Zerai Deres: differenze tra le versioni
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|Attività2 = patriota
|Nazionalità = eritreo
|PostNazionalità = considerato nella sua patria e in [[Etiopia]]<ref name="Ethiopia Observer">{{cita news|titolo=Februray 1, 1956|pubblicazione=Ethiopia Observer|anno=1956|url=https://books.google.it/books?id=H_rRAAAAMAAJ&q=%22zerai+deres%22&dq=%22zerai+deres%22&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj-_4G-j9XVAhVIvhQKHSCcD4E4FBDoAQg3MAc}}</ref> un eroe nazionale<ref>{{cita web|titolo=The Global Security Architecture, Human Rights Violations and the UN in the 21st Century Part I|sito=Ministero dell'informazione dell'Eritrea|data=7 ottobre 2015
|Immagine = Zerai Deres.jpg
}}
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[[File:I primi fratini cappuccini eritrei con i loro superiori a Segheneiti (Eritrea).jpg|miniatura|destra|I primi fratini cappuccini eritrei con i loro superiori a Saganèiti il 6 novembre 1934: Zerai Deres (quarto da sinistra in alto e contraddistinto con il numero 3) prese il nome di Francesco da Adiyeheys]]
Zerai Deres, di etnia [[Tigrè (popolo)|tigrè]], nacque nel ''[[kebele]]'' di Adiyeheys, nella provincia di Serae, nel 1914 (il 1908 secondo il [[calendario etiopico]]). All'età di due anni rimase orfano di padre, cosicché la famiglia si trasferì ad [[Hazega]], villaggio di origine della madre.<ref>{{
Convertitosi alla fede cattolica, sudiò presso le scuole italiane della colonia, dove imparò la lingua italiana.<ref name=Triulzi/>
Il 6 novembre 1934 entrò, insieme ad altri tredici giovani eritrei, nel primo seminario serafico dei [[frati cappuccini]] di [[Saganèiti]],<ref>{{cita pubblicazione|titolo=I nostri morti: è tornato alla casa del Padre il primo frate africano|pubblicazione=Fra noi|editore=Frati cappuccini di Lombardia|numero=127|mese=marzo|anno=2009|p=7|url=http://www.fraticappuccini.it/new_site/pubblicazioni/Notiziari/MI-FraNoi_127_marzo2009.pdf}}</ref><ref name=zaratbebat>{{cita web|autore=T. Mekonnen|titolo=ታሪኽ-ዘርኣይ-ደረስ|sito=zaratbebat.com|data=11 novembre 2014
Il 6 ottobre 1936 Deres inviò una lettera al Corriere dell'Impero<ref name=Berhane/><ref name=Bureau/><ref name=Triulzi/>, il cui editore aveva chiesto l'abolizione di qualunque forma di promiscuità con i "nativi". Zerai, firmandosi come ''Un nativo'', ricordò all'editorialista di Asmara, che tanto disgustava la presenza di "nativi", che essi erano spesso orgogliosi di essere sudditi italiani, tanto è vero che in Libia, Somalia e nelle recenti guerre contro la propria madrepatria, loro li avevano spesso protetti con i propri corpi, a volte pagando con la propria vita.<ref name=Berhane/><ref name=Triulzi/> Secondo Zerai, non era dunque un'esagerazione dire che i nativi avevano fornito agli italiani i mezzi necessari per il loro sopraggiungere.<ref name=Berhane/><ref name=Triulzi/> Il fraintendimento di così tanti meriti e atti di eroismo compiuti a favore dell'Italia poteva essere indicativo solo di un governo straniero e imperialistico.<ref name=Berhane/><ref name=Triulzi/>
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===Arrivo a Roma===
[[File:Leone di Giuda presso l'obelisco ai Caduti di Dogali a Roma.jpg|miniatura|destra|Il ''[[Leone di Giuda]]'' presso il [[monumento ai Caduti di Dogali]] a Roma, prima della restituzione]]
