Semifonte: differenze tra le versioni
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[[File:Cappella di semifonte (FI).jpg|thumb|[[Cappella di San Michele (Semifonte)|Cappella di San Michele Arcangelo]] a Semifonte, Barberino Val d'Elsa.]]
'''Semifonte''' fu una città fortificata<ref>Molto controversa è l'attribuzione a Semifonte del titolo di castello o di città, per
Il nome deriva da latino ''Summus Fons'' (sorgente d'acqua alla sommità di
Terminata l'opera di distruzione, Firenze decretò che su quel colle non si sarebbe mai più potuto costruire nessun edificio. Tale divieto è stato, di fatto, rispettato fino ad oggi, ad esclusione della [[Cappella di San Michele (Semifonte)|Cappella di San Michele]], eretta, nel [[1597]], sulla cima del colle, su progetto di [[Santi di Tito]], che ne ottenne, con fatica, l'approvazione da [[Ferdinando I de' Medici]], allora [[Granduca di Toscana]].
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|titolo=Le origini del nome
|contenuto=
Il nome di Semifonte sembra derivare dal latino ''Summus Fons'' (sorgente d'acqua alla sommità di
}}
== Storia ==
Tra il [[1154]] e il [[1174]], l'imperatore [[Federico Barbarossa|Federico il Barbarossa]] scese in Italia cercando di sottomettere i [[Comune medievale|liberi Comuni]]<ref name="salvini25">{{Cita|Salvini 1969|
In questo clima di lotte tra imperatori e feudatari da una parte, liberi Comuni dall'altra, si colloca la nascita della città di Semifonte, fondata dal Conte Alberto IV [[Alberti (conti di Prato)|degli Alberti]] nella seconda metà del [[XII secolo]] con l'intento di creare una cintura di castelli appartenenti ai feudatari fedeli all'impero<ref name=salvini28/> intorno alla città di [[Firenze]], libero comune, per tentare di contenerne l'espansione. Le principali piazzeforti del partito imperiale erano: [[Fucecchio]], [[San Miniato]], Semifonte e [[Castello di Montegrossoli|Montegrossoli]]. A questi si affiancavano altri castelli degli Alberti ([[Certaldo]], [[Castelfiorentino]], [[Lucardo]], [[Vico d'Elsa]], [[Pogni|Pogna]]<ref name="salvini28">{{Cita|Salvini 1969|
=== I contrasti per l'edificazione della città (1177 - 1187) ===
==== La prima fondazione ====
[[File:torre di pogna.jpg|thumb|Ruderi del castello di [[Pogni|Pogna]], nel Comune di Certaldo.]]
Allo stato attuale non esiste nessuna testimonianza che permetta di stabilire con precisione la data di fondazione di Semifonte, quello che è possibile fare sono solo delle supposizioni. Anche da un punto di vista bibliografico l'unica testimonianza coeva agli avvenimenti è quella del giudice fiorentino Senzanome che assistette personalmente ad alcune fasi della guerra, terminata con la distruzione del centro<ref>La cronaca è stata pubblicata in due edizioni: Sanzanome Iudicis, Gesta Florentinorum ab anno 1125, ad annum 1231 ed è contenuta in Documenti di Storia italiana, editi a cura della Regia deputazione degli studi di storia patria, Firenze, Tipografia Galileiana, 1876 (Semifonte è a
Per gli Alberti la fondazione di un nuovo centro non era una novità, visto che, all'inizio dell'[[XI secolo]], si erano fatti promotori della fondazione di un centro destinato a ben altra fortuna: [[Prato (Italia)|Prato]]<ref name=pirillo243/>. Semifonte come Prato nasceva dall'aggregazione di diverse comunità poste nell'area circostante ma, rispetto alla fondazione di Prato, quello che era cambiato era il contesto. La zona in cui nacque Semifonte, alla fine degli anni settanta del Millecento, era una delle aree più popolate della Toscana potendo contare sia su centri come [[Certaldo]], ''[[Poggibonsi|Podium Bonizii]]'', [[San Gimignano]], [[Colle di Val d'Elsa]] sia dall'essere attraversata dalla [[via Francigena]]; a quel tempo la via Francigena era l'asse principale per i movimenti degli uomini e delle cose e poterne avere il controllo era fonte di sicuri e immensi guadagni. Questi guadagni erano uno dei principali obbiettivi della Firenze del tempo e quindi, per averli, era pronta a combattere. Fin dalle fasi iniziali del popolamento, Firenze intuì che il nuovo castello le avrebbe inevitabilmente tagliato qualsiasi collegamento con il sud, per la sua collocazione strategica sulla via Volterrana, e dichiarò la guerra: ai primi di marzo del [[1182]] fu organizzata una spedizione militare, con l'intento di scoraggiare il progetto, attraverso l'occupazione e la sottomissione di Empoli, Pontorme, [[Pogni|Pogna]] e distruggendo i cantieri attivi a Semifonte<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
==== Seconda spedizione punitiva fiorentina e ripresa dei lavori ====
I lavori furono sospesi per un paio di anni. Quando la situazione si fu nuovamente calmata gli Alberti riportarono lavoratori e abitanti nella zona per ricominciare i lavori di fondazione e Firenze scatenò nuovamente la guerra alla famiglia. L'esercito fiorentino occupò nuovamente Pogna, vennero distrutte le fortezze albertiane di [[Marcialla]] e di [[Mangona]] nel Mugello, dove il conte Alberto IV venne catturato. Per ottenere la libertà dovette accettare le condizioni dei fiorentini che consistevano nello smantellamento delle fortificazioni di [[Certaldo]], nella distruzione di Pogna, nella cessione della metà degli introiti dei dazi percepiti con i pedaggi sulla Francigena e nel nuovo smantellamento di Semifonte. Il documento di resa recita: «Nec ullo in tempore reedificabimus vel permettimus reedificationem aliquo ingenio castellum de Pogna, nec domus aut operas in Summofonte<ref name=pirillo244/>» (Né mai riedificheremo e permetteremo la riedificazione con qualsiasi accorgimento del castello di Pogni né di case o d'opere in Semifonte). Costretti a questo giuramento furono: il Conte Alberto, i suoi figli Guido e Maginardus e la moglie Tavernaria.
