Eremo di Santa Maria del Cauto: differenze tra le versioni

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Sin dall'[[alto Medioevo]] la zona era molto frequentata da [[eremiti]], [[asceti]], [[monaci]] [[benedettini]] di passaggio che cercavano la solitudine tra i boschi ubertosi degli [[Appennino centrale|appennini centrali]]. Anche la conformazione geologica della regione, a prevalenza [[Calcare|calcarea]] e di natura [[Carsismo|carsica]], ricca di grotte ed anfratti, ha facilitato il formarsi di comunità [[Ascetismo|ascetiche]] fornendo loro ripari naturali ed isolati; anche la ricchezza di acqua ha designato la zona come rifugio ideale per l'isolamento spirituale.
 
Intorno all'anno 1000 iniziò l'influenza dei monaci di [[Abbazia di Montecassino|Montecassino]] sull'intera zona e le prime notizie certe circa l'eremo si hanno a far data dal 1174, anno di una disputa tra la comunità di monaci presente nell'eremo e i chierici della [[Chiesa di San Giovanni Battista (Celano)|chiesa di San Giovanni]] di [[Celano]] sulle modalità di consacrazione degli olii sacri per il [[giovedì santo]]. L'eremo, nel 1188 dopo essere stato incluso tra i possedimenti della [[Diocesi di Avezzano|diocesi dei Marsi]] e successivamente dell'abbazia [[Ordine di San Benedetto|benedettina]] di [[Certosa di Trisulti|Trisulti]], venne donato all'[[abbazia di Casamari]] in [[Veroli]]<ref>{{Cita libro|autore=[[Anton Ludovico Antinori]]|titolo=[[Annali degli Abruzzi]]|annooriginale=1971|editore=Forni editore|città=Bologna|posizione=sub anno 1053, nota a margine sub voce "Pescina"|volume=VI}}</ref>. Da questo evento in poi non si hanno più notizie certe sulla struttura ne sulla comunità monastica lì insediata ma è certo che intorno alla metà del [[XVII secolo]] l'edificio era già da tempo abbandonato e in rovina<ref>{{cita web|url=http://www.diocesisora.it/pdigitale/luoghi-di-culto-rupestri-in-diocesi-leremo-della-madonna-del-cauto-a-morino/|titolo=Eremo della Madonna del Cauto a Morino|editore=Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo|data=22 febbraio 2015|accesso=31 marzo 2020}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.morino.terremarsicane.it/index.php?module=CMpro&func=viewpage&pageid=37&phpMyAdmin=253a5892176f40771ad1b46998e39ee1|titolo=Madonna del Cauto|autore=Gaetano Squilla|editore=Terre Marsicane|accesso=14 giugno 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160514184301/http://morino.terremarsicane.it/index.php?module=CMpro&func=viewpage&pageid=37&phpMyAdmin=253a5892176f40771ad1b46998e39ee1|dataarchivio=14 maggio 2016|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.valleroveto.eu/eremo-madonna-del-cauto/|titolo=Eremo Madonna del Cauto|editore=Valle Roveto. Arte cultura turismo|accesso=14 giugno 2018}}</ref>.
 
== Descrizione ==