Gianni Rodari: differenze tra le versioni

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Nel [[1937]] Rodari si diplomò come maestro presso [[Gavirate]]. Nel [[1938]] fece il precettore a [[Sesto Calende]], presso una famiglia di ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania. Nel [[1939]] si iscrisse alla Facoltà di Lingue dell'[[Università Cattolica del Sacro Cuore]] di [[Milano]], abbandonando però i corsi dopo pochi esami. Insegnò in seguito a [[Brusimpiano]], [[Ranco]] e [[Besozzo|Cardana di Besozzo]]. Come egli stesso disse, la sua scuola non fu grandiosa a causa della sua giovane età, tuttavia si rese conto che fu una scuola divertente dove i bambini utilizzavano la fantasia addirittura per aiutarlo a correggere le sue stesse opere: questa, insieme a molte altre, fu una delle caratteristiche basilari di Rodari, che lo faranno sempre riconoscere per la sua originalità.
 
Durante la [[Seconda guerra mondiale]] venne esonerato dal [[servizio militare]] a causa della salute cagionevole. Intanto vinse il concorso per maestro e insegnò come supplente a [[Uboldo]]. Nel dicembre del [[1943]] venne richiamato alle armi dalla [[Repubblica Sociale Italiana|Repubblica di Salò]] e assegnato all'ospedale milanese di [[Baggio (Milano)|Baggio]]. Traumatizzato dalla perdita dei suoi due migliori amici (Nino Bianchi, morto nel naufragio della nave ''[[Calipso (torpediniera 1938)|Calipso]]'' nel Mediterraneo all'inizio della guerra, e Amedeo Marvelli, deceduto durante la campagna di Russia) e dall'internamento del fratello presso un [[campo di concentramento]] nazista in Germania, prese contatti con la [[Resistenza italiana|Resistenza]] lombarda, gettò l'uniforme ed entrò in clandestinità; quindi si avvicinò al [[Partito Comunista Italiano]], a cui si iscrisse il 1º maggio [[1944]].
 
Dopo la [[Caduta della Repubblica Sociale Italiana|Liberazione]] del 25 aprile [[1945]] iniziò la carriera giornalistica in [[Lombardia]], dapprima con il giornaletto ciclostilato ''Cinque punte'', poi dirigendo ''L'Ordine Nuovo'', periodico della Federazione Comunista di [[Varese]]. Nel frattempo pubblicò alcune trascrizioni di leggende popolari e dei racconti anche con lo pseudonimo di Francesco Aricocchi. Nel [[1947]], approdò a ''[[L'Unità]]'' di Milano, su cui, due anni dopo, iniziò a curare la rubrica ''La domenica dei piccoli''.