Occupazione tedesca della Cecoslovacchia: differenze tra le versioni

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=== Espulsione dei tedeschi dei Sudeti ===
Il governo di coalizione del Fronte Nazionale, costituito a [[Košice]] nell'aprile 1945, emise dei decreti che prevedevano l'espulsione di tutti i [[tedeschi dei Sudeti]], con l'eccezione di coloro che avevano dimostrato lealtà alla repubblica. Le proprietà tedesche sarebbero state confiscate senza ricompensa. Non vennero perseguiti solo gli ufficiali del SdP, i nazisti dei Sudeti e i membri della Polizia di Sicurezza nazista, ma anche tedeschi innocenti, tra cui antifascisti, donne e bambini, che furono soggetti a brutalità e torture<ref name="Trier">Die Sudetendeutschen, Prof. Dr. Gerard Radnitzky, Professore Emerito di Filosofia della Scienza all'Università di TrierTreviri, Germania http://www.radnitzky.de/</ref>.
 
Nel maggio 1945, le truppe cecoslovacche presero possesso dei Sudeti. Fu istituita una commissione amministrativa cecoslovacca composta esclusivamente da cechi. I tedeschi dei Sudeti furono soggetti a misure restrittive e furono destinati a lavori obbligatori e, in alcune aree, ad indossare una ''N'' bianca (che stava per Němec, cioè "tedesco" in [[lingua ceca]]) sui vestiti. Il periodo dopo la guerra fu caratterizzato da atti individuali di crimini di guerra contro i tedeschi, come stupri e assassinii, oltre che espulsioni precipitose. Il 15 giugno, tuttavia, Beneš richiamò le autorità cecoslovacche all'ordine. Nel mese di luglio, i rappresentanti cecoslovacchi si appellarono alla [[Conferenza di Potsdam]] ([[Stati Uniti]], [[Regno Unito]] e [[Unione Sovietica]]) e presentarono i progetti per un "trasferimento umano e ordinato" della popolazione dei tedeschi dei Sudeti. In verità, il "trasferimento" causò una [[pulizia etnica]] di larga scala, e non fu condotto in condizioni umane e con ordine, ma con un picco di brutalità che portò a torture e [[genocidio]] di tedeschi<ref name="Zayas">de Zayas, Alfred-Maurice: A Terrible Revenge: The Ethnic Cleansing of the Eastern European Germans 1944-1950, New York: St. Martin's Press, 1994</ref>
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Circa 225.000 tedeschi rimasero in [[Cecoslovacchia]], e 50.000 di essi emigrarono o furono espulsi dopo poco tempo.
 
Gli accordi di [[Potsdam]] riguardarono solo i tedeschi. Le decisioni riguardanti la minoranza ungherese spettarono al governo cecoslovacco; la sistemazione di circa 700.000 ungheresi fu esaminata a KassaKošice e riaffermata dal Fronte Nazionale. [[Budapest]], tuttavia, si oppose ad un trasferimento unilaterale. Nel febbraio [[1946]], il governo ungherese acconsentì al fatto che la Cecoslovacchia espatriasse tanti ungheresi quanti erano gli slovacchi in Ungheria che volevano tornare in patria. Di conseguenza, nel [[1948]], 89.660 persone si spostarono dalla Cecoslovacchia all'Ungheria, e 71.787 nella direzione opposta.
 
Il territorio ceduto alla [[Polonia]] nel [[1938]] e restituito alla [[Slovacchia]] dopo l'[[Campagna di Polonia|invasione nazista della Polonia]], in accordo coi termini dell'accordo tedesco-slovacco del 21 novembre [[1939]], divenne parte dello stato cecoslovacco restaurato nel [[1945]]. La minoranza polacca (100.000 persone) ottenne piene libertà civili; tuttavia, le organizzazioni della minoranza subirono restrizioni, e le loro proprietà furono confiscate.