Francesco Borromini: differenze tra le versioni

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[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico - BEIC 6346853.jpg|thumb|left|La facciata della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane]]
 
Borromini nelle sue opere evitava i materiali nobili, assai apprezzati invece dal Bernini, che ne sfruttava le qualità tattili, visive e cromatiche; al marmo e al bronzo, infatti, egli preferiva le murature in mattoni, l'intonaco bianco, le decorazioni a stucco. Borromini, insomma, impiegava materiali poveri ma miti, in quanto non dotati di un pregio intrinseco bensì nobilitati dalla perizia tecnica dell'architetto. Il valore delle architetture borrominiane, in questo modo, si palesa non tanto nell'utilizzo di materiali di lusso, bensì nell'ingegnosità delle soluzioni strutturali e formali; è così che il suo stile si carica di connotati sofisticatiraffinati e intellettualistici, idonei non alla fruizione di grande masse di fedeli, bensì ad un pubblico ristretto e colto. Fu per questo motivo, e anche per la sua indole sobria e moderata, che Borromini fu assai ricercato dalle confraternite e degli ordini monastici,<ref>{{cita|Martinelli|p. 167|CM}}.</ref> contrapponendosi al Bernini che era invece l'artista prediletto dalla corte pontificia.
 
Nelle sue realizzazioni, inoltre, Borromini si mostrò assai sensibile al ritmo fluttuante e plastico delle pareti ondulate, movimentate da una successione ritmica di linee concave e convesse, in un gioco di rientranze e sporgenze. In questo modo si viene a creare un perimetro serpeggiante e irregolare, grazie al quale «l'occhio dello spettatore non afferra un misurato equilibrio di masse, un'ampia distribuzione di spazi articolati, ma segue la nervosa indicazione di moto delle strutture» (Argan);<ref>{{cita|Díaz Sánchez ''et al.''|p. 38|DM}}.</ref> si trattò, questa, anche di un'esigenza nata come conseguenza degli spazi piccoli e minimi ove spesso si trovò ad operare il Borromini. Da ciò nacque la sua insofferenza al gusto barocco e berniniano, che per suggerire una sensazione di capienza ed espansione dava l'esempio d'un'architettura concepita plasticamente per grandi masse di luce e di ombra. Borromini, al contrario, ricercava costantemente la massima contrazione spaziale, evitando i volumi e le masse murarie, esasperando il valore delle linee, introducendo motivi ornamentali inediti (quali volute, cartocci, arabeschi), complicando il tracciato delle piante e ponendo particolare attenzione nei dettagli dell'apparato decorativo.<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-borromini/|titolo=Borromini, Francesco|accesso=10 settembre 2016|editore=Treccani|opera=Enciclopedie on line}}</ref>