I patti però non furono rispettati e il processo di espansione di Semifonte riprese indisturbato. Il 19 agosto [[1187]] il conte Alberto si presentò a [[Bologna]] come testimone al cospetto dell'[[Enrico VI di Svevia|imperatore Enrico VI]] facendosi appellare quale «comes Albertus de Summufonte»<ref name=pirillo244/><ref>Secondo il Davidsohn questo episodio sarebbe da interpretare come una rifondazione di Semifonte, ma visto che il castello non aveva subito grossi danni appare un po' improbabile. {{Cita|Davidsohn, Storia di Firenze|Volume I,
=== Lo sviluppo della città ([[1187]] - [[1198]]) ===
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A Semifonte i lavori procedettero in maniera spedita e, oltre alle fortificazioni, vennero costruite le case per gli abitanti, i quali furono subito dediti alle più varie attività artigianali, nonché alla mercatura.
Ma ci fu un vero e proprio colpo di scena: il 18 luglio [[1189]] il Conte Alberto degli Alberti cedette metà dei suoi diritti sulla città a Scorcialupo da Mortennano<ref>L'Alberti cedette la metà del «castri de Semifonti et discrictus eius cum hominibus et castellanis» {{Cita|Davidsohn, Storia di Firenze|Vol. I
La prima attestazione di un Comune di Semifonte appare in una carta della badia a Passignano del dicembre [[1192]] e, alla fine del secolo, risulta che il governo del comune era affidato a tre consoli e ad un consiglio di cui sono rimasti i nomi di sette consiglieri<ref>I consoli erano Uguiccio Isaki, Ildebrandinus Scoti, Orlandinus Nieri mentre i consiglieri erano Abatellus, Angeluchius, Biliottus Albertiski, Boninus, Bonvassallus, Rolandinus, Sinibaldus Ugicionis. {{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
Intanto il castello si andava sempre più sviluppando e, con la sua potenza, già minacciava i commerci di [[Firenze]]. Si narra che i cavalieri di Semifonte andassero fin sotto le mura di Firenze a gridare in segno di scherno:
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che Semifon si fa città<ref>Il celebre detto appare per la prima volta nella ''Storia della Guerra di Semifonte'' opera dello Pseudo Pace da Certaldo e viene ripresa nella ''Cronica'' di Buonaccorso Pitti.</ref>}}
Sempre nel [[1192]], le milizie di Semifonte catturarono, quasi sicuramente su ordine dell'[[Enrico VI di Svevia|Imperatore Enrico VI]], il cardinale [[Ottaviano degli Ubaldini|Ottaviano]] [[Sede suburbicaria di Ostia|Vescovo di Ostia]]<ref>{{Cita|Davidsohn, Storia di Firenze|Vol. I,
==== Ingresso di Badia a Passignano ====
Il 15 novembre [[1192]] la badia di Passignano acquistò un edificio e un terreno non edificato posti nel borgo di Cascianese<ref>{{cita web|url=http://www.archiviodistato.firenze.it/diplomatico/index.php?op=fetch&type=pergamena&id=524921|titolo=La pergamena originale dell'atto di acquisto conservata presso l'Archivio di Stato di Firenze|accesso=4 maggio 2010|urlmorto=sì}}.</ref>, uno dei borghi che costituivano il nuovo centro. Questo investimento fu fatto, ufficialmente, allo scopo di poter costruire un ospedale per i viandanti. Circa un mese dopo, venne siglato un accordo tra il pievano di Santa Gerusalem (la chiesa principale del castello) e l'abate di Passignano, accordo che ebbe un peso notevole nelle vicende future. In base a questo accordo il pievano, sul cui territorio sorgeva Semifonte, concesse due privilegi alla chiesa che il monastero si era impegnato a costruire insieme all'ospedale: il titolo di parrocchia ed il governo su quella parte della nuova città che andava dalla porta di Tezanello alla opposta porta di Bagnolo<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
Ma non furono solo interessi economici a far muovere Passignano. Come abbiamo visto, il potere degli Alberti era ormai in netto calo e l'abate di Passignano, spalleggiato in questo da Coltibuono, mirava sicuramente prima ad affiancare e poi magari a sostituirsi quale feudatario, e, a questo progetto, non erano estranei i consoli del comune di Semifonte; il consiglio si impegnò a non esercitare alcun diritto fiscale sia sulla chiesa che sull'ospedale che il monastero voleva costruire e, inoltre, questa immunità venne estesa a tutte le case che il monastero avesse costruito o acquistato dentro le mura e su tutto il territorio semifontese<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
[[File:Coelestin III.jpg|thumb|upright=1.4|Papa Celestino III ed Enrico VI.]]
