Repubblica di Venezia: differenze tra le versioni

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Nel frattempo le frizioni tra Venezia e Genova aumentarono tanto che nel 1255, a seguito di un attacco genovese alle navi veneziane, iniziò la [[guerra di San Saba]] che aveva come obiettivo riaffermare il predominio veneziano nei mercati levantini. Il 24 giugno 1258, in seguito alla [[battaglia di Acri]] che vide venezia vittoriosa, genova perse parte della sua influenza nei mercati orientali, ma la guerra non era ancora terminata. Nel 1261 L'[[Impero di Nicea]] con l'aiuto di Genova riuscì a smantellare l'[[Impero latino di Costantinopoli|Impero Latino]] ristabilendo l'Impero Bizantino che questa volta era protetto dai genovesi. Per ristabilire il dominio sull'Egeo, Venezia mosse guerra a Genova e, dopo una lunga serie di battaglie, nel 1270 la guerra finì con la [[Pace di Cremona (1270)|pace di Cremona]]<ref>{{Cita|Zorzi, 2001|pp. 128-132}}.</ref>. Le guerre con le repubbliche marinare ripresero poco dopo: nel 1281 Venezia sconfisse la [[Repubblica di Ancona]] e nel 1293 scoppiò una [[Guerra tra Genova, Bisanzio e Venezia|nuova guerra tra Genova, Venezia e Bisanzio]], vinta da Genova e conclusasi nel 1299<ref>{{Cita|Zorzi, 2001|pp. 138-140}}.</ref>.
 
Nel corso della guerra con Genova a Venezia furono attuate diverse riforme amministrative, si istituirono nuove assemblee come il [[Consiglio dei Pregadi|Senato]] e il potere delle assemblee popolari si ridusse notevolmente e nel Maggior Consiglio il potere iniziò a concentrarsi nelle mani di una decina di famiglie. Al fine di scongiurare la nascita di una signoria si decise di aumentare il numero dei membri del Maggior Consiglio e di lasciare invariato il numero delle famiglie in modo da riequilibrare l'influenza delle varie casate e fu così che nel 1297 avvenne la [[Serrata del Maggior Consiglio]]<ref>{{Cita|Zorzi, 2001|pp. 142-144}}.</ref>. In seguito al provvedimento, il potere di alcune delle [[Patriziato (Venezia)#Case vecchie|case vecchie]] diminuì e con il pretesto della sconfitta nella [[Guerra di Ferrara (1308-1309)|guerra di Ferrara]] nel 1310 organizzarono [[congiura del Tiepolo|una congiura]] contro [[Pietro Gradenigo|il doge]] al fine di instaurare una signoria<ref>{{Cita|Zorzi, 2001|pp. 147-149}}.</ref>. Fallito il colpo di stato, si istituì il [[Consiglio dei Dieci]] che aveva lo scopo di reprimere qualunque minaccia alla sicurezza dello Stato<ref>{{Cita|Zorzi, 2001|p. 153}}.</ref>.
 
L'espansione dei domini di [[Cangrande I della Scala]] causò gravi perdite economiche al commercio veneziano nell'entroterra e al fine di evitare una guerra, nel 1336 Venezia diede vita alla [[lega antiscaligera]]. La forza della lega spinse nel 1339 i della Scala a siglare un accordo in cui si impegnavano a non interferire nei commerci veneziani e a consegnare l'intera [[Treviso|marca trevisana]] a Venezia, che per la prima volta estese il suo dominio nell'entroterra<ref>{{Cita|Zorzi, 2001|pp. 172-173}}.</ref>. La Repubblica iniziò l'espansione anche in molte altre isole e territori dell'[[Adriatico]] e del [[Mar Mediterraneo]] e riuscì a mantenere il controllo di [[Creta]]<ref>{{Cita|Zorzi, 2001|p. 176}}.</ref>. Nel 1345 Zara e le coste dalmate furono messe sotto [[Assedio di Zara (1345-1346)|assedio dal Regno di Ungheria]] che con la [[pace di Zara]] del 1358 obbligò Venezia a cedere i suoi domini in Dalmazia<ref>{{Cita|Zorzi, 2001|p. 190}}.</ref>.
 
