Tebaide (Stazio): differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Trama: aggiunta trama
Riga 22:
 
== Struttura ==
'''Libro 1'''ː La ''Tebaide'' si apre con un [[priamel]] in cui il poeta rifiuta diversi temi che trattano la mitologia tebana e decide di concentrarsi sulla casa di Edipo (''Oedipodae confusa domus''), al che fa seguito una ''recusatio'' e un passo in lode di [[Domiziano]].
 
La narrazione inizia con la preghiera di [[Edipo]] agli dei ctoni e la maledizione sui suoi figli Polinice ed Eteocle che lo hanno respinto e maltrattato. La Furia [[Tisifone]] ascolta la preghiera di Edipo e sale sulla terra per adempiere alla maledizione, causando conflitti tra [[Eteocle]] e [[Polinice]] (che è in esilio per un anno mentre Eteocle detiene il trono di Tebe). Segue un concilio degli dei (''concilium deorum'') in cui [[Giove (divinità)|Giove]] informa gli dei del suo piano per coinvolgere [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] e [[Argo (città antica)|Argo]] in una guerra; quando [[Giunone]] supplica appassionatamente per Argo, viene messa a tacere dalla decisione irremovibile di Giove. Mercurio viene inviato negli inferi per recuperare l'ombra di Laio per guidare Eteocle in guerra.
 
Nel frattempo Polinice è guidato da una tempesta verso Argo e la soglia del palazzo di [[Adrasto]], dove incontra [[Tideo]] in esilio da [[Calidone]] e che cerca anche rifugio e combatte con lui. Adrasto invita i due esiliati, li festeggia e, in adempimento di una profezia, offre loro le sue figlie per sposarsi; prosegue spiegando l'eziologia della festa che stanno celebrando gli Argivi, raccontando la storia della purificazione di [[Apollo]] da parte di Crotopo e la sua seduzione di sua figlia [[Psamate (figlia di Crotopo)|Psamate]], che alla fine porta alla morte di lei e di suo figlio Lino, seguita dalla vendetta vendetta di Apollo, che invia un mostro mangiatore di bambini dagli inferi che in seguito fu ucciso da CorebusCorebo e che, infine, offrì un sacrificio ad Apollo per porre fine alla piaga. Il libro termina con la preghiera di Adrasto ad Apollo.
 
'''Libro 2'''ː Il secondo libro inizia con [[Mercurio (divinità)|Mercurio]] che guida l'ombra di [[Laio]] a Tebe; Laio appare nei panni di [[Tiresia]] a Eteocle in un sogno e lo spinge a rifiutare di permettere a Polinice di diventare re quando il suo anno sia finito. Adrasto sposa Polinice con Argia e Tideo con Deipile in una cerimonia segnata da cattivi presagi. Il poeta descrive la collana di [[Armonia (divinità)|Armonia]], che Argia indossa al matrimonio, come un oggetto che porta sfortuna ai suoi portatori e causa conflitti. Polinice invia Tideo in un'ambasciata a Eteocle per ricordargli che il suo tempo di regno è finito, ma Eteocle rifiuta la richiesta di rinunciare al trono. Tideo esce da Tebe con rabbia ed Eteocle lancia un agguato per ucciderlo in un passo di montagnaː l'eroe calidonio, però, uccide tutti tranne Meone, in modo da poter riportare la notizia ad Eteocle.
 
'''Libro 3'''ː Meon ritorna a Tebe, riferisce il massacro ad Eteocle, criticando il comportamento del tiranno e poi si suicida. I tebani escono per esaminare il massacro e seppellire i morti. Giove ordina a Marte di andare sulla terra per scatenare la guerra, ma Venere blocca il suo carro, implorandolo di impedire la guerra. Marte segue i comandi di Giove e si dirige sulla terra, suscitando guai nelle città e aiutando Tideo a diffondere la notizia della battaglia combattuta. Arrivato ad Argo, infatti, l'eroe esorta la gente della città ad attaccare immediatamente Tebe, ma Adrasto impiega un po 'di tempo a pensare al miglior modo di agire. [[Anfiarao]] e [[Melampo (figlio di Amitaone)|Melampo]] vanno ad Afete a fare gli auspici per l'imminente guerra, che fa presagire confusione, violenza e morte. Marte spinge gli Argivi in ​​delirio, che prendono le armi e si radunano alle porte del palazzo, chiedendo la guerra. Argia, solidale con l'irrequietezza di suo marito, fa appello ad Adrasto per accelerare la guerra. Il re viene finalmente convinto e inizia i preparativi.
 
