Unione Sovietica: differenze tra le versioni

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Aggredita dalle truppe di [[Hitler]] con l'[[operazione Barbarossa]], iniziata il 22 giugno [[1941]], l'Unione Sovietica vide la porzione occidentale del territorio rapidamente occupata dal nemico, che vi commise eccidi e devastazioni. Grazie anche al trasferimento a oriente delle [[industrie belliche]], reso possibile dal periodo di pace guadagnato con il patto di non aggressione con la [[Germania nazista]], e ai massicci aiuti in armi e altro equipaggiamento ricevuti da [[Stati Uniti]] e [[Gran Bretagna]],<ref>{{en}} [[Winston Churchill]], ''The second World War'', London, Cassel & Company Ltd, 1964: vol. 6 (''War comes to America''), pp. 84-89; ''ibidem'', vol. 8 (''Victory in Africa''), pp. 312-313; ''ibidem'', vol. 12 (''Triumph and Tragedy''), pp. 191-192.</ref> l'Unione Sovietica riuscì a bloccare l'invasione e, a partire dalla vittoriosa [[battaglia di Stalingrado]], a respingere le truppe dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]]. L'avanzata dell'Armata Rossa si concluse a [[Berlino]] nel maggio [[1945]].
 
Tra il 4 e l'11 febbraio del 1945 nel [[palazzo imperiale di Livadia]] si tenne la [[Conferenza di Jalta|conferenza di Yalta]], il più famoso degli incontri fra [[Stalin]], [[Winston Churchill|Churchill]] e [[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]], nei quali fu deciso quale sarebbe stato l'assetto politico internazionale al termine della [[seconda guerra mondiale]]. In particolare a Yalta furono poste le basi per la divisione dell'[[Europa]] e del mondo in zone di influenza. In seguito agli accordi di Yalta l'Unione Sovietica dichiarò guerra all'[[Impero Giapponese]] l'8 agosto 1945 (nonostante fosse ancora in vigore con l'[[Impero Giapponese]] il patto di non aggressione del 1941) e il giorno successivo lanciò un milione di [[soldati]] veterani del [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]] contro la [[Manciuria]], dove erano di stanza circa 700. 000 giapponesi.<ref>{{cita libro|cognome=Gilbert|nome=Martin|titolo=La grande storia della [[seconda guerra mondiale]]nell'anno=1989|ISBN=978-88-04-51434-3|pagina=818}}</ref>
 
Entro una settimana la regione, la Corea settentrionale e [[Sachalin]] furono occupate; nelle [[Isole Curili|Curili]] invece la resistenza nipponica fu più aspra, ma il 23 agosto furono parimenti conquistate.<ref>{{cita libro|autore=AA.VV.|titolo=La seconda guerra mondiale|volume=II|anno=2010|editore=Mondadori|città=Verona|pagina=292}}</ref> La vittoria riportata sulle truppe della Germania nazista, dell'Italia fascista e dei loro alleati ebbe però un elevatissimo costo in vite umane e distruzioni materiali: {{Senza fonte|25. 568. 000 di vittime, di cui 8. 668. 000 soldati e 16. 900. 000 civili, nonché la distruzione di 1. 700 città, 70. 000 villaggi e 32. 000 imprese industriali.}}
 
==== Il dopoguerra ====
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I Paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), invasi da Stalin prima dello scoppio della seconda guerra mondiale e annessi con la forza nel dopoguerra all'Unione Sovietica, videro prevalere al loro interno un forte senso di nazionalismo, che li avrebbe portati a richiedere e ottenere l'indipendenza, prima ancora che la stessa Unione Sovietica si sfaldasse.<ref>{{Cita news|lingua=en|autore=Philip Taubman|url=https://www.nytimes.com/1988/11/28/world/gorbachev-says-ethnic-unrest-could-destroy-restructuring-effort.html|titolo=Gorbachev Says Ethnic Unrest Could Destroy Restructuring Effort|pubblicazione=The New York Times|data=28 novembre 1988}}</ref> La [[Germania Est]], dopo la caduta del [[Muro di Berlino]], si staccò dall'influenza sovietica e, sulla spinta della direzione di Gorbačëv che aveva sostituito, con i buoni uffici di Mosca, [[Erich Honecker]] e la vecchia direzione della [[Partito di Unità Socialista di Germania|SED]], nel 1990 venne unita alla Repubblica Federale.
 
