Operazione Bagration: differenze tra le versioni

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|Parte_di=del [[fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]] della [[seconda guerra mondiale]]
|Immagine=49th Army troops storming Mogilev June 1944.jpg
|Didascalia=Uomini della 49ª Armata sovietica entrano a MogilevMahilëŭ durante l'offensiva
|Luogo=[[Bielorussia]], [[Ucraina]] e [[Polonia]]
|Data=22 giugno - 1º agosto [[1944]]
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Infine, alcuni corpi corazzati e meccanizzati di punta (in particolare il [[1º Corpo carri della Guardia|1º]], [[2º Corpo carri della Guardia|2º]] e [[3º Corpo carri della Guardia|3º corpo corazzato della Guardia]]<ref>{{Cita|Sharp III| pp. 37-40|SharpIII }}.</ref>) erano stati ricompletati e riequipaggiati con i materiali più moderni, tra cui un gran numero degli efficienti carri armati [[T-34/85]]; anche le [[Lend-Lease|forniture di armi ed equipaggiamenti alleati]] ebbero un ruolo importante, in particolare, i solidi [[autocarro|autocarri]] [[Studebaker US6]] permisero di incrementare in modo decisivo la mobilità delle truppe e di accelerare le manovre dei corpi meccanizzati, mentre gli stessi carri armati [[M4 Sherman]] (di cui era equipaggiato il [[3º Corpo meccanizzato della Guardia|3º corpo meccanizzato della Guardia]]<ref>{{Cita|Sharp III|p. 56|SharpIII}}.</ref>) vennero utilmente impiegati.
 
Mentre erano in corso questi complessi trasferimenti di forze, si susseguivano a [[Mosca (Russia)|Mosca]] le riunioni tra Stalin, i membri dello Stato maggiore generale e alcuni generali sul campo, per definire i dettagli tattici e operativi dell'imminente offensiva. La riunione decisiva, a cui parteciparono, oltre a Stalin e ai membri politici dello Stavka ([[Vjačeslav Michajlovič Molotov|Molotov]], [[Georgij Maksimilianovič Malenkov|Malenkov]], [[Anastas Ivanovič Mikojan|Mikojan]]), anche Žukov, Vasilevskij, Antonov e Rokossovskij, si svolse il 22 e il 23 maggio<ref>{{Cita|Erickson 2002|pp. 202-203|Erickson2002}}.</ref>. In questa occasione vennero prese le ultime decisioni e venne stabilita per il periodo 15-20 giugno (ad alcuni giorni di distanza dalla famosa data "R" dell'apertura del "[[Secondo fronte]]", comunicata fin da aprile dagli Alleati direttamente al generale Antonov<ref>{{Cita|Erickson 2002|p. 191|Erickson2002}}.</ref>) la data di inizio dell'operazione. Sempre in questa riunione si verificò anche un violento scontro tra Stalin e Rokossovskij, che riuscì coraggiosamente a convincere il dittatore ad adottare il suo piano di doppio attacco nel settore di BobrujskBabrujsk<ref>{{Cita|Erickson 2002|p. 203|Erickson2002}}.</ref>.
 
Già il 20 maggio Stalin in persona aveva scelto il nome in codice della grande offensiva bielorussa; sarebbe stato "Bagration", in onore del generale [[Impero russo|zarista]] dell'[[Età napoleonica|epoca napoleonica]] [[Pëtr Ivanovič Bagration]], di origine [[georgia]]na come lui<ref>{{Cita|Erickson 2002|p. 199|Erickson2002}}; {{Cita|Overy 2000|p. 249|Overy2000}}.</ref>.
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Durante la pausa di primavera, Hitler, apparentemente rassicurato dalla nuova miracolosa stabilizzazione del fronte orientale dell'aprile 1944, continuò a manifestare ottimismo, pronosticando un sicuro fallimento dello sbarco all'ovest e un possibile crollo sovietico; in linea con la direttiva N. 51, sette ''Panzerdivision'' e grandi quantità dei nuovi carri [[panzer V Panther|Panther]] vennero finalmente inviate a ovest<ref>{{Cita|Zaloga 1997|pp. 12-13 e 53|Zaloga1997}}.</ref>. Anche la maggior parte dei reparti da caccia della Luftwaffe furono concentrati nel territorio del Reich e in Francia in vista del possibile secondo fronte (dove sarebbero stati decimati durante le incessanti battaglie aeree dell'[[operazione Pointblank]]), indebolendo l'aviazione ad est, principalmente equipaggiata invece con reparti da bombardamento e attacco (per contrastare la superiorità numerica dei carri armati sovietici)<ref>{{Cita|Zaloga 1997|p. 13|Zaloga1997}}.</ref>.
 
