Apollo 13: differenze tra le versioni

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== L'equipaggio ==
Il 6 agosto [[1969]], poco dopo l'allunaggio dell'[[Apollo 11]], missione in cui l'umanità approdò per la prima volta sul suolo lunare, la [[NASA]] diede l'annuncio ufficiale degli equipaggi previsti per le missioni Apollo 13 e [[Apollo 14]].
 
Venne designato comandante dell'Apollo 13 l'astronauta [[Jim Lovell|James Lovell]], in sostituzione dell'astronautadi [[Alan Shepard]], nominato in un primo momento, a causa di un'infezione all'apparato uditivo che aveva colpito Shepard. Per Lovell, che aveva già volato su [[Gemini 7]], [[Gemini 12]] e [[Apollo 8]], si trattò del quarto volo nello spazio, primo uomo a raggiungere tale traguardo. Shepard fu poi comandante della missione [[Apollo 14]].
 
Pilota del modulo di comando fu nominato, in un primo momento, [[Ken Mattingly]], mentre l'incarico di pilota del modulo lunare venne conferito a [[Fred Haise]]. EntrambiSia gliHaise astronautiche Mattingly facevano parte del quinto gruppo scelto dalla NASA e tale incarico significò per entrambi la possibilità del primo volo nello spazio di astronauti di questo gruppo.
 
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=== Equipaggio di riserva ===
 
ComandanteCome comandante dell'equipaggio di riserva (Back Up Crew) venne nominato [[John W. Young|John Young]], affiancato da [[John Swigert|John "Jack" Swigert]], come pilota di riserva del modulo di comando, e da [[Charles Duke]] nel ruolo dicome pilota di riserva del modulo lunare.
 
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|}
 
L'equipaggio di supporto (Support Crew) era composto da [[Jack Lousma]], [[Bill Pogue|William Pogue]] e [[Vance Brand]]. Tutti i tre astronauti ebbero precedenti esperienze quali membri dell'equipaggio di supporto o avendo assuntocon il ruolo di [[Capsule Communicator|Capcom]].
 
Il 6 aprile [[1970]], cioè pochi giorni prima del lancio, previsto per l'11 aprile, si scoprì che il pilota di riserva del modulo lunare, Charles Duke, era affetto da [[rosolia]]<ref>{{cita web|url=http://www.space.com/20691-charles-duke-astronaut-biography.html|titolo=Charles Duke: From Capcom to Moonwalker|editore=Space.com|anno=2013}}</ref>. Ken Mattingly fu l'unico degli astronauti a non risultare immune a questa malattia. Per evitarenon correre il rischio che Mattingly si ammalasse durante la missione contagiando gli altri membri dell'equipaggio, il 9 aprile venne reso noto definitivamente che sarebbe stato sostituito dal pilota di riserva del modulo di comando Swigert<ref>{{cita web|url=http://spacekate.com/2014/ken-mattingly-apollos-humble-hero/|titolo=Ken Mattingly – Apollo’s humble hero|editore=SpaceKate|accesso=novembre 2016}}</ref>. InAlla realtà,fine Mattingly non contrasse mai questa malattia, e giocò un ruolo fondamentale durante la crisi dell'Apollo 13, compiendo numerosi test al simulatore e aiutando l'equipaggio a tornare sano e salvo<ref>{{cita libro|titolo=Gli anni della Luna: 1950-1972: l’epoca d’oro della corsa allo spazio|editore=Springer Science & Business Media|anno=2009|isbn=978-88-470-1100-7|autore=Paolo Magionami|pagina=205}}</ref>.
 
=== Equipaggio effettivo ===
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Mattingly fece parte dell'equipaggio della missione [[Apollo 16]], per la quale, in un primo momento, era previsto Swigert, e comandò successivamente una missione [[Space Shuttle|Shuttle]].
 
=== Direttori di volo ===
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[[File:Apollo13 launch.jpg|thumb|upright|left|Il lancio, 11 aprile 1970]]
 
I singoli stadi del razzo [[Saturn V]], con il numero di serie AS-508, vennero consegnati a Cape Kennedy tra giugno e luglio del 1969. Il modulo di comando dell'Apollo, con il numero di serie CSM-109, venne battezzato ''Odyssey'', mentre al modulo lunare, LM-7, fu dato il nome di ''Aquarius''.
 