L'espansione genovese in oriente fece riaffiorare la rivalità tra le due [[repubbliche marinare]], che nel 1378 si affrontarono nella [[guerra di Chioggia]]. Inizialmente i Genovesi riuscirono a conquistare [[Chioggia]] e vaste zone della [[laguna di Venezia]], ma alla fine furono i Veneziani ad avere la meglio; la guerra si concluse definitivamente con la [[Pace di Torino (1381)|pace di Torino]] dell'8 agosto 1381 e sancì l'uscita dei genovesi dalla competizione con i veneziani per il dominio sul Mediterraneo<ref>{{Cita|Zorzi, 2001|pp. 199-205}}.</ref>.
 
Tra il 1409 e il 1444, infine, Venezia riacquisì il dominio sulla [[Dalmazia Veneta]], grazie ai trattati stipulati con i sovrani ungheresi.
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Le aspettative degli [[illuminismo|illuministi]] italiani, illusi che l'arrivo delle truppe napoleoniche avrebbe fatto trionfare anche nella penisola italiana gli ideali di libertà affermatisi oltre le Alpi con la [[rivoluzione francese]], furono tradite da Napoleone. Nel [[trattato di Campoformio]] firmato il 17 ottobre 1797, la Francia si spartì il Nord Italia con l'[[Arciducato d'Austria]], al quale furono assegnati Venezia ed i suoi territori, decretando in tal modo la fine della repubblica di Venezia.
 
Prima della consegna di Venezia all'Austria però l'occupazione napoleonica si dedicò a un enorme [[Furti napoleonici|spoliazione di opere d'arte]] e di materiale bellico. Furono presi i [[cavalli di San Marco]], le opere d'arte custodite in città e nell'entroterra, ma anche le armi e tutti i materiali utili come il rame<ref>{{Cita|Zorzi, 2001|pp. 558-559}}.</ref>.
 
Dopo la definitiva sconfitta di Napoleone, il [[congresso di Vienna]] del 1814 non ridiede l'indipendenza ai territori della repubblica di Venezia, che furono uniti a quelli del [[ducato di Milano]], nel neoistituito [[Regno Lombardo-Veneto|regno lombardo-veneto]], assoggettato all'[[Impero austriaco]], comprendente grossomodo i territori degli odierni Veneto, Lombardia e Friuli.
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[[File:Governo_della_Repubblica_di_Venezia.svg|sinistra|miniatura|verticale=1.5|Sistema governativo della Repubblica di Venezia tra il XV e il XVIII secolo]]
 
In seguito all'occupazione longobarda e alla progressiva migrazione delle popolazioni romane nacquero nuovi insediamenti costieri in cui le assemblee locali, i ''[[Comitium|comitia]]'', eleggevano un [[Tribuno]] per reggere l'amministrazione locale, perpetuando l'uso romano avviato negli ultimi anni dell'[[Impero romano d'Occidente]]. Tra la fine del [[VII secolo]] e gli inizi dell'[[VIII secolo|VIII]] una nuova riforma politica investì la ''[[Venezia marittima|Venetia]]'': come le altre province bizantine d'Italia fu trasformata in [[Ducato (feudo)|ducato]], a capo del quale c'era il [[Doge della Repubblica di Venezia|doge]]. In seguito al breve [[Regime dei magistri militum|regime dei ''magistri militum'']], nel 742 l'elettività ducale fu trasferita dall'[[Impero bizantino|Impero]] alle assemblee locali, sancendo così l'inizio della monarchia ducale che durò, con alterne vicende, sino all'[[XI secolo]]<ref>{{Cita|Romanin, 1859|pp. 322-326}}.</ref>.
 
