Architettura rinascimentale: differenze tra le versioni

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Fu così che nel XVI secolo il baricentro artistico del [[Rinascimento]] si spostò da Firenze a [[Roma]].
Il contesto romano era distante da quello borghese, mercantile e industriale fiorentino; mancava anche di quella continuità che aveva caratterizzato, invece, il passaggio di Firenze dal Medioevo al Rinascimento. Al ritorno dei papi dopo la [[Cattività avignonese]], la città si presentava ridotta a un piccolo centro urbano, dal quale emergevano i cumuli di rovine delle vestigia imperiali. Il rinnovamento di Roma in funzione del prestigio della [[Chiesa cattolica]], avviato da [[papa Martino V]] e confermato dai suoi successori, passava attraverso una serie di punti fondamentali: riportare la città agli antichi splendori, avviare opere di restauro e potenziare le fortificazioni. Il punto di svolta si ebbe sotto [[papa Giulio II]], eletto nel [[1503]], il quale aggiornò il programma sopra enunciato avvalendosi del capitalismo bancario e degli apporti della cultura umanistica.<ref>R. De Fusco, ''MilleMil annianos d'architetturade inarquitetura na Europa'', cit., p. 139.</ref>
 
Questa felice stagione fu interrotta dal [[Sacco di Roma (1527)|sacco di Roma del 1527]], che lasciò la città in rovina e compromise le basi della civiltà risorgimentale, almeno fino all'arrivo di [[Michelangelo Buonarroti]] nel [[1534]], il quale, dopo quella data, realizzò alcune delle sue opere più importanti; il tutto, però, nel rinnovato clima della [[controriforma]].<ref>R. De Fusco, ''Mille anni d'architettura in Europa'', cit., p. 140.</ref>