Il 28 giugno 1991 venne dichiarato sciolto il [[Consiglio di mutua assistenza economica]] e il 1º luglio il [[patto di Varsavia]]; questi due eventi sancirono quantomeno simbolicamente la fine dell'influenza della Russia sovietica nell'Europa orientale e preluseropreclusero agli eventi del mese successivo.
 
=== Dissoluzione dell'Unione Sovietica ===
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Nell'agosto 1991 (fra il 19 e il 21) l'Unione Sovietica si dissolse dopo un fallito [[Tentato colpo di Stato in Unione Sovietica|colpo di Stato]], tentato da alcuni elementi dei vertici militari e dello Stato ([[Gennadij Ivanovič Janaev|Janaev]], [[Dmitrij Timofeevič Jazov|Jazov]] e altri), che osteggiavano la direzione verso cui Gorbačëv stava guidando la nazione e il nuovo patto federativo delle repubbliche sovietiche che doveva essere siglato dopo poche settimane.
 
Settori politici liberisti e filo-[[Civiltà occidentale|occidentali]] guidati da [[Boris EltsinEl'cin]] usarono il colpo di Stato come pretesto per mettere in un angolo Gorbačëv, bandendo il Partito Comunista e spezzando l'Unione Sovietica. L'8 dicembre 1991 i presidenti di Russia, Ucraina e Bielorussia firmarono a [[Foresta di Białowieża|Belaveža]] ill'[[Accordo trattatodi Belaveža|accordo]] che sanciva la dissoluzione dello Stato sovietico.
 
In seguito l'Unione Sovietica venne sciolta formalmente dal [[Soviet Supremo]] il 26 dicembre 1991.<ref>[{{Cita libro|autore=Zbigniew Brzezinski|autore2=Paige Sullivan|titolo=Russia and the Commonwealth of Independent States: Documents, Data, and Analysis|url=https://books.google.it/books?id=Vt5OLD3vp4UC&pg=PR5&lpg=PR5&dq=26+december+1991+ussr&source=bl&ots=hxNfBDGN_P&sig=fAZWN5NzjiNnn8gO7SRV0x_YtrA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwir8Yuj7o3dAhWtx4UKHYzZCzMQ6AEwGXoECAYQAQ#v=onepage&q=26%20december%201991%20ussr&f=false]|data=1997|editore=M.E. Sharpe|lingua=en|ISBN=9781563246371}}</ref> Il [[25 dicembre|giorno prima]] Gorbačëv aveva rassegnato le proprie dimissioni da presidente dell'Unione Sovietica. Il 1º gennaio [[1992]] la [[Russia]] ufficializzò l’indipendenza dall'URSS, decretandone la fine vera e propria.<ref>{{Cita web|url=http://www.accademiageograficamondiale.com/russia/articoli/notiziedaaccademici.pdf|titolo=La Russia e l'ex Unione Sovietica|sito=www.accademiageograficamondiale.com|formato=PDF}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/percorso/344/5318/storia-della-russia-russia|titolo=Russia|sito=Dizionari Più - Storiadigitale|editore=Zanichelli}}</ref>
 
