Giovanni Goria: differenze tra le versioni

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=== Giovinezza ed esordi ===
Giovanni Goria nacque ad [[Asti]] il 30 luglio 1943 da Luigi Goria, [[geometra]] comunale, e Pierina Ferrero, impiegata nel commercio.  
Conseguì il diploma di ragioniere nel 1962 presso l’Istituto Gioberti di Asti e nel 1967 si laureò in [[Economia e commercio]] all’[[Università degli Studi di Torino]], con una tesi dal titolo “''Organismi e istituti operanti nel quadro della programmazione regionale in Italia''”.
 
Negli anni Sessanta si iscrisse al partito della [[Democrazia Cristiana]]. In questi anni era responsabile dell’Ufficio Studi e Programmazione dell’Amministrazione provinciale di Asti e, in seguito entrò a far parte dell'Ufficio Studi della [[Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura|Camera di Commercio]] di Asti. Nel 1969 si sposò con Eugenia Obermitto. Dal matrimonio nacquero Marco Goria nel 1971 e Paola Goria nel 1976. Dagli anni Settanta Giovanni Goria militò nella corrente della “Sinistra di Base” e divenne uno dei più stretti collaboratori di [[Ciriaco De Mita]], pur conservando una posizione indipendente nell’ambito della sinistra democristiana.  
Dal 1974 al 1976 ricoprì la carica di membro del Collegio Sindacale della [[Cassa di Risparmio di Asti]]. Nel 1975, dopo essere stato a capo del [[Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana|movimento giovanile della DC]], divenne Segretario provinciale del partito.  
 
=== L’ascesa in politica ===
La svolta nella carriera politica di Goria avvenne nel 1976, con la candidatura alle [[Elezioni politiche in Italia del 1976|elezioni politiche del 20 giugno]]. Venne eletto alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei Deputati]] nella [[circoscrizione Cuneo-Alessandria-Asti]]. Durante la sua prima legislatura fece parte della [[Commissione Finanze della Camera dei deputati|Commissione Finanze e Tesoro della Camera]] e divenne membro dell’Ufficio Economico della DC, nonché Consigliere economico del Presidente del Consiglio dei Ministri, [[Giulio Andreotti]].  
Nel 1979 venne rieletto Deputato, e da giugno 1981 assunse la carica di [[Sottosegretario di Stato (ordinamento italiano)|Sottosegretario]] al [[Ministero del bilancio e della programmazione economica|Bilancio e alla Programmazione Economica]], durante il [[Governo Spadolini I|primo governo Spadolini]] (1981-1982), incarico dal quale si dimise nel giugno 1982 per assumere quello di Responsabile del Dipartimento Economico della Democrazia Cristiana.
 
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Attraverso misure di [[politica monetaria]], volte a dare stabilità alla [[Lira italiana|lira]] rispetto alle ipotesi di continue "[[Svalutazione|svalutazioni]] competitive", e di bilancio, orientate a frenare l'andamento tendenziale della [[spesa pubblica]] con nuove regole e parametri in rapporto alla crescita del [[PIL]], e una politica dei redditi finalizzata a frenare automatismi e indicizzazione nelle dinamiche [[Salario|salariali]] (la [[Scala mobile (economia)|scala mobile]]), l'inflazione venne riportata nella media europea alla fine degli anni ’80, cui fece seguito la [[Referendum abrogativo in Italia del 1985|vittoria referendaria]] sul [[Decreto di San Valentino]] che limitava la scala mobile. Tale politica permise l'allungamento delle scadenze sul debito pubblico (che continuò tuttavia nel complesso a salire), nuove tipologie di titoli, e la riduzione degli oneri del debito, e portò al superamento della [[stagflazione]] e a una nuova crescita significativa del PIL dopo la recessione dei primi anni ’80.
 