Il 15 dicembre 1969, l'Apollo 13, completamente assemblato, poté esserevenne portatotrasportato sulla rampa di lancio numero 39-A.
 
Il ruolo di [[Capsule Communicator|Capcom]], cioè radiofonista di contatto con la capsula, venne assunto dagli astronauti Brand, Lousma, Young e Mattingly, nonché, per la prima volta, dallo scienziato-astronauta [[Joseph Kerwin]].
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=== Lancio ===
Il lancio dell'Apollo 13 avvenne da [[Cape Canaveral]], [[Florida]], l'11 aprile [[1970]], alle ore 19:13:00 GMT utilizzando il vettore Saturn V. Già durante il funzionamento del secondo stadio ci fu un primo pericoloso incidente.: Unouno dei 5 motori (chiamati J2), quello centrale, ebbe problemi a causa delle [[Effetto pogo|oscillazioni pogo]]. Fortunatamente il computer spense il motore prima che causasse altri danni., e per sopperire alla mancanza di Inoltrespinta il controllo missione decise di far funzionare i rimanenti quattro motori più a lungo del previsto. Anche il motore del terzo stadio del razzo vettore (sempre J2) venne fatto funzionare più a lungo e, nonostante il problema predettoprecedentemente descritto, la deviazione dalla traiettoria dell'orbita prevista fu minima e ininfluente per il proseguimento della missione. Dopo 1,5 orbite intorno alla Terra venne riacceso il propulsore del terzo stadio del razzo vettore ,per portare Apollo 13 in direzione della Luna.
 
=== L'esperimento Saturn-Crash ===
Sullo sfondo della tragedia scampata di poco, si decise di compiere un esperimento che consisteva nel far collidere il terzo stadio del razzo Saturn con la Luna -, in breve nominato ''Saturn-Crash''. Poco dopo che il modulo di comando si era staccato e aveva effettuato con successo la manovra d'aggancio del modulo lunare, venne riacceso il motore di questo terzo stadio del razzo vettore Saturn per portarlo su una traiettoria di collisione con la Luna. Tale manovra riuscì perfettamente e tre giorni più tardi, con una massa di circa 14 tonnellate, lo stadio precipitò sulla Luna a circa 120 chilometri a nord-ovest del punto di allunaggio dell'[[Apollo 12]] con una velocità d'impatto di circa 2,5 chilometri al secondo (9000&nbsp;km/h). L'impatto corrispondevaaveva una forza paragonabile a quella di un'esplosione generata da circa 10 tonnellate di [[trinitrotoluene|TNT]]. Dopo circa 30 secondi, il [[sismografo]] posizionato dall'equipaggio dell'Apollo 12 registrò l'impatto. Il conseguente terremoto lunare durò per oltre tre ore. Già prima dell'impatto, il misuratore della ionosfera – anche questo montato durante la missione precedente – registrò la fuga di una nube gassosa visibile e dimostrabile per oltre un minuto. Si presume che l'impatto abbia scagliato delle particelle della superficie lunare fino a un'altezza di 60 chilometri, dove furono ionizzate dalla luce del Sole.
 
=== "Houston, abbiamo un problema" ===
Dopo 55 ore dal lancio della missione venne trasmesso il celebre messaggio radiofonico dell'equipaggio al Mission Control, che letteralmente fu "Okay, [[Houston]], abbiamo avuto un problema qui".<ref>Eric Jones, [http://www.hq.nasa.gov/alsj/emj.html Test Division - Apollo Spacecraft Program Office], 1970.</ref> A 321.860 chilometri dalla Terra, uno dei quattro serbatoi dell'[[ossigeno]] del modulo di comando e servizio (CSM) esplose. Di conseguenza l'equipaggio fu costretto ad annullare l'allunaggio, girare attorno alla [[Luna]] e prendere la spinta necessaria per tornare sulla [[Terra]]. Poiché il modulo di servizio era rimasto seriamente danneggiato dall'esplosione, i tre astronauti furono costretti a trasferirsi nel modulo lunare "Aquarius", utilizzandolo come navicella per il ritorno anziché come mezzo per atterrare sulla Luna. Il ritorno, durato quattro giorni, fu freddo, scomodo e teso. Ma laLa missione Apollo 13 è tuttavia servita per dimostrare la capacità del programma di affrontare situazioni di crisi imprevedibili, portando in salvo tutto l'equipaggio.
 