Se la prima stabile forma di coinvolgimento del [[Patriziato (Venezia)|patriziato]] nella gestione del potere si era avuta con l'istituzione della ''[[Curia ducis]]'', a partire dal 1032 con l'inizio dell'[[età comunale]], si avviò un inarrestabile processo di limitazione e sottrazione di potere ducale da parte della nascente aristocrazia mercantile riunita nel [[Maggior Consiglio]], la maggior assemblea del ''[[Commune Veneciarum]]''. Nel XIII secolo l'assemblea popolare della [[Concio (Venezia)|Concio]] fu progressivamente spogliata di tutti i suoi poteri e, analogamente alle [[Signoria cittadina|signorie cittadine]] italiane, anche a Venezia il potere iniziò a concentrarsi nelle mani di un ristretto numero di famiglie<ref>{{Cita|Da Mosto, 1937|pp. 15-16}}.</ref>. Per scongiurare la nascita di una signoria e diluire il potere delle [[Patriziato (Venezia)#Case vecchie|case vecchie]] nel 1297 avvenne la [[Serrata del Maggior Consiglio]], un provvedimento che aumentò il numero dei membri del Maggior Consiglio lasciando invariato il numero delle famiglie e quindi precludendo l'ingresso alla nuova nobiltà<ref name=":72">{{Cita|Zorzi, 2001|pp. 142-144}}.</ref>.
 
Tra il XIII e il XIV secolo il potere del doge si fece puramente formale e quello delle assemblee popolari nullo, anche se la Concio fu formalmente abolita solamente nel 1423; questo decretò la nascita di una repubblica oligarchica e aristocratica che continuò ad esistere fino alla caduta della Repubblica<ref>{{Cita|Romanin, 1859|pp. 326-327}}.</ref>. L'ordinamento dello Stato era affidato a molti nobili suddivisi in numerose assemblee che generalmente rimanevano in carica per meno di un anno e si riunivano a Venezia nel [[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]], centro politico della Repubblica<ref>{{Cita web|url=http://palazzoducale.visitmuve.it/it/il-museo/percorsi-e-collezioni/le-sale-istituzionali/|titolo=Le Sale Istituzionali - Palazzo Ducale|accesso=9 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190210141400/http://palazzoducale.visitmuve.it/it/il-museo/percorsi-e-collezioni/le-sale-istituzionali/|dataarchivio=10 febbraio 2019|urlmorto=no}}</ref>.
 
=== Ordinamento dello Stato ===
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[[File:Ritratto_del_Doge_Andrea_Gritti_-_Tiziano_059.jpg|miniatura|verticale|Il Doge [[Andrea Gritti]].]]
 
Il Doge era il [[capo di Stato]] della Repubblica di Venezia, l'incarico durava a vita e il suo nome figurava sulle monete, le bolle ducali, le sentenze giudiziarie e le lettere inviate ai governi stranieri. Il suo potere maggiore era quello di promulgare le leggi, inoltre comandava l'esercito durante i periodi di guerra e faceva eseguire a suo nome dal [[Sopragastaldo]] tutte le sentenze giudiziarie<ref>{{Cita|Da Mosto, 1937|p. 102}}.</ref>. L'elezione del Doge era decretata da un'assemblea di quarantuno elettori scelti dopo una lunga serie di elezioni e sorteggi, in modo da evitare i [[Broglio elettorale|brogli]], e una volta eletto il Doge aveva l'obbligo di pronunciare la [[promissione ducale]], un giuramento in cui veniva promessa fedeltà alla Repubblica ed erano riconosciute le limitazioni ai propri poteri<ref>{{Cita|Romanin, 1859|pp. 327-330}}.</ref><ref>{{Cita|Da Mosto, 1937|pp. 16-17}}.</ref>.
 