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Ma un avvenimento mutò irreparabilmente lo scenario nel [[1197]]: l'imperatore Enrico VI morì e lasciò come erede [[Federico II di Svevia|Federico II]] di soli tre anni.
===== La Lega di Tuscia =====
Il partito imperiale entrò immediatamente in crisi e tutti i conflitti ripresero. Tra i primi a muoversi furono i comuni di [[San Gimignano]] e [[Volterra]], che si allearono contro il [[vescovo di Volterra]]
Per quanto riguarda gli Alberti, Firenze pretese, non a caso, un accordo diverso. Dalla Lega di Tuscia dovevano rimanere fuori le fortezze albertiane di [[Certaldo]], Mangona e Semifonte, in pratica i gioielli del dominio albertesco, in cambio Firenze garantì la restituzione agli Alberti per usi agricoli dell'area di Semifonte<ref>I fiorentini rispettarono l'accordo visto che almeno fino al [[1208]] la zona risultava di pertinenza di Tabernaria, la moglie del conte Alberto IV. {{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
Nel [[1198]] era stato eletto al soglio pontificio [[papa Innocenzo III]], fautore di una decisa politica antimperiale, e Semifonte si trovò di fatto isolata da tutto e da tutti.
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==== Gli alleati di Semifonte ====
La probabile futura caduta di Semifonte fece preoccupare i vari centri della Valdelsa, che temevano il dilagare della potenza fiorentina nella zona. Perciò provvedettero, innanzitutto, a sopire le varie vertenze locali. [[Colle di Val d'Elsa]] inizialmente si era schierata con il partito imperiale ma, dopo diversi scontri per il possesso del castello di Casaglia, il 24 novembre [[1199]], stipulò un patto di alleanza e difesa reciproca con [[San Gimignano]] (alleata di Semifonte), per contrastare [[Poggibonsi]], cittadina amministrata in condominio da [[Firenze]] e [[Siena]]<ref name="salvestrini185">{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
La città fu assediata, certamente in maniera non continuativa, anche per le ingenti spese che ciò avrebbe comportato.
==== Il tradimento del conte Alberto ====
La situazione precipitò il 12 febbraio [[1200]], quando, il conte Alberto IV, per salvare il resto dei suoi domini feudali, si accordò con il comune di Firenze vendendogli per 400 libbre o 400 lire di moneta pisana la sua metà dei diritti sul castello; inoltre, si impegnò ad aiutarli nell'assedio e cedette, definitivamente, il castello di Certaldo (che nonostante tutto aveva continuato ad aiutare Semifonte), in più vennero ripetute le clausole dell'accordo del [[1184]], ovvero l'esenzione su qualsiasi pedaggio per i mercanti e i cittadini fiorentini in transito sulla Francigena<ref name="balestracci146">{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
Dopo la resa del conte, anche il vescovo di Volterra, [[Ildebrando Pannocchieschi]], si schierò apertamente con i fiorentini inviando, contro Semifonte e contro Colle Val d'Elsa, 200 cavalieri e 1.000 fanti. Lo fece perché sperava in un loro aiuto contro San Gimignano, ma tale decisione, la prese sfidando una parte dei suoi fedeli e lo stesso comune volterrano schierato invece a fianco di San Gimignano e Semifonte<ref name="salvestrini187">{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
==== La pace di Fonterutoli ====
Nel [[1201]], quarto anno di guerra, Firenze ancora non era riuscita a fiaccare la resistenza dei semifontesi; evidentemente la volontà dei difensori unita agli aiuti dei centri minori stava funzionando ma Firenze stava per calare il jolly.
[[File:Battle of the Catalaunian plains.jpg|thumb|upright=1.5|Battaglia del XIII secolo.]]
