Storia delle ferrovie in Italia: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Annullate le modifiche di Dario Roccavini (discussione), riportata alla versione precedente di Umberto NURS |
template citazione; elimino parametri vuoti |
||
Riga 8:
===Regno delle Due Sicilie===
In [[Italia]], il primo tronco ferroviario, costruito a doppio binario da [[Ferrovia Napoli-Portici|Napoli a Granatello di Portici]] (km 7,640), venne inaugurato il 3 ottobre [[1839]] dal re [[Ferdinando II di Borbone]]. Il 1º agosto [[1842]] la ferrovia aveva raggiunto [[Castellammare di Stabia]] e due anni dopo [[Pompei]] e [[Nocera Inferiore|Nocera]] (circa 40 km)<ref>{{cita|Turchi, 1989|p. 6|harv=y}}</ref> ma lo sviluppo successivo non fu altrettanto celere, la via ferrata si fermò, in direzione Nord, a [[Sparanise]] (circa 48 km) e, in direzione Sud, a [[Salerno]] (circa 55 km) e tale rimase fino all'unità. Nel [[1846]] il governo borbonico aveva rilasciato anche la concessione per il prolungamento della ferrovia da Nocera fino a [[Mercato San Severino|San Severino]] e ad [[Avellino]]<ref>[[s:Decreto e capitoli di concessione perché la strada ferrata da Napoli a Nocera sia prolungata per Sanseverino ad Avellino|Decreto e capitoli di concessione perché la strada ferrata da Napoli a Nocera sia prolungata per Sanseverino ad Avellino]]</ref> e all'epoca si proponevano già collegamenti verso [[Bari]], con diramazioni per Brindisi, a Sud, e per Foggia, a Nord<ref>[[s:Di una grande strada a rotaie di ferro nel Regno di Napoli|Di una grande strada a rotaie di ferro nel Regno di Napoli]]</ref>. Oltre alla strada ferrata fu avviata la realizzazione di un complesso industriale che rimase all'avanguardia per anni in Italia<ref>{{Cita web|url=http://www.miol.it/stagniweb/pietrars.htm|titolo=La storia antica: le Officine di Pietrarsa|sito=miol.it|autore=Giorgio Stagni|data=marzo 2008|lingua=it en|accesso=16 settembre 2014}}</ref>. Nel [[1840]] fu promossa la realizzazione dell'[[Officine di Pietrarsa|Opificio di Pietrarsa]], più ampio e in posizione più felice del preesistente Opificio Meccanico, ubicato nel Castel Nuovo (meglio noto come [[Maschio Angioino]]). Nel [[1845]] iniziò la costruzione di locomotive (all'inizio ne furono fabbricate sette utilizzando componenti inglesi del medesimo modello della locomotiva inglese acquistata nel 1843).<ref>{{Cita testo|titolo=Il museo nazionale ferroviario di Pietrarsa|editore=[[Ferrovie dello Stato]]|url=http://www.ferroviedellostato.it/cms-file/allegati/il-gruppo/Il-museo-nazionale_di_Pietrarsa.pdf|formato=pdf|accesso=16 settembre 2014}}</ref>
Venne avviata, nello stesso stabilimento, anche una scuola per macchinisti ferroviari e navali. Nonostante gli interessanti progetti in cantiere, alla data del 1860 la rete ferroviaria del Regno assommava a soli 128 km di ferrovie utilizzate. Negli ultimi anni di vita del Regno (dopo il 1855) vennero approvati dal governo borbonico vari progetti di ampliamento della rete ferroviaria: al momento dell'annessione ne erano state completate 60 [[Miglio italiano|miglia]] (circa 110 km) ma questi nuovi tratti non erano ancora utilizzati.<ref name="ReferenceC">{{Cita libro|titolo=Storia dei trasporti italiani|nome=Francesco|cognome=Ogliari|volume=21
=== Regno Lombardo-Veneto ===
Riga 25:
=== Regno di Sardegna ===
La prima richiesta di studio di un tracciato ferroviario nel Regno di Sardegna si ha nel 1826 quando alcuni affaristi genovesi, i signori Cavagnari, Pratolungo e Morro, avanzarono la proposta di unire Genova con il Po, senza aver alcun seguito.<ref>{{cita libro|nome=Luigi|autore=Ballatore|titolo=Storia delle ferrovie in Piemonte|editore=editrice Il Punto|anno=2002
{{Citazione| il paese in cui più fiorente è l'industria delle strade ferrate, e che si è lasciato indietro finora tutti gli altri Stati d'Italia, è il Piemonte.|"Annali universali di statistica, economia pubblica, geografia, storia, viaggi e commercio", vol. 17, Serie II, 1848, Milano, pag. 95}}<ref name="Gallio p. 54">{{Cita|Gallio, 2009|p. 54|harv=y}}</ref>
Riga 104:
[[File:PontePo.jpg|thumb|Il ponte sul Po inaugurato nel 1865]]