=== Il problema ===
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[[File:S70-41146.jpg|thumb|Principio di incendio che ha successivamente causato l'esplosione, riprodotto post-volo in laboratorio<ref>{{cita web|url=http://spaceflight.nasa.gov/gallery/images/apollo/apollo13/html/s70-41146.html|titolo=Apollo Imagery S70-41146|autore=[[NASA]]}}</ref>]]
Mentre la navicella era in rotta verso la [[Luna]], il serbatoio dell'[[ossigeno]] numero 2 del modulo di servizio esplose dopo la richiesta del Controllo missione, fatta all'equipaggio, di miscelare l'ossigeno nei serbatoi per impedirne la stratificazione. All'aperturaavvio dell'alimentazionedella miscelazione, i cavi che collegavano il motore al miscelatore interferirono creando una scintilla che, nell'ambiente ricco di ossigeno del serbatoio, incendiò l'isolamento del cavo. Il fuoco causò un aumento di pressione sopra il massimo consentito di 7 [[Pascal (unità di misura)|MPa]] nel serbatoio, che esplose danneggiando diverse parti del Modulo di Servizio, incluso il serbatoio dell'ossigeno numero 1. All'epoca del fatto, però, la causa non fu subito chiara e ci fu chi ipotizzò l'impatto con un [[meteorite]].
 
A causa della perdita di entrambi i serbatoi dell'ossigeno del Modulo di Servizio, e considerata la quantità di ossigeno richiesta dalle apparecchiature della navicella Apollo, sarebbe stato impossibile atterrare sulla [[Luna]]; fu scelto di eseguire un passaggio attorno alla Luna e di riprendere la rotta verso la [[Terra]], utilizzando quindi una [[traiettoria circumlunare]] di ritorno libero (''Free Return Trajectory o FRT''). Considerando la grande pressione a cui erano sottoposti sia i tre [[astronauta|astronauti]] a bordo, sia i tecnici a terra, fu necessaria una considerevole ingegnosità per portare in salvo l'equipaggio, con tutto il mondo che seguiva l'avvicendarsi dei drammatici eventi in [[televisione]]. Il ''rifugio'' che salvò la vita all'equipaggio fu il Modulo Lunare (attraccato al Modulo di Comando, e utilizzato come "scialuppa di salvataggio"). Uno dei problemi principali del salvataggio fu che il [[Modulo Lunare Apollo|LEM]], che era predisposto per ospitare due persone per due giorni, orasi ritrovava invece dovevaa dover ospitare tre persone per quattro giorni di viaggio. I filtri del LEM dell'[[anidride carbonica]] non erano sufficienti per treun persone,carico di lavoro simile mentreed i filtri di ricambio del modulo di servizio non erano adattabili al LEM; un adattatore fu costruito dagli astronauti con i materiali presenti sulla navicella. Fu scelto di utilizzare il LEM come modulo di salvataggio perché il Modulo di Comando (che sarebbe stato teoricamente preferibile) aveva subito gravi danni al sistema di alimentazione e quindi sarebbe stato impossibile renderlo operativo. Le batterie di emergenza avevano una durata di dieci ore, ergoquindi il Modulo di Comando sarebbe stato utileutilizzabile solo nella fase di rientro in [[atmosfera]].
 