Il 29 marzo [[1201]], nella canonica di San Miniato a [[Fonterutoli]], si incontrarono Paganello da Porcària, podestà di [[Firenze]], e Filippo Malavolti, podestà di [[Siena]], con i loro rispettivi funzionari. Fra le due parti venne firmato un accordo in base al quale i decennali contrasti tra le due città avrebbero visto la fine. L'accordo prevedeva che Firenze concedesse il libero transito ai mercanti Senesi nel suo territorio e in cambio, Siena si impegnò a fare altrettanto<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
Nonostante Firenze fosse, dal punto di vista legale, la padrona del castello decise di scendere a patti con Siena.
L'accordo era fondamentale perché Siena era diventata una vera e propria spina nel fianco verso i progetti di espansione fiorentina in Val d'Elsa e nel Chianti. Tra le due città esisteva un vecchio accordo che era stato firmato l'11 dicembre [[1176]] nella [[pieve di San Marcellino]]. L'accordo mise momentaneamente fine al conflitto scoppiato l'anno precedente, tra le due parti, per questioni di confini nel Chianti e per il controllo di [[Montepulciano]]. In quel patto si stabilì che il confine nella zona del Chianti sarebbe iniziato dal punto in cui il torrente Bornia si getta nell'[[Arbia (torrente)|Arbia]] e, di conseguenza, i castelli di [[Castello di Brolio|Brolio]], Campi, Lucignano, Monteluco, Lecchi e Tornano passarono sotto il controllo di Firenze<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
L'accordo di Fonterutoli determinò dunque, il cambiamento di campo di Colle Val d'Elsa, ma non fu la sola. Ormai i maggiori alleati, come la [[Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano|badia a Passignano]], stavano abbandonando Semifonte mentre Firenze ricevette rinforzi anche da [[Lucca]], [[Prato (Italia)|Prato]] e dai [[Guidi]]<ref name=salvestrini187/>. L'unico alleato rimasto fedele era San Gimignano, da cui continuarono ad arrivare rinforzi. Ma furono gli ultimi; nel timore di ritorsioni
=== Epilogo ===
Nei primi mesi del [[1202]] Firenze strinse l'assedio. Per l'ultima disperata resistenza, i Semifontesi affidarono la Rocca di Capo Bagnolo (la fortezza principale della loro città) a un certo Dainello di Ianicone dal Bagnano (località poco distante). Firenze, invece, affidò il comando al Console Clarito Pigli (o Pili o Pilli), il quale fece pervenire truppe fresche, nonché i temibili mangani, macchine da guerra per scagliare pietre durante gli assedi e il [[fuoco greco]], che i fiorentini usarono sul campo per la prima volta. Secondo il Salvini, difensori di Semifonte erano poco più di 5000, contando anche i rifugiati dei dintorni, mentre gli attaccanti ammontavano a circa 10000 uomini<ref name="salvini104">{{Cita|Salvini 1969|
[[File:BeneventoVillani.jpg|thumb|upright=1.5|Cavalieri medievali irrompono all'interno di una città.]]
==== Il commando suicida ====
L'assalto finale fu lanciato probabilmente all'alba del 23 marzo [[1202]]<ref name=salvini104/>. Secondo la leggenda, la caduta avvenne per tradimento. Tutti i vari storici del passato individuarono il traditore in tale Ricevuto di Giovannetto, uno dei soldati che il comune di [[San Donato in Poggio]] aveva mandato in soccorso di Semifonte<ref>{{Cita|Salvini 1969|
==== Assalto finale ====
Intanto il governo di Firenze cominciava a stancarsi di questo lungo assedio e pretese la conquista, oltretutto aveva già ordinato, allo stesso Clarito de'Pigli, di cominciare un altro analogo assedio al castello di Combiate in Val Marina<ref name="salvini110">{{Cita|Salvini 1969|
[[File:Fonte della docciola semifonte.jpg|thumb|upright=1.4|Ruderi della ''Fonte della Docciola''.]]
Quando i semifontesi si accorsero dell'inizio dell'attacco ormai era tardi e, nonostante un'ultima valorosa difesa, tutto si rivelò inutile. Stremati da mesi di assedio non avevano più la forza di combattere e fu allora che una delegazione composta dagli anziani e dal clero si recò da Clarito per invocare pietà. Clarito accolse la richiesta, proibì alle sue truppe ogni atto di violenza sulla popolazione<ref>In realtà avevano già iniziato ad uccidere e a saccheggiare. {{Cita|Salvini 1969|
Tutto questo accadeva il 31 marzo: i Fiorentini erano riusciti a prendere la città, ma non la Rocca difesa dal valoroso Dainello, il quale cessò le ostilità solamente per l'ordine ricevuto da Messer Scoto<ref>{{Cita|Salvini 1969|
==== L'atto di resa incondizionata ====
Il 3 aprile [[1202]], a [[Vico d'Elsa]], venne redatto il trattato di pace tra Clarito Pigli e Albertus de Monteautolo, podestà di [[San Gimignano]], difensore degli interessi semifontesi.