Nel suo breve periodo dittatoriale [[Giuseppe Garibaldi]], a [[Napoli]], aveva decretato anche la costruzione a spese dello Stato di [[ferrovie|linee ferroviarie]] per 987 km<ref name="Ippolito A"/> complessivi. Per congiungere l'ex rete pontificia alle ferrovie del vecchio regno borbonico, sia sul versante [[Tirreno|tirrenico]] che [[adriatico]]<ref>{{cita testo|titolo=Vita di Garibaldi|opera=allegato al volume 2|editore=Stabilimento tipografico Perrotti|città=Napoli|annooriginale=1862}}</ref> incaricò la "Società [[Adami e Lemmi]]", la cui concessione era stata poi ratificata dal Governo d'Italia<ref>{{cita testo|titolo=Raccolta Ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia|annooriginale=1861|volume=1}}</ref>. Poco tempo dopo, il neocostituito governo italiano revocò la convenzione, trasferendo l'atto concessorio alla [[Società Vittorio Emanuele]] (a capitale prevalentemente francese) contemporaneamente al riscatto da parte dello Stato<ref>{{cita libro|titolo=Il carteggio Cavour-Nigra|volume=IV|
Alla fine del [[1864]] la situazione era la seguente: vi erano 566 km di linee esercite direttamente dallo Stato, 502 km ripartite tra 14 piccole società dell'Alta Italia, 743 km della Società lombarda e dell'Italia centrale, 293 km della Società Livornese, 224 km della ''Maremmana'', 171 km della ''Centrale Toscana'', 383 km delle ferrovie ''Romane'', 482 km delle ''Meridionali'' e appena 32 km della ''Vittorio Emanuele'' per un totale di 3396 km con progetti per ulteriori 3281 km da costruire dei quali ben 1.127 km erano di competenza della [[Società Vittorio Emanuele]]<ref>{{Cita|Annali dell'economia italiana, 1982|p.162|harv=y}}</ref> che ne aveva la concessione per costruirli in Calabria e Sicilia.
Era necessario creare un sistema organico e razionale delle ferrovie anche perché per connettere le varie linee, costruite in gran parte con un'ottica localistica, era stato necessario impegnare ingenti risorse statali che nel decennio successivo all'unificazione avevano raggiunto i 451 milioni di [[lira italiana|lire del tempo]] a cui andavano aggiunti 127 milioni di interessi sui titoli garantiti delle società ferroviarie e 413 milioni di sussidi chilometri erogati<ref>{{Cita|Maggi, 2002|p. 21|harv=y}}</ref>. Il 14 maggio [[1865]] venne emanata la [[s:L. 14 maggio 1865, n. 2279|legge n° 2279]], detta la ''Legge dei grandi gruppi'', voluta dall'allora ministro [[Stefano Jacini]], dei Lavori Pubblici, e da [[Quintino Sella]] delle Finanze; con essa lo Stato si prononeva di porre ordine nel caotico sistema che fino ad allora aveva caratterizzato la costruzione e la gestione delle ferrovie: Veniva innanzitutto definita la distinzione netta tra ''ferrovie pubbliche'' e ''ferrovie private'' analizzandone l'uso e la destinazione. Venivano definite le norme per la costruzione e l'esercizio non prevedendo più sovvenzioni statali ma solo prestiti con interesse. Le concessioni dovevano essere rilasciate per legge stabilendo i rapporti in caso di riscatto anticipato o di termine della concessione e infine la partecipazione dello Stato agli utili oltre una certa soglia base<ref>{{Cita libro|autore=Crispo|titolo=Le ferrovie italiane|pp=82-83|città=Milano|annooriginale=1940
Ciò per favorire lo sviluppo ferroviario e [[industria]]le e per accorpare le numerose ma piccole società ferroviarie, esistenti soprattutto al nord ove la rete era più estesa, affidando poi le [[ferrovia|linee]] principali a cinque società concessionarie:<ref name="Ippolito B">{{Cita|Ippolito, 1988|pp. 86-90|harv=y}}</ref>
* la [[Società per le Ferrovie dell'Alta Italia]] (SFAI) controllata dal ramo parigino di "Casa Rothschild", alla quale facevano capo circa 2.200 km di linee<ref name="Lavadas e Luoni A">{{Cita|Lavadas e Luoni, 2011|p. 13|harv=y}}</ref>,
Riga 132:
*[[Società per le strade ferrate romane]], km 1.586;
*[[Società italiana per le strade ferrate meridionali|Società per le Strade Ferrate Meridionali]], km 1.327;<ref>{{Cita|Turchi, 2006|p. 13|harv=y}}</ref>
*[[Società Vittorio Emanuele|Società per le Strade Ferrate Calabro-Sicule]], km 551.<ref>{{Cita libro|nome=Alessandro|cognome=Crisafulli|titolo=Il sistema ferroviario siciliano e l'inchiesta Borsani-Bonfadini|
Altre linee erano divise tra varie Società minori, linee secondarie nelle quali il fine sociale era nettamente prevalente rispetto a quello economico.
