Pietre d'inciampo a Milano: differenze tra le versioni

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|immagine1=Stolperstein für Dante Coen (Milano).jpg
|scritta1=<small>QUI ABITAVA</small><br />DANTE COEN<br /><small>NATO 1910<br />ARRESTATO 26.7.1944<br />DEPORTATO<br />AUSCHWITZ<br />ASSASSINATO 4.4.1945<br />BUCHENWALD</small>
|cennibiografici1='''{{sortname|Dante|Coen|nolink=1}}''' ([[Ancona]], 24 agosto 1910 - [[campo di concentramento di Buchenwald|Buchenwald]], 4 aprile 1945), figlio di Arrigo ed Ilde Portaleone, è uno dei loro quindici figli. Dante si trasferisce a Milano dove lavora come commerciante. Padre di 5 figli, sposta di continuo il domicilio per far perdere le tracce. Viene arrestato dalle [[Schutzstaffel|SS]] la mattina del 26 luglio 1944 nella sua abitazione. Con lui in casa ci sono la moglie, Angiolina Giustacchini, la figlia minore di soli 30 giorni ed il fratellino di due anni; altri tre figli di poco più grandi si salvano perché nascosti ad [[Endine]] presso un collegio di sacerdoti. Portato prima all'Hotel Regina<ref name=regina>{{cita news|url=https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/22_maggio_01/regina-l-ex-albergo-terrore-nuova-targa-ricordo-martiri-d6e7806c-c929-11ec-9820-58d31043d436.shtml|titolo=Regina, l'ex albergo del terrore|pubblicazione=Corriere.it|data= 1 maggio 2022|accesso=02 marzo 2023}}</ref>, sede milanese delle [[Schutzstaffel|SS]], rinchiuso poi a San Vittore<ref name=svitt>{{cita"Csvitur" web|url=http://mi4345.it/carcere-di-san-vittore/|titolo=Carcere di San Vittore|accesso=30 giugno 2023}}</ref>, il 2 agosto 1944 è deportato con il convoglio n. 14 dal [[Binario 21]] della stazione centrale<ref name=fscenMI>{{cita"SCFSmi" web|url=http://mi4345.it/stazione-di-milano-centrale/|titolo=Stazione Centrale di Milano|accesso=30giugno 2023}}</ref> di Milano. Sullo stesso treno è anche il fratello Umberto, arrestato in precedenza a [[Torino]]; non è noto se si incontrano. Quattro giorni dopo arriva ad [[Campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]], immatricolato con il n° 190841. Assassinato il 4 aprile 1945 nel campo di [[campo di concentramento di Buchenwald|Buchenwald]].<ref>[[Centro di documentazione ebraica contemporanea]]: {{Cita web|http://digital-library.cdec.it/cdec-web/persone/detail/person-1465/coen-dante.html|titolo=''Coen, Dante''|accesso=5 giugno 2017}}</ref><ref>[[Centro di documentazione ebraica contemporanea]]: {{Cita web|http://digital-library.cdec.it/cdec-web/persone/detail/person-it-cdec-eaccpf0001-009628/coen-ornella.html|titolo=''Coen, Ornella''|accesso=5 giugno 2017}}</ref>
Questa pietra d'inciampo venne imbrattata con vernice nera due giorni dopo la sua collocazione: il sabato successivo un corteo di solidarietà di oltre 5000 persone si snoda da Via Plinio sino al [[Binario 21]].<ref>{{cita news|url=https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/17_gennaio_23/imbrattata-pietra-d-inciampo-dante-coen-atto-antisemitismo-4a38f410-e195-11e6-9d91-77d9cd8f321e.shtml|titolo=Imbrattata la pietra d'inciampo di Dante Coen|pubblicazione=corriere.it|accesso=10 febbraio 2019}}</ref><ref>{{cita news|url=http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/01/28/news/milano_catena_umana_pietre_inciampo-157077002/|titolo=Shoah, in cinquemila in piazza uniti dal filo rosso: "Milano non dimentica e difende la Memoria"|pubblicazione=repubblica.it|accesso= 10 febbraio 2019}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/portfolio/dante-coen/|titolo=Dante Coen}}</ref>