Le condizioni di resa furono durissime: i Semifontesi, che furono costretti ad accettare senza neanche poter leggere il trattato<ref>Una clausola prevedeva che dovesse essere aperto solo 3 giorni dopo la distruzione della Rocca Capo Bagnolo. {{Cita|Salvini 1969|
Della città che aveva osato sfidare Firenze non doveva rimanere traccia. Va detto che, in segno di pacificazione, i fiorentini stanziarono 4000 lire a fondo perduto per consentire ai semifontesi di reinsediarsi in
Fu disposto che in quel luogo mai si sarebbe potuto riedificare alcuna cosa.
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Il periodo in cui le principali strutture architettoniche del nuovo centro vengono realizzate va da [[1177]] al [[1187]]. Poter definire con certezza com'era strutturata la città è impossibile sia per la mancanza di evidenze archeologiche sia per la mancanza di qualunque documento redatto antecedentemente la [[1192]], anno di ingresso della [[Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano|badia a Passignano]] nella vita della città.
[[File:murapetrognano.jpg|thumb|left|upright=1.4|Cinta muraria del borgo di Petrognano.]]
La mancanza di documenti è dovuta a due fattori: il primo sta in una naturale selezione della documentazione mentre il secondo è che, in tutte le città di nuova fondazione, nei primi anni di vita vengono sempre prodotti pochi documenti<ref>Tale situazione è perfettamente riscontrabile nei primi 30 anni di vita di [[Scarperia]] o di [[Firenzuola]], città fondate dai fiorentini nel [[XIV secolo]]. {{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
Quello che è possibile fare sono solo delle supposizioni, partendo dalle poche tracce rimaste.
Nel 1187 si può ipotizzare che fossero state costruite almeno due porte difensive chiamate porta di Bagnolo<ref>Bagnolo era ancora esistente nella prima metà del Trecento e risulta vi fossero delle abitazioni, una fornace e una torre. {{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
Sicuramente c'erano zone in pieno sviluppo edilizio ed altre ferme. Da atti notarili<ref name="pirillo247">In una carta della badia a Passignano datata 15 novembre [[1192]] si trova scritto: «Casam cum plateam positam in castro de Simifonte, in burgo de Cascianese». {{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
Ricostruire topograficamente l'insediamento è impossibile ma è possibile ipotizzare lo sviluppo degli spazi insediativi interni ottenuto attraverso il preventivo tracciamento delle strade interne, che erano condizionate dall'andamento del terreno.
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La città aveva una forma che Salvini definì stellata, a quattro punte: al vertice di ciascuna punta si apriva una porta, come si può vedere in questa [http://www.novaradio.info/wp-content/uploads/2016/07/luoghi_01.jpg ricostruzione].
=== Mura e porte ===
Al vertice nord si trova il toponimo ''La Porta'', che non dà adito a dubbi. Questa porta era chiamata ''Porta al Bagnano'' o ''alla Fonte'', da una fonte che si trovava dietro le attuali case, ed era situata all'altezza della terza curva dell'attuale strada rotabile. Da lì le mura seguivano l'andamento dell'attuale mulattiera che, andando verso sud, porta a Casa Pietraia e, infatti, lungo questa strada, affiorano delle fondamenta di mura nella zona di Fonte alla Docciola. Da Casa Pietraia le mura proseguivano fino al poggio di Pieve Vecchia, che era interamente circondato dalle mura e nel cui perimetro si apriva una porta detta ''Porta Razanella'' o ''Tezanella''. Da questa porta le mura seguivano l'andamento del terreno e finivano all'altezza della casa San Niccolò, dove si apriva la Porta San Niccolò, punto obbligato di passaggio per chi veniva da [[Vico d'Elsa]]. Da San Niccolò le mura volgevano a nord-est fino a raggiungere il fianco meridionale della Rocca di Capo Bagnolo, che dovrebbe corrispondere al cosiddetto ''Tondo''. La rocca di Capo Bagnolo sarebbe stata di forma quadrata ed era composta da torri d'angolo ed al centro da una torre maggiore di forma ottagonale il ''Cassero''. Dal tondo le mura andavano vero est fino alla ''Porta Romana'' o ''Porta Grande''. Questa porta sarebbe stata sormontata da una torre alta 69 metri chiamata ''Torre del Leone''<ref>{{Cita|Salvini 1969|
=== Il borgo ===
Fuori dalla porta Grande venne iniziato ad edificare anche un borgo in seguito fortificato, con una propria porta (Porta al Borgo), oggi denominato [[Petrognano]]. Del borgo, Pace da Certaldo ricorda solo che era molto allungato, senza dire quanto, e che le mura di cinta erano costituite dalle facciate posteriori delle case e dalle mura di sostegno degli orti. Oggi spicca la bella Torre del Borgo, la prima testimonianza che vede chi arriva da Barberino, ma nei campi sottostanti sono visibili i muri di sostegno degli orti descritti da Pace. Quelle mura circondano tutta la scarpata che è sotto la chiesa di San Pietro e da lì, verso nord-ovest, si ricongiungevano alla porta Grande. Le case del borgo erano probabilmente situate solo nella parte più ristretta del terreno<ref>{{Cita|Salvini 1969|pagg.66-68}}.</ref>.