L'11 marzo 1990 la [[Lituania]] aveva dichiarato la propria indipendenza. La seguirono, nel corso del 1991, prima le repubbliche baltiche e poi le altre repubbliche sovietiche:
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|colspan="3"|[[File:Flag of Ukrainian SSR.svg|50px]]<br />[[RSS Ucraina]] || <small>1922-1991</small> || {{Bandiera|UKR|dim=50}}<br />[[Ucraina]] || <small>1991-2014</small> || – || – || <small>Oss.</small> || <small>1997</small> || –
|-style="background:#E0E0E0"
|rowspan="3"|[[File:Flag of Transcaucasian SFSR.svg|50px]]<br />[[Repubblica socialista federativa sovietica transcaucasica|RSFS Transcaucasica]]<br /><small>1922-1936</small>
|colspan="2"|[[File:Flag of Armenian SSR.svg|50px]]<br />[[RSS Armena]] || <small>1936-1991</small> || {{Bandiera|ARM|dim=50}}<br />[[Armenia]] || <small>1991</small> || – || – || <small>Oss.</small> || – || –
|-style="background:#E0E0E0"
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|colspan="3"|[[File:Flag of Kyrgyz SSR.svg|50px]]<br />[[RSS Kirghiza]] || <small>1936-1991</small> || {{Bandiera|KGZ|dim=50}}<br />[[Kirghizistan]] || <small>1991</small> || – || – || <small>2002</small>|| – || <small>1996</small>
|-style="background:#E0E0E0"
|colspan="3"|[[File:Flag of Tajik SSR.svg|50px]]<br />[[RSS TagicaTagika]] || <small>1929-1991</small> || {{Bandiera|TJK|dim=50}}<br />[[Tagikistan]] || <small>1991</small> || – || – || <small>2002</small> || – || <small>1996</small>
|-style="background:#E0E0E0"
|colspan="3"|[[File:Flag of Turkmen SSR.svg|50px]]<br />[[RSS Turkmena]] || <small>1925-1991</small> || {{Bandiera|TKM|dim=50}}<br />[[Turkmenistan]] || <small>1991-2005</small> || – || – || – || – || –
|-style="background:#E0E0E0"
|colspan="3"|[[File:Flag of the Uzbek SSR.svg|50px]]<br />[[RSS UzbecaUzbeka]] || <small>1925-1991</small> || {{Bandiera|UZB|dim=50}}<br />[[Uzbekistan]] || <small>1991</small> || – || – || – || <small>1999-2005</small> || <small>2001</small>
|}
<div style="clear:left;"></div>
 
== Geografia ==
L'Unione Sovietica copriva l'area di quindici nazioni per una superficie totale di 22&nbsp; 402&nbsp; 200 [[Chilometro quadrato|chilometri quadrati]] (in totale circa un sesto delle terre emerse del pianeta) e si estendeva su undici fusi orari. I Paesi baltici erano stati occupati e annessi forzatamente nel 1940, più le annessioni della [[Carelia]] (precedentemente appartenente alla Finlandia), un quarto della [[Prussia orientale]] (precedentemente appartenente alla Germania), la metà orientale della precedente Polonia (annessa nel 1940 grazie al patto Molotov-Ribbentrop), la [[Moldavia]] orientale (precedentemente appartenente alla Romania), più l'estrema parte estremamente orientale della [[Cecoslovacchia]] ([[Galizia (Europa centrale)|Galizia]]). Il territorio sovietico si estendeva per 5. 571. 000&nbsp; km² in Europa e 16. 831. 000&nbsp; km² in [[Asia]]. Nel periodo più recente, confinava con 12 stati, di cui sei stati europei: [[Norvegia]], [[Finlandia]], [[Repubblica Popolare di Polonia|Polonia]], [[Cecoslovacchia]], [[Repubblica Popolare d'Ungheria|Ungheria]] e [[Repubblica Socialista di Romania|Romania]]; e sei stati asiatici: [[Turchia]], [[Iran]], [[Afghanistan]], [[Cina]], [[Mongolia]] e [[Corea del Nord]]. Il suo confine più ampio era quello con la Cina, più di 5900 km, mentre quello più piccolo era con la Corea del Nord, appena 22.1 km. Cina e Corea del Nord, erano i suoi confini asiatici e in assoluto più lunghi/corti. In Europa, il suo confine più ampio era quello con la Finlandia, 1. 340 km, il più piccolo era con la Cecoslovacchia, 97 km. I mari su cui si affacciava il paese erano molti: il [[Mar Nero]], il [[Mar d'Azov|Mar d'Avov]], il [[Mar Caspio]], Il [[Mar Baltico]], Il [[Mar Bianco]], Il [[Mar Glaciale Artico]], [[Mare di Barents]], [[Mare di Kara]], [[Mare di Laptev]], [[Mare della Siberia orientale|Mare della Siberia Orientale]], il [[Mare di Ochotsk|Mare di Okhotsk]], il [[Mare dei Ciukci|Mare dei Čukči]], il [[Mare di Bering|Mar di Bering]], e il [[Mar del Giappone]]. Affacciava anche l'[[Oceano Pacifico|Oceano pacifico]]. Come aree geografiche, oltre a trovarsi fra Europa Orientale e Asia, l'Unione Sovietica possedeva: tutta l'[[Asia centrale|Asia Centrale]], una buona porzione sul Baltico (circa 650 km²), l'intero Caucaso e l'intera [[Siberia]].
 