Riga 168:
===Le Ferrovie si organizzano sotto la direzione di Riccardo Bianchi===
[[File:640 004-St. Gera.jpg|thumb|Una locomotiva a vapore del gruppo FS 640]]
Direttore Generale dell'Azienda F.S. venne designato l'[[ingegnere]] piemontese [[Riccardo Bianchi]], che era stato già Direttore generale della [[Società per le Strade Ferrate della Sicilia|Rete Sicula]]. Questi univa alle qualità di tecnico di grande valore anche grande capacità amministrativa.<ref>{{Cita libro|nome=Franco|cognome=Bonelli|titolo=Riccardo Bianchi, in Dizionario biografico degli Italiani|volume=10|anno=1968|editore=Biagio-Boccaccio, Istituto della Enciclopedia italiana|città=Roma|pp=169-173
Bianchi fu coadiuvato, fino al [[1907]], da un Comitato di amministrazione e poi da un Consiglio di amministrazione, sotto la presidenza del Ministro dei Lavori Pubblici.
Riga 184:
===Le Ferrovie dello Stato nel [[fascismo|periodo fascista]]===
[[File:Aln 56-1900.jpg|thumb|left|Automotrice Fiat ALn 56 a "completa aderenza" in arrivo nella [[stazione di Paola]]]]
Nel [[1922]] venne sciolto il Consiglio di Amministrazione e imposto un Commissario Governativo; nel [[1924]] venne costituito il [[Ministero delle Comunicazioni]], il Ministro divenne il capo delle FS e il consiglio di amministrazione solo un organo consultivo. Le nuove costruzioni passarono invece al [[Ministero dei Lavori Pubblici]] a cui sono rimaste fino a tempi recenti<ref name="Buzzoli">{{Cita libro|autore=M. Buzzoli|titolo=Ferrovie fra stato e privati|
Il periodo dal [[1920]] al [[1939]] fu uno dei più importanti e densi di grandi lavori e perfezionamenti agli impianti fissi di linee e stazioni, nuove applicazioni tecniche, di mezzi di trazione più potenti e veloci, di materiale trainato più moderno e confortevole, di nuovi sistemi di esercizio ([[Dirigente Centrale (ferrovie)|Dirigenza Centrale]] e [[Dirigente Unico (ferrovie)|Dirigenza Unica]])<ref>{{Cita|Lavadas e Luoni, 2011|pp. 20-21|harv=y}}</ref>.
Riga 201:
Le velocità assolute e quelle commerciali dei treni venivano sensibilmente aumentate, con lo sviluppo del materiale leggero (gli [[elettrotreno|elettrotreni]] tra Roma e Milano impiegavano 5 ore e 38' a coprire i 629 km del percorso), gli orari si perfezionavano con l'introduzione dei primi treni colleganti, senza trasbordo, importanti centri del Nord con altri del Sud d'Italia (nel [[1928]] vennero istituite le prime comunicazioni dirette tra Napoli-Roma-Torino e Milano e viceversa). Il 6 dicembre [[1937]] un elettrotreno [[ETR200|ETR 200]] (con a bordo dei tecnici francesi invitati), viaggiò sulla Roma-Napoli alla velocità di 201 km/h nel tratto fra [[Stazione di Campoleone|Campoleone]] e [[Cisterna di Latina|Cisterna]] (leggenda vuole che alla guida vi fosse [[Benito Mussolini]], ma è, per l'appunto, una leggenda: il treno era condotto dal [[Macchinista ferroviario|macchinista]] Cervellati<ref>{{cita|Cornolò, 1979|harv=y}}</ref>).