La [[Serenissima Signoria]] era l'assemblea di maggior dignità del sistema governativo veneziano ed era composta dal Doge, dal [[Minor Consiglio]] e dai tre capi della [[Quarantia|Quarantia Criminale]]. La Signoria aveva il compito fondamentale di presiedere le maggiori assemblee dello stato: il Collegio dei Savi, il Maggior Consiglio, il Senato e il Consiglio dei Dieci. I membri della Signoria inoltre avevano il potere di proporre e votare le leggi nelle assemblee presiedute e di convocare il Maggior Consiglio in ogni momento. Il Minor Consiglio era eletto dal Maggior Consiglio e si componeva di sei consiglieri eletti tre alla volta ogni otto mesi; siccome rimanevano in carica un anno, i tre consiglieri uscenti per quattro mesi svolgevano il ruolo di Consiglieri Inferiori e presiedevano la Quarantia Criminale in rappresentanza della Signoria. All'interno del Minor Consiglio veniva eletto uno dei [[Tre Inquisitori di Stato]] e in seguito alla morte del Doge eleggeva un Vice Doge e presiedeva la Repubblica con il resto della Signoria<ref>{{Cita|Romanin, 1859|pp. 330-331}}.</ref><ref>{{Cita|Da Mosto, 1937|p. 21}}.</ref>.
 
====Collegio dei Savi====
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* Savio alle Ordinanze, si occupava della gestione delle [[Cernida|cernide]], le milizie locali di difesa<ref name=":13" />.
 
Il Pien Collegio aveva come funzione primaria quella di intrattenere i rapporti con gli stati esteri e con la [[Chiesa cattolica|Chiesa]], accoglieva gli ambasciatori, i nunzi delle città suddite e i membri del [[clero]]<ref>{{Cita|Da Mosto, 1937|pp. 22-23}}.</ref><ref>{{Cita|Romanin, 1859|pp. 331-333}}.</ref>.
 
==== Maggior Consiglio ====
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[[File:Antonio_Diziani_-_The_Sala_del_Maggior_Consiglio,_Doge's_Palace_-_WGA06352.jpg|miniatura|Il [[Maggior Consiglio]] riunito.]]
 
Il Maggior Consiglio era costituito da tutti gli uomini nobili di almeno venticinque anni d'età iscritti nel libro d'oro e deteneva il potere legislativo ed elettivo. Inizialmente composto da circa quattrocento membri, la sua dimensione aumentò notevolmente in seguito alla [[Serrata del Maggior Consiglio]], tanto che nel XVI secolo ad una seduta parteciparono {{Formatnum:2095}} nobili e nel 1527 gli aventi diritto a sedervi arrivarono a {{Formatnum:2746}}<ref name=":72" /><ref>{{Cita|Toso Fei, 2017|p. 9}}.</ref>. A ogni membro del Maggior Consiglio era consentito di votare e proporre una nuova legge che doveva poi essere approvata dal Consiglio stesso, che si occupava anche di riformare e abrogare le leggi. Mentre il potere legislativo era comunque per la gran parte detenuto dal Senato, quello elettivo era quasi esclusivo del Maggior Consiglio. Il consiglio eleggeva ben ottantaquattro magistrature tra le quali: il [[Minor Consiglio]], il Senato, la Quarantia, il Consiglio dei Dieci, il [[Cancelliere grande|Cancellier Grande]] e l'Avogadoria de Comun oltre a tutti i [[Capitano del popolo|capitani]], i [[Podestà (medioevo)|podestà]], i [[Provveditore (Repubblica di Venezia)|provveditori]], i [[Camerlengo (Repubblica di Venezia)|camerlenghi]] e indirettamente il Doge<ref>{{Cita|Da Mosto, 1937|pp. 30-32}}.</ref><ref>{{Cita|Romanin, 1859|pp. 333-334}}.</ref>.
 