In data 25 gennaio 2018 ad Ancona in Via Astagno 18, davanti al luogo dove nacque, è stata posata un'altra Pietra d'Inciampo a sua memoria.<ref>[[Pietre d'inciampo nelle Marche]]</ref>
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|immagine2=Stolperstein für Giuseppe Lenzi (Milano).jpg
|scritta2=<small>QUI ABITAVA</small><br />GIUSEPPE LENZI<br /><small>NATO 1880<br />ARRESTATO 15.3.1944<br />DEPORTATO<br />MAUTHAUSEN<br />ASSASSINATO 21.11.1944<br />GUSEN</small>
|cennibiografici2='''{{sortname|Giuseppe|Lenzi|nolink=1}}''' ([[Palaia]], 23 dicembre 1880 - [[campo di concentramento di Gusen|Gusen]], 21 novembre 1944), figlio di Antonio e Chiara Cristofante. Lavora all'Ufficio Studi della società [[Edison (azienda)|Edison S.p.A.]]. Antifascista, dopo l'[[Proclama_Badoglio_dell'8_settembre_1943|8 settembre 1943]] aderisce al [[Partito d'Azione]]. Entra nella [[Resistenza italiana|Resistenza]], diventando il più stretto collaboratore di [[Ferruccio Parri]]. Grazie al suo incarico di responsabile della Biblioteca può fare entrare e uscire, anche verso l'estero, in pacchi apparentemente contenenti libri, materiale sovversivo: stampa, corrispondenza, propaganda clandestina, anche armi. Il 15 marzo 1944 viene arrestato sul lavoro dalla [[OVRA|polizia fascista]], mentre Parri fortunosamente sfugge all'arresto. Portato all'Hotel Regina<ref name=regina /> e da qui a San Vittore<ref name=svitt"Csvitur" />. Ripetutamente torturato non rivela né nomi dei compagni di lotta, né il rifugio segreto di Parri di cui è a conoscenza. Trasferito prima a [[campo di concentramento di Fossoli|Fossoli]], poi deportato nel [[Germania nazista|Reich]] a [[Campo di concentramento di Mauthausen|Mauthausen]] il 7 agosto 1944 con lo stesso trasporto di [[Gianfranco Maris]]. Immatricolato col numero 82395<ref>I.T.S. Bad Arolsen, fascicolo TD 319660</ref>, successivamente trasferito a Gusen dove muore il 21 novembre 1944.<ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/giuseppe-lenzi/|titolo=Giuseppe Lenzi}}</ref>
|data3=20 gennaio 2018
|uniscidata3=2
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|immagine4=Stolperstein für Angelo Fiocchi (Milano).jpg
|scritta4=<small>QUI ABITAVA</small><br />ANGELO FIOCCHI<br /><small>NATO 1911<br />ARRESTATO 2.3.1944<br />DEPORTATO<br />MAUTHAUSEN<br />ASSASSINATO 7.4.1945<br />EBENSEE</small>
|cennibiografici4='''{{sortname|Angelo|Fiocchi|nolink=1}}''' ([[Milano]], 15 ottobre 1911 - [[Campo di concentramento di Ebensee|Ebensee]], 7 aprile 1945), di famiglia operaia, primo di quattro fratelli. Sposa Pierina Conti. Si occupa come fattorino dell'azienda [[Alfa Romeo]], dove lavora già la moglie ed una cugina. Tra gli organizzatori dello [[Scioperi antifascisti#Gli scioperi del marzo 1944|sciopero generale]] del 1 marzo 1944. Arrestato il 2 marzo 1944, detenuto prima a San Vittore<ref name=svitt"Csvitur" /> e poi [[campo di transito di Fossoli|Fossoli]]. Deportato il 26 marzo 1944 ad [[Campo di concentramento di Ebensee|Ebensee]] dove viene impiegato allo scavo di gallerie sotterranee per l'installazione di impianti industriali. Aassassinato il 7 aprile 1945, un mese prima della liberazione del campo.<ref name="MilanoToday">[[Milano Today]]: ''[http://www.milanotoday.it/politica/angelo-fiocchi-pietra-inciampo.html Sfregiata la pietra d'inciampo di Angelo Fiocchi in viale Lombardia a Milano]'', 23 gennaio 2018</ref><br>Questa pietra d'inciampo fu graffiata da vandali pochi giorni dopo la sua collocazione.<ref name="MilanoToday" /><ref>[[Corriere della Sera]] (Milano): ''[http://milano.corriere.it/foto-gallery/cronaca/18_gennaio_23/sfregiata-pietra-d-inciampo-angelo-fiocchi-0f187df4-0059-11e8-9961-f20884a97d4b.shtml Sfregiata la pietra d’inciampo di Angelo Fiocchi]'', 23 gennaio 2018</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/angelo-fiocchi/|titolo=Angelo Fiocchi}}</ref>