L'Unione Sovietica era composta da quindici repubbliche e, con oltre 290 milioni di abitanti a fine anni ottanta, di cui 221 milioni d'abitanti vivevano in Europa e i restanti 70 milioni vivevano in Asia. Era un mosaico di popoli di oltre cento diverse nazionalità differenti tra loro per origine, storia, cultura, tradizioni e caratteristiche fisiche. Fra i tanti gruppi etnici appartenenti all'etnia dei bianchi e dei mongolidi predominava quello degli [[slavi]], che raggruppava più del 75% della popolazione.
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{{vedi anche|economia dell'Unione Sovietica}}
[[File:1 soviet ruble - obverse (L.Tolstoy).jpg|miniatura|Un [[rublo]] sovietico]]
L'Unione Sovietica fu la prima nazione a basare la sua economia sui principi del socialismo in cui lo Stato possedeva la maggior parte dei [[mezzi di produzione]] e l'agricoltura era [[Collettivizzazione in Unione Sovietica|collettivizzata]].
 
Dai primi articoli della costituzione si ha un'idea precisa di come funzionava il sistema economico in Unione Sovietica:
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!Repubblica !! Popolazione della Repubblica 1979 !! 1989 !! % pop. urbana 1979 !! Titolari di nazionalità (1989) !! [[Russi]] (1989)
|-
|Unione Sovietica || 262. 436. 000 || 286. 717. 000 || 67 || - || 51,4
|-
|[[Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa|RSFS Russa]] || 137. 551. 000 || 147. 386. 000 || 74 || 81,3 || 81,3
|-
|[[Repubblica Socialista Sovietica Ucraina|RSS Ucraina]] || 49. 755. 000 || 51. 704. 000 || 68 || 72,7 || 22,1
|-
|[[Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa|RSS Bielorussa]] || 9. 560. 000 || 10. 200. 000 || 67 || 77,9 || 13,2
|-
|[[Repubblica Socialista Sovietica Moldava|RSS Moldava]] || 3. 947. 000 || 4. 341. 000 || 47 || 64,5 || 13,0
|-
|[[Repubblica Socialista Sovietica Azera|RSS Azera]] || 6. 028. 000 || 7. 029. 000 || 54 || 82,7 || 5,6
|-
|[[Repubblica Socialista Sovietica Georgiana|RSS Georgiana]] || 5. 015. 000 || 5. 449. 000 || 57 || 70,1 || 6,3
|-
|[[Repubblica Socialista Sovietica Armena|RSS Armena]] || 3. 031. 000 || 3.283. 000 || 68 || 93,3 || 1,6
|-
|[[Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka|RSS Uzbeka]] || 15. 391. 000 || 19.906. 000 || 42 || 71,4 || 8,3
|-
|[[Repubblica Socialista Sovietica Kazaka|RSS Kazaka]] || 14. 685. 000 || 16. 538. 000 || 57 || 39,7 || 37,8
|-
|[[Repubblica Socialista Sovietica Tagika|RSS Tagika]] || 3. 801. 000 || 5.112. 000 || 33 || 62,3 || 7,6
|-
|[[Repubblica Socialista Sovietica Kirghiza|RSS Kirghiza]] || 3. 529. 000 || 4.291. 000 || 38 || 52,4 || 21,5
|-
|[[Repubblica Socialista Sovietica Turkmena|RSS Turkmena]] || 2. 759. 000 || 3. 534. 000 || 45 || 72,0 || 9,5
|-
|[[Repubblica Socialista Sovietica Lituana|RSS Lituana]] || 3. 398. 000 || 3. 690. 000 || 68 || 79,6 || 9,4
|-
|[[Repubblica Socialista Sovietica Lettone|RSS Lettone]] || 2. 521. 000 || 2. 681. 000 || 72 || 52,0 || 34,0
|-
|[[Repubblica Socialista Sovietica Estone|RSS Estone]] || 1. 466. 000 || 1. 573. 000 || 72 || 61,5 || 30,3
|}
 