==== Magistrature principali ====
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; [[Consiglio dei Pregadi|Senato]]
: Noto anche come [[Consiglio dei Pregadi]], il Senato aveva principalmente potere legislativo. Composto da circa 300 membri con più di trentacinque anni, 120 erano senatori eletti dal Maggior Consiglio (60 più 60 ''de [[Zonta (Repubblica di Venezia)|zonta]]'') a cui si aggiungevano il Consiglio dei Dieci, la Quarantia Criminal, il Collegio dei Savi e molte altre magistrature che spesso avevano esclusivamente il potere di votare o proporre le leggi. Il Senato si occupava di legiferare principalmente in politica finanziaria, commerciale ed estera<ref>{{Cita|Da Mosto, 1937|pp. 34-38}}.</ref><ref>{{Cita|Romanin, 1859|pp. 334-335}}.</ref>.
 
; [[Quarantia]]
: Era l'organo che deteneva il massimo potere giudiziario, si suddivideva in: Quarantia Criminale, per i processi penali, Quarantia Civil Vecchia e Quarantia Civil Nuova, per i processi civili nel ''Dogado'' e nei Domini di Terraferma e in due collegi da quindici e venticinque membri per i casi di minor importanza. Ognuna delle Quarantie era composta da quaranta membri che sommati a quelli dei collegi facevano 160 membri. I giudici ruotavano partendo dai collegi per poi arrivare alla Quarantia Criminale e operavano per otto mesi in ogni assemblea, rimanendo in carica due anni e otto mesi<ref>{{Cita|Romanin, 1859|pp. 336-337}}.</ref><ref>{{Cita|Da Mosto, 1937|pp. 63-64}}.</ref>.
 
; [[Avogadoria de Comun]]
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Per governare i reggimenti di maggiore importanza in modo imparziale ed efficace, il podestà veniva scelto tra i membri del [[Patriziato (Venezia)|patriziato veneziano]], mentre nei reggimenti secondari spesso il rettore veniva scelto tra la nobiltà locale<ref>{{cita|Mutinelli, 1851|p. 300}}.</ref>. Nonostante ciò le leggi e l'amministrazione variavano molto in base alle peculiarità del reggimento stesso, la Repubblica lasciava quindi molta libertà di governo ai podestà che a fine mandato, dopo al massimo quattro anni, erano però obbligati a consegnare un rendiconto sulla loro amministrazione<ref>{{cita|Mutinelli, 1851|p. 343}}.</ref>.
 
Il podestà, che in base al territorio amministrato era anche chiamato rettore, [[Bailo (Repubblica di Venezia)|bailo]], conte o governatore, nei reggimenti di maggiori dimensioni era coadiuvato anche da due consiglieri e da altri amministratori. L'esercito e la polizia erano sotto il comando del Capitano<ref>{{cita|Mutinelli, 1851|p. 89}}.</ref> mentre i confini erano supervisionati dai Castellani, i Cancellieri amministravano la giustizia<ref>{{cita|Mutinelli, 1851|p. 87}}.</ref> mentre la finanza era gestita dai Camerlenghi<ref>{{cita|Mutinelli, 1851|p. 78}}.</ref>. Al di sopra dei podestà agivano i provveditori generali che oltre ad avere il potere di scegliere i rettori in caso di pericolo, erano normalmente impegnati a vigilare sui podestà inviando supervisori detti ''sindici inquisitori''<ref>{{Cita|Da Mosto, 1940|pp. 3-4}}.</ref>.
 
I reggimenti andavano infine a costituire tre regioni amministrative:
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[[File:View_of_the_entrance_to_the_Arsenal_by_Canaletto,_1732.jpg|miniatura|L'[[Arsenale di Venezia]] nel 1732.]] [[File:Battle_of_the_combined_Venetian_and_Dutch_fleets_against_the_Turks_in_the_Bay_of_Foja_1649_(Abraham_Beerstratenm,_1656).jpg|miniatura|La marina veneziana combatte contro la flotta turca nel 1649 durante la [[Guerra di Candia|battaglia di Focea]].]]
 