=== Edifici civili e religiosi ===
Oltre alle strutture militari c'erano anche degli edifici religiosi. A causa della recentissima istituzione, gli edifici di culto erano semplici oratori salvo l'eccezione rappresentata dalla chiesa intitolata a San Lazzaro, la cui esistenza è confermata in un documento del [[1192]]<ref>{{cita web|url=http://www.archiviodistato.firenze.it/diplomatico/index.php?op=fetch&type=pergamena&id=524953|titolo=Il documento originale conservato presso l'Archivio di Stato di Firenze|accesso=4 maggio 2010|urlmorto=sì}}.</ref>.<ref>Nel dicembre 1192 risulta rogato un atto «in castro de Semifonte, in ecclesia Sancti Lazari». {{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
Nel 1195 risulta attiva una chiesa nel borgo di Maglianese, intitolata a San Niccolò, l'unica ad avere il titolo di parrocchia<ref>A sud della cupola si trova un agglomerato che porta il nome di San Niccolò e nel quale è presente un piccolo edificio di culto, anche se Paolo Pirillo non conferma che possa trattarsi dello stesso edificio. {{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
=== Popolazione ===
Al di là delle varie supposizioni fatte dai diversi autori che si sono avvicinati alla storia di Semifonte, per scoprire qualcosa sulla popolazione di questo centro l'unico documento certo è la lista delle persone che nel [[1202]] giurarono la resa a Firenze. In quella lista, seppur molto sintetica, i capifamiglia sono divisi in due categorie (a giurare erano chiamati solo i capifamiglia (''i fuochi''), quindi un voto corrisponde
[[File:torreborgopetrognano.jpg|thumb|''Torre al Borgo''.]]
Riportiamo qui sotto una tabella con il numero dei giuranti e il loro luogo di origine alla resa del 1202, specificando che si tratta dei 269 uomini comuni<ref name="pirillo250">{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
{| class="wikitable"
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|Semifonte||San Niccolò||4
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|Piano||?<ref name="pirillo251">Del popolo di Piano non resta traccia. Fino al XIV secolo nel [[Chiesa di San Martino (Pastine)|popolo di San Martino a Pàstine]] esisteva una località con questo nome. {{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
|-
|Maggiano||Santo Stefano||2
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In questi dati è interessante notare la presenza di ben 22 famiglie provenienti da Pogni e, quindi, in plateale violazione degli accordi del 1184 e di altre persone provenienti da san Lazzaro, santa Maria Novella e santa Cristina a Salivolpi, tutte località facenti parte del domino degli Alberti; da notare l'assenza di qualsiasi persona proveniente da Certaldo, anch'esso dominio degli Alberti fino al [[1198]] quando fu preso dai fiorentini.
Messer Pace da Certaldo nella sua ''Storia della guerra di Semifonte'' aveva parlato di trecento fuochi (famiglie) nel [[1202]], al momento della resa della città, e il dato combacia. In passato, partendo da questo dato, erano state fatte stime di circa 15.000 abitanti: in realtà la cifra doveva aggirarsi come minimo intorno alle 1.120 - 1.280 unità<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
La cosiddetta élite semifontese era composta dai commercianti, dagli aristocratici e dai militari che, insieme al conte Alberto, avevano partecipato attivamente sia alla fondazione che al popolamento del castello. Il loro potere era riconosciuto sia dal conte che dal popolo ed in concomitanza col declino del potere degli Alberti, divennero i veri e propri padroni del castello. La loro forza si basava sul consenso e sulla subordinazione feudale che portava a vere e proprie forme di coercizione<ref name="pirillo263">{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
Di questa élite tenne conto anche Firenze: dopo la capitolazione dell'aprile 1202, i vincitori ebbero molti riguardi nei confronti del ceto dominante semifontese; infatti ci fu la volontà di instaurare buoni rapporti con loro con l'obbiettivo di farli diventare dei fedeli alla repubblica fiorentina. Perciò Firenze riconobbe loro lo status che avevano, vennero esentati dal pagamento del [[fodro]] e gli venne riconosciuto il diritto a rientrare in possesso di tutti i loro servi e coloni che nel corso degli anni successivi fossero scappati dalla circoscrizione del demolito castello<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
== La memoria e il mito ==
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Subito dopo la distruzione materiale, Firenze decretò che sul terreno della città non si sarebbe mai più potuto costruire alcunché. Questa scelta, che fece della collina di Semifonte una vera e propria terra maledetta, paradossalmente, garantì il perpetuo ricordo della vicenda che spesso divenne anche un mito.
