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|immagine1=Stolperstein für Giuseppe Pagano (Milano).jpg
|scritta1=<small>QUI LAVORAVA</small><br />GIUSEPPE PAGANO<br /><small>NATO 1896<br />ARRESTATO 5.9.1944<br />DEPORTATO<br />MAUTHAUSEN<br />ASSASSINATO 22.4.1945<br />MELK</small>
|cennibiografici1='''{{sortname|Giuseppe|Pagano|Giuseppe Pagano (architetto)}}''' ([[Parenzo]], 20 agosto 1896 - [[Campo_di_concentramento_di_Melk|Melk]], 22 aprile 1945), Il cognome originale è '''Pogatschnig''': [[File:Giuseppe Pagano architetto.jpg|thumb|upright=0.6|right]][[Irredentismo_italiano|irredentista]] di matrice mazziniana, vi aggiunge “Pagano”. Volontario nella [[Grande Guerra]] è decorato al valor militare. Dal 1920 milita nel [[Partito_Nazionale_Fascista|P.N.F.]]. Si laurea in architettura al [[Politecnico di Torino]] nel 1924 diventando in breve un pioniere dell'innovazione architettonica. Firma il progetto dell'Istituto di Fisica della nuova Università "[[Università_degli_Studi_di_Roma_"La_Sapienza"|La Sapienza]]" di Roma e la nuova sede dell'[[Università Bocconi]] a Milano. Dirige la sezione artistica della [[Scuola_di_mistica_fascista_Sandro_Italico_Mussolini|Scuola di mistica fascista]] ed è redattore della rivista ''Dottrina fascista''. Nel 1941 è volontario sul fronte [[Campagna_italiana_di_Grecia|greco-albanese]] ed è la svolta politica: l'anno seguente si dimette dal P.N.F. L'[[Proclama_Badoglio_dell'8_settembre_1943|8 settembre 1943]] è a Milano. Entra nelle file delle [[Brigate Matteotti]]. È arrestato il 9 novembre 1943 e trasferito a [[Brescia]] da dove fugge durante un bombardamento; rientrato a Milano, assume la direzione delle formazioni Matteotti della provincia, ma il 5 settembre 1944, tradito, viene catturato dalla [[Banda Koch]], portato alla famigerata [[Villa Triste]] dove subisce torture. Trasferito a San Vittore,<ref name=sv>{{cita"svitt" web|url=http://mi4345.it/carcere-di-san-vittore/|titolo=Carcere di San Vittore|accesso=30 giugno 2023}}</ref> poi Bolzano. Il 22 novembre è deportato a Mauthausen e poco dopo a [[Campo_di_concentramento_di_Melk|Melk]], dove muore il 22 aprile 1945.<ref>R.it: ''[http://milano.repubblica.it/cronaca/2018/01/15/news/memoria_26_nuove_pietre_di_inciampo_a_milano_per_ricordare_la_shoah-186548012/ Memoria, 26 nuove pietre di inciampo per le vittime della Shoah. Sala: "Milano libera e antifascista"]'', 15 gennaio 2018</ref><br>A Giuseppe Pagano sono state dedicate tre strade a [[Monterusciello|Napoli]], [[Palermo]] e [[Trieste]].<br>A Giuseppe Pogatschnig è stata dedicata una strada a Milano.<ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/giuseppe-pogatschnig-pagano/|titolo=Giuseppe Pogatschnig Pagano}}</ref>
|data2=15 gennaio 2020
|uniscidata2=2
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|immagine3=Stolperstein für Umberto Recalcati (Milano).jpg
|scritta3=<small>QUI ABITAVA</small><br />UMBERTO RECALCATI<br /><small>NATO 1887<br />ARRESTATO 10.3.1944<br />DEPORTATO<br />MAUTHAUSEN<br />ASSASSINATO 15.12.1944<br />GUSEN</small>
|cennibiografici3='''{{sortname|Umberto|Recalcati|nolink=1}}''' ([[Milano]], 26 aprile 1887 - [[campo di concentramento di Gusen|Gusen]], 10 marzo 1944), Orfano di padre, è accolto all'istituto dei “[[Martinitt]]” dove apprende il mestiere di [[incisore]] e [[cesellatore]]. A diciotto anni lascia il collegio, nel 1909 è ad [[Alessandria]], in una ditta di argenteria. Aderisce al [[Partito Socialista Italiano|PSI]]. Durante il periodo bellico, convinto neutralista, svolge un intenso lavoro sindacale fra gli operai. Nel 1919 è eletto deputato. La [[XXV legislatura del Regno d'Italia|XXV Legislatura]] dura solo sino ad aprile 1921 e non viene rieletto. Continua l'attività di dirigente sindacale e nel 1926 riesce ad organizzare ad Alessandria uno sciopero degli operai argentieri: per questo viene licenziato. Schedato e diffidato, ritorna a Milano dove entra in contatto con i gruppi socialisti clandestini di [[Rodolfo Morandi]] e [[Lelio Basso]]. Si sposa con Chiara dalla quale ha una figlia, ma il rapporto si interrompe. Si lega con la vedova del fratello, Giuseppina Rolandi, dalla quale nel 1941 ha una figlia. Con Basso il 10 gennaio 1943 è promotore del [[Movimento di Unità Proletaria|MUP]]. Dopo la caduta del fascismo, Recalcati rappresenta il PSI nella ricostituita [[Camere del Lavoro|Camera del Lavoro]] di Milano. Dopo il grande sciopero del 1º marzo 1944, in seguito ad una delazione, tutto il gruppo socialista milanese viene arrestato, tra il 10 e l'11 marzo, e condotto a San Vittore<ref name=sv"svitt" />. Il 27 aprile 1944 è deportato a [[Campo di Fossoli|Fossoli]], da qui a [[Campo di transito di Bolzano|Bolzano]] ed a [[Campo di concentramento di Mauthausen|Mauthausen]], matr. 82493, dove giunge il 7 agosto 1944. Trasferito a [[Campo di concentramento di Gusen|Gusen]] muore il 15 dicembre 1944.<ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/umberto-recalcati/|titolo=Umberto Recalcati}}</ref>