La marina fu per secoli la principale forza armata della Repubblica, almeno fino al XV secolo quando fu affiancata anche da un esercito di terraferma. La flotta era amministrata dal [[Magistrato alla Milizia da Mar]], una sorta di ministero composto da diverse magistrature che si suddividevano i compiti di governare l'approntamento della flotta, delle armi e degli equipaggi. L'approntamento della flotta era amministrato dai provveditori dell'[[Arsenale di Venezia]], la struttura cardine della marina veneziana. In questo esteso complesso di officine e cantieri la navi venivano costruite e armate. L'Arsenale inoltre conteneva diverse scuole in cui il personale veniva formato, anche con l'ausilio di maestranze francesi e inglesi, in modo da rendere più efficiente e di maggior qualità la costruzione delle navi e dei navigli. L'allestimento della flotta era deciso dai provveditori all'armamento che provvedevano al mantenimento delle navi in disarmo e all'assegnazione dei soldati e dei vogatori. Le operazioni di reclutamento dei marinai invece venivano effettuate dai Presidenti alla Milizia da Mar, che in seguito dalla [[guerra di Candia]] iniziarono a reclutare personale dall'estero e non solo dal territorio della Repubblica<ref>{{Cita|Romanin, 1859|pp. 369-371}}.</ref>.
 
La flotta dislocata nello ''Stato da Mar'' era gestita dal [[Provveditore Generale da Mar]], risedeva a [[Corfù]] e nei domini d'oltremare era anche a capo dell'esercito e dell'amministrazione. In tempo di guerra il comando passava al [[Capitano generale da Mar (Repubblica di Venezia)|capitano generale da mar]], che veniva subito eletto e che aveva poteri più estesi del provveditore generale<ref>{{Cita|Romanin, 1859|pp. 371-372}}.</ref>. La flotta si divideva in armata sottile e [[Armata Grossa|armata grossa]]. L'armata sottile era composta da [[Galera (nave)|galere]] e [[Galeazza|galeazze]] e gli ammiragli al comando, tutti patrizi, avevano differenti gradi di specializzazione, ad esempio vi erano quelli preposti alla navigazione di fiumi e nei laghi, quelli dediti alla guerra contro la pirateria e quelli dedicati alla vigilanza delle isole. L'armata grossa, composta da navi da guerra, era gestita in tempo di guerra dal Commissario in Armata e il comando delle navi era assegnato agli ufficiali di marina che non appartenevano al patriziato Veneto. Fino alla fine del XVI secolo l'armata grossa fu usata anche per la difesa delle navi commerciali<ref>{{Cita|Da Mosto, 1940|p. 5}}.</ref>.
 
====Esercito====
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[[File:Bartolomeo_Colleoni_by_Andrea_del_Verrocchio.jpg|verticale|miniatura|[[Bartolomeo Colleoni]], Capitano Generale di Terraferma durante le [[guerre di Lombardia]].]]
 
Nel [[XV secolo]] l'espansione e la conquista della [[Domini di Terraferma|terraferma]] resero necessario il ricorso a [[Compagnia di ventura|compagnie di ventura]] e mercenari per potersi dotare di forze terrestri. L'organizzazione delle truppe e dei mercenari era gestita da un insieme di provveditori che erano coordinati dagli Inquisitori sopra i ruoli, presieduti dai Savi di Terraferma, si preoccupavano di rendicontare e di gestire le truppe e il loro equipaggiamento. Nel [[XVI secolo]] si procedette alla costituzione delle [[Cernida|cernide]], milizie territoriali gestite dal Rettore del reggimento e composte da un centinaio di uomini dedite alla difesa dei possedimenti terrestri e marittimi, dove assumevano il nome di "craine"; erano gestite dal Savio agli Ordini. In tempo di guerra le armate erano coordinate dal Capitano Generale di Terraferma, solitamente un mercenario esperto che veniva affiancato dal Provveditore Generale e che prendeva ordini dal Savio alla Scrittura, ovvero il ministro della guerra<ref>{{Cita|Romanin, 1859|pp. 372-373}}.</ref><ref>{{Cita|Da Mosto, 1940|p. 6}}.</ref>.
 
