Le trattative tra tedeschi e francesi portarono quindi alla stipula il 22 giugno dell'[[Secondo armistizio di Compiègne|armistizio di Compiègne]]; le condizioni di resa furono pesanti: Parigi e tutta la Francia settentrionale e occidentale affacciata sulle coste della Manica e dell'Atlantico fu occupata dai tedeschi, non furono resi i prigionieri, le spese di occupazione furono fissate a discrezione del vincitore e l'esercito francese dovette essere ridotto a {{formatnum:100000}} uomini; la Francia centro-meridionale con le sue colonie rimase indipendente, e Pétain insediò il suo governo nella cittadina di [[Vichy]] dando vita al cosiddetto "[[Governo di Vichy]]". Il 24 giugno Francia e Italia siglarono a loro volta [[Armistizio di Villa Incisa|un secondo armistizio]], dai termini più miti: fu imposta la smilitarizzazione del confine franco-italiano e all'Italia vennero ceduti i pochi lembi di territorio conquistati in giugno.
[[File:Supermarine Spitfire Mark Is of No. 610 Squadron based at Biggin Hill, flying in 'vic' formation, 24 July 1940. CH740.jpg|miniatura|sinistra|Caccia britannici [[Supermarine Spitfire]] in volo; l'aereo fu il protagonista della battaglia d'Inghilterra]]
 
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[[File:Aircraft of the Royal Air Force 1939-1945- Short S.25 Sunderland CH829.jpg|miniatura|sinistra|Un idrovolante [[Short S.25 Sunderland]] britannico sorvola un convoglio in navigazione nell'Atlantico]]
 
Allo scoppio della secondaSeconda guerra mondiale nel settembre 1939, gli Stati Uniti d'America avevano adottato una posizione di rigida neutralità: benché il presidente [[Franklin Delano Roosevelt]] avesse più volte espresso preoccupazione per l'aggressivo espansionismo adottato da Germania e Giappone, il paese era pervaso da un forte sentimento di [[isolazionismo]] e pertanto, nel corso degli anni 1930, il Congresso aveva approvato una serie di "[[Atti di neutralità degli anni Trenta|atti di neutralità]]" che vietavano formalmente agli Stati Uniti qualsiasi coinvolgimento in guerre straniere. Roosevelt, tuttavia, si adoperò con costanza per alleggerire o aggirare i vincoli legislativi che gli impedivano di aiutare il Regno Unito nella sua lotta contro i tedeschi: nel novembre 1939 il presidente ottenne una modifica agli atti di neutralità per consentire il commercio di armi statunitensi con l'estero in cambio di denaro (il cosiddetto ''[[Cash and carry (seconda guerra mondiale)|Cash and carry]]''); il 2 settembre 1940 seguì invece la stipula del ''[[Destroyers for bases agreement]]'', trattato che comportava la cessione alla Royal Navy di una cinquantina di cacciatorpediniere dismessi dalla [[United States Navy]] in cambio dell'affitto agli Stati Uniti di alcune basi navali britanniche nell'area dei [[Caraibi]].
 
L'apice di questa politica di aiuti statunitensi al Regno Unito fu raggiunto con l'approvazione, l'11 marzo 1941, del programma ''[[Lend-Lease]]'': questo prevedeva fondamentalmente la cessione a titolo gratuito o con pagamento dilazionato nel tempo di enormi quantità di materie prime, beni industriali ed equipaggiamento militare di ogni tipo (dalle armi leggere ai carri armati, dagli aerei alle navi da guerra) prodotti negli Stati Uniti; il programma, inizialmente rivolto solo a favore di Regno Unito e Cina ma esteso in seguito all'Unione Sovietica e agli alleati minori, avrebbe consentito il trasferimento di beni per un valore di 50 miliardi di dollari, trasformando così gli Stati Uniti, secondo la definizione data dallo stesso Roosevelt, nell'"arsenale delle democrazie"<ref>{{cita|Willmott et al. 2005|p. 106}}.</ref>. La collaborazione tra Regno Unito e Stati Uniti fu poi suggellata il 14 agosto dalla stipula della [[Carta Atlantica]], nel corso del primo incontro personale tra Roosevelt e Churchill nelle acque di [[Terranova]].
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{{vedi anche|Battaglia d'Inghilterra}}
[[File:Heinkel over Wapping.jpg|miniatura|sinistra|Un bombardiere [[Heinkel He 111]] tedesco sorvola Londra durante il ''The Blitz'']]
Benché esempi di bombardamento aereo delle città si fossero verificati già durante la primaPrima guerra mondiale, la seconda guerra sino-giapponese e la guerra di Spagna, fu nella secondaSeconda guerra mondiale che la pratica di condurre bombardamenti strategici contro i centri abitati e industriali raggiunse le sue vette più alte. Gli inizi furono abbastanza cauti: aerei tedeschi bombardarono svariate città polacche nel settembre 1939 ma con effetti abbastanza limitati, fatta eccezione per i grandi raid organizzati ai danni di Varsavia sul finire della campagna. Sul fronte occidentale, a parte poche fallimentari incursioni britanniche contro i porti del nord della Germania, i bombardamenti sulle città non iniziarono fino all'avvio della campagna di Francia nel maggio 1940: il [[bombardamento di Rotterdam]] da parte dei tedeschi il 14 maggio fu dovuto più che altro a un errore di comunicazione, ma fu preso a pretesto da Churchill per autorizzare attacchi aerei sui centri industriali tedeschi e, nella notte tra il 15 e il 16 maggio, i velivoli del [[Bomber Command]] britannico attaccarono depositi di carburante e snodi ferroviari a [[Gelsenkirchen]]<ref>{{Cita|Liddell Hart 2009|pp. 830-832}}.</ref>.
 