|data5=24 gennaio 2019
|uniscidata5=2
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|immagine5=Stolperstein für Edgardo Finzi 1897 (Milano).jpg
|scritta5=<small>QUI ABITAVA</small><br />EDGARDO FINZI<br /><small>NATO 1897<br />ARRESTATO 26.8.1944<br />DEPORTATO<br />AUSCHWITZ<br />DECEDUTO 23.5.1945<br /></small>
|cennibiografici5='''{{sortname|Edgardo|Finzi|nolink=1}}''' ([[Milano]], 22 giugno 1897 - [[campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]], 23 maggio 1945), figlio di Carlo e Bice Ancona. Il padre fu il fondatore della casa d’Alta Moda “Maison Finzi” con sede in Via Manzoni: il figlio Edgardo ne prosegue l'attività per un breve periodo con i fratelli. Partecipa alla [[Prima guerra mondiale|1ª guerra mondiale]]. Sottovalutando la pericolosità delle [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]] continua a vivere a Milano con la moglie Luigia Croci ed il figlio. Il 26 agosto 1944 è prelevato da casa da militi fascisti, mentre il figlio Luciano, avvisato dal custode del palazzo di quanto stava succedendo, riesce a salvarsi. Edgardo è trasferito a San Vittore<ref name=svitt"Csvitur" /> e successivamente a [[campo di transito di Bolzano|Bolzano]] dove riceve un paio di visite della moglie a cui poi continuerà a scrivere alcune lettere, le ultime delle quali saranno recapitate soltanto nel 1958. Il 24 ottobre 1944 è deportato ad Auschwitz: supera le selezioni iniziali e vede l'arrivo dell'[[Armata Rossa]] ma, gravemente malato, muore in ospedale il 23 maggio 1945 a quasi quattro mesi dopo la liberazione del lager.<ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/edgardo-finzi/|titolo=Edgardo Finzi}}</ref>
|data6=unito
|luogo6=Via Paisiello, 7
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|immagine6=Stolperstein für Jenide Russo (Milano).jpg
|scritta6=<small>QUI ABITAVA</small><br />JENIDE RUSSO<br /><small>NATA 1917<br />ARRESTATA 18.2.1944<br />DEPORTATA<br />RAVENSBRÜCK<br />DECEDUTA 26.4.1945<br />BERGEN-BELSEN</small>
|cennibiografici6='''{{sortname|Jenide|Russo|nolink=1}}''' ([[Milano]], 23 giugno 1917 - [[Campo di concentramento di Bergen-Belsen|Bergen-Belsen]], 26 aprile 1945), operaia, è una giovane donna che si avvicina alla [[Resistenza italiana|Resistenza]] quando conosce Renato, partigiano nelle [[Brigate Garibaldi]] operanti in [[Repubblica dell'Ossola|Valdossola]]. Nell'ottobre 1943 è [[staffetta partigiana]] incaricata del trasporto di armi, munizioni e materiale pericoloso. Al momento del suo arrestato stava trasportando in una borsa della [[nitroglicerina]]. Nel carcere di Monza è torturata ma non rivela nominativi dei compagni.<ref>Triangolo Rosso, Giornale a cura di A.N.E.D. - giugno 2007, pagg. 60-61</ref> Da Monza a San Vittore<ref name=svitt"Csvitur" /> e, a fine aprile 1944, a [[Campo di Fossoli|Fossoli]]. Il 2 agosto è deportata nel [[Germania nazista|Reich]] a [[Campo di concentramento di Ravensbrück|Ravensbrück]] dove contrae il tifo. Trasferita a [[Campo di concentramento di Bergen-Belsen|Bergen-Belsen]], muore il 26 aprile 1945 poco dopo la liberazione del campo.<ref>Triangolo Rosso, Giornale a cura di A.N.E.D. - maggio 2007, pagg. 30-31</ref><ref>Triangolo Rosso, Giornale a cura di A.N.E.D. - giugno 2007, pagg. 58-61</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/jenide-russo/|titolo=Jenide Russo}}</ref>