Il 22 giugno 1944, giorno di inizio dell'operazione Bagration, il [[gruppo d'armate Centro]] difendeva, al comando del feldmaresciallo [[Ernst Busch (militare)|Ernst Busch]], l'enorme saliente bielorusso, imperniato sulle importanti posizioni di Vicebsk, Orša e BobrujskBabrujsk, con quattro armate: [[3. Panzerarmee|3ª Panzerarmee]], [[4. Armee (Wehrmacht)|4ª armata]], [[9. Armee (Wehrmacht)|9ª armata]] e [[2. Armee (Wehrmacht)|2ª armata]] (schierata a sud delle grandi e quasi impraticabili [[Polesia|paludi del Pripjat']], e quindi tatticamente separata dalle altre formazioni tedesche)<ref name="Zaloga_1997_B" />. Questo complesso di forze era costituito da 34 divisioni di fanteria; una ''Panzerdivision'' (la [[20. Panzer-Division]], a cui, durante la battaglia, si sarebbero aggiunte altre quattro Panzerdivision: [[5. Panzer-Division (Wehrmacht)|5ª]], [[12. Panzer-Division (Wehrmacht)|12ª]], [[4. Panzer-Division|4ª]] e [[7. Panzer-Division (Wehrmacht)|7ª Panzer-Division]]); due [[Luftwaffen-Feld-Division|divisioni campali della Luftwaffe]]; tre divisioni [[Panzergrenadier]]; sette divisioni di sicurezza, con 553 mezzi corazzati e 831 aerei<ref>In {{Cita|Ziemke 2003|p. 319|Ziemke2003}}, le forze aeree della Luftflotte 6, a disposizione del gruppo d'armate Centro, sono calcolate in 775 aerei, di cui 405 aerei da bombardamento a lungo raggio e ricognitori, raccolti nel IV Fliegerkorps.</ref>.
 
Queste formazioni tedesche erano largamente incomplete (e con uno spirito di rassegnato fatalismo<ref>{{Cita|Cartier 1996|p. 358|Cartier1996}}. Il feldmaresciallo [[Günther von Kluge|von Kluge]], ex-comandante del gruppo d'armate Centro, riferì ad Hitler, riguardo alla situazione delle insufficienti forze tedesche sparpagliate nelle immense distese del fronte orientale: "L'impressione di vuoto è semplicemente spaventosa".</ref>) a causa delle gravi perdite subite nella dura guerra difensiva combattuta nel corso dell'ultimo anno sul fronte orientale, e anche all'impiego di una parte delle truppe nelle cosiddette piazzeforti (''Wellenbrecher'' - frangiflutti<ref>{{Cita|Cartier 1996|p. 360|Cartier1996}}.</ref>), la cui costruzione era stata decisa da Adolf Hitler in persona allo scopo (secondo le sue ottimistiche previsioni) di fungere da capisaldi posizionati nei principali centri di comunicazione strategici, in grado di attirare e logorare grandi forze nemiche bloccandone e rallentandone l'avanzata.
 
Nel gruppo d'armate Centro venne quindi pianificata e in parte organizzata la costituzione di quattro piazzeforti principali: [[Orša]] e [[Mahilëŭ|Mogilev]], sul [[Dnepr]]; [[Vicebsk]] sulla [[Daugava|Dvina occidentale]], e [[BobrujskBabrujsk]] sulla [[Beresina]]; ognuna difesa da un'intera divisione di fanteria, tranne Vicebsk di cui era prevista una guarnigione di tre divisioni del LIII corpo d'armata<ref>{{Cita|Cartier 1996| pp. 360-361|Cartier1996}}.</ref>.
 
