Vittorio Emanuele II di Savoia: differenze tra le versioni

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La notizia dell'incontro di Plombières trapelò nonostante tutte le precauzioni. Napoleone III non contribuì a mantenere il segreto delle sue intenzioni, se esordì con questa frase all'ambasciatore austriaco:
{{Citazione|Sono spiacente che i nostri rapporti non siano più buoni come nel passato; tuttavia, vi prego di comunicare all'Imperatore che i miei personali sentimenti nei suoi confronti non sono mutati.<ref>Piero Mattigana, ''Storia del risorgimento d'Italia dalla rotta di Novara dalla proclamazione del regno d'Italia dal 1849 al 1861 con narrazioni aneddotiche relative alla spedizione di Garibaldi nelle due Sicilie: Opera illustrata con incisioni eseguite da valenti artisti'', Volume 2,Ed. Legros e Marazzani, 1861, pag.12</ref>}}
Dieci giorni dopo, il 10 gennaio [[1859]], Vittorio Emanuele II si rivolse al parlamento sardo con la celebre frase del «[[grido di dolore]]», il cui testo originale è conservato nel castello di [[Sommariva Perno]].<ref>Il testo fu redatto da Cavour, che ne inviò una copia a Napoleone III. Questi, ritenendolo poco energico, pensò di sostituire l'ultimo periodo con quello che poi entrò nella tradizione storica. (in [http://www.sapere.it/enciclopedia/grido+di+dol%C3%B3re.html ''Sapere.it''])</ref>
{{Citazione|Il nostro paese, piccolo per territorio, acquistò credito nei Consigli d'Europa perché grande per le idee che rappresenta, per le simpatie che esso ispira. Questa condizione non è scevra di pericoli, giacché, nel mentre rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi!|Vittorio Emanuele II, 10 gennaio [[1859]]}}