Fosso dell'Eremo delle Carceri (Monte Subasio): differenze tra le versioni

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'''Fosso dell'Eremo delle Carceri (Monte Subasio)''' è un [[Sito di Interesse Comunitario]] (SIC) interno al [[Parco del Monte Subasio]],<ref>I Siti di Interesse Comunitario (SIC), interni o limitrofi al Parco del Monte Subasio, sono cinque: [[Fiume Tescio (parte alta)]] ZSC IT5210022; [[Colli Selvalonga – Il Monte (Assisi)|Colli Selvalonga - Il Monte (Assisi)]] IT5210023; [[Monte Subasio (sommità)]] ZSC IT5210027; Fosso dell'Eremo delle Carceri (Monte Subasio) ZSC IT5210030; [[Poggio Caselle – Fosso Renaro (Monte Subasio)|Poggio Caselle - Fosso Renaro]] ZSC IT5210035.</ref>, il cui Piano di Gestione è stato approvato nel 2012 dalla Regione Umbria<ref>Regione Umbria, DRG n. 369 dell'11 aprile 2012.</ref> al fine di proteggere e conservare i due [[habitat]] in esso individuati. Il sito è classificato nella Rete europea [[Natura 2000]]<ref>{{Cita news|url= https://www.aboutumbriamagazine.it/2021/01/28/i-100-luoghi-dellumbria-in-cui-si-tutela-la-biodiversita/|autore= Cristiano Spilinga|titolo= I 100 luoghi dell’Umbria in cui si tutela la biodiversità |pubblicazione= About Umbria|data= 28 gennaio 2021}}</ref> con il codice IT5210030, a cui si rimanda per la classificazione dettagliata,<ref name=" sito_natura_2000">{{cita web|url= https://natura2000.eea.europa.eu/Natura2000/SDF.aspx?site=IT5210030|titolo= Standard Data Form sito Fosso dell'Eremo delle Carceri (Monte Subasio)|sito=Natura 2000}}</ref>, ed è stato designato [[Zona Speciale di Conservazione]] (ZSC) nel 2014 dal Ministero dell'Ambiente<ref>{{Cita web|url= https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2014-08-22&atto.codiceRedazionale=14A06579&elenco30giorni=false |titolo= Decreto 7 agosto 2014, Designazione di 31 ZSC della regione biogeografica continentale e di 64 ZSC della regione biogeografica mediterranea insistenti nel territorio della regione Umbria |autore= Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare}}</ref> a seguito della [[Direttiva Habitat]] della [[Comunità Europea]]. In ogni sito (SIC-ZSC) vengono individuati tipologie di habitat floristici e di specie animali e vegetali di particolare interesse conservazionistico, già precedentemente classificati secondo criteri di omogeneità tipologica.<ref>{{Cita web|url= http://vnr.unipg.it/sunlife/habitat-elenco.php|titolo= Habitat nel territorio umbro|sito= Sun Life}}</ref>.
 
==Territorio==
Il sito Fosso dell'[[Eremo delle Carceri]] ha una superficie di circa 64 ettari e si trova nei pressi del Santuario da cui prende il nome, vicino alla città di [[Assisi]].<ref>{{Cita web|url= https://natura2000.eea.europa.eu/Natura2000/SDF.aspx?site=IT5210030#7|titolo= Mappa del sito Fosso dell'Eremo delle Carceri (Monte Subasio)}}</ref>. È costituito da una profonda incisione valliva, formata dai versanti sud-est del Colle San Rufino e sud-ovest di Vallonica del [[massiccio]] calcareo del [[Monte Subasio]]. A sud è delimitata dalla località Carabone, dove si trova l'Orrido delle Carceri. L'area è caratterizzata da lievi balze e piccole [[forra|forre]], ricoperta da fitta vegetazione forestale.<ref name="inquadramento_geografico_amministrativo">Regione Umbria, Inquadramento geografico amministrativo del sito Fosso dell'Eremo delle Carceri (Monte Subasio).</ref>.
 