Nella realtà, questa decisione del Führer, passivamente accettata dal comandante del gruppo d'armate Centro, feldmaresciallo Busch, si dimostrò un grave errore: le potenti e numerose forze corazzate dell'[[Armata Rossa]] aggirarono e circondarono rapidamente queste pretese piazzeforti, senza esserne rallentate nella loro marcia in avanti; mentre la fanteria sovietica distrusse metodicamente le cospicue truppe accerchiate, causando terribili perdite ai tedeschi e aprendo ampi varchi nelle deboli difese della Wehrmacht, privata nella circostanza di libertà operativa e ancorata ad un'inefficace difesa lineare, anche per la mancanza iniziale di consistenti riserve mobili corazzate<ref name="Cartier359">{{Cita|Cartier 1996| p. 359|Cartier1996}}.</ref>. Il 22 giugno 1944 il gruppo d'armate Centro disponeva infatti solo di una Panzerdivision (la 20. Panzer-Division posizionata alle spalle del settore di [[BobrujskBabrujsk]]) e di tre divisioni Panzergrenadier, assegnate alla 4ª armata, schierata al centro del gruppo d'armate: in totale circa 550 mezzi corazzati, di cui oltre 450 cannoni d'assalto [[Sturmgeschütz III|StuG III]]. Si trattava solo di una piccola minoranza, rispetto al totale di 4.700 carri armati o semoventi disponibili sul tutto il fronte orientale (nello stesso momento all'ovest erano schierati 2.300 mezzi corazzati, ma con un numero più elevato di Panther)<ref>{{Cita|Zaloga 1997|p. 26|Zaloga1997}}.</ref>.
 
[[File:Operation bagration overview 22 june 1944 to 29 august 1944.png|thumb|left|Carta con le direttrici strategiche dell'operazione Bagration.]]
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Orša, difesa dalle efficienti divisioni del XXVII corpo d'armata tedesco (formazione dell'ala sinistra della 4ª armata), oppose una dura resistenza, e l'attacco sovietico, non supportato da sufficiente appoggio di artiglieria, venne bloccato per le prime 24 ore; a causa di questo fallimento iniziale le riserve corazzate (5ª armata corazzata della Guardia del generale Pavel Rotmistrov) di cui era previsto l'impiego in questo settore come forza di sfruttamento vennero dirottate, su indicazione del maresciallo Vasilevskij, più a nord nel settore della 5ª Armata sovietica, dove già stava avanzando il gruppo meccanizzato "Oslikovskij"<ref>{{Cita|Erickson 2002|pp. 219-221|Erickson2002}}.</ref>. Nell'area della 4ª Armata tedesca a est del Dnepr, il 2º fronte bielorusso non ottenne risultati decisivi, ma il generale von Tippelskirch prudentemente iniziò subito ad organizzare un ripiegamento manovrato per ritirare le sue forze dalle loro posizioni pericolosamente esposte<ref name="ReferenceE">{{Cita|Erickson 2002|p. 220|Erickson2002}}.</ref>.
 
Hitler e l'[[Oberkommando des Heeres|OKH]] (l'alto comando dell'esercito), oltre ad ordinare la resistenza sul posto (disposizione confermata il 24 giugno durante un incontro tra Busch e il generale [[Kurt Zeitzler|Zeitzler]] a Minsk, quartier generale del gruppo d'armate Centro<ref name="ReferenceE"/>), avevano finalmente iniziato ad inviare al feldmaresciallo Busch i primi rinforzi frettolosamente prelevati dai gruppi d'armate [[Heeresgruppe Nordukraine|Ucraina Nord]] ([[5. Panzer-Division (Wehrmacht)|5. Panzer-Division]]) e [[Gruppo d'armate Nord|Nord]] ([[12. Panzer-Division (Wehrmacht)|12. Panzer-Division]]), ma troppo tardi. La situazione era ormai compromessa e le formazioni corazzate sovietiche già dilagavano in profondità, sfruttando i varchi aperti dalle armate di fanteria<ref>{{Cita|Erickson 2002|pp. 220-221|Erickson2002}}.</ref>. I [[panzer]] si sarebbero sacrificati, nei giorni seguenti, nell'impossibile compito di salvare la gran quantità di truppe tedesche che, dopo il crollo dei bastioni di Vicebsk e di BobrujskBabrujsk (a sud), rischiavano di rimanere accerchiate a est di Minsk.
 
=== Avanzata su Minsk ===
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Mentre la 5. Panzer-Division cercava disperatamente di fermare i carri armati sovietici a nord di Minsk per permettere il ripiegamento delle truppe tedesche rimaste isolate a est della Beresina, il 2º corpo corazzato della Guardia (dotato di 232 carri [[T-34/85]] e cannoni semoventi<ref>{{Cita|Sharp III|p. 39|SharpIII}}.</ref>) al comando del generale Burdeinyj, poté superare agevolmente la Beresina più a sud (a [[Murovo]]) il 1º luglio, e due giorni dopo penetrare quasi indisturbato in Minsk da est e da sud-est senza grande difficoltà, congiungendosi dentro la città con i mezzi corazzati del generale Rokossovskij (1º fronte bielorusso) provenienti da sud, chiudendo definitivamente la trappola intorno ai resti della 3ª Panzerarmee e il grosso della 4ª armata in ripiegamento<ref>{{Cita|Zaloga 1997|pp. 70-71|Zaloga1997}}.</ref>. I primi carri armati, appartenenti al 2º corpo corazzato della Guardia, ad entrare nella capitale bielorussa furono quelli del colonnello O.A. Losik, comandante della 4ª brigata corazzata della Guardia, che arrivarono nel centro cittadino, dopo aver superato la resistenza di alcune retroguardie della 5. Panzer-Division, già nella mattinata del 3 luglio<ref>{{Cita|Glantz 2000|p. 207|Glantz2000}}.</ref>.
 