|data4=17 gennaio 2020
|luogo4=Via Palmieri, 22
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|immagine1=Stolperstein für Luigi Luinetti (Milano).jpg
|scritta1=<small>QUI ABITAVA</small><br />LUIGI LUINETTI<br /><small>NATO 1904<br />ARRESTATO 27.11.1943<br />DEPORTATO<br />MAUTHAUSEN<br />ASSASSINATO 4.2.1945<br />GUSEN</small>
|cennibiografici1='''{{sortname|Luigi|Luinetti|nolink=1}}''' ([[San Giuliano Milanese]], 19 agosto 1904 - [[campo di concentramento di Gusen|Gusen]], 4 febbraio 1945), figlio di Pietro e Maria Luinetti. Sposa nel 1931 Rosa Murrò dalla quale ha una figlia. Operaio meccanico, lavora alla [[Isotta Fraschini]] alla produzione di automobili di lusso. A seguito degli [[Scioperi antifascisti|scioperi operai del marzo 1943]], accusato di aver partecipato alla loro organizzazione, è arrestato il 27 novembre 1943 dalla [[OVRA|polizia politica]]. Incarcerato a San Vittore<ref name=sviturmI>{{cita"svitt" web|url=http://mi4345.it/carcere-di-san-vittore/|titolo=Carcere di San Vittore|accesso=30 giugno 2023}}</ref>, dopo un paio di mesi è deportato a Mauthausen, giungendovi il 21 febbraio 1944 e immatricolato con il n. 53414. Muore a Gusen il 4 febbraio 1945: i registri del campo riportano come causa della morte la dicitura standard: ''“debolezza del muscolo del cuore, declino generale del corpo"''.
È stato uno dei primi deportati "politici" milanesi nei lager nazisti.<ref>{{Cita web|url=https://www.anpi.it/biografia/luigi-luinetti|titolo=Donne e Uomini della Resistenza: Luigi Luinetti|sito=ANPI|accesso=30 gennaio 2019}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/luigi-luinetti/|titolo=Luigi Luinetti}}</ref>
|data2=15 gennaio 2020
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|immagine7=Stolperstein für Rebecca Abolaffia Varon (Milano).jpg
|scritta7=<small>QUI ABITAVA</small><br />REBECCA<br />ABOLAFFIA VARON<br /><small>NATa 1891<br />ARRESTATA 4.12.1943<br />DEPORTATA<br />AUSCHWITZ<br />ASSASSINATA 6.2.1944</small>
|cennibiografici7='''{{sortname|Rebecca Abolaffia|Varon|nolink=1}}''' ([[Gallipoli]] (Turchia), 10 luglio 1891 - [[campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]], 6 febbraio 1944), Sposa Moise Varon ed avrà quattro figli: '''Allegrina Varon''', '''Ida Varon''', Lucia Varon, Elia Varon. La famiglia, cittadinanza italiana, alla fine della [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]] si stabilisce a Milano. Il marito, commerciante, muore nel 1940. Dopo l'[[Proclama_Badoglio_dell'8_settembre_1943|8 settembre 1943]] si intensifica la caccia agli ebrei: Rebecca è arrestata il 4 dicembre e carcerata con la figlia Ida a San Vittore<ref name=sviturmI"svitt" /> ed il 30 gennaio 1944 deportate dal [[Binario 21]] con il trasporto 24 destinate al campo di [[campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]]. Saranno assassinate all’arrivo.<ref name=rebecca>{{Cita web|url=http://www.pietredinciampo.eu/portfolio/varon-2/|titolo=famiglia Varon 2}}</ref>
|data8=unito
|luogo8=unito
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|immagine9=Stolperstein für Ida Varon (Milano).jpg
|scritta9=<small>QUI ABITAVA</small><br />IDA VARON<br /><small>NATA 1918<br />ARRESTATA 3.12.1943<br />DEPORTATA<br />AUSCHWITZ<br />ASSASSINATA 6.2.1944</small>
|cennibiografici9='''{{sortname|Ida|Varon|nolink=1}}''' ([[Gallipoli]] (Turchia), 28 agosto 1918 - [[campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]], 6 febbraio 1944), Figlia di Moise Varon e '''Rebecca Abolaffia Varon''', sorella di '''Allegrina''', Dopo l'[[Proclama_Badoglio_dell'8_settembre_1943|8 settembre 1943]] e l'intensificarsi della caccia agli ebrei, Ida, con la madre '''Rebecca''' è arrestata il 4 dicembre e carcerata a San Vittore<ref name=sviturmI"svitt" /> ed il 30 gennaio 1944 deportata dal [[Binario 21]] con il trasporto 24 destinata al campo di [[campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]]. Saranno assassinate all’arrivo.<ref name=rebecca />
|data10=26 gennaio 2022
|luogo10=Via delle Forze Armate, 179