Bauhaus: differenze tra le versioni

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La presa del potere del partito nazionalsocialista segnò però la fine anche dell'esperienza berlinese. La procura della repubblica di Dessau aprì un'inchiesta sul sindaco Hesse, atta a raccogliere prove che dimostrassero che il Bauhaus fosse un istituto bolscevico<ref name="Magdalena Droste p. 238">{{cita|Magdalena Droste, 2006|p. 238}}.</ref>. A Berlino tra i pacchi di libri, inviati dalla biblioteca della scuola di Dessau, furono trovate alcune riviste comuniste, probabilmente messe lì per lo scopo dagli stessi nazionalsocialisti<ref>{{cita web|url=http://e-pub.uni-weimar.de/volltexte/2007/1098/pdf/Adalbert_Behr.pdf|titolo=Ludwig Mies van der Rohe und das Jahr 1933 di Adalbert Behr|tipo=PDF|editore=e-pub.uni-weimar.de|accesso=15 settembre 2013|lingua=de}}</ref>. Nonostante l'11 aprile 1933 la [[Gestapo]] avesse perquisito la scuola decidendone la chiusura, Mies e gli studenti fecero di tutto per riuscire a riaprirla. Alcuni di essi si iscrissero al ''Kampfbund'', azione consigliata dagli stessi Mies e Lilly Reich<ref>{{cita|Magdalena Droste, 2006|p. 237}}.</ref>.
 
Entrata in vigore una legge secondo la quale anche le scuole private dovevano essere sottoposte all'Intendenza scolastica provinciale, Mies richiese il permesso di aprire una scuola d'arte e la risposta della Gestapo fu di rispettare alcune condizioni imposte dal Ministero della cultura: licenziamento di Kandinsky e Hilberseimer, l'assenza di docenti ebrei, la presenza di qualche docente presente all'interno del partito, programmiprogramma di studi orientato in senso nazionalsocialista<ref name="Magdalena Droste p. 238"/>. Viste le condizioni poste e le difficoltà economiche, dovute al mancato versamento delle rette degli studenti e alla perdita dei contratti con le aziende produttrici su licenza dei prototipi della scuola, i docenti all'unanimità decisero di chiudere definitivamente il Bauhaus il 19 luglio 1935<ref>{{cita|Frank Whitford, 1988|p. 200}}.</ref>.
 
== Le donne nel Bauhaus ==