=== Battaglia di BobrujskBabrujsk e liberazione di Minsk ===
 
Nel settore meridionale della [[Bielorussia]] l'andamento delle operazioni aveva avuto un'evoluzione ancor più disastrosa per i tedeschi.
Il 24 giugno, il generale [[Konstantin Konstantinovič Rokossovskij|Rokossovskij]] era passato all'offensiva impiegando le armate dell'ala destra del suo potente 1º fronte bielorusso contro la 9ª armata tedesca (generale [[Hans Jordan]]), schierata con tre corpi d'armata (LV, XXXV e XXXXI Panzerkorps) in precarie posizioni intorno alla testa di ponte sulla Beresina a [[BobrujskBabrujsk]]<ref name="ReferenceF">{{Cita|Erickson 2002|p. 222|Erickson2002}}.</ref>.
 
Il terreno su cui si svolgeva l'attacco del generale Rokossovskij era in teoria particolarmente inadatto a una grande offensiva meccanizzata, essendo solcato da numerosi grandi fiumi affluenti del Dnepr (Olsa, Ola, [[Drut']], [[Babrujka]], [[Beresina]]), che trasformavano la pianura in un'area paludosa e insalubre, scarsamente transitabile. Il generale Rokossovskij con la energica supervisione dell'esigente maresciallo Žukov (coordinatore dello Stavka dei due fronti bielorussi meridionali), definì un'organizzazione logistica adeguata: grandi quantità di tronchi d'albero, fascine e tavolame vennero assegnate ai genieri e alle stesse truppe combattenti per costruire piste percorribili sulle aree melmose anche da parte delle truppe mobili sovietiche<ref>{{Cita|Cartier 1996|pp. 362-363|Cartier1996}}.</ref>. L'espediente logistico avrebbe avuto un sorprendente successo.
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Le due masse offensive sovietiche passarono quindi all'offensiva ma con risultati inizialmente molto diversi; mentre il gruppo settentrionale (3ª e 48ª armata dei generali Gorbatov e Romanenko, supportate dal 9º corpo corazzato), fece pochi progressi nel terreno acquitrinoso (suscitando l'ira del maresciallo Žukov<ref name="ReferenceF"/>) difeso dal XXXV corpo d'armata tedesco, le truppe del raggruppamemto meridionale (28ª e 65ª armata dei generali Luchinskij e Batov) sfondarono il fronte del XXXXI Panzerkorps, e già alle ore 14:00 le forze corazzate di sfruttamento, costituite dal [[1º Corpo carri della Guardia|1º corpo corazzato della Guardia "Donskij"]] del generale Panov (con 195 T-34/85 e 42 cannoni semoventi<ref>{{Cita|Sharp III|p. 38|SharpIII}}.</ref>), poterono entrare in azione e avanzare subito in profondità in direzione di [[Osipoviči]]. Inoltre, nel settore della 28ª armata anche il gruppo di cavalleria meccanizzata "Pliev" (1º corpo meccanizzato e 4º corpo di cavalleria della Guardia) iniziò a muovere in avanti verso [[Sluck]]<ref>{{Cita|Erickson 2002|pp. 222-223|Erickson2002}}.</ref>.
 
L'unica riserva meccanizzata tedesca disponibile, la debole [[20. Panzer-Division]] (entrata in azione con soli 71 Panzer IV<ref>{{Cita|Zaloga 1997|p. 61|Zaloga1997}}.</ref>), venne impiegata per errore nel settore settentrionale e solo tardivamente venne dirottata a sud per intervenire contro le pericolose forze sovietiche che avevano sfondato il fronte del XXXXI Panzerkorps. Di conseguenza, il 25 giugno, il contrattacco tardivo della 20. Panzer-Division venne respinto<ref>La 20. Panzer-Division rivendicò la distruzione di circa 60 mezzi corazzati sovietici del 1º corpo corazzato della Guardia, ma subì a sua volta pesanti perdite, circa metà dei suoi mezzi, e dovette ripiegare. In {{Cita|Zaloga 1997|p. 62|Zaloga1997}}.</ref>, e la situazione tedesca si aggravò anche a nord dove la 3ª armata aggirò [[Žlobin]] ed avanzò in profondità per accerchiare da nord-est BobrujskBabrujsk. Il 26 giugno le forze corazzate del 1º corpo corazzato della Guardia e la fanteria della 65ª armata, provenienti da sud-ovest, si congiunsero con la 3ª armata e il 9º corpo corazzato, accerchiando a BobrujskBabrujsk cinque divisioni del XXXV corpo e del XXXXI Panzerkorps, mentre un nuovo tentativo di contrattacco della 20. Panzer-Division si concluse con un fallimento<ref>Le disavventure della 20. Panzer-Division sono narrate in dettaglio in: {{Cita|Carell 2000|pp. 618-620|Carell2000}}.</ref>.
 
