Roberto Saviano: differenze tra le versioni

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{{Citazione|Io so e ho le prove. Io so come hanno origine le economafie e dove prendono l'odore. L'odore dell'affermazione e della vittoria. Io so cosa trasuda il profitto. Io so. E la verità della parola non fa prigionieri perché tutto divora e di tutto fa prova. E non deve trascinare controprove e imbastire istruttorie. Osserva, soppesa, guarda, ascolta. Sa. Non condanna in nessun gabbio e i testimoni non ritrattano. Nessuno si pente. Io so e ho le prove. Io so dove le pagine dei manuali d'economia si dileguano mutando i loro frattali in materia, cose, ferro, tempo e contratti. Io so. Le prove non sono nascoste in nessuna pen-drive celata in buche sotto terra. Non ho video compromettenti in garage nascosti in inaccessibili paesi di montagna. Né possiedo documenti ciclostilati dei servizi segreti. Le prove sono inconfutabili perché parziali, riprese con le iridi, raccontate con le parole e temprate con le emozioni rimbalzate su ferri e legni. Io vedo, trasento, guardo, parlo, e così testimonio, brutta parola che ancora può valere quando sussurra: "È falso" all'orecchio di chi ascolta le cantilene a rima baciata dei meccanismi di potere. La verità è parziale, in fondo se fosse riducibile a formula oggettiva sarebbe chimica. Io so e ho le prove. E quindi racconto. Di queste verità|Roberto Saviano<ref>Dal suo libro Gomorra. [http://www.itispozzuoli.it/docenti/piacere_leggere/gomorra/gomorra_pasolini.htm Disponibile online] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090426011804/http://www.itispozzuoli.it/docenti/piacere_leggere/gomorra/gomorra_pasolini.htm |date=26 aprile 2009 }}, pp. 234-240.</ref>}}
[[File:Roberto Saviano 2011-03.jpg|right|thumb|Roberto Saviano al [[Festival internazionale del giornalismo]] nel 2011]]
Saviano esordisce «con un racconto imitando [[Tommaso Landolfi]] ed inviandolo a [[Goffredo Fofi]] il quale gli fece capire che, pur scrivendo molto bene per la sua età, scriveva “stronzate”. Ho visto dal timbro da dove vieni&nbsp;– gli disse - Scrivi delle tue parti. Deve molto Saviano a scrittori come Fofi o [[Gustaw Herling-Grudziński]], scrittori che lui definisce “combattenti”, maestri che usano la penna come arma».<ref>Da una [http://www.mentelocale.it/leggere_scrivere/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_20280 conferenza di Saviano] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080917213039/http://www.mentelocale.it/leggere_scrivere/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_20280 |date=17 settembre 2008 }} tenuta a Genova il 17 marzo [[2008]] e riportata all'indomani su mentelocale.it. URL consultato il 29.11.2009.</ref>
 
Nel marzo [[2006]] esce nella collana ''Strade Blu'' dell'editore Mondadori il suo primo romanzo, definito dallo stesso come una ''non-fiction novel'',<ref>[http://www.radio.rai.it/radio3/view.cfm?Q_EV_ID=270862 intervista su RadioRai]</ref> ''[[Gomorra (romanzo)|Gomorra - Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra]]'', un viaggio nel mondo affaristico e criminale della camorra e dei luoghi dove questa è nata e vive: la [[Campania]], [[Napoli]], [[Casal di Principe]], [[San Cipriano d'Aversa]], [[Aversa|l'agro aversano]], luoghi dove l'autore è cresciuto dei quali fa conoscere al lettore una realtà inedita agli occhi di chi da tali luoghi non proviene. Il libro parla di ville sfarzose di boss malavitosi create a copia di quelle di [[Hollywood]], di campagne pregne di rifiuti tossici smaltiti per conto di mezza Europa, di una popolazione che non solo è connivente con questa criminalità organizzata, ma la protegge e ne approva l'operato. Racconta quindi di un [[sistema]] (questo il nome usato per riferirsi alla [[camorra]]) che adesca nuove reclute non ancora adolescenti, facendo loro credere che la loro sia l'unica scelta di vita possibile, di boss-bambini convinti che l'unico modo di morire come un uomo vero sia quello di morire ammazzati<ref>[http://www.robertosaviano.com/documenti/8913/125/132 Robertosaviano.com], Tutti quelli che conosco o sono morti o sono in galera. Io voglio diventare un boss</ref>, e di un fenomeno criminale influenzato dalla spettacolarizzazione mediatica, in cui i boss si ispirano negli abiti e nelle movenze ai divi del cinema.