Alimentazione nell'antica Roma: differenze tra le versioni

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Ancora più limitato lo ientaculum di Plinio il Vecchio (''cibum levem et facilem'') a cui seguiva una merenda per prandium (''deinde gustabat'') il tutto senza apparecchiare (''sine mensa'') e senza doversi lavare le mani (''post quod non sunt lavandae manus'').<ref>SENECA, ''Ep.'', 83, 6</ref>.
 
=== Il ''garum'' ===
=== Il ''garum''Per la maggioranza dei romani la colazione consumata prima di recarsi al lavoro era semplicissima: un bicchiere d'acqua o qualcosa rimasto dalla cena della sera prima. Per quanto invece riguarda il prandium, i poveri e la plebe certo non tornavano in casa per desinare, ma il più delle volte mangiavano nelle [[taberna]]e dove si consumava del pane con companatici semplici come uova sode, formaggio, legumi e si beveva vino mescolato con acqua calda d'inverno o fredda d'estate. Si usava insaporire i cibi con il ''[[garum]]'', la cui ricetta ci è stata tramandata da [[Gargilio Marziale]]<ref>Jacques André, ''L'alimentation et la cuisine à Rome'', Les Belles Lettres, Paris 1981 p. 196</ref>: una salsa liquida a base di pesci sotto sale, specialmente teste di [[acciughe sotto sale]] ed erbe aromatiche - simile, ma più aromatica, alle attuali salse orientali di pesce, come il nuoc-mam -, che i ricchi versavano a gocce come condimento su svariate pietanze. Del garum esistevano numerose varianti, a seconda dei pesci o delle interiora usate, o del periodo di maturazione. Unendovi aceto, pepe ed altre spezie si otteneva l'oxygarum<ref>Carlo Antonio Vanzon, ''Dizionario universale della lingua italiana: preceduto da una esposizione grammaticale ragionata della lingua'', Volume 4, 1836, p. 1087</ref> anche questo reperibile in una salsa ancor oggi in commercio. La parte solida che restava dalla macerazione dopo averne estratto per pressione il liquido residuo (''garum'' oppure ''liquamen'', quest'ultimo probabilmente più diluito e forse dolcificato) era l'''allec'', che doveva somigliare per sapore alla nostra [[pasta d'acciughe]], ma più aromatica. Era una raffinatezza adatta agli antipasti, e nella sua versione economica (ottenuta da garum di interiora) una ghiottoneria alla portata del popolo: servitori, soldati e contadini usavano spalmarla sul pane per insaporirlo, visto che ne consumavano grandi quantità, anche un chilo al giorno.<ref>Nel manuale ''De re coquinaria'' di Apicio, che non è rappresentativo della normale cucina romana popolare, ma è l'equivalente di una sorta di moderna ''nouvelle cuisine'' creata da cuochi eccentrici, si condiscono con il garum almeno 20 piatti.</ref>===
 
=== Il ''garum''Per la maggioranza dei romani la colazione consumata prima di recarsi al lavoro era semplicissima: un bicchiere d'acqua o qualcosa rimasto dalla cena della sera prima. Per quanto invece riguarda il prandium, i poveri e la plebe certo non tornavano in casa per desinare, ma il più delle volte mangiavano nelle [[taberna]]e dove si consumava del pane con companatici semplici come uova sode, formaggio, legumi e si beveva vino mescolato con acqua calda d'inverno o fredda d'estate. Si usava insaporire i cibi con il ''[[garum]]'', la cui ricetta ci è stata tramandata da [[Gargilio Marziale]]<ref>Jacques André, ''L'alimentation et la cuisine à Rome'', Les Belles Lettres, Paris 1981 p. 196</ref>: una salsa liquida a base di pesci sotto sale, specialmente teste di [[acciughe sotto sale]] ed erbe aromatiche - simile, ma più aromatica, alle attuali salse orientali di pesce, come il nuoc-mam -, che i ricchi versavano a gocce come condimento su svariate pietanze. Del garum esistevano numerose varianti, a seconda dei pesci o delle interiora usate, o del periodo di maturazione. Unendovi aceto, pepe ed altre spezie si otteneva l'oxygarum<ref>Carlo Antonio Vanzon, ''Dizionario universale della lingua italiana: preceduto da una esposizione grammaticale ragionata della lingua'', Volume 4, 1836, p. 1087</ref> anche questo reperibile in una salsa ancor oggi in commercio. La parte solida che restava dalla macerazione dopo averne estratto per pressione il liquido residuo (''garum'' oppure ''liquamen'', quest'ultimo probabilmente più diluito e forse dolcificato) era l'''allec'', che doveva somigliare per sapore alla nostra [[pasta d'acciughe]], ma più aromatica. Era una raffinatezza adatta agli antipasti, e nella sua versione economica (ottenuta da garum di interiora) una ghiottoneria alla portata del popolo: servitori, soldati e contadini usavano spalmarla sul pane per insaporirlo, visto che ne consumavano grandi quantità, anche un chilo al giorno.<ref>Nel manuale ''De re coquinaria'' di Apicio, che non è rappresentativo della normale cucina romana popolare, ma è l'equivalente di una sorta di moderna ''nouvelle cuisine'' creata da cuochi eccentrici, si condiscono con il garum almeno 20 piatti.</ref>===
 
== La cena ==