Mancata difesa di Roma: differenze tra le versioni
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=== Azioni dilatorie del Capo di Stato Maggiore Vittorio Ambrosio ===
Il [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|Proclama d'armistizio]] diffuso dal maresciallo Badoglio
Sin dalla fine del mese di agosto
{{Doppia immagine|left|Ambrosio Vittorio.jpg|130|Mario Roatta portrait.jpg|130|Il generale [[Vittorio Ambrosio]], capo di Stato maggiore generale|Il generale [[Mario Roatta]], capo di Stato maggiore dell'esercito}}
Il proclama era stato diffuso attraverso la [[Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche|radio]] alle ore 19.42. Intorno alle ore 21.00 il re con la regina accompagnati dal figlio Umberto e da numerosi aiutanti di campo, ufficiali d'ordinanza, personale di servizio e un voluminoso bagaglio, si erano trasferiti al ministero della Guerra; sul posto erano già presenti il maresciallo Badoglio e il duca Acquarone e poco dopo giunse anche il generale Ambrosio<ref>R. Zangrandi, ''L'Italia tradita'', p. 145.</ref>. Le prime notizie sulle eventuali reazioni tedesche sembravano tranquillizzanti e all'inizio i convenuti non presero decisioni; alle ore 22.00 Badoglio si ritirò per riposare mentre il generale Ambrosio convocò al ministero il generale Carboni e diede disposizioni per non ostacolare il passaggio pacifico delle truppe tedesche verso nord attraverso le linee del suo corpo d'armata<ref>R. Zangrandi, ''L'Italia tradita'', pp. 153-154.</ref>. Nelle prime ore tra i dirigenti italiani, in particolare il generale Ambrosio e il generale Roatta, predominò l'illusoria convinzione che in assenza di atti ostili, l'esercito tedesco avrebbe rinunciato a occupare la capitale e avrebbe invece ripiegato senza combattere a nord evacuando spontaneamente gran parte del territorio italiano<ref>R. Zangrandi, ''L'Italia tradita'', p. 163.</ref>. Il generale Carboni manifestò inizialmente grande ottimismo e assicurò il generale Ambrosio che i tedeschi battevano in ritirata; giungevano notizie dall'ambasciata tedesca di una precipitosa evacuazione in corso; il comandante del corpo d'armata motocorazzato non prese alcun provvedimento operativo e non mise in allarme i suoi reparti<ref>E. Aga Rossi, ''Una nazione allo sbando. 8 settembre 1943'', pp. 116-117.</ref>.
La situazione divenne invece molto più preoccupante a partire dalle ore 23.00 quando cominciarono a giungere al comando dello stato maggiore dell'esercito del generale Roatta che si era trasferito da Monterotondo al ministero della Guerra in via XX Settembre, informazioni sempre più numerose sugli attacchi delle truppe tedesche; arrivarono continue comunicazioni su attacchi anche dai comandi delle forze stanziate nei territori occupati e tutti comandanti domandavano quale condotta dovessero tenere nei confronti dei tedeschi. Il generale Ambrosio tuttavia decise di non attivare subito la famosa direttiva segreta "O.P. Memoria 44" e alle ore 0.20 del 9 settembre, fece inviare il telescritto n. 24202 a tutte le forze armate in cui si confermava l'esigenza di estrema prudenza e cautela e si ordinava di non prendere "iniziativa di atti ostili contro i germanici"<ref>R. Zangrandi, ''L'Italia tradita'', p. 155.</ref>. Secondo Ruggero Zangrandi, in precedenza il generale Ambrosio aveva inviato un fonogramma al feldmaresciallo Kesselring invitandolo a sospendere gli "atti ostili" delle truppe tedesche al fine di evitare un "conflitto tra i due eserciti"; solo alle ore 0.45 il capo di stato maggiore inviò una disposizione tardiva e insufficiente in cui si ordinava: "ad atti di forza reagire con atti di forza."
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== Le truppe schierate attorno a Roma ==
Attorno alla capitale, alla vigilia dell'occupazione tedesca era infatti presente un forte dispositivo di truppe italiane le quali, tuttavia, rimaste senza ordini coerenti e prive di un piano di difesa, furono sopraffatte o disarmate con relativa facilità da truppe germaniche inferiori per numero anche se non per armamenti.
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