Teresa d'Avila: differenze tra le versioni

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mistero e molteplicità della visione con nota
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Da quanto Teresa ci lasciò scritto in ''Fondazioni'' (14,5), risulta chiaro questo aspetto: «quanto meno godremo in questo mondo, tanto maggiore sarà il nostro gaudio nell'aldilà, dove le Mansioni saranno in proporzione dell'amore con cui avremo imitato la vita del nostro buon Gesù.» Questo "aldilà" le è già molto presente nel momento in cui comincia a scrivere: "Dove ci sono molte stanze, come nel cielo ci sono molte Mansioni" (1M 1,1). Qui l'autrice riecheggia il passo evangelico, anche senza che sia esplicitamente citato: "Nella casa di mio Padre ci sono molte dimore" (Gv 14,2).
 
La molteplicità e il mistero della visione di Santa Teresa sono ben espressi nel romanzo fantascientifico di [[Bruce Marshall]] del 1973, intitolato ''Urbano IX'', un papa immaginario degli [[Anni 1990|anni Novanta]]. «Santa Teresa di Avila si consolava lodando Dio in latino, una lingua che ella non capiva. Quando il latino scompare, scompare anche il timore reverenziale. Quando scompare anche il timore reverenziale, se ne va anche il mistero. Capire significa non capire quando è la comprensione a non essere capita. Ragliare non significa pregare».<ref>{{cita pubblicazione |nome=Bruce |cognome=Marshall |titolo=Urbano IX |editore=Longanesi & C. |città=Milano |volume=La gaja scienza |numero= 341|anno=1973 |p=87}}</ref>
 
== Culto ==