Niccolò Piccinino: differenze tra le versioni
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Fu [[Signore (titolo nobiliare)|signore]] di [[Albareto]], [[Borgo Val di Taro]], [[Borgonovo Val Tidone]], [[Calestano]], [[Candia Lomellina]], [[Castell'Arquato]], [[Castelponzone]], [[Compiano]], [[Costamezzana]], [[Fiorenzuola d'Arda]], [[Frugarolo]], [[Marzolara]], [[Orvieto]], [[Pellegrino Parmense]], [[Pianello Val Tidone]], [[Pontremoli]], [[Solignano]], [[Somaglia]], [[Tabiano]], [[Varano de' Melegari]], [[Varese Ligure]], [[Vigolone]] e [[Visiano]].
== Biografia ==
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Nato a Callisciana, nei pressi di [[Perugia]], era figlio di un macellaio. Fu avviato al mestiere di lanaiolo, ma preferì trasferirsi in [[Romagna]] come garzone di un uomo d'armi che gli insegnò l'arte della guerra.
▲<br>Dopo un breve periodo al servizio della [[repubblica di Firenze]], servì [[Filippo Maria Visconti]], [[duca di Milano]] ([[1425]]), per il quale, insieme a [[Niccolò Fortebraccio]] combatté contro la lega formata dal [[papa Eugenio IV]], la [[repubblica di Venezia]] e [[Firenze]].<ref>Block, p. 31.</ref>
Nel [[1427]] prese parte alla [[battaglia di Maclodio]] a beneficio del [[
Nel [[1430]] andò in [[Lunigiana]] e poi, al comando delle truppe genovesi e lucchesi sconfisse i fiorentini nella [[Battaglia del Serchio]], presso [[Lucca]].
Sconfitte le forze papali a [[Castel Bolognese]] nel ([[1434]]), seguite però da una seconda armata comandata da [[Francesco Sforza]] che sconfissero ed uccisero Fortebraccio a [[Fiordimonte]], il Piccinino rimase da solo al comando e, in una serie di campagne contro gli Sforza, conquistò un certo numero di città in Romagna.
Nel [[1438]], durante la guerra tra la [[Repubblica di Venezia|Serenissima]] e il [[
Nonostante una serie di vittorie il Piccinino venne sconfitto a [[Tenno]] dai veneziani, aiutati dallo [[Sforza]]. Il duca lo inviò allora in [[Toscana]] nella speranza che i fiorentini ritirassero le forze mandate in aiuto di Venezia.
Devastò il [[Mugello]], vicino a [[Fiesole]] intercettò alcune lettere della [[Signoria cittadina|signoria]] fiorentina in cui si consigliava al capitano Piergiampaolo [[Orsini]] di non
Il Piccinino indusse il duca di Milano a destinarlo in Umbria dove sperava, come altri condottieri, di conquistare un proprio dominio.
Il 29 giugno [[1440]] Niccolò si recò a [[Sansepolcro]], dove, lasciati i bagagli
[[File:Peter Paul Ruben's copy of the lost Battle of Anghiari.jpg|thumb|right|[[Pieter Paul Rubens]]
Nel febbraio del [[1441]], guidando le truppe milanesi, invase la bassa pianura bresciana, nel tentativo di riportarla sotto le insegne [[Visconti|viscontee]]. Venezia mosse il proprio esercito e lo affidò al conte [[Francesco Sforza]] che, partendo da Verona, marciò su Brescia e quindi discese fino a [[Cignano]] dove i due eserciti il 25 giugno si affrontarono.
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Nel novembre del [[1442]] con l'aiuto dei perugini pose l'assedio di [[Assisi]]. Dopo diversi giorni di inutili tentativi, le truppe del Piccinino, anche grazie all'aiuto di un frate traditore che indicò un accesso nascosto in un antico acquedotto romano, riuscirono a penetrare all'interno della cerchia di mura e la città, difesa in quel periodo da [[Alessandro Sforza]], venne duramente saccheggiata e devastata. Il Piccinino si oppose comunque alla completa distruzione della città rifiutando i 15.000 fiorini offerti dai perugini al riguardo<ref>Arnaldo Fortini, ''Assisi nel Medioevo'', Società internazionale degli studi francescani, Edizioni Roma, 1940.</ref>.
Nel [[1443]] pose l'assedio a [[Monteleone d'Orvieto]] e dopo un mese, avendola ridotta alla fame, cercò di cacciare Ugolino di Montemarte da [[Corbara (Orvieto)|Corbara]]. Ugolino fu costretto a lasciare Monteleone, [[Montegabbione]] e [[Carnaiola]]. In seguito venne richiamato dal duca di Milano e, durante la sua assenza, le sue truppe furono sconfitte a [[Montolmo]].
Poco dopo, il 15 ottobre [[1444]], il condottiero si ammalò di [[idropisia]] e morì all'età di 58 anni
[[File:3439 - Milano - Duomo - Deambulatorio - Lapide x Francesco e Niccolò Piccinino - Foto Giovanni Dall'Orto - 6-Dec-2007a.jpg|thumb|upright=1.4|[[Duomo di Milano]], tomba di Niccolò Piccinino e di suo figlio [[Francesco Piccinino|Francesco]]]]
== Discendenza ==
Niccolò Piccinino si sposò con Gabriella da Sesto nel [[1406]], da cui ebbe [[Francesco Piccinino|Francesco]]. Gabriella, accusata di [[adulterio]], venne fatta uccidere dal marito.<ref name = A>Si veda il collegamento esterno sul sito web Condottieridiventura.it.</ref> Si risposò con Angelella [[Celano (famiglia)|da Celano]], sorella della più nota [[Jacovella da Celano|Jacovella]].<ref>Il Piccinino vincola alcuni beni dotali tra cui i castelli di Pescina, Cocullo Gagliano ecc., si veda Rodolfo Lanciani, ''Il patrimonio della famiglia Colonna al tempo di Martino V (1417-1431)'', in R. Società Romana di storia patria, 1897, p. 396-399.</ref> Il matrimonio durò fino al [[1423]], quando il condottiero si risposò con una nipote di [[Braccio da Montone]]. Questa nuova unione coniugale deve essere terminata nel [[1440]], in quanto in tale anno si ritrova il condottiero tra i pretendenti al matrimonio con [[Bianca Maria Visconti]], matrimonio che poi non si realizzerà.<ref name = A/> Oltre a Francesco, Niccolò ebbe altri due figli, [[Jacopo Piccinino|Jacopo]] ed Angelo.
== Note ==
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|tipologia = militare
|carica = [[Capitano generale della Chiesa]]
|immagine = Flag of the Papal States (pre 1808).svg
|periodo = [[1442]]-?
|precedente = [[Ranuccio Farnese il Vecchio]]
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