|data7=15 gennaio 2020
|uniscidata7=3
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|immagine9=Stolperstein für Roberto Lepetit (Milano).jpg
|scritta9=<small>QUI ABITAVA</small><br />ROBERTO LEPETIT<br /><small>NATO 1906<br />ARRESTATO 29.9.1944<br />DEPORTATO<br />MAUTHAUSEN<br />ASSASSINATO 4.5.1945<br />EBENSEE</small>
|cennibiografici9='''{{sortname|Roberto|Lepetit}}''' ([[Ponte Lambro|Lezza d’Erba]], 19 agosto 1906 - [[Campo di concentramento di Ebensee|Ebensee]], 4 maggio 1945), [[File:Roberto Enea Lepetit.jpg|thumb|upright=0.6|right]]figlio di Emilio e Bianca Moretti. All'età di tredici anni perde il padre. Non ancora ventenne deve abbandonare gli studi per affiancare lo zio nella conduzione dell'impresa di famiglia. Poco dopo anche lo zio viene a mancare e Roberto Lepetit a 22 anni si trova a dover dirigere un importante realtà industriale lombarda. Nel 1929 sposa Hilda Semenza e la coppia avrà due figli, Emilio e Guido. Intanto, il gruppo industriale al quale è a capo,cresce sia in Italia che all'estero collocandosi tra le più importanti aziende italiane del settore. Nel 1930 è iscritto al [[Partito Nazionale Fascista|PNF]], ma solo per necessità professionali: in realtà non nasconde ad alcuno la sua avversità al regime. Dopo l'[[Proclama_Badoglio_dell'8_settembre_1943|8 settembre 1943]] si avvicina alla Resistenza apportandovi contrinuto operativo e deconomico. Sia la Polizia della [[Repubblica di Salò]] che la Polizia tedesca cominciano a controllarlo ed in seguito a delazione, il 29 settembre 1944 è arrestato in ufficio a Milano e condotto a San Vittore<ref name=svitt"Csvitur" />. Il 17 ottobre 1944 è deportato a [[Campo di transito di Bolzano|Bolzano]] ed il 20 novembre con il “Trasporto 104” a [[Campo di concentramento di Mauthausen|Mauthausen]], matr. 110300. Trasferito a [[Campo di concentramento di Melk|Melk]], quindi ad [[Campo di concentramento di Ebensee|Ebensee]]. Muore il giorno prima della liberazione del campo.<ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/roberto-lepetit/|titolo=Roberto Lepetit}}</ref>
|data10=29 gennaio 2021
|uniscidata10=6
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|scritta10=<small>QUI ABITAVA</small><br />VINCENZO AULISIO<br /><small>NATO 1904<br />ARRESTATO DIC. 1943<br />DEPORTATO<br />MAUTHAUSEN<br />ASSASSINATO 21.3.1945<br />ST. VALENTIN</small>
|cennibiografici10='''{{sortname|Vincenzo Maria Romano|Aulisio|nolink=1}}''' ([[Ascoli Satriano]], 21 marzo 1904 - [[Sankt Valentin]], 21 marzo 1945), figlio di Davide e Maria Donata Ferragonio. Al Liceo [[Liceo_moderno|Ginnasio]] di [[Caserta]] incontra il professor [[Ettore Croce]] (deputato nel 1919 col Partito Socialista e nel 1921 col P.C.d’I), a favore del quale partecipa alla campagna elettorale. Segue il suo professore a Roma, dove conosce Bianca Maria Wenzel che sposa nel 1926. Nasceranno tre figli. Schedato presso il [[Casellario politico centrale|Casellario Politico Centrale]] come comunista, è costretta all’esilio: [[Francia]], poi [[Belgio]] e [[Lussemburgo]].