Per compiere un ritorno sicuro sulla [[Terra]], la traiettoria della navicella venne cambiata notevolmente. QuestoTale cambio di rotta non sarebbe stato difficile utilizzando la [[propulsione spaziale|propulsione]] del motore del Modulo di Servizio. Tuttavia, i controllori dalla Terra, non sapendo l'esatta entità del danno, preferirono evitarneevitare l'uso. Quindidi tale propulsore, e per correggere la traiettoria del rientro venne utilizzato il motore di discesa del Modulo Lunare. Solo dopo lunghe ed estenuanti discussioni, gli ingegneri decisero che era fattibile una manovra di quel tipo., Così,quindi gli astronauti accesero una prima volta il motore del LEM dopo l'attraversamento della Luna, per acquistare velocità, e una seconda per una correzione in corsa. Questo destò non poche preoccupazioni, dato che il motore di discesa del LEM non era stato progettato per essere acceso più di una volta.
 
Durante la traiettoria di ritorno, mentre sorvolava la [[faccia nascosta della Luna]], l'altitudine dell'Apollo 13 rispetto al suolo lunare era di circa 100&nbsp;km più elevata di tutte le successive e precedenti missioni Apollo. Questo rappresenta tuttora il record di distanza dalla Terra per un volo con equipaggio: 400.171&nbsp;km (248.655 miglia)<ref>[http://spaceflight.nasa.gov/dayfacts/2000/0704.html Fonte: NASA]. Altre fonti riportano diversamente la cifra di 401056 km (249205 miglia), ad es. [http://www.astronautix.com/flights/apollo13.htm Encyclopedia Astronautica] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20040104212104/http://www.astronautix.com/flights/apollo13.htm |data=4 gennaio 2004 }}.</ref>., Mama fu solo un caso, in quanto la variazione della distanza tra la Terra e la Luna, a causa dell'[[eccentricità (orbita)|eccentricità]] dell'orbita lunare, è molto maggiore di 100&nbsp;km.
 
Il rientro in atmosfera richiese un inusuale punto di sgancio e di uscita fuori bordo dal modulo lunare, dato che era stato mantenuto per tutto il volo. Ci fu un certo timore per le temperature ridotte durante il ritorno, che avrebbero potuto produrre condensa e conseguentemente danneggiare l'elettronica del modulo di comando, ma l'apparecchiatura funzionò perfettamente anche in quelle circostanze impreviste.
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L'equipaggio ritornò incolume a terra, anche se [[Fred Haise|Haise]] ebbe un'infiammazione all'apparato urinario, causata dalla mancanza di acqua potabile e dal divieto di espulsione di materiale di scarto (tra cui l'urina) dal veicolo per evitare deviazioni dalla traiettoria pianificata. Il punto di atterraggio in mare fu a 21 gradi 38' S, 165 gradi 22' W, a sud-est delle [[Samoa Americane]] e a 6,5&nbsp;km dalla nave di recupero.
 
Successivamente è stato notato che, nonostante l'equipaggio sia stato molto sfortunato nel complesso, è anche stato fortunato nell'avere avuto il problema all'inizio della missione, cioèin un momento in cui era condisponibile il massimo di rifornimenti, attrezzature e alimentazione da usare nell'emergenza. Infatti, se l'esplosione del serbatoio si fosse verificata nella fase di ritorno, molto probabilmente non si sarebbero mai salvati, soprattutto perché non avrebbero avuto la possibilità di usare il Modulo Lunare.
 
