Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo: differenze tra le versioni

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=== Origini ===
[[File:Pietro Lorenzetti - Predella panel - Hermits at the Fountain of Elijah - WGA13541.jpg|thumb|''I frati carmelitani attingono acqua alla fonte di Elia sul Monte Carmelo'', predella della [[Pala del Carmine]] di [[Pietro Lorenzetti]]]]
Le origini dell'ordine sono piuttosto oscure. Anche se la tradizione ne fa risalire l'origine al profeta [[Elia]], prototipo e modello degli eremiti e dei contemplativi, legato al [[Monte Carmelo]] dall'episodio biblico della sfida ai profeti di [[Baal]],<ref>{{Cita passo biblico|1Re 18,20-45}}.</ref> esso sorse verso la fine del XII secolo a opera di una comunità di eremiti stabilitasi in [[Galilea]] in seguito alla [[prima crociata]].<ref name="or">Ludovico Saggi, DIP, vol. II (1975), col. 460.</ref> Il primo priore della comunità fu San [[Bertoldo di Calabria]].
 
[[Giacomo di Vitry]], agli inizi del Duecento, riferisce che essi "ad esempio e imitazione del santo e solitario uomo Elia, presso la fonte che di Elia porta il nome" abitavano in un alveare di piccole cellette "come api del Signore, producendo dolcezza spirituale".<ref name="or"/> La chiesa della comunità era dedicata a [[Maria (madre di Gesù)|Maria]] e, per distinguerli dai religiosi greci del vicino monastero di Santa Margherita, gli eremiti erano detti "frati della Beata Vergine Maria".<ref name="frbvm">Valerio Hoppenbrouwers, DIP, vol. II (1975), coll. 501-502.</ref>
 
[[Alberto di Gerusalemme|Alberto]], patriarca latino di [[patriarcato di Gerusalemme dei Latini|Gerusalemme]] residente in [[San Giovanni d'Acri]], tra il 1206 e il 1214 diede alla comunità, guidata dal Beato Brocardo del Monte Carmelo (successore di San Bertoldo), la sua prima "formula di vita", conforme a un ''propositum'' manifestato dagli stessi eremiti che intendevano dare una forma canonica ed ecclesiastica alla vita che conducevano.<ref name="or"/>
 
Esistono solo copie tarde e di dubbia autenticità del testo di questa prima regola.<ref>Otger Steggink, DIP, vol. II (1975), col. 476.</ref> Essa, comunque, aveva un carattere eminentemente spirituale e non costituiva un codice di prescrizioni formali: il tenore di vita era incentrato nella ricerca della solitudine, sia collettiva che individuale, al fine di ottenere l'unione con Dio mediante la preghiera; si raccomandava l'esercizio delle virtù teologali, fondato sull'osservanza dei [[voto (religione)|voti]], e il lavoro manuale come mezzo per raggiungere l'equilibrio fra le esigenze dello spirito e del corpo; erano prescritti il digiuno e l'astinenza dalle carni, nonché il rigoroso silenzio da osservare dal [[vespri|vespro]] all'[[Ore canoniche|ora terza]] del giorno seguente.<ref name="frmv">Otger Steggink, DIP, vol. II (1975), col. 477.</ref>