In seguito al fallito attentato a [[Rodolfo Graziani]] (all'epoca vicerè dell'[[Africa Orientale Italiana]] e governatore generale della [[Scioa]]) avvenuto il 19 febbraio 1937 ad opera di due eritrei, venne effettuata la [[Strage di Addis Abeba|sanguinosa rappresaglia di Addis Abeba]] (conosciuta in Etiopia come ''[[Yekatit 12]]''), che comportò l'uccisione di migliaia di persone e l'arresto di molti nobili aristocratici [[Amhara (popolo)|amhara]], 400 dei quali circa furono in seguito deportati a Roma, [[Longobucco]], [[Mercogliano]], [[Ponza]], [[Tivoli]] e all'[[Asinara]].<ref>{{cita pubblicazione|autore=Giulia Barrera|titolo=Mussolini's colonial race laws and state-settler relations in Africa Orientale Italiana (1935-41)|pubblicazione=Journal of Modern Italian Studies|anno=2013|volume=8|numero=3|p=425-443|lingua=en|DOI=10.1080/09585170320000113770|ISSN=1354-571X}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|curatore=Paolo Borruso|titolo=L'Africa al confino: la deportazione etiopica in Italia, 1937-39|pubblicazione=Strumenti e fonti|volume=27|città=Manduria-Bari-Roma|editore=Piero Lacaita|anno=2003|ISBN=88-88546-26-X}}</ref><ref name="Triulzi"/><ref>{{cita libro|autore=Marco Lenci|titolo=All'inferno e ritorno: storie di deportati tra Italia ed Eritrea in epoca coloniale|editore=BFS|città=Pisa|anno=2004|pp=45-76|ISBN=
Per far fronte alla gestione, Zerai Deres venne assunto dal [[Ministero delle Colonie]] come traduttore per i nobili etiopi deportati in Italia. All'età di 23 anni, Zerai arrivò così a Roma nell'estate del 1937, poco dopo l'arrivo dei primi deportati etiopi.<ref name=Bureau>{{cita libro|autore=Jacques Bureau|titolo=Naissance d'un héros|
Durante il soggiorno a Roma, Zerai Deres seguì attentamente gli avvenimenti della guerra coloniale e con un crescente sentimento di rabbia e impotenza di fronte alle notizie che giungevano dall'Etiopia,<ref name=Triulzi/> traducendo per i ''[[ras (titolo)|ras]]'' abissini le notizie riportate dalla stampa italiana.<ref>{{cita news|autore=Addisalem Mulat|titolo=Ethiopia: The Surviving Nobleman - Prince Mengesha Seyoum|pubblicazione=The Ethiopian Herald|data=
===L'incidente al memoriale dei caduti di Dogali===
[[File:Tre persone ferite da un eritreo impazzito.jpg|miniatura|upright=0.8|sinistra|La notizia pubblicata da ''[[Il Messaggero]]'' (17 giugno 1938)]]
Il 15 giugno 1938,<ref name=Messaggero>{{cita news|titolo=Tre persone ferite da un eritreo impazzito|pubblicazione=[[Il Messaggero]]|data=17 giugno 1938
Mentre intorno a Deres si radunava una piccola folla, un militare italiano tentò di interromperlo nella sua devozione. A questo punto l'eritreo, urlando parole oltraggiose per l'Italia e il [[Duce]] e lodi per il [[Negus]],<ref name=Triulzi/> estrasse una [[scimitarra]]<ref name="The Times"/> colpendo il milite ferroviario Vincenzo Veglia, l'impiegato statale Ferdinando Peraldi e il maresciallo capo di fanteria Mario Izzo, che riportarono ferite lievissime<ref>L'articolo 583 del [[codice penale italiano]] (Codice Rocco) definisce "lievissima" la [[lesione personale]] guaribile in meno di venti giorni</ref> guaribili entro 12 giorni.<ref name=Messaggero/> Secondo alcune fonti giornalistiche dell'epoca, intervenne per fermare l'aggressione anche un garzone di una macelleria,<ref name="The Times"/><ref name=Chicago/> che si scagliò con la propria bicicletta contro l'eritreo, riportando anch'egli un taglio.<ref name=Chicago/> Altre fonti riportano il ferimento di diversi passanti.<ref name=Triulzi/><ref>{{Cita libro|titolo=Rethinking Resistance: Revolt and Violence in African History|autore=Gerrit Jan Abbink|autore2=Mirjam De Bruijn|autore3=Klaas Van Walraven|editore=Mondadori|anno=2003|p=106|lingua=en|ISBN=
Infine, giunsero due soldati che misero fine all'aggressione, esplodendo quattro colpi di pistola in direzione di Zerai Deres<ref name="The Northern Miner"/>, che venne colpito alla coscia in maniera non grave.<ref name=Messaggero/>
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Nel luglio 1939 Tesfazien riuscì finalmente a raggiungere il fratello nel carcere siciliano<ref name=Bureau/>, ma non potè far nulla per liberarlo.