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Venne introdotto il [[matrimonio civile]] e negata validità legale a quello religioso,<ref name=dicembre/> vennero distrutte alcune chiese che occupavano suolo pubblico,<ref>{{cita web |url=http://www.minube.it/posto-preferito/cattedrale-di-cristo-salvatore-a151411|titolo=La cattedrale di Cristo Salvatore}}</ref> altre vennero convertite in uffici e musei pubblici<ref>Paweł Malecha, ''Edifici di culto nella legislazione canonica: studio sulle chiese-edifici'', 2002, pag. 61</ref> e vennero inoltre abolite tutte le feste religiose come ad esempio il [[Natale]] o lo [[Yom Kippur]] ebraico.<ref>Marco Messeri, {{cita web|url=http://necropolisgulag.altervista.org/crimini2.htm|titolo=I crimini del comunismo|accesso=24 febbraio 2014}}</ref>
[[File:Christ saviour explosion.jpg|thumb|Demolizione della [[Cattedrale di Cristo Salvatore (Mosca)|Cattedrale di Cristo Salvatore]] a [[Mosca (Russia)|Mosca]], nel [[1931]].]]
Con [[Stalin]] il processo antireligioso dello Stato fu completato: la [[Costituzione sovietica del 1924]] non conteneva esplicitamente norme sulla religione, in quanto era stata votata come integrazione per sancire la nascita dell'unione federale delle repubbliche come Unione Sovietica,<ref>Cfr. il testo della Costituzione.</ref> mentre per quanto riguarda i diritti e doveri dei cittadini restò in vigore la relativa parte della Costituzione del 1918. Infine solo in alcune località remote venne concesso di svolgere cerimonie religiose. Secondo fonti ortodosse nel 1917 erano attive circa 80. 000 chiese,<ref>{{cita web|url=http://www.orthodoxworld.ru/it/istoria/8/index.htm|titolo=Storia della chiesa ortodossa russa|accesso=24 febbraio 2014|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131110013228/http://www.orthodoxworld.ru/it/istoria/8/index.htm|dataarchivio=10 novembre 2013}}</ref> mentre è stato calcolato che erano circa 20. 000 nel 1954 e 10. 000 nel 1965.<ref>Bohdan Nahaylo & Victor Swoboda (1990). ''Soviet Disunion: A History of the Nationalities Problem in the USSR''. London: Hamish Hamilton. p. 144. ISBN 0-02-922401-2.</ref> La [[Costituzione sovietica del 1936]] sancì la libertà di culto privato e di praticare la religione, ma autorizzò esplicitamente solo la propaganda antireligiosa, ribadendo nuovamente la netta divisione tra Chiesa e Stato.<ref>Art. 124, Cost. 1936; articolo che riprende comunque, sostanzialmente, quello della Cost. del 1918.</ref> Restarono valide le normative penali del 1922 contro le "superstizioni religiose" diffuse in pubblico.<ref name=codice/>
 