===Geologia===
Il Fosso si presenta come un'incisione bifida sul versante occidentale del monte, all'interno della quale è stato edificato l'Eremo delle Carceri. Un braccio nasce a Colle San Rufino, quota 1.140 {{formatnum:1140}}&nbsp;m, mentre l'altro più a est, in località Vallonica, a quota 1.061 {{formatnum:1061}}&nbsp;m. Sul Fosso si innesta a quota 740 &nbsp;m il Fosso di San Rufino, che nasce ad est dell'omonimo Colle, ed è composto da vari rami di cui il più alto in quota, a 1.160 {{formatnum:1160}}&nbsp;m, si forma in località Stazzarelli. Perde infine i suoi connotati nella zona limitrofa in località Sant'Angelo in Panzo.<ref name="CartografieFossoEremo">Regione Umbria, Cartografie del Fosso dell'Eremo delle Carceri (Monte Subasio)</ref>.
[[File:Hildoceras_NT.jpg|miniatura|''Hildoceras sublevisoni'' (Fucini, 1905)]]
È il risultato dell'erosione degli impetuosi flussi delle [[Precipitazione (meteorologia)|acque meteoriche]] che hanno modellato nei millenni gli strati geologici che compongono il massiccio e che oggi solo rare volte coprono il letto dell'antico [[alveo]], data l'attuale natura torrentizia di tutto il bacino idrografico del Parco del Monte Subasio.<ref>Regione Umbria, Parco regionale del Subasio, Rapporto Ambientale.</ref>. Specificamente, questi evidenziano la presenza di alcune rocce tipiche della serie umbro-marchigiana in generale e del Parco del Monte Subasio nello specifico che sono la [[Corniola]], le [[Marna (roccia)|Marne]] di [[Monte Serrone]] ed il [[Rosso Ammonitico]], visibili negli affioramenti liberi da vegetazione. In particolare, è dai sedimenti fossiliferi del Rosso Ammonitico che provengono gli esemplari di [[Ammonoidea|ammoniti]] studiati ed esposti nel Museo di Geopaleontologia del Monte Subasio,<ref>{{Cita web|url=https://www.parcomontesubasio.it/index.php/2017/08/14/gli-ammoniti-del-parco-del-monte-subasio/|titolo=Gli ammoniti del Parco del Monte Subasio}}</ref>, tra cui l{{'}}''[[Hildoceras|Hildoceras sublevisoni]]'' (Fucini, 1905).<ref>{{Cita|Famiani (2018)|pp 27-34}}.</ref><ref>{{Cita web|url= https://www.gumpassisi.it/2018/12/24/numero-5/|titolo=Numero 5|sito=Gruppo Umbro Mineralogico Paleontologico}}</ref><ref>{{Cita web|url= https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/periodici-tecnici/i-quaderni-serie-iii-del-sgi/carta-geologica-ditalia-1-50-000-catalogo-delle-2 |titolo= Carta geologica d'Italia. Catalogo delle formazioni |autore= ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale}}</ref>.
 
