Paolo Veronese: differenze tra le versioni

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[[File:Paolo Veronese - Lamentation over the Dead Christ - WGA24758.jpg|thumb|Paolo Veronese, ''[[Compianto sul Cristo morto (Veronese)|Lamentazione su Cristo morto]]'', 1548, [[Museo di Castelvecchio]], [[Verona]]]]
 
Il suo apprendistato si svolse a Verona nella bottega di [[Antonio Badile]] (secondo Vasari fu anche allievo di [[Giovanni Caroto|GiovanniGiovan Francesco Caroto]]<ref group=N>Vasari dice: ''Costui essendo in Verona nato d’uno scarpellino o, come dicono in que’ paesi, d’un tagliapietre, et avendo imparato i principii della pittura da Giovanni Caroto veronese''.</ref><ref name=S243>{{cita|Schweikhart, 1974|p. 243}}.</ref>). È opinione condivisa tra gli storici dell'arte, tuttavia, che questa iniziale formazione non ebbe influenze rilevanti sul futuro stile del Veronese, mentre notevole importanza, a partire dal [[Vasari]],<ref group=N>Il Vasari non dedicò al Veronese uno specifico capitolo biografico (una ''[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori|Vita]]''). Le notizie relative all'opera di Paolo Caliari sono contenute nella biografia di [[Battista Franco]] nell'edizione giuntina del trattato vasariano, stampata nel 1568.</ref> è attribuita al rapporto che il giovane Paolo ebbe con l'architetto e suo mentore [[Michele Sanmicheli]],<ref group=N>Nel capitolo di ''Le Vitae'' dedicato a Sanmicheli, Vasari accenna a Paolo Caliari: ''È similmente veronese un Paulino pittore che oggi è in Vinezia in bonissimo credito, conciò sia che non avendo ancora più di trenta anni, ha fatto molte opere lodevoli.''</ref> che lo introdusse alle innovazioni manieristiche sia di ascendenza tosco-romana, la cui fonte è [[Giulio Romano]], a lungo attivo nella vicina Mantova, sia di stampo emiliano, riferibili all'opera del [[Correggio (pittore)|Correggio]] e del [[Parmigianino]].<ref name="MA21"/>
[[File:Veronese Gerechtigkeit Maessigung.jpg|thumb|left|''Giustizia'' (sinistra) e ''Temperanza'' (destra), [[affresco]] attribuito a Caliari e [[Giovanni Battista Zelotti|Giambattista Zelotti]] facente parte del ciclo di villa Soranzo, oggi conservati nella [[sagrestia]] del [[Duomo di Castelfranco Veneto]].<ref>{{cita|Marini e Aikema, 2014|p. 50}}.</ref>]]
La prima opera databile del Veronese è ''Resurrezione della figlia di Giairo'', dipinta intorno al 1546, per la cappella Avazi della [[chiesa di San Bernardino (Verona)|chiesa di San Bernardino]] di Verona. L'originale è andato perduto nel 1696 ma al [[museo del Louvre]] ne è conservata una copia in formato ridotto.<ref name="MA21"/> Già le sue opere giovanili, eseguite a Verona, testimoniano la precoce attenzione del Veronese alla "maniera moderna", come la ''[[Pala Bevilacqua-Lazise]]'' del 1548, realizzata per la cappella funeraria della famiglia committente nella [[chiesa di San Fermo Maggiore]]<ref>{{cita|Pignatti, 1976|p. 13}}.</ref> (oggi nel [[Museo di Castelvecchio]]), la cui complessità compositiva evidenzia il superamento dello stile del Badile e per l'appunto il recepimento di influssi manieristici.<ref>{{cita|Marini e Aikema, 2014|p. 42}}.</ref>