Le truppe tedesche accerchiate a BobrujskBabrujsk resistettero per altri tre giorni contro gli attacchi delle forze della 3ª, 48ª e 65ª armata; disperati tentativi di sortita fallirono e alcuni violenti bombardamenti aerei inflissero sanguinose perdite; infine la 48ª armata sbaragliò le ultime resistenze il 28 giugno<ref>{{Cita|Erickson 2002|pp. 223-224|Erickson2002}}.</ref>. I tedeschi ebbero circa 18.000 morti e feriti e 16.000 prigionieri<ref>{{Cita|Bauer 1971|vol. VI, p. 237|Bauer1971}}.</ref>; solo poche migliaia di soldati tedeschi riuscirono a sfuggire, guidati dai reparti superstiti della 20. Panzer-Division. La 9ª armata era ormai distrutta, fin dal 27 giugno Hitler aveva sostituito, al comando dei resti dell'armata, il generale Jordan con il generale [[Nikolaus von Vormann]].
 
Durante il rastrellamento della sacca di BobrujskBabrujsk, le potenti forze corazzate del generale Rokossovskij avevano progredito rapidamente in due direzioni principali: il 1º corpo corazzato della Guardia e il 9º corpo corazzato verso nord-ovest, puntando direttamente prima su Osipoviči (liberata il 29 giugno) e poi su Minsk; e il gruppo di cavalleria meccanizzata del generale Pliev (1º corpo meccanizzato e 4º corpo di cavalleria della Guardia) subito verso ovest, con obiettivo Sluck (raggiunta il 30 giugno) e [[Baranavičy]], importante nodo di comunicazioni<ref>{{Cita|Erickson 2002|p. 226|Erickson2002}}.</ref>. La progressione del 1º corpo corazzato della Guardia fu rapida, scarsamente contrastata dai resti della 20. Panzer-Division e della [[12. Panzer-Division (Wehrmacht)|12. Panzer-Division]] (equipaggiata solo con 44 [[Panzer III]] e Panzer IV<ref>{{Cita|Zaloga 1997|p. 63|Zaloga1997}}.</ref>), appena arrivata dal gruppo d'armate Nord, e proseguì su Minsk attraverso il terreno boscoso e paludoso (favorita anche dalla collaborazione delle forze partigiane presenti nella regione). Nel primo pomeriggio del 3 luglio 1944 i carri del 1º corpo corazzato della Guardia si congiunsero dentro Minsk con quelli del 2º corpo corazzato della Guardia e, più tardi nella giornata, anche con i mezzi corazzati della 5ª armata corazzata della Guardia (3º corpo corazzato della Guardia), che avevano dovuto affrontare una maggiore resistenza contro i panzer della 5. Panzer-Division<ref>{{Cita|Zaloga 1997|p. 70|Zaloga1997}}.</ref>. Minsk era liberata e oltre 100.000 tedeschi erano ora in trappola nelle foreste a est della capitale bielorussa<ref name="A.Werth, p. 833">{{Cita|Werth 1966|p. 833|Werth1966}}.</ref>.
 