I primi a tramandarne il ricordo furono i discendenti dei semifontesi. La prima rievocazione della città si ha il 9 novembre [[1312]]. In quel periodo l'[[Enrico VII di Lussemburgo|imperatore Arrigo VII]] aveva posto il suo campo a [[San Casciano in Val di Pesa]], e un gruppo di semifontesi decise di giurargli fedeltà. Per farlo si ritrovarono, sul colle di Semifonte, quattro uomini della parrocchia di san Niccolò e, davanti ad un notaio, incaricarono uno di loro di presentarsi davanti all'imperatore per fare atto di sottomissione. Questo atto in realtà venne richiesto agli abitanti di tutti i castelli del circondario, ma qui ebbe un peso speciale, tanto che il comune di Firenze inviò negli stessi giorni un suo incaricato a organizzare la difesa del territorio ed a sorvegliare questa popolazione che evidentemente non era considerata molto affidabile<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
Ma il ricordo si era tramandato anche in un altro contesto. Nella vicina [[Chiesa di Santa Maria (Bagnano)|chiesa di Santa Maria al Bagnano]] era ospitata una confraternita intitolata a ''Santa Maria a Semifonte'', confraternita che forse era nata addirittura all'interno del castello,
Le famiglie semifontesi che si erano rifugiate a Firenze non nascosero mai le loro origini tanto che per i [[Velluti]]<ref>{{Cita|Velluti Cronica}}.</ref> o per i [[Pitti (famiglia)|Pitti]]<ref>{{Cita|Pitti Cronica}}.</ref> fu un motivo di vanto. Uno che non dimenticò Semifonte fu [[Dante Alighieri]] che, tramite [[Cacciaguida]], la rievoca nel [[Paradiso - Canto sedicesimo|XVI canto]] del [[Paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]] e la ricorda come una città soprattutto di commerci. Diverso invece fu l'atteggiamento dei grandi cronachisti fiorentini del [[XIV secolo]]. Ricordano Malespini dà per scontato che tutti i castelli del contado dovessero sottomettersi e ubbidire a Firenze, ma concede a Semifonte l'onore di essere caduta solo in seguito a tradimento<ref>«...ed ebbono per tradimento di uno di San Donato in Poggio, il quel diede una torre». {{Cita|Malespini Cronica|
L'attenzione per Semifonte riprese verso la fine del XVI secolo. Nel [[1588]] l'ormai ottantenne canonico del Duomo Giovan Battista Capponi chiese al granduca il permesso di costruire una cappella in vetta al poggio «dove già fu uno castello che si chiamava Semifonte»<ref>{{Cita|La Cappella di San Michele Arcangelo a Petrognano|
La realizzazione di questo monumento è strettamente correlata con la vicenda della costruzione del [[Tempio di Santo Stefano della Vittoria]], anch'esso a pianta ottagonale, realizzato nei pressi di Scannagallo su commissione di [[Cosimo I de' Medici]], con l'intento di commemorare la vittoria definitiva di Firenze su Siena e realizzare un sacrario per i caduti di entrambi i fronti. La cupola di Semifonte, dunque, ha uno scopo pacificatorio ed anche di riconoscimento dei meriti della dinastia medicea quali unificatori dei popoli toscani<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
Subito dopo la costruzione della cupola, viene pubblicata la ''Storia della guerra di Semifonte'', opera attribuita a Pace da Certaldo e scritta nel [[1332]]. Pace da Certaldo è un personaggio storico realmente esistito tanto che nel [[1316]] venne eletto priore, insieme a Giovanni Villani, ma l'opera letteraria a lui attribuita è in realtà il frutto delle ricerche di Piero della Rena e di suo fratello Raffaello e risale al primo decennio del [[XVII secolo]]. Il libro venne scritto per far accrescere il prestigio della famiglia dei Della Rena ed infatti, dopo la pubblicazione, i Della Rena si vantarono di discendere dal ''dominus Scoto'', il primo dei semifontesi a firmare l'atto di resa a Firenze, e riuscirono, nel [[1628]], a farsi riconoscere come i Della Rena di Messer Pace<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
[[File:casa san niccolo semifonte.jpg|thumb|upright=1.4|''Casa-Torre San Niccolò''.]]
