Partito Comunista dell'Unione Sovietica: differenze tra le versioni

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Il '''Partito Comunista dell'Unione Sovietica''', noto anche con l'[[acronimo]] '''PCUS''' ({{russo|Коммунистическая Партия Советского Союза, КПСС|Kommunističeskaja Partija Sovetskogo Sojuza, KPSS}}), è stato un [[partito politico]] di orientamento [[marxismoMarxismo-leninismo|marxista-leninista]].<ref>{{cita|Evans|p. 9}}.</ref>
 
Nato come [[corrente politica|corrente]] [[bolscevismo|bolscevica]] del [[Partito Operaio Socialdemocratico Russo]] nel 1903, si sviluppò successivamente come partito autonomo e fu protagonista dei moti rivoluzionari che interessarono l'[[Impero russo]] nella prima parte del XX secolo fino a guidare con successo la [[Rivoluzione d'ottobre]] del 1917, a seguito della quale avviò la trasformazione della Russia in uno [[Stato socialista]] e diede vita all'[[Unione Sovietica]] (dicembre 1922).<ref>{{cita|''Kommunističeskaja Partija Sovetskogo Sojuza''|p. 544}}.</ref><ref name=dizst>{{cita|''Partito comunista dell'Unione Sovietica''}}.</ref>
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Considerandosi avanguardia del [[proletariato]] nella fase transitoria di costruzione del [[socialismo]] prima e del [[comunismo]] poi, il partito rivestì il ruolo di guida del Paese, all'interno della base teorica costituita dall'[[ideologia]] [[marxismo-leninismo|marxista-leninista]], vista come fondamento scientifico della trasformazione rivoluzionaria della società.<ref>{{cita|Zajcev|col. 650}}.</ref> Fu inoltre punto di riferimento del movimento socialista mondiale nell'ambito dell'[[Internazionale Comunista]] (1919-1943) e, dopo la vittoria nella [[seconda guerra mondiale]], nel contesto della [[guerra fredda]].<ref name=dizst/><ref>{{cita|Bezborodov, Eliseeva|p. 7}}.</ref>
 
Il ruolo centrale del partito nella politica dell'URSS venne esplicitato nella [[Costituzione sovietica del 1936]]<ref>{{cita|Boffa 1990²|p. 206}}.</ref> e in modo ancora più netto in [[Costituzione sovietica del 1977|quella del 1977]], che pose la descrizione della funzione dirigente del PCUS tra i principi fondamentali.<ref>{{cita|Codevilla|p. 308}}.</ref> Il partito perse il monopolio del [[potere politico]] nel 1990 durante il periodo della [[perestrojka]], quando vennero tentate riforme finalizzate al rafforzamento dell'apparato istituzionale,<ref group=Nota>Nel 1990 «il partito rinuncia alla sovranità sino ad allora indiscussa» (v. {{cita|Codevilla|p. 441}}).</ref> e cessò la propria attività l'anno successivo nella fase di [[dissoluzione dell'Unione Sovietica]].<ref>{{cita|Bezborodov, Eliseeva|pp. 5-9}}.</ref> Oggi il [[Partito Comunista della Federazione Russa]], pur non essendo legalmente correlato al PCUS, ne continua idealmente l'azione nella Russia federale.
 
Il PCUS assunse la propria denominazione definitiva a partire dal 1952, mentre fino al 1918 si chiamò Partito Operaio Socialdemocratico Russo (bolscevico), in sigla POSDR(b); dal 1918 al 1925 Partito Comunista Russo (bolscevico), o PCR(b); e dal 1925 al 1952 Partito Comunista di tutta l'Unione (bolscevico), o PCU(b).<ref name=kbs>{{cita|''Kommunističeskaja partija''}}.</ref><ref>{{cita|Bezborodov, Eliseeva|p. 10}}.</ref>
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[[File:Friedrich Engels.jpg|thumb|left|Friedrich Engels]]
 
La filosofia marxista-leninista si fonda sul [[materialismo dialettico]], che considera il mondo come una totalità in divenire mossa da contraddizioni interne reali, e sul [[materialismo storico]], che interpreta la storia come un susseguirsi di forme socio-economiche che conduce necessariamente al comunismo. L'economia politica del marxismo-leninismo giunge a sua volta alla necessità storica del passaggio dal capitalismo al socialismo e poi al comunismo partendo dalla [[Teoria marxiana del valore|teoria del valore-lavoro]] e dall'appropriazione del [[Teoria marxiana del valore#Il plusvalore|plus-valore]] da parte del [[Capitale (economia)|capitale]], che riduce il proletariato allo stremo spingendolo alla rivoluzione.<ref name=ls103/> Alla luce di tali basi filosofiche e economiche, la dottrina politica diventa la guida che determina i percorsi e le forme della [[Prospettiva del conflitto|lotta di classe]], della rivoluzione socialista, della costruzione del socialismo e del comunismo<ref>{{cita|Kovalëv|p. 346}}.</ref> attraverso la [[dittatura del proletariato]].<ref>{{cita|Mitin|p. 391}}.</ref> Questa componente, che dagli anni sessanta venne detta "comunismo scientifico",<ref name=ls103/> viene considerata una scienza autonoma che fornisce il metodo alle scienze particolari e alla ricerca empirica.<ref name=ls104>{{cita|Losada Sierra|p. 104}}.</ref> Fedele all'[[Internazionalismo proletario]], teoria marxista sintetizzabile nell'aforisma coniato dal filosofo di Treviri "''[[Proletari di tutti i paesi, unitevi!]]''", il PCUS spinse parallelamente verso il cosiddetto [[Patriottismo socialista sovietico|patriottismo socialista sovietico]], che non era però, secondo i vertici del Partito, un atteggiamento nazionalista (e perciò in antitesi con l'internazionalismo proletario).
 
L'ideologia marxista-leninista, considerata coincidente con il punto di vista della classe operaia,<ref name=mit390/> contribuì a legittimare il ruolo di leadership nel paese e nella società del partito,<ref name=ev3>{{cita|Evans|p. 3}}.</ref> che si riteneva erede, custode e creativo continuatore dell'elaborazione di Marx, Engels e Lenin.<ref name=ls103/> In quest'ottica i dirigenti del partito e dell'URSS riuscirono fino agli anni ottanta a conservare un equilibrio tra i principi ideologici basilari e le innovazioni di volta in volta proposte, presentate come applicazione al presente delle teorie fondanti.<ref name=ev3/> Le revisioni teoriche staliniane, incentrate in particolare sull'idea del socialismo in un solo paese, furono seguite da quelle di Chruščëv, fondate sui concetti di [[coesistenza pacifica|coesistenza]], competizione e transizione pacifiche e sulle idee dello Stato e del partito "di tutto il popolo", che contrastavano con le teorie della guerra, della rivoluzione e della politica di classe e che portarono il [[Partito Comunista Cinese]] ad accusare il PCUS di [[revisionismo]].<ref>{{cita|Eliseeva|pp. 276-278}}.</ref>