=== Crollo del fronte tedesco ===
[[File:19440701 general rotmistrow beresina.jpg|thumb|right|Il maresciallo dei carri [[Pavel Rotmistrov]], a destra, discute la situazione sul campo con i suoi ufficiali della [[5ª Armata corazzata della Guardia (Armata Rossa)|5ª armata corazzata della Guardia]].]]
Fin dal 26 giugno il comandante della 4ª armata tedesca, generale von Tippelskirch, di fronte ai disastrosi sviluppi sui due fianchi della sua formazione (crollo della 3ª Panzerarmee a Vicebsk e della 9ª armata a BobrujskBabrujsk) aveva deciso autonomamente e senza attendere un'autorizzazione formale del feldmaresciallo Busch, di far ripiegare le sue truppe, ancora pericolosamente schierate a est del Dnepr<ref name="ReferenceB">{{Cita|Cartier 1996|p. 364|Cartier1996}}.</ref>. Dopo aver lasciato, secondo gli ordini di Hitler, la [[6. Infanterie-Division (Wehrmacht)|6ª divisione fanteria]] a [[Mahilëŭ|Mogilev]] e la [[12. Infanterie-Division (Wehrmacht)|12ª Divisione]] a [[Orša]], dove sarebbero state ben presto accerchiate e distrutte dalle formazioni in avanzata del 2º fronte bielorusso del generale Zacharov<ref name="E.Bauer, vol. VI, p. 238">{{Cita|Bauer 1971|vol. VI, p. 238|Bauer1971}}.</ref>, aveva quindi ripiegato con il grosso della sua armata (oltre 100.000 uomini) a ovest del Dnepr, continuando poi una ritirata attraverso il territorio paludoso della regione per cercare scampo oltre la Beresina<ref>{{Cita|Cartier 1996|pp. 364-365|Cartier1996}}.</ref>.
 
Questa estenuante ritirata dei tre corpi d'armata superstiti della 4ª armata (XII e XXVII corpo d'armata e XXXIX Panzerkorps, con circa dieci divisioni, tra cui la [[25. Panzergrenadier-Division (Wehrmacht)|25. Panzergrenadier-Division]] e la [[Panzer-Division Feldherrnhalle|Panzergrenadier-Division Feldherrnhalle]]), a cui si erano congiunte altre colonne tedesche sbandate del VI corpo d'armata (appartenente alla 3ª Panzerarmee), si svolgeva contemporaneamente alle grandi avanzate delle forze corazzate sovietiche e ai violenti scontri di carri a nord-est e a sud-est di Minsk. A [[Berazino]], ultimo punto di passaggio sulla Beresina ancora in possesso dei tedeschi, l'aviazione sovietica inflisse gravi perdite alle colonne in ritirata tedesche, ma il 3 luglio Tippelskirch riuscì ugualmente ad attraversare il fiume e a continuare la sua marcia verso ovest<ref>{{Cita|Cartier 1996|p. 365|Cartier1996}}.</ref>. Ma la disfatta era ormai inevitabile: in quello stesso giorno le forze corazzate sovietiche si erano ricongiunte a Minsk, sbarrando definitivamente la strada ai soldati della 4ª armata.
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La 4ª armata, che aveva continuato a ripiegare attraverso le impervie foreste a ovest della Beresina ed era stata sottoposta a continui attacchi di partigiani e dei reparti sovietici che la circondavano, era quindi completamente accerchiata. I tentativi della Luftwaffe di organizzare un aerorifornimento fallirono rapidamente, e le truppe tedesche della 4ª armata, non essendo in grado di organizzare una difesa compatta, vennero metodicamente frantumate dalle truppe sovietiche del 2º fronte bielorusso, e poi progressivamente distrutte entro l'8 luglio<ref>{{Cita|Cartier 1996|p. 366|Cartier1996}}.</ref>. I tre corpi d'armata tedeschi rimasti nella sacca furono completamente sbaragliati, i generali comandanti V. Müller, Völkers e Martinek vennero catturati insieme a oltre 60.000 soldati, i morti e i feriti furono oltre 40.000<ref name="A.Werth, p. 833"/>, mentre piccoli e sparuti gruppi di sbandati (i cosiddetti "''Ruckkämpfer''"<ref>{{Cita|Zaloga 1997|p. 71|Zaloga1997}}, i superstiti sembra siano stati solo 900.</ref>) riuscirono a fuggire e rientrare nelle linee tedesche<ref>{{Cita|Carell 2000|pp. 641-643|Carell2000}}.</ref>.
 
