Disastro della Bovisa: differenze tra le versioni

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Alle 11 del mattino del 10 novembre un carro cisterna delle ferrovie austriache, rimasto in Italia allo scoppio della guerra, veniva trainato da una locomotiva sul binario morto dello stabilimento con un carico proveniente da Savona di {{formatnum:15000}} litri di xilolo, un derivato del [[benzolo]], che doveva essere scaricato presso la Boston Blacking Company in uno dei due grandi serbatoi interrati posti sotto il cortile che divideva gli uffici dallo stabilimento; i due serbatoi erano collegati all'esterno da due tubi metallici che, passando attraverso la cantina degli uffici, affioravano di fronte alla palazzina di fianco al binario morto, in modo che lo xilolo potesse essere scaricato nei serbatoi collegando dei tubi di gomma ai bocchettoni di carico dei due tubi metallici. Al momento della tragedia i tubi di gomma erano avvitati ai bocchettoni e il liquido scorreva dal vagome cisterna ai serbatoi.
[[File:Ada-Ranzini-Credit-Carla-De-Bernardi-1024x721.jpg|thumb|rightleft|La tomba di Ada Ranzini al Monumentale di Milano]]
 
Il bambino della portinaia, di nove anni, che sorvegliava lo scarico controllando che nessuno calpestasse il tubo di gomma, vide delle lingue di fuoco scaturire dal tubo e, dando l'allarme, fuggì scampando allo scoppio che avvenne immediatamente dopo distruggendo l'intero fabbricato degli uffici e della portineria.
 
[[File:Ada-Ranzini-Credit-Carla-De-Bernardi-1024x721.jpg|thumb|right|La tomba di Ada Ranzini al Monumentale di Milano]]
L'esplosione e il conseguente incendio uccisero sette persone: il direttore statunitense Hopking, il cassiere Emilio Torreggiani, Adele Cambieri, Ada Ranzini, la portinaia margherita Mammoli maritata Bicchi e la figlia Maddalena di dodici anni, la signorina Stlatter.