La battaglia d'Inghilterra vide la prima grande campagna di bombardamento strategico della guerra: la Luftwaffe iniziò la battaglia prendendo di mira principalmente obiettivi militari ma in seguito cambiò strategia e attaccò le città, per distruggere le industrie e soprattutto per scuotere il morale della popolazione civile. A partire dal 7 settembre 1940 una campagna di bombardamenti notturni quasi quotidiani (il cosiddetto ''[[The Blitz]]'') si abbatté su Londra, mentre raid di non minore intensità colpivano altri centri dell'Inghilterra; particolarmente distruttivo fu il [[bombardamento di Coventry]] del 14 novembre. La campagna di bombardamenti strategici tedeschi sull'Inghilterra cessò in gran parte nel maggio 1941 per via del massiccio trasferimento di velivoli in vista dell'invasione dell'URSS, anche se conobbe alcune brevi riproposizioni più avanti (il [[Baedeker Blitz]] dell'aprile-maggio 1942 e l'[[operazione Steinbock]] del gennaio-maggio 1944) come rappresaglie per gli attacchi britannici alla Germania<ref>{{cita|Willmott et al. 2005|pp. 60-63}}.</ref>.
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[[File:Stroop Report - Warsaw Ghetto Uprising 06.jpg|miniatura|sinistra|Una delle foto simbolo dell'Olocausto: il rastrellamento del ghetto di Varsavia nel maggio 1943]]
 
Il periodo della secondaSeconda guerra mondiale vide l'apice delle politiche di persecuzione razziale avviate dalle istituzioni naziste fin dalla loro presa del potere. Intere categorie di persone e gruppi etnici furono etichettati dai tedeschi come ''[[Untermensch]]'' (letteralmente "sub-umano"), considerati come inferiori alla "[[razza ariana]]" e quindi privati di ogni diritto e soggetti a ogni tipo di persecuzione; oggetto dell'odio nazista furono, in particolare, gli [[ebrei]], i [[popoli romaní]], i popoli [[slavi]], gli [[omosessualità|omosessuali]], i malati di mente e portatori di handicap, alcuni tipi di minoranze religiose (come [[testimoni di Geova]] e [[Pentecostalismo|pentecostali]]).
 
La discriminazione economica e sociale di queste categorie di persone, la loro detenzione in campi di prigionia (''[[Lager]]'') e i primi tentativi di sterminio (come nel caso della [[Aktion T4]], il programma di soppressione dei malati di mente e dei portatori di malattie genetiche) avevano avuto luogo già negli anni 1930, ma conobbero un'impennata dopo l'inizio della guerra. Subito dopo l'occupazione della Polonia, le autorità naziste avviarono [[Operazione Tannenberg|l'uccisione di massa]] dei membri dell'[[intelligencija]] polacca, mentre i territori del [[Governatorato Generale]] furono selezionati come zona di detenzione per gli ebrei deportati dalla Germania e dalle regioni occupate a ovest. In varie città polacche furono allestiti dei [[ghetti nazisti]] all'interno dei quali furono ammassate a forza centinaia di migliaia di persone, ben presto cadute vittime di malattie e denutrizione; nel [[ghetto di Varsavia]] {{formatnum:40000}} persone morirono di stenti nel solo 1941<ref name=Willmott-157>{{cita|Willmott et al. 2005|pp. 156-157}}.</ref>.
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=== Conseguenze sociali e politiche ===
{{vedi anche|Conseguenze della seconda guerra mondiale}}
[[File:World War II Casualties.svg|miniatura|[[Conteggio delle vittime della seconda guerra mondiale per nazione|Conteggio delle vittime della Seconda guerra mondiale per nazione]]]]
La secondaSeconda guerra mondiale fu il conflitto più distruttivo della storia moderna: le stime delle morti causate dal conflitto, mai definite con precisione, variano da 55 milioni a 60 milioni, comprendendo 25,5 milioni di sovietici, 13,5 milioni di cinesi, 6 milioni di polacchi (un quinto della popolazione prebellica, la proporzione più alta tra i paesi coinvolti<ref name=Judt-26 />), 5,25 milioni di tedeschi, 2,6 milioni di giapponesi, {{formatnum:440000}} italiani, più di {{formatnum:300000}} britannici e {{formatnum:290000}} statunitensi<ref name=Willmott-301>{{cita|Willmott et al. 2005|pp. 300-301}}.</ref>; più o meno metà delle vittime erano civili. I danni economici e alle infrastrutture erano enormi: 25 milioni di persone in Unione Sovietica e 20 milioni in Germania erano senzatetto, nei Paesi Bassi il 60% del sistema viario e dei canali era stato distrutto col conseguente allagamento di {{formatnum:219000}} ettari di territorio, in Grecia i due terzi della flotta mercantile erano stati affondati, in Jugoslavia un terzo della capacità industriale era andato perduto<ref name=Judt-26>{{cita|Judt 2017|pp. 24-26}}.</ref>. Solo i grossi sforzi della [[United Nations Relief and Rehabilitation Administration]] impedirono lo scoppio di epidemie devastanti a modello dell'[[influenza spagnola]] del 1918<ref>{{cita|Judt 2017|p. 30}}.</ref>.
 