L'8 luglio, giorno della fine della resistenza delle forze tedesche accerchiate ad est di Minsk, un comunicato sovietico annunciò che i tedeschi avevano patito 200.000 morti e 85.000 prigionieri in 16 giorni<ref name="Carell, p. 637">{{Cita|Carell 2000|p. 637|Carell2000}}.</ref>. Fonti tedesche hanno calcolato che il [[gruppo d'armate Centro]] perse tra 350.000 e 400.000 uomini, fra morti, feriti e prigionieri<ref name="Carell, p. 637"/>; nelle battaglie di accerchiamento di Vicebsk, BobrujskBabrujsk, Orša, MogilevMahilëŭ e nella grande sacca a est di Minsk vennero distrutti almeno sei corpi d'armata e 25 divisioni tedesche e furono catturati 22 generali<ref>{{Cita|Cartier 1996|pp. 366-367|Cartier1996}}. Caddero prigionieri sei generali comandanti di corpo d'armata: V. Müller (XII corpo d'armata), Martinek (XXXIX Panzerkorps), Völkers (XXVII), Lützow (XXXV), Pfeiffer (VI) e Gollwitzer (LII), in {{Cita|Carell 2000|pp. 638-639|Carell2000}}.</ref>. Il disastro della Bielorussia era stato dunque più grave di quello di [[battaglia di Stalingrado|Stalingrado]] (considerando anche il tempo molto più breve in cui si verificò, meno di un mese contro i quasi quattro mesi di battaglia sul [[Volga]]), tanto più che quando il feldmaresciallo [[Friedrich Paulus|Paulus]] si arrese il secondo fronte era solo una lontana minaccia per il [[Terzo Reich]]<ref>{{Cita|Bauer 1971|vol. VI, p. 239|Bauer1971}}.</ref>.
 
Di fronte alla catastrofe bielorussa, Hitler aveva rapidamente sostituito, dal 28 giugno, il feldmaresciallo Busch, nominando alla testa dei resti del gruppo d'armate Centro il combattivo ed esperto feldmaresciallo [[Walther Model]] (che mantenne contemporaneamente anche il comando del gruppo d'armate Ucraina Nord), a cui vennero successivamente assegnate numerose [[Panzerdivision]] di rinforzo, sottratte agli altri raggruppamenti tedeschi del fronte orientale<ref name="E.Bauer, vol. VI, p. 238"/>. Prime ad arrivare furono la 5. Panzer-Division, che aveva tentato senza successo nonostante il valore dimostrato di impedire la marcia su Minsk della 5ª armata corazzata della Guardia, prima di ripiegare con gli ultimi 18 carri armati rimasti<ref>{{Cita|Zaloga 1997|p. 69|Zaloga1997}}. La 5. Panzer-Division provocò insieme al battaglione pesante 505 la distruzione di 295 mezzi corazzati sovietici, uscendo praticamente distrutta dalla battaglia, con tutti e 29 carri pesanti Tiger persi.</ref>, verso il [[mar Baltico]]; e la 12. Panzer-Division che ugualmente non era riuscita a frenare l'avanzata dei carri armati del generale Rokossovskij da sud<ref name="J.House, p. 208">{{Cita|Glantz 2000|p. 208|Glantz2000}}.</ref>.
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{{Vedi anche|battaglia di Radzymin|rivolta di Varsavia|offensiva del Baltico}}
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-694-0308A-28A, Russland, Panzer IV und Transport-Kolonne.jpg|thumb|left|Colonna di [[Panzer IV]]; l'intervento di alcune [[Panzerdivision]] tedesche permise alla fine di stabilizzare il fronte sulla [[Vistola]] e il [[Niemen]], dopo un'avanzata sovietica di oltre 500 km.]]
Dopo un'avanzata di 400 chilometri tra Vicebsk e [[Kaunas]] (3º fronte bielorusso di Černjachovskij), di 500 chilometri tra BobrujskBabrujsk e Varsavia (1º fronte bielorusso di Rokossovskij) e di 310&nbsp;km tra [[Luc'k]] e [[Sandomierz]] (1º fronte ucraino di Konev), l'offensiva dell'Armata Rossa era ormai arrivata al punto di esaurimento strategico. Le truppe sovietiche erano logorate e stanche dopo la lunga e rapida avanzata, le perdite di uomini e mezzi erano state pesanti e le difficoltà logistiche divenivano quasi insormontabili<ref>{{Cita|Bauer 1971|vol. VI, pp. 249-250|Bauer1971}}.</ref>.
 