All’inizio degli anni trenta, rientra in Italia sotto la sorveglianza dell’[[OVRA]]; si stabilisce ad Ascoli Satriano, poi Urbino, infine Bari nel 1935 dove entra in contatto con gli antifascisti locali stingendo amicizia con [[Michele Cifarelli]]. Sul finire degli anni ’30 è a Milano, come correttore di bozze e pubblicista alla [[Arnoldo_Mondadori_Editore|Mondadori]]. Richiamato alle armi, presto congedato, dopo l'[[armistizio di Cassibile|armistizio]] entra a far parte della Resistenza armata e dal 28 settembre 1943 sarà comandante di una formazione della 140ª Brigata Garibaldi in [[Val Brembana]]. A fine dicembre 1943 è arrestato e rinchiuso a San Vittore<ref name=svitt"Csvitur" />, quindi trasferito al campo [[Campo di Fossoli|Fossoli]] da dove il 21 giugno 1944 è deportato a [[Campo di concentramento di Mauthausen|Mauthausen]], matricola 76216. Trasferito a [[Großraming]] e successivamente a [[Sankt Valentin]], dove muore il 21 marzo 1945.<ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/vincenzo-aulisio/|titolo=Vincenzo Aulisio}}</ref>
 
|data11=unito
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|immagine11=Stolperstein für Guido Levi (Milano).jpg
|scritta11=<small>QUI ABITAVA</small><br />GUIDO LEVI<br /><small>NATO 1882<br />ARRESTATO 23.9.1943<br />DEPORTATO<br />ASCHWITZ<br />ASSASSINATO 11.12.1943<br/></small>
|cennibiografici11='''{{sortname|Guido|Levi|nolink=1}}''' ([[Ancona]], 9 settembre 1882 - [[campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]], 11 dicembre 1943), figlio di Cesare ed Elvira Ascoli. Nel 1908 a Firenze sposa Olga Luigia Ascoli e si trasferiscono a Milano dove Guido è commerciante. Verso la fine del 1942 sono sfollati a [[Como]]. Ritenendosi al riparo da provvedimenti data l'età, rinunciano all'espatrio in [[Svizzera]]. Il 23 settembre 1943 vengono arrestati in casa, incarcerati a Como, poi [[Varese]], infine a San Vittore<ref name=svitt"Csvitur" /> a Milano. Deportati nel [[Germania nazista|Reich]], internati ad [[campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]] il 6 dicembre 1943. Assassinati all’arrivo.<ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/guido-levi-olga-luigia-ascoli-levi/|titolo=Guido e Olga Levi}}</ref>
|data12=unito
|luogo12=unito
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|scritta13=<small>QUI ABITAVA</small><br />MARIO LUZZATTO<br /><small>NATO 1912<br />ARRESTATO 21.4.1944<br />DEPORTATO<br />AUSCHWITZ<br />ASSASSINATO 16.9.1944</small>
|cennibiografici13='''{{sortname|Mario|Luzzatto|nolink=1}}''' ([[Mira (Italia)|Mira]], 11 agosto 1912 - [[campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]], 16 settembre 1944), figlio di Cesare e Rosa Ancona.
Dopo avere completato gli studi di [[ragioneria]] vive in Francia, poi a Milano dove conduce un laboratorio artigiano per affilatura utensili e lavorazioni meccaniche. Sposa Adele Pogutz, non ebbero figli. Arrestato il 21 aprile 1944, carcerato a San Vittore<ref name=svitt"Csvitur" />, Deportato ad [[campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]] il 2 agosto 1944, assassinato il 16 settembre 1944.<ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/mario-luzzatto/|titolo=Mario Luzzatto}}</ref>
|data14=unito
|luogo14=Via Inama, 24
Riga 253:
|immagine16=Stolperstein für Iginia Fiorentino (Milano).jpg
|scritta16=<small>QUI ABITAVA</small><br />IGINIA FIORENTINO<br /><small>NATA 1872<br />ARRESTATA 3.12.1943<br />DEPORTATA<br />AUSCHWITZ<br />ASSASSINATO 6.2.1944</small>