Dopo la morte di Zerai, il fratello lottò duramente per rimpatriare in Eritrea le spoglie,<ref>{{cita libro|autore=Nicholas Lucchetti|titolo=Dallo scandalo Livraghi ai fratelli Deres. Saggi sul colonialismo italiano|città=Tricase|anno=2013|editore=Youcanprint|ISBN=978-88-911-1701-4|}}</ref><ref name=Ambaye/> che furono tumulate all'interno della chiesa di Santa Maria ad [[Hazega]], di fronte alla quale è collocato un monumento che ritrae il patriota insieme a due leoni<ref>{{cita news|titolo=ታሪኽ ዘርአይ ደረስ ፡ ፍርቁ ጽንጽዋይ|pubblicazione=Tesfanews|lingua=am|data=
== Reazioni all'incidente del memoriale di Dogali ==
[[File:RAS Abissini Pd-italy-005.jpg|miniatura|sinistra|''[[Ras (titolo)|Ras]]'' abissini ricevuti a Roma da Mussolini nel 1936]]
In un periodo di tensioni in cui per motivi politici Mussolini stava programmando il rimpatrio in Etiopia di aristocratici abissini sgraditi a Roma<ref>Vedi il telegramma del 24 maggio 1938 inviato dal capo di gabinetto Mergazzi del Ministero dell'Africa Italiano ad Attilio Teruzzi: {{citazione|S.E. il Capo del Governo ha deciso che entro breve termine confinati etiopici Regno siano fatti rientrare in [[Africa Orientale Italiana|AOI]]. Quelli che non presentano pericolosità potranno essere liberati e restituiti paese origine dove dovranno essere sottoposti opportuna vigilanza.}} Citato in {{Cita|Lenci|p. 68}}</ref> (nel luglio del 1939 ne rimarranno a Roma solo una novantina), quel piano venne improvvisamente accelerato quando nel giugno lo stesso Mussolini apprese che Deres, che faceva da interprete per i ''[[ras (titolo)|ras]]'' confinati a Roma, aveva gridato invettive contro l'Italia e lodi a favore di Selassié di fronte al monumento ai Caduti di Dogali.<ref name="boca">{{Cita libro|autore=[[Angelo Del Boca]]|titolo=Gli italiani in Africa Orientale - 3. La caduta dell'Impero|editore=Mondadori||anno=2014|p=273|ISBN=
Informato inoltre che alcune persone erano rimaste gravemente ferite nel tentativo di mettere a tacere Deres, Mussolini andò su tutte le furie e ordinò il rimpatrio totale di tutti i nobili etiopi; tuttavia il rimpatrio proseguì a rilento, a causa del fatto che ogni caso andava giudicato con attenzione e che a Roma risiedevano alcuni dignitari etiopi, tra cui i ''ras'' [[Sejum Mangascià]], Ghetacciù Abaté e Kebbedé Guebret e il ''degiac'' [[Asrate Mulughietà]], sospettati di avere ispirato la protesta di Zerai Deres;<ref>{{cita pubblicazione|autore=Alberto Sbacchi|titolo=Italy and the Treatment of the Ethiopian Aristocracy, 1937-1940|pubblicazione=The International Journal of African Historical Studies|volume=10|numero=2|anno=1977|editore=Boston University African Studies Center|pp=220-221|lingua=en|url=https://www.scribd.com/mobile/document/40399331/Italy-and-the-Treatment-of-the-Ethiopian-Aristocracy-1937-1940}}</ref> per questo motivo [[Attilio Teruzzi]], sottosegretario al [[Ministero delle Colonie|ministero dell'Africa Italiana]], avrebbe preferito esiliare questi ultimi in [[Libia]] o nel [[Dodecaneso]].<ref name="boca"/>