Il [[toponimo]] "Carceri" rivela già di per sé la struttura [[Carsismo|carsica]] del sito, caratteristica di tutto il Monte Subasio. Prima ancora che fosse scelto come luogo di [[eremitaggio]] da [[San Francesco Patrono d'Italia|Francesco]] e dai suoi confratelli, già in [[Tarda antichità|epoca paleocristiana]] il luogo era frequentato da [[Eremita|eremiti]] perché ricco di anfratti e piccole grotte in cui questi si rifugiavano per la loro [[meditazione]]. I latini ''carceres'' indicavano luoghi solitari ed appartati e fu per questo che le grotte furono scelte anche dai francescani per le loro "carcerazioni".<ref>{{Cita news|autore=Antonio Tarallo|url=https://www.sanfrancescopatronoditalia.it/notizie/francescanesimo/eremi-francescani-tesori-inestimabili-di-storia-e-di-bellezze-naturali-46245|titolo=Eremi francescani, tesori inestimabili di storia e di bellezze naturali|pubblicazione=Rivista San Francesco}}</ref>. Il Santuario fu costruito quindi intorno a quelle cavità e sulla nuda roccia che li conteneva. Le grotte più importanti al Fosso dell'Eremo delle Carceri sono sette e portano il nome del nucleo fondatore del [[Ordine francescano|francescanesimo]]: la Grotta di San Francesco, ora all'interno del Santuario, quindi, poco più a valle, seguendo il percorso di visita dell'Eremo, si trovano le grotte dei Frati Bernardo, Leone, Silvestro, Antonio da Stroncone, Andrea da Spello e Rufino. Sono tutti esempi di cavità carsiche di cui le [[Dolina carsica|doline]] sommitali del monte, i cosiddetti "[[Monte Subasio (sommità)|mortari]]", sono la massima manifestazione.<ref>{{Cita web|url= https://eremos.eu/index.php/umbria/|titolo= Eremos. Eremi e chiese rupestri d'Italia}}</ref>.
 
Dal punto di vista geologico, tutto il sito è il prodotto congiunto di fenomeni carsici e di erosione da acque meteoriche. La [[geomorfologia]] e la [[Geomorfologia#Geomorfologia fluviale|geomorfologia fluviale]] si presentano quindi nel sito come un susseguirsi di «''[[Gola (geografia)|gole]], [[Gola (geografia)|forre]], gradini di vecchie [[Cascata|cascate]], pareti strapiombianti''».<ref name="Vetturini 1978">{{Cita|Vetturini (1978)|}}.</ref>.
 
Tra questi, a sud, nell'estremo settore a valle del sito, quota 782 &nbsp;m, ha particolare importanza il cosiddetto [[Gola (geografia)|Orrido]] delle Carceri, chiamato anche Orrido di Panzo (dalla fonte omonima che dà il nome anche all'attigua chiesa di Sant'Angelo in Panzo) o il Carabone. Qui si apre un [[inghiottitoio]], detto il Buco o Catino del Diavolo, in cui le acque di infiltrazione vengono convogliate in una grande cavità sotterranea che secondo le credenze popolari si riempirebbe solo in concomitanza di guerre ed eventi di notevole importanza. Si trova ai piedi di una cascata non più attiva contornata da pareti a picco. Il pozzo si apre allargandosi verso il fondo mentre l'apertura è posta sulla parte superiore della cascata. Sulla destra idrografica del fosso, nei pressi del Carabone, si aprono altri due pozzi visibili solo dal basso perché la parte superiore è occultata dalla vegetazione.<ref name="Vetturini 1978"/>.
 
==Habitat==
Il sito è caratterizzato dai seguenti habitat costituiti da particolari tipologie di vegetazione:<ref name="CartografieFossoEremo"/>:
 
