Cartesio: differenze tra le versioni

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=== Un'altra ipotesi sulla morte di Cartesio ===
Il [[filosofo]] tedesco Theodor Ebert (1939-), dell'[[Università Friedrich-Alexander di Erlangen-Norimberga|Università di Erlangen]],<ref name="corriere">{{Cita web|url=httphttps://www.corriere.it/cronache/09_novembre_10/cartesio-morto-per-ostia-avvelenata_4250e5a4-ce2a-11de-9a32-00144f02aabc.shtml|editore=[[Corriere della Sera]]}}</ref> nell'opera ''La misteriosa morte di René Descartes'' <ref>''Der rätselhafte Tod des René Descartes'', Aschaffenburg, Alibri Verlag, 2009.</ref> è giunto alla conclusione che Cartesio morì non per una polmonite, ma per un [[avvelenamento da arsenico]]. Ebert ha scoperto una nota del medico di Cartesio dove si descrivono le condizioni del filosofo, consistenti in «perdurante singhiozzo, espettorazione di colore nero, respirazione irregolare» sintomi riportabili ad avvelenamento da arsenico. Nella stessa opera si racconta di come Cartesio, forse sospettando un avvelenamento, poco prima di morire chiedesse un infuso di vino e tabacco, bevanda che serviva a vomitare.
 
Nel [[1996]] la tesi dell'avvelenamento era stata avanzata anche da autori come Eike Pies<ref>E. Pies, ''Il delitto Cartesio. Documenti, indizi, prove'', Sellerio Editore, Palermo, 1999</ref> che l'attribuiva all'iniziativa di un monaco cappellano presso l'ambasciata francese a Stoccolma incaricato di operare come "missionario del nord" per convertire la regina svedese al cattolicesimo.
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Nel [[1980]] Pies ebbe modo di leggere nell'archivio dell'università di Leiden, Paesi Bassi, una lettera del medico della regina Cristina, che descriveva a un amico dottore i sintomi del moribondo Cartesio, consistenti in «emorragia allo stomaco, vomito nero, tutte cose che non hanno niente a che fare con la polmonite».<ref name="Cartesio morì avvelenato">[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/07/16/cartesio-mori-avvelenato.html Cartesio morì avvelenato]</ref>
Gli studi, ritenuti attendibili da esperti della materia come Rolf Puster, ritengono che Cartesio sia stato avvelenato con un'ostia della comunione intrisa d'arsenico dal padre agostiniano, François Viogué, frate francese inviato dal [[Papa Innocenzo X]] a Stoccolma come ''missionario apostolico'' per convertire al cattolicesimo la regina Cristina di Svezia, come poi avvenne nel [[1654]].<ref>[httphttps://www.corriere.it/cronache/09_novembre_10/cartesio-morto-per-ostia-avvelenata_4250e5a4-ce2a-11de-9a32-00144f02aabc.shtml Cartesio ucciso da un'ostia all'arsenico]</ref>
La ipotesi di assassinio ad opera del fanatico padre Viogué si baserebbe sul fatto che questi vedeva nell'insegnamento cartesiano un ideale razionalista che avrebbe portato la regina Cristina ad un cattolicesimo diverso da quello professato dal padre agostiniano.<ref>[http://www.corriere.it/cronache/09_novembre_10/cartesio-morto-per-ostia-avvelenata_4250e5a4-ce2a-11de-9a32-00144f02aabc.shtml «A causa dell'insegnamento illuminato» di Cartesio, «l'incipiente conversione della regina Cristina poteva essere messa in pericolo» in Cfr. Shorto Russel, ''Le ossa di Cartesio. Una storia di modernità'']</ref> Tale affermazione, però, sembra in parte contrastare con quanto affermato dalla regina di Svezia, la quale, in una testimonianza inserita nell'introduzione all'edizione postuma parigina delle ''Méditations métaphysiques'', elogia il filosofo scrivendo che « ''[M. Des-Cartes] a beaucoup contribué a nostre glorieuse conversion; et que la providence de Dieu s'est servie de luy [...] pour nous en donner les premières lumières; ensorte que sa grâce et sa misericorde acheverent apres à nous faire embrasser les veritez de la Religion Catholique Apostolique et Romaine'' ».<ref>[https://books.google.it/books?id=__s6AAAAcAAJ&printsec=frontcover&dq=intitle:M%C3%A9ditations+intitle:m%C3%A9taphysiques+inauthor:Descartes&lr=&as_drrb_is=q&as_minm_is=0&as_miny_is=&as_maxm_is=0&as_maxy_is=&as_brr=0&cd=13#v=twopage&q&f=false Cfr. ''Les méditations métaphysiques de René Des-Cartes'', Paris, 1673, in-4°, p. xxiij. (''Temoignage de la Reyne Christine de Svede'').]</ref>