Numeriano: differenze tra le versioni

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Abbandonò forse i territori conquistati per far ritorno nella capitale, ma venne ucciso dal suocero e [[prefetto del pretorio]] [[Arrio Apro]], che sperava di succedergli sul trono imperiale. Secondo alcuni resoconti storici, essendosi ammalato agli occhi, il suocero gli consigliò di viaggiare in una lettiga chiusa e approfittò del fatto che non potesse apparire alla presenza dei soldati per assassinarlo. Scoperto il cadavere, l'esercito proclamò tuttavia imperatore Diocle che cambiò il suo nome nel più "latino" [[Diocleziano]] e mise immediatamente a morte Apro. Carino, rimasto a Roma concesse onori divini al fratello assassinato e fu quindi ucciso dal proprio esercito mentre combatteva contro Diocle.
 
Secondo alcuni storici, la versione precedente sarebbe invece una propaganda romana, volta a nascondere la sconfitta di Numeriano per mano del sovrano sasanide [[VahramBahram II]] e la conseguente morte dell'imperatore romano.<ref>Mazzarino, p. 68.</ref> Di tale sconfitta vi sarebbe eco in un brano di [[Giovanni Zonara]], in cui Numeriano, sconfitto, è scotennato vivo dai suoi nemici,<ref>Zonara, XII, 30, citato in Mazzarino, pp. 82-84.</ref> e in [[Giovanni Malalas]], in cui Numeriano, che prima di iniziare la campagna contro i Persiani manda a morte il vescovo di [[Antiochia di Siria|Antiochia]] [[Babila di Antiochia|Babila]], viene sconfitto, assediato in [[Carre]], catturato e scuoiato.<ref>Malalas, XII.</ref> Al di là della veridicità della morte per scotennamento, episodio ricalcato su quello di [[Valeriano]], questa sconfitta renderebbe inutile la rinuncia alle terre conquistate e la morte per mano di Apro, cui non avrebbe giovato perdere il genero mentre [[Marco Aurelio Carino]] era ancora in vita.<ref>Mazzarino, pp. 85-90.</ref> In tal caso è possibile che nel rilievo di [[Naqsh i Rustam]] l'imperatore romano caduto sia Numeriano.<ref>Mazzarino, p. 90.</ref>
 
[[Nemesiano]], un poeta africano di lingua latina, progettò di comporre un poema sulle imprese di Caro e Numeriano, ma senza mai iniziarlo.<ref>Nemesiano, ''Cynegetica'', 65-73. Southern, p. 285.</ref>