Inoltre le misure d'emergenza prese da Hitler e dal comando tedesco, con l'intervento di nuove formazioni ritirate dagli altri settori del fronte orientale o provenienti dalle riserve all'interno del Reich, permisero finalmente alla Wehrmacht di ricostituire uno schieramento solido e di effettuare tentativi di contrattacco per frenare definitivamente la spinta dell'Armata Rossa, e se possibile, riguadagnare le importanti posizioni perdute sulla Vistola e sul Niemen<ref>{{Cita|Bauer 1971|vol. VI, p. 249|Bauer1971}}.</ref>.
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Dal punto di vista tedesco, la disfatta era probabilmente quasi inevitabile in ragione della netta inferiorità di uomini e di mezzi aerei e terrestri<ref>{{Cita|Zaloga 1997|p. 85|Zaloga1997}}.</ref>, ma la sua gravità venne senza dubbio accresciuta da alcuni gravi errori di Hitler e del comando tedesco<ref>{{Cita|Bauer 1971|vol. VI, pp. 232-234|Bauer1971}}.</ref>: mancata individuazione delle intenzioni nemiche, rafforzamento del gruppo d'armate Ucraina Nord a scapito del gruppo d'armate Centro, eccessiva fiducia nelle capacità difensive del dispositivo tedesco in Bielorussia, decisione di abbarbicare forze preziose in inutili piazzeforti, scarsità di riserve corazzate disponibili, sottovalutazione delle capacità offensive sovietiche, ottimistiche valutazioni, almeno da parte di Hitler (il [[Führer]] addirittura era in febbrile attesa di un crollo improvviso del nemico sotto il peso delle continue perdite<ref name="Zaloga_1997" />) su un presunto indebolimento decisivo dell'Armata Rossa<ref>{{Cita|Zaloga 1997|pp. 10-12 e 40-41|Zaloga1997}}.</ref>.
 
Le truppe tedesche durante l'operazione Bagration, per la prima volta sul fronte orientale, mostrarono segni di indebolimento della volontà combattiva e di deterioramento del morale; vennero catturati dai sovietici un gran numero di prigionieri e l'esercito tedesco in rotta abbandonò enormi quantità di materiali, inoltre le forze schierate a difesa delle sacche di Vicebsk, BobrujskBabrujsk e Minsk si batterono con minore accanimento rispetto al passato e cedettero rapidamente le armi<ref name="ReferenceB"/>. Numerosi generali accerchiati si arresero con le loro truppe, ed alcuni aderirono prontamente al famoso "Comitato della Germania Libera" (organizzato da Stalin dopo Stalingrado con ufficiali tedeschi catturati e pronti a collaborare con le autorità sovietiche) e sottoscrissero un appello alle truppe tedesche per indurle alla resa<ref>{{Cita|Erickson 2002|pp. 229-230|Erickson2002}}.</ref>. Nel complesso, tuttavia, la massa principale dell'esercito tedesco non crollò, tentò di ripiegare (anche in piccoli gruppi di sbandati) battendosi coraggiosamente e infliggendo gravi perdite al nemico in avanzata; le ''Panzerdivision'', spesso impegnate in situazione disperate, mostrarono la ben nota capacità ed esperienza e salvarono la situazione in molte occasioni.
 
Il clamoroso e rapido successo dell'Armata Rossa, le impressionanti avanzate compiute dai sovietici e la gravità delle perdite subite dai tedeschi<ref>Stalin organizzò una spettacolare sfilata a Mosca, il 17 luglio, di oltre 50.000 prigionieri tedeschi proprio per dimostrare al mondo l'importanza delle vittorie sovietiche; in {{Cita|Werth 1966|p. 883|Werth1966}}.</ref>, permisero a [[Stalin]] e alla propaganda sovietica di ridicolizzare le affermazioni di parte tedesca su una presunta ritirata ordinata e pianificata della Wehrmacht in Bielorussia, e quelle di parte anglosassone su un presunto ruolo decisivo della campagna occidentale in Normandia rispetto alle battaglie sul fronte orientale (affermazioni smentite dalle dimensioni "apocalittiche" delle battaglie estive all'est)<ref>{{Cita|Erickson 2002| pp. 228-229|Erickson2002 }}.</ref><ref>In realtà fino alla fine di luglio il confronto tra le travolgenti avanzate sovietiche e i limitati successi angloamericani all'ovest (lo sfondamento decisivo ebbe inizio solo il 1º agosto, e si concluse il 22 dello stesso mese a [[Sacca di Falaise|Falaise]]) non mancò di innescare vivaci polemiche giornalistiche su una presunta incapacità militare alleata rispetto alla potenza offensiva dell'Armata Rossa; in {{Cita|Bauer 1971|vol. VI, pp. 198-199|Bauer1971}}.</ref>. Durante il mese di agosto, proprio mentre si sviluppava la campagna all'ovest, la Wehrmacht riuscì con grande abilità tattica e grazie agli sforzi di ufficiali e truppe, a stabilizzare momentaneamente la situazione sulla Vistola e sul Niemen, sbarrando la strada per la Polonia e la Prussia orientale e salvaguardando le comunicazioni con gli [[Paesi Baltici|stati Baltici]]<ref>{{Cita|Bauer 1971|vol. VII, pp. 1-2|Bauer1971}}.</ref>.