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[[File:Zerai Deres lionized.jpg|miniatura|destra|La vicenda di Zerai Deres venne [[mito|mitizzata]] nel dopoguerra, fino a farlo divenire un eroe nazionale]]
Al termine della seconda guerra mondiale la vicenda di Zerai Deres fu riscritta, [[Mito|mitizzata]], drammatizzata e cantata in Etiopia per celebrare questo eroe della resistenza anticolonialista<ref>Si veda ad esempio {{cita libro|autore=Wolde Giyorgis Wolde Yohannes|titolo=Tarik yallew aymotim (Coloro che hanno fatto la storia non muoiono)|anno=1939 a.M. (1947 a.D.)|lingua=am}} Citato in {{cita pubblicazione|autore=Reidulf K. Molvaer from "Black Lions"|titolo=The father of Ethiopian jounalism|editore=The Red Sea Press|data=
In particolare, grazie alla prevalenza della tradizione orale, si andarono ad aggiungere numerosi e anche contrastanti dettagli che esaltarono il personaggio, fino a farlo divenire, tutt'oggi in Etiopia ed Eritrea, un eroe nazionale che lottò e morì per l'unità del paese.<ref>{{cita libro|autore=Yehwalashet Girma|titolo=The Rape of a Nation|editore=Minerva|anno=1996|p=191|ISBN=
Le diverse ricostruzioni collocano l'incidente del Leone di Giuda in date differenti e nell'ambito di una manifestazione celebrativa, relativa all'anniversario dell'annuncio dell'impero italiano<ref>{{cita libro|autore=Jeff Pearce|titolo=Prevail: The Inspiring Story of Ethiopia's Victory over Mussolini's Invasion, 1935 1941|editore=Skyhorse Publishing|anno=2014|p=581|ISBN=
Altre versioni indicano invece che nel corso della parata Deres, alla vista della statua, con improvviso sentimento di rabbia avrebbe colpito con la spada il primo soldato italiano trovato sul proprio percorso e poi ne avrebbe feriti e uccisi numerosi altri,<ref>{{cita web|titolo=Lion of Judah Monument|sito=Afrotourism|url=http://afrotourism.com/attraction/lion-of-judah-monument/|lingua=en}}</ref> forse cinque o più,<ref name="Eritrea">{{cita libro|autore=Roy Pateman|titolo=Eritrea: even the stones are burning|editore=The Red Sea Press|anno=1998|p=59|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=NGiDTqf5YYAC&pg=PA59&dq=zerai+derres+lion&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjqm4XT5NfVAhVLWRoKHWCJA_QQ6AEINjAC#v=onepage&q=zerai%20deres&f=false}}</ref> prima di essere arrestato o ucciso sul posto dai fascisti.<ref name="Imperial Monuments of Ethiopia">{{cita web|titolo=Imperial Monuments of Ethiopia (part 3)|accesso=15 agosto 2017|lingua=en|url=http://www.haileselassie.net/imperial-monuments-of-ethiopia-part-3/}}</ref>
=== Nella cultura di massa ===
Il 22 ottobre 1945 il quotidiano governativo in lingua inglese ''The Ethiopian Herald'' pubblicò il [[necrologio]] di Zerai Deres intitolato ''La morte chiama a se uno dei più grandi patrioti etiopi''.<ref>{{cita pubblicazione|titolo=Death claims one of Ethiopian oustanding Patriot|pubblicazione=The Ethiopian Herald|data=