'''Libro 4'''ː Tre anni dopo, gli Argivi e i loro alleati sono riuniti e il poeta chiede a Fama e Vetustas di aiutarlo nel catalogo di eroi e alleati. I Tebani si preparano a malincuore alla guerra. A causa dei cattivi presagi e dell'avvertimento di Bacco, il re Eteocle consulta Tiresia, che afferma che evocare gli spiriti è un modo più certo di predire il futuro, quindi Tiresia, Eteocle e [[Manto]] vanno nel bosco di [[Diana]] per eseguire la negromanzia. Manto e Tiresia hanno una visione degli inferi e i suoi numerosi abitanti vengono a bere il sangue offerto. Vedono anche lo spirito di Laio a distanza, che si avvicina solo dopo che Tiresia lo convince che il suo odio è per suo figlio Edipo, non suo nipote Eteocle; lo spirito del vecchio re dice loro che Tebe sarà vittoriosa, ma la vittoria apparterrà a Edipo. Mentre gli Argivi marciano attraverso [[Nemea]], [[Bacco]] provoca una siccità; l'esercito incontra [[Ipsipile]] che allatta il bambino Ofelte e che lascia il piccolo e mostra agli Argivi una sorgente dove finalmente trovano acqua; il libro termina con le lodi per Nemea.
 
'''Libro 5'''ː Su richiesta degli Argivi, Ipsipile racconta la sua storia ma, mentre parla, un serpente uccide Ofelte. Il re Licurgo ed Euridice piangono il loro figlio e gli Argivi suggeriscono l'istituzione dei giochi di Nemea per commemorare Ofelte.
Riga 38:
'''Libro 6'''ː Gli Argivi compiono sacrifici funebri mentre Euridice recita un lamento. Nove giorni dopo, i concorrenti si riuniscono per i nuovi Giochi di Nemea.
 
'''Libro 7'''ː Giove, arrabbiato per il ritardo di Nemea, manda Mercurio al tempio di [[Marte (divinità)|Marte]] in [[Tracia]] perché smuova l'esercitoː Marte, allora, manda il panico nell'esercito argivo per spaventare i soldati che riprendono la loro marcia. Bacco supplica Giove di evitare la guerra invano quando gli Argivi arrivano a Tebe con terribili presagi. [[Antigone (figlia di Edipo)|Antigone]] e un vecchio servitore guardano l'esercito da una torre e descrivono gli eroi (''teichoscopia''), e [[Giocasta]] cerca di dissuadere Polinice dal combattimento.
 
Gli Argivi uccidono due tigri sacre per Bacco e spingono i Tebani a combattere. Il poeta invoca la musa mentre inizia a descrivere la prima scaramuccia in cui Apollo dà ad Anfiarao una ''aristeia''. Durante la battaglia, la terra si apre e ingoia Anfiarao e il suo carro.
 
'''Libro 8'''ː Mentre Anfiarao scende nell'Ade, [[Plutone (divinità)|Plutone]], minacciato da questa violazione del suo regno, manda Tisifone a devastare il campo di battaglia. I Tebani celebrano dopo la battaglia mentre Melampo si propizia Tellus con sacrifici nel campo Argivo. Il poeta invoca [[Calliope]] quando la battaglia si accende di nuovo. Entrambe le parti ottengono vittorie nei combattimenti, ma Ati, promesso sposo di [[Ismene]], viene ucciso e portato a Edipo. Tideo è ferito da [[Melanippo (figlio di Astaco)|Melanippo]], lo uccide e gli divora il cervello.
 
'''Libro 9'''ː Si accende la mischia per il corpo di Tideo. Tisifone guida [[Ippomedonte]] e l'eroe compie una ''aristeia'', finendo, però, ucciso dal fiume Ismeno. Gli eroi combattono per il corpo di Ippomedonte e Ipseo muore. [[Atalanta (mitologia)|Atalanta]] in [[Arcadia]] sogna la morte del figlio [[Partenopeo]] e prega Diana che gli dà forza per una ''aristeia'' prima che venga ucciso da Driante.
 
'''Libro 10'''ː I Tebani celebrano la vittoria momentanea, mentre le mogli degli eroi di Argo eseguono sacrifici a Giunone, che manda Iride nel bosco di Sonno, che fa dormire profondamente l'esercito tebano durante la notte. Una banda di soldati viene raccolta dagli Argivi, entra nel campo tebano e massacra i guerrieri addormentati. Dimante e Opleo uccidono molti tebani e vengono uccisi insieme. I Tebani si svegliano e fuggono in città; c'è una battaglia alle porte, che alla fine vengono chiuse. Tiresia esige la morte di [[Meneceo]] affinché la guerra finisca e il giovane si getta dalle mura. [[Capaneo]] si arrampica su una torre e maledice Giove che lo uccide con un fulmine.
 
