Scipio Sighele: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Scipio Sighele nacque a Brescia, da una famiglia di avvocati di origine trentina Gualtiero e Angelica Pedrotti. Suo padre fu un magistrato negli anni seguenti l'unità d'Italia alla procura del Re a Palermo. Dopo il liceo studiò con [[Guglielmo Ferrero]] e [[Adolfo Zerboglio]] (seguaci del criminologo Cesare Lombroso) e si laureò in Giurisprudenza a [[Roma]] nel [[1890]] con [[Enrico Ferri (criminologo)|Enrico Ferri]]. Raggiunse la notorietà con l'opera ''La folla delinquente'' ([[1891]]), tradotta immediatamente in [[lingua francese]] e poi diffusa come best seller in tutto il mondo. Iniziò così la sua riflessione sulla [[psicologia collettiva]], di cui viene considerato uno dei pionieri (''La delinquenza settaria'', [[1897]]; ''L'intelligenza della folla'', [[1903]]). Insegnò diritto penale all'Università di Pisa.
Nel [[1892]] pubblicò ''La coppia criminale'', in cui riprese tematiche della [[suggestione collettiva]] e della ''[[Disturbo psicotico condiviso|folie à deux]]''; ne seguirà le linee generali nell'arringa per il celebre processo Murri ([[1905]]). Militante del partito nazionalista, irredentista, operò nel Trentino (sua regione d'origine) subendo dall'autorità austriaca due processi nel 1900 e nel 1908, finché nel giugno 1912 venne espulso e dovette lasciare la sua villa a [[Nago-Torbole|Nago]] sul [[Lago di Garda]].
Tenne dunque corsi di psicologia collettiva e di sociologia criminale al di fuori dell'Italia, all<nowiki>'</nowiki>''Institut des Hautes Etudes'' dell'[[Università di Bruxelles]]. Le sue opere ebbero molte edizioni e traduzioni in lingue straniere. Morì a Firenze nel 1913.