Ethiopia News|data=2 luglio 1948
In occasione del giubileo d'argento dell'incoronazione dell'imperatore d'Etiopia (avvenuto nell'anno 1948 del [[calendario etiopico]], corrispondente al 1955-1956) vennero pubblicate un gran numero di opere in lingua amarica:<ref>{{cita pubblicazione|autore=P. Comba|titolo=Une année de publications en langue amharique|pubblicazione=Annales d'Ethiopie|anno=1957|volume=2|numero=1|pp=253-264|lingua=fr|url=http://www.persee.fr/doc/ethio_0066-2127_1957_num_2_1_1280}}</ref> fra queste diversi drammi teatrali a tema storico aventi come soggetto l'invasione italiana, compresa la ''Storia di un patriota eritreo: Zerai Deres'' (ታሪክ በቲያትር መልክ: ዘርዓይ ደረስ, ''Tārik ba-tiyāter malk: Zarʻāy Daras'') scritta da Antanah Alamù.<ref>{{cita pubblicazione|autore=Antanah Alamù|titolo=Tārik ba-tiyāter malk. Zarʻāy Daras|editore=Artistic Press|anno=1957|lingua=am|url=http://digital.soas.ac.uk/LOAA003472/00001/1x}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Jane Plastow|capitolo=The Italian occupation and after|
Negli anni 1970 la vicenda del patriota eritreo venne narrata nell'opera teatrale ''Gamoraw: Zerai Deres'', scritta dalla commediografa etiope Yelma Manaye<ref>{{cita libro|autore=Yilma Manaye|titolo=Zeraye Derese|editore=St. George Publishers|anno=1971|p=222|url=https://books.google.it/books/about/Zeraye_Derese.html?id=ynOktwAACAAJ}}</ref> ed interpretata da [[Wegayehu Nigatu]] (1944-1990), all'epoca noto attore presso il [[Teatro nazionale etiope]] di Addis Abeba.<ref>{{cita web|titolo=Wegayehu Negatu - The late senior performer: Biography in Brief|sito=Wegayehu Negatu Art Center|città=Washington|url=http://blengrafix.com/wegayehu/bio.htm|lingua=en|accesso=
Il [[poeta laureato]] etiope [[Sagaye Gabra Madhen]] ha composto negli anni 1980 un'opera teatrale storica basata sulla vicenda di Zerai.<ref>{{cita pubblicazione|autore=Negussay Ayele|titolo=Poet laureate Tsegaye Gabre-Medhin of Ethiopia: A Short Walk Through His Literary Park|anno=2012|url=https://ethiopianarchive.files.wordpress.com/2012/05/poet-laureate-tsegaye-by-professor-negussay-ayele.pdf|lingua=en}}</ref>
Nelle [[arti visive]], il patriota è stato il soggetto di sculture, tra cui quella di [[Tadesse Mamecha]] del 1971.<ref>{{cita web|titolo=A Chronology of 20th Century Ethiopian Art|sito=Ethiopian Art|url=http://www.ethiopianart.org/chronology/chronology.php?greater=1970&less=1979|accesso=
La Zerai Deres Band è stata un gruppo musicale eritreo attivo dagli anni 1970 e specializzato nella musica jazz e folk.<ref>{{cita libro|autore=|titolo= Community Music Today|curatore=Kari K. Veblen,David J. Elliott,Stephen J. Messenger,Marissa Silverman|editore=Rowman & Littlefield|anno=2013|p=67|url= https://books.google.it/books?id=lfYplTewtr8C&pg=PA67}}</ref>