====Polizia====
 
L'ordine della città di Venezia era gestito da un corpo di polizia coordinato dai sei [[Signori della Notte (Repubblica di Venezia)|Signori della Notte]] che avevano il potere di arrestare i criminali sia di giorno che di notte. Oltre ai Signori della Notte pattugliavano le strade anche i capi contrada. L'ordine però era gestito anche da uno svariato numero di provveditori. I crimini come lo stupro e la bestemmia erano regolati dagli esecutori alla bestemmia che si occupavano anche del controllo dei bordelli, i provveditori alle pompe invece controllavano gli eccessi dei nobili mentre i magistrati alla sanità, la salubrità dei locali pubblici. La Giustizia nuova controllava le truffe e i Censori la corruzione tra le cariche pubbliche<ref>{{Cita|Romanin, 1859|pp. 357-360}}.</ref>. Per questioni politiche e di natura più interna la Repubblica talvolta ricorreva anche all'uso dei sicari e disponeva di una rete di spie assimilabile ai moderni servizi segreti<ref>{{cita|Preto, 2004|p. 344}}.</ref>.
 
=== Simboli ===
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== Tradizioni ==
[[File:Canaletto_(II)_002.jpg|miniatura|[[Festa della Sensa]] nel 1732.]]
La Repubblica di Venezia contava numerose tradizioni storiche e folcloristiche di vario genere, alcune delle quali celebrate anche in seguito alla sua caduta. A Venezia le feste religiose erano celebrate con delle processioni estremamente sfarzose dirette verso la [[basilica di San Marco]] a cui prendeva parte il doge, preceduto dalle varie assemblee governative e dalle [[Scuola Grande|maggiori scuole della città]]. Oltre a tutte le maggiori festività cattoliche era celebrato con altrettanto sfarzo anche il [[Festa di san Marco|giorno di San Marco]], patrono della città<ref>{{Cita|Romanin, 1860|pp. 25-29}}.</ref>. Nel corso dell'anno inoltre venivano effettuate diverse messe in ricordo di alcuni eventi fondamentali della storia della Repubblica, come il fallimento della [[congiura del Tiepolo]] o quella ordita dal doge [[Marino Faliero]] e altre come la [[Festa delle Marie]] per celebrare la potenza di Venezia<ref>{{Cita|Romanin, 1860|p. 30}}-32</ref>. Una delle feste di maggior importanza politica era la [[Festa della Sensa]], celebrata nel giorno dell'[[Ascensione di Gesù|Ascensione]], prevedeva una sfilata di barche capeggiata dal [[Bucintoro]] e il rito dello [[Sposalizio del Mare]] che simboleggiava il dominio marittimo di [[Venezia]]<ref>{{Cita|Romanin, 1860|pp. 36-40}}.</ref>.
 
Tra le feste profane una di quelle di maggior rilievo era il [[Carnevale di Venezia|Carnevale]]: celebrato per tutta la sua durata, prevedeva le feste maggiori il giovedì e il [[martedì grasso]]. Oltre a balli e spettacoli di vario tipo, l'ultima domenica di carnevale si svolgeva la caccia dei tori, una manifestazione analoga alla [[corrida]]<ref name=":12">{{Cita|Romanin, 1860|pp. 44-45}}.</ref>. Oltre al carnevale veniva svolta la [[Regata Storica|Regata]], che al pari delle altre feste prevedeva grandi festeggiamenti e cortei<ref name=":12" />.
 
== Note ==