Monarchia: differenze tra le versioni

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==Dibattito==
 
Se si esclude il gruppo delle 8 monarchie costituzionali presenti tra i 21 Stati monarchici che nel 2009 superavano il milione di abitanti, il quadro della tutela dei [[diritti umani]] offerto dalle monarchie non sembra certo incoraggiantepositivo. Eppure la medesima ricerca accademica [[Politologia|politologica]] ha notato che: {{quote|a) le monarchie possono assumere la forma della monarchia costituzionale, con un parlamento che legifera e un governo che dipende dal sovrano, un regime che per molti paesi oggi democratici (soprattutto europei) ha rappresentato una tappa importante nel passaggio dalla monarchia assoluta alla democrazia e che ancor oggi potrebbe offrire una soluzione temporanea per alcuni paesi del Medioriente; b) tra le monarchie autocratiche predominano le forme blande di autoritarismo, un fatto che non è casuale in quanto l’autorità monarchica gode in genere di una legittimazione tradizionale (spesso religiosa) che la dispensa dal fare ricorso alle forme più brutali di oppressione. Le forme più dure di autocrazia (dittature militari, sistemi a partito unico, dittature personali) sono in genere repubblicane; per contro nelle più autocratiche tra le monarchie, i tratti di rigido tradizionalismo e di severo paternalismo dominano su quelli ferocemente repressivi tipici dei regimi repubblicani; c) l’esistenza di regole note e accettate per la successione al trono rende meno acuta la lotta per il potere supremo nelle monarchie; d) le monarchie autocratiche sono in genere più stabili se si mantengono relativamente moderate, quelle più brutalmente repressive sono più esposte al rischio di un rovesciamento rivoluzionario o di congiure di palazzo, in quanto gli individui che controllano un potere assoluto per conto di un sovrano sono facilmente indotti a prenderselo per intero sbarazzandosi del sovrano; e) nel complesso negli ultimi decenni le monarchie sembrano essere riuscite a contenere il rischio dell’emergere di poteri forti di tipo militare o sotto forma di leader populisti con ambizioni dittatoriali, là dove sono stati i sovrani stessi a imprimere una netta svolta autoritaria al regime, le sorti della monarchia sono state spesso compromesse; f) l’esperienza europea suggerisce che la democrazia rappresenta probabilmente l’ambiente più favorevole per la sopravvivenza dell’istituzione monarchica. Non è detto che le monarchie dell’Asia e del Medioriente e Nordafrica siano pronte ad assimilare questa lezione e alle cessioni di potere e di prerogative cui quelle europee sono approdate, ma vi sono buone ragioni per supporre che lo sviluppo di un quadro di pluralismo e di multipartitismo, in cui il sovrano svolge (oltre alle pur sempre fondamentali funzioni simboliche) un ruolo di garante e arbitro, rappresenti la scelta che offre la combinazione più favorevole di sicurezza (dal rischio di destituzione o di abrogazione) e di conservazione di peso politico|E. Somaini, ''Geografia della [[democrazia]]'', Bologna, Il Mulino, 2009, pp. 115-118 (ed. digit.: 2009, doi: 10.978.8815/144287, Capitolo quinto: Forme di governo e democrazia, doi capitolo: 10.1401/9788815144287/c5}}
 
Per converso, alcuni degli argomenti contrari alla sopravvivenza delle monarchie vanno maneggiati con cautela: secondo [[Karl Loewenstein]], ad esempio, va abbandonato il tradizionale ''argumentum ad hominem'' contro le monarchie, secondo cui l'ereditarietà delle [[Emofilia|malattie]] per l'[[endogamia]] delle famiglie reali ne avrebbe indebolito la fibra necessaria per governare; tale argomento risuona di pregiudizi [[Eugenetica|eugenetici]] utilizzati dal [[nazismo]]<ref>Karl Loewenstein, ''Political Reconstruction'' (1946) (§ Preview of Coming Events: The Chances of Monarchical Restoration).</ref>.