'''Libro 11'''ː Gli Argivi sono respinti dai Tebani nel loro accampamento. Tisifone e Megera spingono Polinice a sfidare Eteocle a singolar tenzone per decidere la guerra. Giocasta e Antigone cercano di dissuaderli, ma i due escono nella pianura per combattere e si uccidono a vicenda, ed Edipo si lamenta mentre Giocasta si uccide alla notizia. [[Creonte]] prende il potere, proibisce la sepoltura di Polinice e dei morti Argivi ed esilia Edipo, mentre gli Argivi ritornano tranquillamente a casa.
 
'''Libro 12'''ː I Tebani seppelliscono i loro morti. Le vedove argive si recano a Tebe per seppellire i loro parenti morti ma ricevono la notizia che Creonte ha negato loro la sepoltura; le donne viaggiano ad [[Atene (città antica)|Atene]] per chiedere a [[Teseo]] di aiutarle. Argia viene segretamente a Tebe e incontra Antigone fuori dal muro; bruciano i corpi dei fratelli su una pira, ma le fiamme si separano. Creonte arresta le donne mentre le vedove si prostrano supplici all'altare di Clementia ad Atene. Teseo prepara un esercito contro Tebe e uccide Creonte in battaglia.
 
Il poema termina con un epilogo in cui gli prega poeta che la sua poesia abbia successo, dichiara di non voler rivaleggiare con l'[[Eneide]] e si augura che la sua fama gli sopravviverà.
 
== Traduttori in lingua italiana ==
Il grande successo della ''Tebaide'' lungo la tarda antichità e il medioevo (si pensi all'uso che ne fa [[Dante Alighieri|Dante]], oltre ad introdurre Stazio come personaggio negli ultimi canti del [[Purgatorio (Divina Commedia)|Purgatorio]]) spiega anche le numerose traduzioni del poema lungo l'età moderna, da quella di [[Erasmo di Valvasone|Erasmo da Valvasone]], nel 1570, a quella di Giacinto Nini (1630).
* Erasmo da Valvasone, 1570
 
* Giacinto Nini, 1630
Una delle traduzioni più famose ed ancora oggi usate è quella di [[Cornelio Bentivoglio (cardinale)|Cornelio Bentivoglio]], che nel 1729 la pubblicò con lo pseudonimo "Selvaggio Porpora". Seguirono la traduzione di Giulio Lisati (Chioggia, 1839) e di Umberto Sailer, stampata a Venezia nel 1881.
* Cornelio Bentivoglio, 1729
 
* Giulio Lisati, Chioggia, 1839
Nel XX secolo si segnalano la traduzione di Giovanna Faranda Lilla (1998) per [[Rizzoli]] e di Laura Micozzi (2010) per [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]].
* Umberto Sailer, Venezia, 1881
* Giovanna Faranda Villa, 1998
* Laura Micozzi, 2010
 
== Edizioni italiane ==
* Publius Papinius Statius, ''Le Opere'', notizie introduttive di Federico Dubner, Giuseppe Antonelli Editore, Venezia, 1840.
* id., ''La Tebaide'', 2 voll., trad. Cornelio Bentivoglio, introduzione e note di Carlo Calcaterra, Collezione di Classici Italiani con note, UTET, Torino, 1928.
* id., ''La Tebaide: Libro I'', introd., testo, trad. e note di Franco Caviglia, Collezione Scriptores Latini n.13, Edizioni dell'Ateneo, Roma, 1973.
* id., ''Opere'', testo latino a fronte, a cura di Antonio Traglia e Giuseppe Aricò, Collana Classici Latini, UTET, Torino, 1980-1987, pp. 1128.
* id., ''Tebaide'', trad. e note di Giovanna Faranda Villa, introduzione di William J. Dominik, Collana Classici greci e latini, BUR, Milano, 1998 ISBN 978-88-17-17213-4.
* id., ''Tebaide.'' A cura di Laura Micozzi. Testo originale a fronte'', introd. di L. Micozzi, Collana Classici Greci e Latini n.164, Oscar Mondadori, Milano, 2010 ISBN 978-88-04-59173-3.
 
== Collegamenti esterni ==