Nel [[1927]] venne approvato [[Articolo 58 del Codice penale della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa|l'articolo 58]] del codice penale che sanciva, tra l'altro, che svolgere propaganda religiosa in tempo di guerra o crisi, se considerato fatto con lo scopo preciso di abbattere il regime comunista o danneggiare direttamente o indirettamente lo Stato, poteva essere punito anche con la [[pena di morte]].<ref>[[Articolo 58 del Codice penale della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa]], comma 58-10 - «propaganda controrivoluzionaria o agitazione (ovvero propaganda o agitazione con incitamento a sovvertire, minare, indebolire lo stato o a compiere le attività controrivoluzionarie indicate negli altri articoli o distribuzione o preparazione di scritti che contengono tali incitamenti): almeno 6 mesi di prigione. In caso di guerra, stato d'emergenza o con sfruttamento di pregiudizi religiosi o nazionalisti: fino alla pena di morte con confisca dei beni».</ref>
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Durante la seconda guerra mondiale, nel [[1943]], Stalin diede una tregua alla campagna antireligiosa e chiese al patriarca [[Sergio I di Mosca]] (in seguito a un incontro avvenuto tra i due) di supportare moralmente i soldati al fronte contro i [[Nazismo|nazisti]]. Nello stesso periodo Sergio I rientrò a Mosca e morì nel [[1944]]. Stalin concesse poi alla [[Chiesa ortodossa]] la possibilità di celebrare funzioni religiose, ma solo all'interno delle chiese autorizzate e nel privato.<ref>{{cita web|url=http://www.instoria.it/home/stalin_chiesa.htm|titolo=Stalin e la Chiesa ortodossa durante la seconda guerra mondiale|accesso=24 febbraio 2014}}</ref> Con [[Nikita Khruščёv]] ripresero le misure più restrittive verso la Chiesa e si riprese anche la propaganda attiva dell'ateismo di Stato dopo la tregua iniziata nel 1943 e durata sino al [[1954]].<ref>{{cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/04/17/ma-alessio-ii-denuncia-la-chiesa-di.html|titolo=Ma Alessio II denuncia la Chiesa di Roma|pubblicazione=la Repubblica|data=17 aprile 2003|accesso=24 febbraio 2014}}</ref>
 
Soltanto negli anni ottanta, dopo la continuazione della politica antireligiosa dei governi di [[BreznevBrežnev]], [[Jurij Vladimirovič Andropov|Andropov]] e [[Konstantin Ustinovič Černenko|CernenkoČernenko]],<ref>{{cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/09/20/gli-ortodossi-che-sfidarono-stalin-urss.html|titolo=Gli ortodossi che sfidarono Stalin e l'URSS|pubblicazione=la Repubblica|data=20 settembre 1999|accesso=24 febbraio 2014}}</ref> vi fu una nuova tregua nella lotta attiva contro la religione, a partire dall'ascesa al potere di Michail Gorbačëv.<ref>{{cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/04/30/gorbaciov-si-allea-con-la-chiesa.html|titolo=Gorbaciov si allea con la Chiesa|pubblicazione=la Repubblica|data=30 aprile 1988|accesso=24 febbraio 2014}}</ref> La situazione di tolleranza pratica perdurò fino al 1990, quando Gorbačëv permise la libera propaganda religiosa e instaurò la [[libertà di culto]] in via ufficiale, al posto dell'ateismo di Stato.<ref>{{cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/04/27/con-gorbaciov-un-era-di-liberta-per.html|titolo=Con Gorbaciov un'era di libertà per i fedeli russi|pubblicazione=la Repubblica|data=27 aprile 1988|accesso=24 febbraio 2014}}</ref>
 
Il governo sovietico istituì inoltre l'Istituto per l'ateismo scientifico di [[Leningrado]], che durò fino allo scioglimento dell'Unione Sovietica nel 1991.<ref>{{cita web |url=http://books.google.it/books?id=BGJtDwJ7aPwC&pg=PA147&lpg=PA147&dq=institute+for+scientific+atheism&source=bl&ots=eRnt1h2bLl&sig=zRvsLyBg6z1ozGop1czHi92d0uE&hl=it&sa=X&ei=uG8LU87zCIa00QWSzYDQAw&ved=0CGgQ6AEwBQ#v=onepage&q=institute%20for%20scientific%20atheism&f=false|autore=James Thrower|titolo=Marxist-Leninist "scientific Atheism" and the Study of Religion and Atheism in the USSR|lingua=en}}</ref> Dal 1922 al 1947 esistette in URSS un'organizzazione atea ed antireligiosa sotto l'influenza ideologica, culturale e politica del PCUS, la cosiddetta [[Lega degli atei militanti]].
 