Il 20 luglio [[1939]], sul percorso [[Ferrovia Milano-Bologna|Firenze-Milano]], nel tratto fra [[Pontenure]] e [[Piacenza]] l'ETR 212, condotto dal [[Macchinista ferroviario|macchinista]] Cervellati toccò i 203 km/h, stabilendo il primato mondiale per la categoria e dando inizio vero e proprio e con trent'anni di anticipo all'[[alta velocità]] ferroviaria.<ref>{{cita libro|nome=Andrea|cognome=Giuntini|titolo=Il mito della velocità e la retorica del regime|
Il decennio a cavallo degli [[Anni 1920|anni venti]] e [[Anni 1930|trenta]] vide in opera un grande impegno del regime fascista nello sviluppo dei trasporti ferroviari ma riportò indietro le condizioni di lavoro del personale aumentando le ore di lavoro e diminuendo i salari.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=A.Minonne|titolo=Volti della rotaia. in VdR 1839-1939: i centocinquant'anni delle ferrovie italiane|p=40}}</ref>. Una quasi maniacale ricerca della puntualità fece nascere il detto che ''durante il fascismo i treni arrivavano in orario''<ref>{{Cita libro|nome=Stuart|cognome=Joseph Woolf|wkautore=Stuart Joseph Woolf|titolo=L'Italia repubblicana vista da fuori: 1945-2000|p=144|citazione=Era un segno della nuova efficienza del regime fascista che i treni fossero puntuali|anno=2007|editore=il Mulino}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Gian Franco Venè|titolo=Mille lire al mese.Vita quotidiana della famiglia nell'Italia fascista|pp=239-240|anno=1988|editore=Mondadori|città=Milano|citazione=da Milano al Mar Ligure il biglietto costava [...] compensato dall'efficienza, rapidità e puntualità del servizio}}</ref>. Ma è vero che ai mezzi moderni e alle linee ancora poco affollate era unita una disciplina durissima per i macchinisti che lavoravano in condizioni di lavoro molto pesanti, con orari prolungati e rispondevano economicamente, tramite multe e sanzioni, dei ritardi dei treni anche se a volte non dipendenti da loro.
Riga 379:
*{{cita libro|nome=Andrea|cognome=Giuntini|titolo=Il paese che si muove.Le ferrovie in Italia fra '800 e '900|anno=2001|editore=Franco Angeli|isbn=88-464-2640-1}}
*{{cita libro|autore=Gian Guido Turchi|titolo=a Napoli centocinquant'anni fa, Terza fu la Bayard. in iTreni, n.89|anno=1989|editore=Edizioni ETR|città=Salò|cid=Turchi, 1989}}
*{{Cita libro|autore=Gian Guido Turchi|titolo=Strade Ferrate Meridionali:ultimo atto|
*{{Cita libro|autore=Gian Guido Turchi|titolo=90 anni FS|
*{{Cita libro|nome=Giovanni|cognome=Cornolò|titolo=Una leggenda che corre|
*{{cita libro|nome=Giovanni|cognome=Cornolò|titolo=ALe 601,nata per correre|
*{{cita libro|autore=Gian Guido Turchi|titolo=ALe 601,un mito sulle rotaie|
*{{Cita libro|nome=Silvio|cognome=Gallio|titolo=Oggi è un'ora di viaggio - La costruzione della strada ferrata tra Milano e Bologna|anno=2009|editore=CLUEB|città=Bologna|isbn=978-88-491-3173-4|cid=Gallio, 2009}}
*{{cita libro|nome=Stefano|cognome=Maggi|titolo=Tra pubblico e privato.La gestione delle ferrovie nell'800 e primo '900|
*{{cita libro|nome=Antonio|cognome=Cappelletti|titolo=Trattato elementare di costruzione delle strade ferrate italiane|anno=1872|editore=Galle e Omodei editori e libraj|città=Milano|cid=Cappelletti, 1872}}
Riga 433:
*{{cita libro|url_capitolo=http://www.trenidicarta.it/schede/2/2390_Atti_della_Commissione_incaricata_di_studiare_l_applicazione_della_trazione.html|titolo=Regio Ispettorato generale delle strade ferrate|capitolo=Atti della Commissione incaricata di studiare l'applicazione della trazione elettrica alle ferrovie di traffico limitato|città=Roma|editore=Tipografia dell'Unione Cooperativa Editrice|annooriginale=1899|cid=Regio Ispettorato generale delle strade ferrate, 1899}}{{collegamento interrotto}}<!-- 404 il 12/06/2014 -->
*{{Cita libro|nome=Mario|cognome=Loria|titolo=Storia della trazione elettrica ferroviaria in Italia|volume=1|anno=1971|editore=Giunti-Barbéra|città=Firenze}}
*{{Cita libro|nome=Francesco|cognome=Perticaroli|titolo=La questione del sistema nella trazione elettrica ferroviaria e nell'alta velocità|
*{{Cita libro|autore=Gian Guido Turchi|titolo=Cento anni di trazione elettrica|
*{{Cita libro|nome=Felice|cognome=Ippolito|titolo=Amici e maestri, Lo stato e le ferrovie, pag.85 e seg.|anno=1988|editore=edizioni Dedalo|città=Bari|cid=Ippolito, 1988
*{{Cita libro|autore=Collegio Nazionale degli Ingegneri Ferroviari Italiani|titolo=I tecnici nei cento anni delle ferrovie italiane 1839-1939, Alla memoria dei tecnici italiani costruttori ed organizzatori delle ferrovie d'Italia|anno=1940|editore=Zincografia Fiorentina|città=Firenze}}
|