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Nel 1966, quando la statua del Leone di Giuda venne restituita all'Etiopia, durante la cerimonia della sua nuova erezione ad [[Addis Abeba]], l'imperatore [[Hailé Selassié]] ricordò il gesto patriottico di Zerai Deres.<ref>{{cita pubblicazione|autore=Maurício Waldman|titolo=A história de Zerai Deres: heroísmo africano & memória de África|pubblicazione=Brasil Angola Magazine|numero=11|anno=2013|lingua=pt|url=http://mw.pro.br/mw/hist_zerai_deresBAngola.pdf}}</ref>
Dopo la [[Guerra civile in Etiopia|rivoluzione etiope del 1974]], il regime [[Derg]] aveva deciso di rimuovere la statua in quanto simbolo monarchico. Tuttavia, gli anziani membri dell'associazione di veterani di guerra fecero appello al Derg di considerare la memoria di Zerai Deres e del suo sacrificio anfifascista ispirato da questo stesso simbolo; questa richiesta riuscì a salvare la statua, che così ancora oggi si trova nella piazza della [[Stazione di Addis Abeba|stazione ferroviaria di Addis Abeba]].<ref>{{cita libro|autore=Richard Deiss|titolo=Der Lebkuchenbahnhof am Ende der Welt: Kleine Geschichten zu 222 Bahnhöfen in Afrika, Asien und Ozeanien|editore=BoD|anno=2013|lingua=de|p=9|ISBN=
La prima nave della [[marina militare etiope]], donata dalla [[United States Navy]] nel 1956, fu intitolata a Zerai Deres.<ref name="Ethiopia Observer"/><ref>{{cita news|autore=Addisalem Mulat|titolo=Ethiopia's Navy Founder|pubblicazione=The Ethiopian Herald|data=
La piazza principale di [[Asmara]], in cui hanno sede la [[Banca d'Eritrea|Banca nazionale d'Eritrea]] (ex palazzo della Banca d'Italia), il palazzo centrale delle poste e altri uffici governativi, in epoca coloniale era chiamata piazza Roma, ma dopo l'indipendenza del paese venne ridenominata e intitolata alla memoria del patriota Zerai Deres.<ref>{{cita web|titolo=Public buildings in Asmara|sito=asmera.nl|lingua=en|url=http://www.asmera.nl/asmara-government.htm}}</ref> Inoltre, sono a lui dedicate anche strade, scuole, alberghi e ristoranti.
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== Bibliografia ==
*{{cita libro|autore=Ateneh Alemu|titolo=Zerai Deress|città=Addis Abeba|editore=Berhanena Selam Printing Enterprise|anno=1955-1956}}
*{{cita libro|autore=Hedat Berhane|titolo=Zeray Deres, 1914–1945|
*{{cita libro|autore=Jacques Bureau|titolo=Naissance d'un héros|
*{{Cita libro|autore=[[Angelo Del Boca]]|titolo=Gli italiani in Africa Orientale - 3. La caduta dell'Impero|editore=Mondadori||anno=2014|ISBN=
*{{cita libro|autore=Nicholas Lucchetti|titolo=Dallo scandalo Livraghi ai fratelli Derres. Saggi sul colonialismo italiano|città=Tricase|anno=2013|editore=Youcanprint|ISBN=978-88-911-1701-4|pp=98}}
*{{cita libro|autore=Yelmā Mānāyé|titolo=Gamorāw: Zarʻāy Daras|città=Etiopia|anno=1971|lingua=am}}
*{{cita libro|autore=[[Alessandro Triulzi]]|curatore=Paolo Bertella Farnetti|curatore2=Cecilia Dau Novelli|titolo=Across the Mediterranean. Acknowledging Voices and Silences of (Post)Colonial Italy|
== Voci correlate ==
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