Tutti gli Stati del [[blocco orientale]] e in generale tutti i paesi comunisti seguiranno questa linea politica sull'ateismo di Stato nella pratica e con una forte laicità costituzionale ma che permetteva il culto entro certi limiti, tranne la [[Repubblica Democratica Tedesca]] (dove non c'era una politica ufficiale antireligiosa, ma solo una decisa difesa della laicità), e l'[[Albania#IlRepubblica periodoPopolare comunistaSocialista d'Albania|Albania]] di [[Enver Hoxha]], che invece inserì l'ateismo di Stato nella propria Costituzione, vietando anche il culto privato.
 
=== Legislazione su matrimonio, aborto, eutanasia e omosessualità ===
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La cultura in Unione Sovietica fu influenzata in modo significativo dalle varie fasi politiche che il Paese attraversò nei circa settant'anni della propria esistenza. Durante il decennio che seguì la rivoluzione d'ottobre prevalse un clima di libertà espressiva in campo artistico e culturale e l'esplicito incoraggiamento da parte di Lenin all'accesso alla cultura da parte delle masse operaie e contadine che fino ad allora ne erano state escluse.
 
Il governo in questi primi anni permise o incoraggiò la nascita di varie correnti artistiche sia sperimentali sia di stampo più tradizionale, all'interno delle quali emersero personaggi di spicco quali [[Maksim GorkyGor'kij]] o [[Vladimir MayakovskyMajakovskij]]. Anche il cinema beneficiò dell'appoggio statale in quanto veniva considerato un mezzo di comunicazione in grado di influenzare profondamente la società, al tempo ancora in larga parte [[Analfabetismo|analfabeta]]. Molti dei capolavori del regista [[Sergej Michajlovič Ėjzenštejn|Sergej Ėjzenštejn]] risalgono a questo periodo.
 
Più tardi, durante il periodo di Stalin, la cultura sovietica fu caratterizzata da una maggiore uniformità imposta dall'alto e il [[classicismo socialista]] divenne l'elemento stilistico dominante in vari campi artistici ed espressivi. Molti intellettuali dissidenti furono uccisi o incarcerati.<ref>{{cita libro|nomeautore=Donald|cognome= Rayfield|titolo=Stalin and His Hangmen: An Authoritative Portrait of a Tyrant and Those Who Served Him|editore=[[Viking Press]]|anno=2004|isbn=978-0-375-75771-6|pagine=317-320}}</ref> Tra i progetti culturali più ambiziosi nati in quei decenni va ricordata la ''[[Grande enciclopedia sovietica]]'', la cui prima edizione fu completata tra il 1926 e il 1947.
 
Con l'avvento alla guida del Paese di [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Khrushov]] nei tardi [[Anni 1950|anni cinquanta]] la censura fu allentata e progressivamente il conformismo perse terreno lasciando emergere una certa pluralità di correnti artistiche e letterarie e autori che, come ad esempio [[Yury Trifonov]], erano concentrati più sulla vita quotidiana che sull'edificazione del socialismo. Un fenomeno tipico dell'Unione Sovietica di quegli anni fu lo sviluppo di una letteratura dissidente che si esprimeva tramite riviste clandestine conosciute come ''[[samizdat]]''. In campo architettonico nell'era Khrushoviana si passò dal precedente stile sovraccarico di decorazioni alla realizzazione di edifici più sobri e funzionali. Nella seconda metà degli anni ottanta la politica della ''perestroika'' e la ''glasnost'' portarono infine a una significativa espansione della [[libertà di espressione]] anche sulla stampa e sugli altri [[mezzi di comunicazione di massa]].<ref>"Gorbachev, Mikhail." Encyclopædia Britannica. 2007. Encyclopædia Britannica Online, [http://www.britannica.com/eb/article-9037405]</ref>
 
=== Arte ===
{{vedi anche|Arte sovietica}}
 
=== Scienza e tecnologia ===
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Sin dalla Rivoluzione d'Ottobre del 1919, il rapporto dell'Unione Sovietica con il concetto di moda fu molto altalenante. Secondo l'ideologia del regime la moda era infatti vista come una pratica intrinsecamente capitalista, e per questo motivo da dover osteggiare a livello politico ed economico. La moda infatti, se intesa in senso occidentale, era uno dei mezzi utilizzati per dichiarare agli altri il proprio status sociale, ed enfatizzava quindi le differenze di classe.<ref>{{Cita libro|autore=Djurdja Barlett|titolo=FashionEast|editore=MITPress|p=13}}</ref>
 