|cennibiografici16='''{{sortname|Iginia|Fiorentino|nolink=1}}''' ([[Livorno]], 17 aprile 1872 - [[campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]], 6 febbraio 1944), figlia di Alberto ed Amelia Choen. Insegnante di disegno a [[Sassari]] poi a Milano, esonerata dalla frofessione all'emanazione delle [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]] del 1938. Sfollata nel 1940 a [[Porto Ceresio]] presso un parente, con la sorella, il fratello e la di lui famiglia, è comunque arrestata ai primi di dicembre del 1943, liberata ma subito nuovamente incarcerata a San Vittore<ref name=svitt"Csvitur" /> a cui segue, il 30 gennaio 1944, la deportazione nel [[germania nazista|Reich]] destinazione Auschwitz. Assassinata all'arrivo.<ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/iginia-fiorentino|titolo=Iginia Fiorentino}}</ref>
|data17=1 marzo 2022
|uniscidata17=3
Riga 269:
|immagine18=Stolperstein für Mario Luperini_(Milano).jpg
|scritta18=<small>QUI ABITAVA</small><br />MARIO<br />LUPERINI<br /><small>NATA 1920<br />ARRESTATO 16.3.1944<br />DEPORTATO<br />MAUTHAUSEN<br />ASSASSINATO 15.3.1945</small>
|cennibiografici18='''{{sortname|Mario|Luperini|nolink=1}}''' ([[Milano]], 20 settembre 1920 - [[campo di concentramento di Mauthausen|Mauthausen]], 15 marzo 1945), figlio di Egisto e Acquilina Rigamonti. Diplomato in ragioneria, studente universitario, arrestato a Milano il 16 marzo 1944, è carcerato a San Vittore<ref name=svitt"Csvitur" />. Deportato Il 27 aprile 1944 a Fossoli, da qui a [[Campo di transito di Bolzano|Bolzano]] e quindi nel [[germania nazista|Reich]] al campo di [[campo di concentramento di Mauthausen|Mauthausen]], matricola 82402, dove giunge il 7 agosto 1944 con il ”Trasporto 73”. Trasferito a [[campo di concentramento di Gusen|Gusen]], rientra a Mauthausen in infermeria dove muore il 15 marzo 1945.<ref>{{cita libro|autore=Enea Fergnani|titolo=Un uomo e tre numeri.|editore=Unicopli|anno=2005|edizione=|città=[[Trezzano sul Naviglio]]|annooriginale=1945|isbn=8840021043}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Dario Venegoni|titolo=Uomini, donne e bambini nel Lager di Bolzano Una tragedia italiana in 7.982 storie individuali|p=232|editore=Mimesis|anno=2004|edizione=2|città=Milano|isbn=8884832241}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Giovanna D'Amico|titolo=Sulla strada per il Reich-Fossoli, marzo-luglio 1944|editore=Ugo Mursia Editore|anno=2015|edizione=|città=Milano|p=332|isbn= 884254857X}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/mario-luperini/|titolo=Mario Luperini}}</ref>
|data19=unito
|luogo19=Viale Lombardia, 11
Riga 276:
|immagine19=Stolperstein für Dante Spallanzani_(Milano).jpg
|scritta19=<small>QUI ABITAVA</small><br />DANTE SPALLANZANI<br /><small>NATO 1907<br />ARRESTATO 11.3.1944<br />DEPORTATO<br />MAUTHAUSEN<br />ASSASSINATO 31.1.1945<br />MELK</small>
|cennibiografici19='''{{sortname|Dante|Spallanzani|nolink=1}}''' ([[Sampierdarena]], 9 agosto 1907 - [[campo di concentramento di Melk|Melk]], 31 gennaio 1945), dipendente della [[Caproni]] di [[Taliedo]], di fede socialista, dopo l'[[Proclama_Badoglio_dell'8_settembre_1943|8 settembre 1943]] entra nelle file delle [[Squadre_di_Azione_Patriottica|SAP]]. È arrestato il 12 marzo in quanto partecipante allo [[Storia_di_Sesto_San_Giovanni#Gli_scioperi_del_1944|sciopero del 1º marzo 1944]], rinchiuso nel [[carcere di San Vittore]], trasperito all Caserma Umberto I°<ref name=MLungo>{{cita"caserml" web|url=http://www.isrecbg.it/web/?p=8362/|titolo=Quando dalla Caserma Montelungo partiva la deportazione|accesso=31 gennaio 2023}}</ref> di [[Bergamo]], dal cui Binario 1 della locale stazione ferroviaria è deportato nel [[germania nazista|Reich]]: Mauthausen, Gusen, di nuovo Mauthausen e infine a [[Campo_di_concentramento_di_Melk|Melk]]. Muore il 20 marzo 1944 assassinato con un’iniezione di benzina.<ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/dante-spallanzani/|titolo=Dante Spallanzani}}</ref>
|data20=20 gennaio 2023
|luogo20=Via Monteverdi, 18