Dopo questa missione, si svolse una lunga indagine sulle cause dell'incidente, e la navicella Apollo venne modificata per evitare lo stesso problema in seguito. L'inchiesta, diretta da Edgar Cortright, ricostruì chiaramente la catena di eventi che portò all'incidente (nessuno dei quali, preso singolarmente, era grave). Tutto ciò è riportato anche nel citato libro di Lovell e Kluger. Dai registri di manutenzione risultava che il serbatoio di ossigeno n. 2, durante alcuni lavori eseguiti due anni prima, aveva subito un leggero urto che apparentemente non aveva provocato danni. Due settimane prima del lancio venne effettuata la prova generale di conto alla rovescia, durante la quale vennero compiute tutte le operazioni (compreso il riempimento dei serbatoi) che poi sarebbero state ripetute prima del vero lancio. A prova conclusa i serbatoi dovevano essere svuotati; in particolare l'ossigeno liquido avrebbe dovuto essere spinto fuori dal serbatoio da ossigeno gassoso pompato attraverso un apposito tubo costruito per quel soloquell'unico scopo. Conseguentemente ci si accorse che il serbatoio n. 2 non riuscì a svuotarsi; evidentemente il tubo di drenaggio si era danneggiato nell'urto di due anni prima. Considerando che comunque quell'inconveniente non avrebbe influito sul funzionamento in volo e che una sostituzione del serbatoio avrebbe provocato un ritardo leggero ma sufficiente a far perdere la "finestra" di lancio, venne decisa una procedura alternativa: far uscire l'ossigeno (tenuto normalmente a temperature inferiori aia -200 [[Grado Celsius|ºC]] sotto lo zero) riscaldandolo oltre la sua temperatura di ebollizione accendendo le resistenze interne al serbatoio. Lo stesso Lovell, a cui come comandante spettava la decisione finale in qualità di comandante, autorizzò la procedura.
 
L'impianto elettrico del modulo di servizio funzionava normalmente con la tensione a 28 [[volt]] fornita dalle celle a combustibile, ma, durante i collaudi (e durante questa operazione imprevista), veniva alimentato con una tensione di 65 volt fornita dalla torre di lancio.; La cosaciò era resa possibile grazie a una modifica di progetto eseguita nel [[1965]].
 
Tuttavia non erano stati adeguati i termostati. Quando la temperatura raggiunse i 26&nbsp;°C il termostato scattò e si bruciò per la sovratensione, le resistenze non si spensero e presumibilmente fecero aumentare la temperatura a oltre 500&nbsp;°C;, temperatura questa,valore sufficiente a danneggiare il rivestimento in [[Politetrafluoroetilene|teflon]] dei cavi elettrici.
 
Questo creò il rischio di scintille e di fatto le produsse quando fu azionatoazionata ill'alimentazione elettrica al sistema di rimescolamento dell'ossigeno.
 
=== Rientro e splashdown ===
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Solo poco prima della fine della missione, gli astronauti fecero ritorno nella capsula dell'Apollo, che fu separata dal modulo di servizio, gravemente danneggiato. Il modulo lunare, pertanto, bruciò durante il rientro a Terra nell'atmosfera. Col modulo bruciò anche la stazione [[ALSEP]], con le sue pile atomiche contenenti 3,9&nbsp;kg di [[plutonio]] 238. Per evitare il rischio di rilascio di materiale radioattivo fu scelto come punto di rientro un'area sovrastante l'[[Oceano Pacifico]]; la pila era stata comunque progettata per resistere al rientro nell'atmosfera terrestre e ammarò al largo di [[Tonga]] senza rilascio di radioattività.
 
Il 17 aprile [[1970]], dopo una lunga ansia a causa della prolungata interruzione del contatto via radio durante la fase di rientro (di norma tale fase non superava i 3 minuti, mentre per l'Apollo 13 durò oltre 6 minuti), alle ore 13:07 l'Apollo 13 [[Ammaraggio|ammarò]] sano e salvo nelle acque dell'Oceano Pacifico. L'equipaggio venne recuperato e portato a bordo della [[portaerei]] [[Classe Iwo Jima|USS Iwo Jima]].
 
Solo durante l'ispezione post-atterraggio si scoprì un ulteriore malfunzionamento: un cedimento meccanico di un [[o-ring]], non installato correttamente, che portò all'apertura di una falla nel serbatoio contenente il gas propulsivo necessario all'espulsione della copertura dei [[paracadute]]. L'[[Ugello di scarico|ugello]] relativo non funzionò, ma grazie alla [[Ridondanza (ingegneria)|ridondanza]] del sistema gli altri [[Ugello di scarico|ugelli]] riuscirono comunque a espellere la pesante copertura metallica<ref>{{cita pubblicazione|editore=NASA|data=Settembre 1970|url=https://www.hq.nasa.gov/alsj/a13/A13_MissionReport.pdf|pp=112-113|titolo=Apollo 13 Mission Report}}</ref>.