* Habitat 91AA*<ref name="uso_asterisco_direttiva_habitat">Nella Direttiva Habitat, agli allegati I e II, il carattere tipografico dell'asterisco indica le specie a rischio scomparsa, sottoposte a specifiche norme di conservazione.</ref> - Boschi orientali di Quercia bianca comprende i boschi mediterranei a dominanza<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/vocabolario/dominanza|titolo=Dominanza in Vocabolario Treccani}}</ref> di Roverella (''[[Quercus pubescens]]'') in ambienti caldi. In Umbria sono abbastanza diffusi, anche se spesso fortemente frammentati e rappresentati talora da porzioni relitte di modeste dimensioni soprattutto nelle aree fortemente vocate alla coltura dell'[[olivo]] e della [[Vitis vinifera|vite]] che ne hanno in gran parte occupato l'areale potenziale.<ref>{{Cita web|url= http://vnr.unipg.it/sunlife/habitat-dettagli.php?id=34|titolo=Habitat 91AA*}}</ref>.
* Habitat 9340 - Foreste di Leccio del tipo (''[[Quercus ilex]]'') e ''Quercus rotundifolia'' (detto anche Elce), molto ben rappresentate in Umbria, comprende le formazioni forestali sempreverdi di leccio. Questi boschi si sviluppano sia su terreni calcarei, sia silicei a varie altitudini e sono in grado di colonizzare le rupi rocciose come ad esempio avviene sulle balze calcaree della Valnerina.<ref>{{Cita web|url= http://vnr.unipg.it/sunlife/habitat-dettagli.php?id=43|titolo=Habitat 9340}}</ref>. La lecceta di alto fusto è considerata tra le più rilevanti dell'Italia centrale, in quanto a omogeneità fisionomico-strutturale e per la presenza dei esemplari secolari.<ref name="sito_natura_2000"/><ref>{{cita web |titolo=Il bosco di leccio dell’Eremo delle Carceri |sito=Roberto Mercurio|url=https://robertomercurio.wordpress.com/2013/10/26/il-bosco-di-leccio-dell-eremo-delle-carceri/|accesso= 3 giugno 2021}}</ref>. Tra questi spiccano i [[Lecci monumentali dell'Eremo delle Carceri|due secolari lecci monumentali]], i primi alberi monumentali ad essere classificati dalla Regione Umbria.<ref>Nel 1957 il biologo e botanico [[Vittorio Marchesoni]], scopritore anni prima del [[Chirocephalus marchesonii|crostaceo chirocephalus]] al [[lago di Pilato]] sui [[monti Sibillini]], definì la lecceta in prossimità dell'Eremo «''imponente foresta''».</ref>.
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Quercus_pubescens_sl8.jpg|Roverella
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==Flora==
Nell'area sono segnalate, fra le altre, alcune specie di piante di rilevante interesse floristico vegetazionale a livello regionale: la Digitale dell'Appennino (''[[Digitalis|Digitalis micrantha]]''), l'Elleboro di Boccone (''[[Helleborus|Helleborus bocconei]]'') e il Pungitopo (''[[Ruscus aculeatus]]'').<ref name="inquadramento_geografico_amministrativo"/>.
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Digitalis micrantha 10.jpg| Digitale dell'Appennino
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==Fauna==
Nel sito sono segnalate solo alcune specie di interesse comunitario e conservazionistico, cioè specie animali considerate rare, endemiche, vulnerabili o in pericolo di estinzione che trovano nel sito gli habitat ideali per la loro riproduzione e sopravvivenza,<ref>Direttiva Habitat 92/43/CEE del 21 maggio 1992, Art. 1.</ref>, in particolare legate agli ambienti forestali.
 