Sul fronte bancario Goria nominò, tramite il Comitato per il Credito e il Risparmio, oltre cento nuovi presidenti  delle [[Banca|banche]] e delle [[Cassa di risparmio|Casse di Risparmio]], ancora pubbliche. Inoltre propose iniziative legislative per la concessione di [[Mutuo|mutui]] a tassi agevolati per le giovani coppie. Insieme a Draghi infine avanzò iniziative sul salario di ingresso per la [[disoccupazione]] giovanile, proposte per sostenere l’imprenditoria giovanile e la cooperazione industriale, rinnovando la [[Legge Marcora]].
 
=== La Presidenza al Consiglio dei Ministri ===
In seguito alle elezioni politiche anticipate del [[1987]], indette a seguito della caduta del [[Governo Craxi II]] a causa della rottura dell'accordo tra [[Bettino Craxi]] e [[Ciriaco De Mita]] detto il "[[patto della staffetta]]", venne nominato Presidente del Consiglio [[Amintore Fanfani]], ma il suo [[Governo Fanfani VI|governo]] durò solo dall’aprile al luglio del 1987.&nbsp; Si ricorse dunque a un governo di transizione e Giovanni Goria ricevette, dal [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] [[Francesco Cossiga]], l’incarico di formare il governo, su indicazione del [[Segretari della Democrazia Cristiana|Segretario del suo partito]], Ciriaco De Mita.&nbsp; Giovanni Goria divenne così [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio dei Ministri]], il 29 luglio 1987. Il [[Governo Goria]] fu il primo governo della [[X legislatura della Repubblica Italiana|decima legislatura]] e il politico astigiano assunse ad interim anche il [[Ministero per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno]]. Fino alla nomina di [[Matteo Renzi]] nel 2014, Goria fu, a 44 anni, il più giovane presidente del Consiglio italiano.<ref>{{Cita web|url=http://www.ilpost.it/2013/04/24/presidenti-consiglio-piu-giovani/|titolo=I 20 più giovani presidenti del Consiglio|sito=Il Post|data=24 aprile 2013}}</ref>
 
Il governo da lui presieduto, composto dalla maggioranza del [[Pentapartito]] (il quale governò l'Italia per tutti gli [[anni 1980]] ed i primi [[Anni 1990|1990]]) ebbe natura breve in quanto l'obiettivo prefissato era quello di presentare una legge di bilancio per il [[1988]]. Mentre era alla Presidenza del Consiglio, Goria inviò la [[Marina Militare (Italia)|Marina Militare]] nel [[Golfo Persico]] per difendere le navi mercantili dalla [[pirateria]]. Goria fu costretto a rassegnare le dimissioni a febbraio 1988 in seguito alle difficoltà nell'approvazione della [[legge finanziaria]], ma [[Francesco Cossiga|Cossiga]] gli conferì di nuovo l'incarico; nel marzo 1988 il Governo dovette dimettersi per le tensioni interne concernenti il [[Referendum abrogativi in Italia del 1987|referendum sull'energia nucleare]]. Il 13 aprile 1988 si insediò il [[Governo De Mita]], sempre costituito dalla maggioranza del [[Pentapartito]].
 
=== L’esperienza da europarlamentare ===
Subito dopo la fine dell'incarico da Presidente del Consiglio, Goria diede vita all’iniziativa del “Progetto Europa ‘92”, finalizzato a richiamare, con convegni, studi e dibattiti, l’attenzione sulle modernizzazioni occorrenti per entrare a pieno titolo nell’Europa unita.&nbsp; Negli stessi anni, all’interno della DC, venne sostanzialmente emarginato durante il Congresso Nazionale del 1989.&nbsp; 
A giugno dello stesso anno partecipò alle [[Elezioni europee del 1989 in Italia|elezioni europee]], risultando il più votato della [[Circoscrizione Italia nord-occidentale|circoscrizione nord-ovest]] con {{formatnum:640403}} preferenze.&nbsp; Al [[Parlamento europeo]] Giovanni Goria ricoprì la carica di Presidente della Commissione Politica, dal 1989 al 1991.&nbsp; 
 
=== Il ritorno in Italia ===