God of War (videogioco 2018): differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nekmar (discussione | contributi)
Riga 46:
Tornati a casa, il fuoco ha ormai consumato il corpo di Faye, lasciandovi solo le ceneri, che vengono prese delicatamente da Kratos e messe in un sacchetto. Tutto è ormai pronto per il viaggio. Improvvisamente, uno sconosciuto bussa alla porta. Kratos, ordinando al figlio di nascondersi, lo va a incontrare. Lo sconosciuto afferma di sapere chi è e da dove viene, e sembra possedere poteri divini. In seguito a un violento scontro tra i due, Kratos riesce a ucciderlo, e insieme ad Atreus parte per il loro viaggio. Durante il cammino, i due incontrano per strada il [[nano (mitologia)|nano]] Brok, artefice dell'ascia di Kratos, il Leviatano, che fornirà ad entrambi le sue abilità di fabbro, e una strega che vive nei boschi, in una casa sotto una gigantesca tartaruga. Ella prende subito in simpatia Atreus, mentre rivela a Kratos di sapere che egli è un dio di una terra straniera, e lo avverte riguardo agli dèi norreni, che sono diffidenti nei confronti dei viaggiatori. Arrivati al Lago dei Nove, i due incontrano il Serpente del Mondo [[Jörmungandr]] che, tuttavia, si dimostra amichevole verso di loro.
 
Arrivati sulla montagna, osservando l'orizzonte, essi scoprono che la loro casa era protetta da un cerchio di alberi magici che li proteggeva dai mostri. Il cerchio, tuttavia, è stato spezzato in quanto Kratos, all'inizio della storia, ha abbattuto uno degli alberi, rompendo l'incantesimo - benché egli affermi di averlo fatto perché era stato desiderio di Faye usare uno di quegli alberi per il suo funerale. Sulla cima della montagna, i due fanno la conoscenza di Sindri, il fratello di Brok, con cui non è in buoni rapporti, e si imbattono in una nebbia nera conosciuta come l<nowiki>'</nowiki>''Alito nero''. In loro aiuto giunge la strega, la quale rivela che l'unico modo per farlo sparire è usare la Luce di [[Alfheim]], la terra degli [[Liósálfar|elfi chiari]]. Li conduce così ad una rappresentazione di [[Yggdrasill]], l'Albero del Mondo, dove, grazie al [[Bifrǫst]], apre un passaggio per il regno, ma, appena varcata la soglia, la strega viene riportata a [[Miðgarðr]], a causa di una maledizione impostale dagli dèi, ma fa appena in tempo a dare il Bifröst a Kratos e a suggerirgli di riempirlo con la luce di Alfheim. Avventurandosi nel regno, Kratos e Atreus scoprono che c'è una guerra tra gli elfi chiari e gli [[Døkkálfar|elfi oscuri]], che vede i secondi vicini alla vittoria. Kratos e Atreus non hanno altra scelta che affrontare gli elfi oscuri per raggiungere il cuore di Alfheim e riempire il Bifröst con la sua luce, scontrandosi nel viaggio di ritorno con Svartáljqfurr, il re degli elfi oscuri. Trovandosi di fronte alla fonte dell’Alfheim, Atreus prova a toccarla ma ne resta bruciato. Kratos capisce che l'energia è troppo forte per il figlio e che spetta a lui riempire il Bifröst. Avvertendo Atreus di fare la guardia, Kratos si addentra nella colonna di luce. Lo spartano giunge infine in un luogo misterioso avvolto dalla nebbia. Riconoscendolo infine la loro casa. Il sacchetto di Faye inizia a volteggiare brillando di luce propria. Kratos sente improvvisamente un canto di struggente bellezza, riconoscendo che è Feya a cantare e sembra che il suo spirito, lo voglia guidare. Il canto conduce Kratos in un evento del passato, dove non era presente: vedendo Atreus parlare col corpo della madre avvolto dai veli. Il ragazzo ammette di non sopportare il comportamento del padre e che avrebbe voluto di più che fosse stato lui a morire e che lei vivesse. Ammette però alla fine che nonostante ciò, vuole molto bene a Kratos e capisce che anche il padre soffre per la scomparsa della moglie. Kratos seguendo il canto, implora disperato a Faye di tornare da loro. Sul punto di raggiungere la luce, compare il braccio di Atreus che afferra il padre tirandolo fuori. Kratus che era a un passo di rivedere Feya domanda furibondo al figlio perchè si è intromesso. Osservando stupito che la zona è distesa di cadaveri di elfi oscuri uccisi da Atreus. Nonostante per Kratos fossero passati pochi attimi, fuori dall'Alfheim, sono passate diverse ore. Recuperata la luce, Kratos e Atreus, abbandonano il regno. Nello scontro finale, dopo avere restituito la piena luce al regno degli elfi chiari, Kratos riesce infine a prevalere contro il re degli elfi oscuri dandogli infine il colpo di grazia. Prima di spirare, il re degli elfi esala le sue ultime parole in elfico, lasciando Atreus terrorizzato. Kratos domanda al figlio che cosa avesse detto il re degli elfi, al che Atreus dice che lui e il padre nell'avere aiutato gli elfi chiari “hanno commesso un grave errore.”
 
Usando il Bifröst, Kratos e Atreus cominciano a salire per la montagna, scontrandosi con il [[drago]] sputafulmini Hræzlyr, uscendo vittoriosi. Raggiunta la vetta di Miðgarðr, ascoltano una conversazione tra lo sconosciuto, che è ancora vivo, e che si rivela essere [[Baldur]], il dio immortale, insieme ai suoi nipoti [[Móði]] e [[Magni (mitologia)|Magni]], i figli di [[Thor]], e un uomo intrappolato nella corteccia di un albero indistruttibile, di nome Mimir. I tre esigono che egli gli riveli dove scovare Kratos e Atreus, ma Mimir li sbeffeggia, pur non conoscendo i due. Dopo che i tre dèi se ne sono andati, Kratos e Atreus parlano con Mímir, il quale rivela che il loro obiettivo non è la montagna dove si trovano, ma il picco più alto di [[Jötunheim]], la terra dei [[Jǫtunn|giganti]], ma non è più possibile arrivarci, in quanto tutti i passaggi sono stati distrutti per non farvi entrare [[Odino]] e Thor. Mímir, tuttavia, conosce un altro modo, perciò esorta Kratos a tagliargli la testa e farla rianimare dalla strega dei boschi. Tornati alla sua casa, la strega rianima la testa di Mímir, rivelandosi come la dea [[Freyja]], membro dei [[Vanir]], prima di essere ceduta come sposa a Odino per firmare la pace con gli [[Æsir]]. Ciò provoca subito lo sdegno di Kratos, che diffida totalmente di lei, ma sia Freya che Mímir lo avvertono che deve dire ad Atreus della sua vera natura, altrimenti, più il tempo passerà, più la verità sarà più grave da sopportare.