===Invertebrati===
È segnalata la presenza del raro Lepidottero Callimorfa era (''[[Euplagia quadripunctaria|Callimorpha (Euplagia, Panaxia) quadripunctaria*]]''<ref name="uso_asterisco_direttiva_habitat"/>) e di due specie di Coleotteri di grandi dimensioni: il Cervo volante (''[[Lucanus cervus]]'') e il Cerambice della quercia (''[[Cerambyx cerdo]]''), oltre al Granchio di fiume (''[[Potamon fluviatile|Potamon fluviatile fluviatile]]''), specie in progressiva rarefazione.<ref name="sito_natura_2000"/>.
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Euplagia_quadripunctaria_Lehrensteinsfeld_20080802_4.jpg|Callimorfa era
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===Rettili===
Nell'area si trovano gli ambienti ideali per alcune specie di Rettili quali il Ramarro occidentale (''[[Lacerta bilineata]]''), Lucertola muraiola (''[[Lucertola muraiola|Podarcis muraiola]]'') e la Lucertola campestre (''[[Podarcis sicula]]''). Fra i serpenti spicca la presenza della Biscia dal collare (''[[Natrix natrix]]'').<ref name="sito_natura_2000"/>.
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Lacerta bilineata Ronc 02.jpg|Ramarro occidentale
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===Mammiferi===
I boschi di leccio sono l'habitat ideale dell'Istrice (''[[Hystrix cristata]]''). La Donnola (''[[Mustela nivalis]]'')<ref>{{Cita news|url=https://www.informazioneambiente.it/donnola/|titolo=Donnola, dove vive, cosa mangia e in cosa è diversa dalla faina|pubblicazione=Informazione Ambiente|data=19 febbraio 2018}}</ref> è tra gli altri mammiferi presenti insieme al Capriolo (''[[Capreolus capreolus]]'').<ref name="sito_natura_2000"/>.
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Hystrix_cristata_01_by_Line1.jpg|Istrice
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===Uccelli===
Nella zona nidificano circa 50 specie di uccelli tutelati dalle Direttive Uccelli<ref>{{Cita web|url= https://www.mite.gov.it/pagina/direttiva-uccelli |titolo= Direttiva Uccelli |autore= Ministero dell'Ambiente |accesso=18 dicembre 2022}}</ref> e Habitat, tra cui: lo Sparviero (''[[Accipiter nisus]]''), la Rondine comune (''[[Hirundo rustica]]''), l'Occhiocotto (''[[Sylvia melanocephala]]''), specie legata alla macchia mediterranea, e la Ghiandaia (''[[Garrulus glandarius]]'').<ref>{{Cita news|url= https://rivistanatura.com/ghiandaia-la-seminatrice-dei-boschi/ |autore=Fabio Casale |titolo= Ghiandaia, la seminatrice dei boschi |pubblicazione=Rivista Natura |data=24 settembre 2018}}</ref>. Alcune di queste - il Ciuffolotto (''[[Pyrrhula pyrrhula]]''), il Cardellino (''[[Carduelis carduelis]]'') e il Verdone (''[[Carduelis chloris]]'') -, richiedono, nella gestione della ZSC, specifici interventi finalizzati a ridurre o annullare le minacce poiché considerate a rischio estinzione in base alla [[Lista rossa IUCN|Lista Rossa]] stilata dal Comitato italiano IUCN. Anche i diffusi Passera mattugia (''[[Passer montanus]]'') e Passero comune (''[[Passer italiae]]''), specie caratteristiche delle aree agricole e urbane sono tra le specie di Uccelli considerate vulnerabili in quanto risentono del massiccio utilizzo di pesticidi e della semplificazione ambientale legati all'agricoltura intensiva ed estensiva.<ref>{{Cita|Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani (2013)}}.</ref>.
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Accipiter_nisus_1_(Martin_Mecnarowski).jpg|Sparviero
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==Gestione==
Le Misure di Conservazione del sito Fosso dell'Eremo delle Carceri,<ref>Regione Umbria, Misure di conservazione SIC IT5210030 Fosso dell'Eremo delle Carceri in DRG n. 369 dell'11 aprile 2012.</ref>, adottate dalla Regione Umbria, sono volte in particolare alla conservazione della biodiversità e alla tutela degli habitat e delle specie presenti nel sito Natura 2000. Le Misure hanno l'obiettivo di ridurre gli interventi di trasformazione e semplificazione ambientale attraverso la regolamentazione in particolare delle attività selvi-colturali ed agricole. Inoltre, per ridurre il disturbo umano sugli habitat individuati e sulle specie presenti nel sito, sono state regolamentate sia le attività di realizzazione di strutture e infrastrutture, sia le attività di fruizione delle aree oggetto di tutela. Le Misure di Conservazione sono armonizzate con il Regolamento del Parco regionale del Monte Subasio.<ref>Il Regolamento «''disciplina le modalità d'accesso, fruizione ed utilizzo, nonché i criteri di gestione e d'esercizio delle attività consentite nel Parco''» (art. 1) con la finalità di «''perseguire la conservazione e la salvaguardia del patrimonio naturale nonché degli altri valori del territorio del Parco quali quelli storico-culturali, paesaggistici e antropologici''» (art. 2).</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.regione.umbria.it/documents/18/14733616/3regolamentosubasio/12cd52eb-087a-4a87-8b26-d75f4ac0b93a|titolo=Regolamento del Parco regionale del Monte Subasio|sito=Regione Umbria|formato=PDF}}.</ref>.
 
==Note==