Ciononostante, anche il regime sovietico decise di utilizzare la moda come uno dei molti canali di indottrinamento: già a partire dagli anni '20 del XX secolo, ad esempio, alcune riviste russe iniziarono a parlare di un nuovo tipo di moda femminile, riservato alla nascente classe delle donne-operaie. Per loro, il Partito aveva pensato a delle nuove linee di abbigliamento, molto più pratiche ed utili al lavoro rispetto a quelle pubblicizzate negli stati capitalisti. Sempre in questo periodo, lo Stato commissionò numerosi progetti per lo sviluppo di un nuovo tipo di "''abbigliamento tipico sovietico''", che oltre a richiamare l'abbigliamento tradizionale russo doveva mescolarsi con le nuove forme squadrate dell'ideologia costruttivista.<ref>{{Cita libro|titolo=FashionEast|editore=MITPress|p=13}}</ref>. Molti stilisti russi iniziarono quindi a disegnare degli abiti ispirandosi alla semplicità delle forme geometriche, spesso derivate dal cubismo, che si contraddistinsero per la loro alta funzionalità e la possibilità di essere riprodotti facilmente su scala industriale. Tuttavia, anche a causa della cronica mancanza di tessuti di buona qualità, la classe operaia sovietica non fu mai molto attratta da queste nuove linee d'abbigliamento e continuò, per tutto il decennio degli anni '20, ad indossare quasi esclusivamente abiti tradizionali.<ref>{{Cita libro|autore=D. Barlett|titolo=FashionEast|editore=MITPress|p=26}}</ref>.
 
==== L'epoca di Stalin (1930 - 1950) ====
Durante l'era staliniana, il sentimento di avversione alla moda lentamente si dissipò. Gli stessi giornali che un decennio prima osteggiavano le pratiche modaiole ora sostenevano che la bellezza e l'abbigliamento sono una parte fondamentale della vita delle donne sovietiche. Si iniziarono nuovamente a vedere delle insegne pubblicitarie per le strade, e le riviste scrivevano delle nuove case di moda che si aprivano sul territorio sovietico.<ref>{{Cita libro|autore=L. Attwood|titolo=Creating the New Soviet Woman|editore=|p=164}}</ref>. Alcune case di moda organizzavano ciclicamente delle gite nelle campagne, al fine di mostrare alle contadine le nuove collezioni pensate per loro. Questo nuovo interesse verso la moda era sospinta, tra le altre cose, dall'affermazione di Stalin secondo cui: "La vita in Unione sovietica è diventata migliore e più allegra".<ref>{{Cita libro|autore=L. Attwood|titolo=New Soviet Woman|editore=|p=132}}</ref>.
 
Nelle affissioni della propaganda divennero sempre più persistenti immagini di donne in aperta campagna e di uomini in abiti da lavoro, con cui si tentava di dimostrare che l'asserzione capitalista - secondo cui il socialismo genera povertà diffusa - era una menzogna. Per questo motivo, mostrare abiti alla moda era il segnale di una cultura ed una qualità della vita uguale (o addirittura superiore) a quella dei paesi capitalisti. Dall'altro lato la retorica socialista imponeva ad esempio ai lavoratori, che annualmente venivano premiati dal Partito, di indossare durante la cerimonia gli stessi abiti che indossavano quotidianamente durante le ore di lavoro.
 
Tuttavia, la moda sovietica era più sulla carta che nei grandi magazzini: l'industria era difatti incapace di realizzare abiti alla moda in quantità significative, e quelli che venivano prodotti non potevano essere venduti ad un prezzo accettabile per il cittadino medio. Durante la seconda guerra mondiale la produzione raggiunse il proprio minimo storico, e numerosi cittadini tornarono a commissionare a dei privati i propri abiti, piuttosto che attendere per mesi quelli forniti dal Governo centrale.<ref>{{Cita libro|autore=Barlett|titolo=FaschionEast|editore=MITPress|p=218}}</ref>.
 
== Note ==