La distruzione delle città in gran parte dell'Europa continentale portò alla creazione di milioni di profughi e sfollati: nel settembre 1945 l'UNRRA si trovò a gestire {{formatnum:6795000}} profughi dei paesi alleati nonché svariati milioni di sfollati tedeschi; l'ultimo dei campi profughi allestiti in Germania non chiuse prima del 1957<ref>{{cita|Judt 2017|pp. 39-41}}.</ref>. Le cifre degli sfollati salirono ulteriormente per le modifiche territoriali imposte dai trattati di pace: se alla fine della primaPrima guerra mondiale i confini avevano subito vasti cambiamenti ma i popoli erano generalmente rimasti lì dove erano stanziati, alla fine della seconda guerra mondiale i confini subirono poche modifiche radicali (tranne che nel caso della Polonia) ma le popolazioni furono costrette a migrare con la forza; ciò portò a episodi di vera e propria [[pulizia etnica]], benché tale realtà non suscitò all'epoca disapprovazione o imbarazzo. Milioni di tedeschi [[Espulsione dei tedeschi dopo la seconda guerra mondiale|furono cacciati]] da terre in cui abitavano da secoli (circa 7 milioni dalle regioni cedute alla Polonia, 3 milioni dalla Cecoslovacchia, {{formatnum:786000}} dalla Romania, {{formatnum:623000}} dall'Ungheria e {{formatnum:500000}} dalla Jugoslavia), un destino condiviso [[Esodo giuliano dalmata|dalle popolazioni italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia]] e dai coloni giapponesi stanziati in Corea, Cina, Taiwan e Sachalin. Un milione di polacchi lasciò o fu cacciato dalle regioni annesse all'URSS, mentre {{formatnum:500000}} ucraini compirono il tragitto opposto; uno scambio di popolazioni tra Cecoslovacchia e Ungheria portò allo spostamento di {{formatnum:240000}} persone in un senso o nell'altro, mentre {{formatnum:400000}} abitanti della Jugoslavia meridionale furono portati a nord per popolare le zone sgombrate da italiani e tedeschi. Infine, svariate migliaia di ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio iniziarono una migrazione di massa alla volta del [[Mandato britannico della Palestina]], innescando [[Conflitto arabo-israeliano|un lungo conflitto]] con le popolazioni arabe locali<ref name=Willmott-301 /><ref>{{cita|Judt 2017|pp. 34-36}}.</ref>.
 
La [[Società delle Nazioni]], che aveva chiaramente fallito nel prevenire la guerra, fu abolita e al suo posto venne costruita, nel 1945, l'[[Organizzazione delle Nazioni Unite]]. La speranza che il periodo successivo al grande conflitto fosse caratterizzato dalla pace e dalla collaborazione internazionale svanì ben presto: se l'Europa occidentale si avviò, sotto l'egida degli Stati Uniti, verso un'era di prosperità economica (in particolare dopo il varo di un piano di aiuti finanziari statunitensi alla ricostruzione noto come [[piano Marshall]])<ref>{{cita|Schain 2001|p. 132.}}</ref>, i paesi dell'Europa orientale videro progressivamente l'installazione di regimi comunisti filo-sovietici, principalmente per il desiderio di Stalin di costituire una barriera che avrebbe impedito il ripetersi di un'altra invasione a sorpresa dell'URSS. Già nel 1946, come ebbe a rilevare Churchill in un celebre discorso, una "[[Cortina di ferro]]" era calata sull'Europa a dividerla in due blocchi: a ovest gli alleati degli Stati Uniti, riuniti a partire dal 1949 nell'[[Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord]], a est gli Stati satellite dell'Unione Sovietica, riuniti dal 1955 nel [[Patto di Varsavia]]; la contrapposizione militare, politica e diplomatica tra i due blocchi portò quindi al lungo periodo della "[[guerra fredda]]"<ref>{{cita|Willmott et al. 2005|pp. 304-306}}.</ref>.