Tabernacoli di suor Domenica del Paradiso: differenze tra le versioni

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Così il repertorio di Bargellini e Guarnieri: "Giungeva fino a qui il grandissimo orto delle [[monastero della Crocetta|monache del Paradiso]], dette della Crocetta, che avevano la loro sede nell'attuale [[via Laura]] e che, dopo la soppressione, si trasferirono in Via Aretina. Nel Quattrocento la loro superiora, la beata [[Domenica del Paradiso]], che introdusse nel monastero la tessitura dell'oro, ebbe in fondo all'orto la visione dei Gesù. Alla sua morte le monache vollero ricordare quel mistico colloquio, con una pittura murale eseguita sul muro dell'orto. Ma quando, nell'Ottocento, l'orto fu confiscato per la costruzione del grande edificio destinato all'Istituto tecnico, l'affresco rimase isolato, sotto una modesta tettoia, che non lo salvava dalle intemperie. Fu il Comitato per l'Estetica cittadina a dare incarico di restaurare e sistemare la pittura cinquecentesca all'architetto [[Umberto Fabbrini]]".
 
L'aqffrescoaffresco fu realizzato da [[Alessandro Fei]] detto il Barbiere. Rappresenta il Cristo risorto, visto a sinistra dalla figura bianca di Suor Domenica, accompagnata da una consorella testimone e da una donna, forse la committente dell'affresco.
 
Rispetto alla situazione negli anni settanta (documentata da una fotografia pubblicata nello stesso repertorio Bargellini-Guarnieri), la struttura predisposta dall'architetto Fabbrini si mostra oggi e da lungo tempo vuota, per lo più utilizzata a proteggere gli stendardi che promuovono le attività della [[Fondazione Scienza e Tecnica]].