Vittorio Emanuele I di Savoia: differenze tra le versioni

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Con il [[congresso di Vienna]] e la Restaurazione riacquistò il possesso dei suoi territori, con l'aggiunta di quelli dell'ex [[Repubblica di Genova]] e trasferì proprio in quel porto la sede della marina sarda. Venne però costretto a lasciare alla Francia una parte della regione della [[Savoia (regione storica)|Savoia]] che poté riottenere integralmente solo nel [[1815]] dopo la sua partecipazione alla campagna di repressione del governo dei [[cento giorni]] di Napoleone, quando le sue truppe si spinsero sino a [[Grenoble]].
 
Tornato saldamente al potere, abrogò i [[Codice Napoleonico|codici napoleonici]], ripristinando le ormai farraginose ''[[Leggi e costituzioni di Sua Maestà|Regie Costituzioni]]'' di [[Vittorio Amedeo II di Savoia|Vittorio Amedeo II]] e riabilitando il [[diritto comune]], rinforzò le {{chiarire|ingombranti|interne o di frontiera?}} [[dogana|barriere doganali]], rifiutò di concedere una [[costituzione]] [[Liberalismo|liberale]], affidò l'istruzione al clero, ristabilì le discriminazioni in ambito lavorativo e giudiziario nei confronti di [[ebrei]] e [[valdesi]]. Durante la permanenza a [[Cagliari]] istituì il corpo d'élite dei Carabinieri e in seguito creò il ministero della marina.
 
Avendo ambizioni espansionistiche verso la [[Lombardia]], dove si stavano sviluppando sentimenti [[Nazionalismo|nazionalisti]] unitari anti-austriaci, promossi in massima parte dalla borghesia [[Illuminismo|illuminista]] dei salotti intellettuali cittadini, entrò in un latente conflitto con l'Austria, pur mantenendosi formalmente neutrale ad ogni scontro armato dal momento che l'Impero austriaco era alleato con l'[[Inghilterra]] ed una alleanza con la Francia appariva impensabile dopo quanto accaduto.