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Tra le 962 persone che figuravano tra gli iscritti alla [[loggia massonica]], vi erano politici, imprenditori, avvocati, dirigenti di imprese ma soprattutto membri delle [[forze armate italiane]] e dei [[servizi segreti italiani]]. Lo stesso Michele Sindona comparve nella lista degli iscritti alla P2, confermando le intuizioni dei giudici istruttori. Il colonnello Bianchi resistette a vari tentativi di intimidazione, in quanto erano ancora al potere gran parte delle persone che ivi erano citate, e trasmise la lista agli organi competenti. Fra i generali, la stampa fece più volte il nome di [[Carlo Alberto dalla Chiesa]], sebbene risultasse solo un modulo di iscrizione firmato di suo pugno e nessuna prova di un'adesione attiva.<ref>{{Cita|Mola, 1982|p. 770}}.</ref>
[[File:Corriere della Sera - diffusione media giornaliera (1976-).png|miniatura|Il [[Corriere della Sera|''Corriere della Sera'']] venne colpito pesantemente dallo scandalo, poiché i suoi esponenti di spicco erano tutti iscritti alla loggia. Emblematica fu l'intervista praticamente in ginocchio fatta nell'ottobre 1980, pochi mesi prima della scoperta delle liste, da [[Maurizio Costanzo]] a Licio Gelli sul suo "piano" per far rinascere l'Italia.]]
 
Circa i servizi segreti, si notò che vi erano iscritti non solo i capi, (fra i quali [[Vito Miceli]]<ref name=":1" /> a capo del [[Servizio informazioni operative e situazione|SIOS]] e successivamente direttore del [[Servizio Informazioni Difesa|SID]], [[Giuseppe Santovito]] del [[Servizio per le informazioni e la sicurezza militare|SISMI]], Walter Pelosi del [[Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza|CESIS]] e Giulio Grassini del [[Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica|SISDE]]) che erano di nomina politica, ma anche i funzionari più importanti, di consolidata carriera interna. Tra questi si facevano notare il generale Giovanni Allavena (responsabile dei [[fascicoli SIFAR]]), il colonnello Giovanni Minerva (gestore dell'intricato caso dell'aereo militare [[Argo 16]] e considerato uno degli uomini in assoluto più importanti dell'intero Servizio militare del dopoguerra) e il generale [[Gianadelio Maletti]]<ref name=":1" />, che con il capitano [[Antonio Labruna]] (anch'egli iscritto) fu sospettato di collusioni con le cellule eversive di [[Franco Freda]] e per questo processato e condannato per favoreggiamento.