Storia della Serbia: differenze tra le versioni

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Dopo una positiva operazione delle forze occupate, nel settembre [[1918]] la [[Bulgaria]] fu costretta ad arrendersi e a questo seguì la liberazione dei territori occupati (novembre 1918). Il 25 novembre l'assemblea dei Serbi, Bunjevci e delle altre nazionalità della Voivodina votarono a [[Novi Sad]] per l'annessione alla Serbia. Pochi giorni dopo (29 novembre) anche il parlamento del [[Montenegro]] votò per unificare il Paese alla Serbia. Nel frattempo, il 29 ottobre [[1918]] si era formato lo [[Stato degli Sloveni, dei Croati e dei Serbi]], un effimero stato nato nelle regioni prima parte dell'[[Austria-Ungheria]] abitate da Slavi meridionali. Questa entità comprendeva Sloveni, Croati, Bosniaci e i Serbi che risiedevano in [[Bosnia]].
 
Lo Stato degli Sloveni, dei Croati e dei Serbi venne dunque fuso, senza unanimità, con il Regno di Serbia e il Regno del Montenegro, con la proclamazione ufficiale, il 1º dicembre [[1918]] della formazione del [[Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni]] (SHS), guidato dalla dinastia dei [[Karađorđević]].
 
L'idea jugoslava era stata coltivata a lungo dai circoli intellettuali delle tre nazioni che dettero in nome al Regno, ma il contesto e gli equilibri internazionali non permisero il progetto unitario sino alla conclusione della guerra. Tuttavia, dopo il conflitto, gli intellettuali idealisti lasciarono il passo ai [[politica|politici]] e i più influenti politici croati criticarono l'assetto dello stato fin dall'inizio. I Croati, ma anche gli Sloveni, sostennero la necessità di strutturare lo stato in maniera federale, o meglio, confederale, mentre i Serbi preferivano un assetto centralista e tentarono di assimilare culturalmente e serbizzare alcune regioni, come il Kosovo e la [[Macedonia (regione)|Macedonia]].