Decessi durante le ascensioni all'Everest: differenze tra le versioni

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[[File:Mount Everest North Face.jpg|thumb|ALTalt=Foto a colori della parete Nord dell'Everest|La parete Nord dell'Everest]]
Il monte [[Everest]] 8848 m [[s.l.m.]] è la montagna più alta del mondo, e per questo motivo è una cima di grande richiamo e fascino per gli alpinisti. Tuttavia, a causa delle difficoltà oggettive della scalata e poiché la parte superiore degli itinerari di ascensione si svolge nella [[zona della morte]], più di 200 persone sono morte cercando di raggiungere la vetta. Molti si chiedono cosa spinge una persona a scalare una montagna così pericolosa e cosa si prova ad essere lassù, e su questi quesiti il famoso alpinista Simone Moro ha risposto{{sf}}:
{{Citazione|La motivazione viene dall'interno e non dall'esterno, nasce dalla passione, ed è difficile resistere alla passione, la scalata è un'attrazione che vince su tutti i ragionamenti! La scalata avviene a ritmi lenti, 50/80 metri di scalata in un'ora, si va lentamente sulla vetta, e se arriva brutto tempo lentamente si torna indietro. Oltre gli 8.000 metri l'ossigeno è quasi assente, le capacità fisiche sono annullate, il corpo umano non vive ma sopravvive. Arrivati in cima si prova un senso di piccolezza e non di onnipotenza, si vede la rotondità del globo, e fin quando il tempo è sereno è tutto gioioso, ma lassù il tempo cambia velocemente, e l'arrivo di una bufera può essere fatale. La vera "vetta" però non è la cima, ma il campo base, perché in cima sei solo a metà "strada", poi devi farti la discesa.}}