Legio I Italica: differenze tra le versioni

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Intanto un nuovo pretendente al trono imperiale si era fatto avanti, il comandante delle legioni orientali [[Tito Flavio Vespasiano]], che ottenne anche il sostegno delle legioni danubiane. Quando l'esercito di Vitellio lasciò Roma per andare incontro al nemico, alla fine della colonna erano la I ''Italica'', la XXI ''Rapax'' e le [[vessillazione|vessillazioni]] delle legioni britanniche,<ref>Tacito, ''Hist.'', ii.100.</ref> inviate in anticipo a [[Cremona]] da Cecina.<ref>Tacito, ''Hist.'', iii.14.</ref> Senza comandante, a seguito di un fortunato scontro della loro cavalleria, le legioni britanniche uscirono dalla città, ma furono sconfitte dalle truppe di Vespasiano guidate da Vipsanio Messala e costrette a tornare entro le mura cittadine.<ref>Tacito, ''Hist.'', iii.18.</ref> Nel frattempo sopraggiunsero la I ''Italica'' e la XXI ''Rapax'', che si gettarono nottetempo nella mischia per aiutare i loro camerati; nella confusione e nell'oscurità persero di coesione, furono sconfitte e deposero le armi ([[seconda battaglia di Bedriaco]], 24 ottobre).<ref>Tacito, ''Hist.'', iii.22.</ref>
 
Subito dopo la vittoria, Vespasiano disperse per tutto l'impero le legioni di Vitellio;<ref>Tacito, ''Hist.'', iii.35.</ref> la I ''Italica'' fu mandata in [[Mesia]], dove il nuovo governatore, [[Gaio Fonteio Agrippa]], la tenne impegnata in una guerra assieme ad altre legioni di Vitellio di dubbia lealtà a Vespasiano.<ref>Tacito, ''Hist.'', iii.46.</ref> L'esercito mesico subì una cocente sconfitta nell'inverno 69/70 per mano dei [[Sarmati]] che avevano invaso la provincia, e Agrippa fu ucciso in questa occasione.<ref>Flavio Giuseppe, ''Guerra giudaica'', vii.4.3.</ref> Dopo che il nuovo governatore [[Rubrio Gallo]] riuscì a scacciare i Sarmati dalla Mesia, le truppe, sia legioni che ausiliari, furono riorganizzate, e la I ''Italica'' fu spostata (o rimase) a ''[[Novae]]'' ([[SvishtovSvištov]], [[Bulgaria]]).<ref name="I Italica">{{AE|1965|134}}; {{AE|1965|135}}a; {{AE|1966|345}}; {{AE|1972|528}}; {{AE|1973|480}}a-b; {{AE|1975|754}}a; {{AE|1987|866}}b; {{AE|1995|1334}}; {{AE|1996|1340}}a; {{AE|1998|1130}}; {{AE|1998|1132}}; {{AE|1998|1133}}; {{AE|2004|1243}}; {{CIL|3|750}} (p 992, 1338); {{CIL|3|6239}}a; {{CIL|3|7438}}; {{CIL|3|7441}}; {{CIL|3|7617}}; {{AE|1999|1333}}; {{AE|1987|863}}; {{AE|1999|1335}}; {{AE|1999|1332}}; {{AE|1972|526}}; {{AE|1937|97}}; {{AE|1988|984}}; {{AE|1932|53}}; {{AE|1985|735}}; {{AE|1982|849}}; {{AE|1996|1339}}; {{AE|1968|454}}a; {{AE|1991|1374}}; {{AE|1983|878}}; {{AE|1993|1364}}a; {{AE|1990|863}}; {{AE|1944|14}}; {{CIL|3|6232}}.</ref>
 
===Da Vespasiano a Settimio Severo===