Nel [[1827]] venne pubblicato un poema che è il maggior esempio del mito di Semifonte:''Semifonte conquistata e distrutta da' Fiorentini nell'anno 1202. Poema eroico in dodici canti''. L'autore è un certo Giacomo Mini, un oscuro poeta, che, a suo dire, dopo aver visitato l'area del fu castello decise di trarne un poema sulla tragica vicenda e sull'effimero destino delle glorie del mondo. Affascinato dalla vicenda decise di realizzare un poema epico sullo stile di quelli [[Omero]], [[Torquato Tasso]] o [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] e come obbiettivo si pose di dare risalto al valore degli uomini della Toscana «di magnanimi eroi terra feconda<ref>{{Cita|Semifonte conquistata e distrutta da' Fiorentini nell'anno 1202|Volume II,
Con il Dizionario di Emanuele Repetti si ha il primo studioso che invece di fare supposizioni e immaginare scenari a caso si limita ad attingere a documenti di archivio. All'inizio del Novecento, tratta di Semifonte, Isidoro del Lungo; nella sua opera c'è un buon uso delle fonti storiche, si comincia a delineare una storia della città documentabile e vi è un commento alla terzina dantesca, anche se si impegna un po' troppo a demolire l'opera di Pace da Certaldo su cui riversa tutto il suo astio. Un'altra opera fondamentale è la ''Storia di Firenze'' di [[Robert Davidsohn]]. Tutta l'opera si basa su un completo e rigoroso uso delle fonti documentarie ma pecca di faciloneria sul fronte dei rilievi sul campo. Davidsohn forse non andò sul luogo dei fatti, oppure ci andò di fretta visto che afferma «non rimaneva nessuna rovina di mura<ref>{{Cita|Salvini 1969|
La precisa individuazione dei resti archeologici di questa città si deve al generale Enzo Salvini<ref>{{Cita|Salvini 1969}}.</ref>: ancora nel [[1964]] infatti, [[Piero Bargellini]] nella sua ''Splendida storia di Firenze'' intitolò ''Lo spettro di Semifonte'' il capitolo dedicato alla città valdelsana. Vi erano accenni in opere letterarie (una su tutte i versi danteschi del XVI canto del ''Paradiso''), leggende, ma la città rimase solo uno spettro romantico fino ai risultati raggiunti con le campagne di scavo condotte dal Salvini e divulgati grazie alla sua opera ''Semifonte'' ([[1969]]), indispensabile per chiunque voglia intraprendere qualsiasi tipo di studio che riguardi questo argomento.
L'ultima opera significativa su Semifonte è ''Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale'' curato da Paolo Pirillo ed edito nel 2004. In quest'opera sono riportati gli interventi dei numerosi studiosi che parteciparono al convegno di studi tenuto a [[Barberino Val d'Elsa]] nell'ottobre [[2002]]. Nel capitolo ''Nascita e morte di un centro fondato'' si riporta la vicenda di Bonaiuto di Gianni, un esule semifontese che nel [[1224]] venne imprigionato e portato di fronte al podestà di San Gimignano; interrogato su perché della sua presenza nei dintorni di San Gimignano, il Bonaiuto racconta tutta la sua vita e si dichiara rimasto legato per sempre a Semifonte, dimostrando che il distrutto castello era già diventato una sorta di ideale terra degli avi. Afferma Paolo Pirillo: «Così, il mito di Semifonte aveva già iniziato a sviluppare le proprie solide e durature radici e, tre secoli più tardi, non sarebbe stato difficile dargli nuova vita, trasformandolo in una tradizione giunta fino ai giorni nostri<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
== Semifonte oggi ==
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La collina su cui sorgeva Semifonte è delimitata a est e a nord dal torrente Agliena, a ovest Borro dell'Avanella e a sud dal Borro delle Avane. Dal punto di vista geologico, la collina è inseribile nel quadro del ben più ampio bacino dell'[[Arno]] formatosi tra il [[Cenozoico]] e il [[Quaternario (geologia)|Quaternario]] ed è costituita da sabbie pleistoceniche nella parte più vicina alla superficie e sotto da formazioni argillose<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|pa.310}}.</ref>, tutti elementi che favoriscono la presenza di falde acquifere superficiali.
Al centro di tutto sorge la cupola di San Michele Arcangelo. Intorno ad essa la collina è intensamente coltivata a [[Vitis|vite]] e ad [[Olea europaea|olivo]] mentre sulle pendici si trovano zone boscose; all'interno di questi boschi si trovano quattro fronti di frana contrapposti che hanno formato delle vere e proprie balze con un dislivello di diverse decine di metri, che hanno conferito al colle la caratteristica forma a stella. Sulle pendici di questo colle si trovano tre fonti denominate ''Fonte di Santa Caterina'', ''Fonte della Docciola'' e ''Fonte Alloro'', le prime due sono state al centro anche di devozione popolare per le supposte qualità salutari delle acque<ref>La presenza di due fonti con proprietà salutari non è molto comune. Va detto che nei dintorni si trovano altre fonti miracolose come ad esempio la ''Fonte del Beato'' situata nel comune di Barberino Val d'Elsa, in località Le Masse, e legata alla vicenda del [[Beato Davanzato]], uno dei patroni di Barberino. {{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
=== Le case-torri ===
Dell'antica città non rimane quasi più nulla ma dopo l'abbattimento delle strutture, i materiali furono riutilizzati in diversi edifici posti sulla stessa collina. In questi edifici si trovano delle case-torri che nei secoli successivi furono trasformate in case coloniche, in genere dopo essere state scapitozzate. Fa eccezione la cosiddetta ''Torre del Frantoio'', che presenta l'altezza originaria; è situata nel borgo di [[Petrognano]] e, nello stesso borgo, la villa padronale ha inglobato un'altra torre, riadattata a torre dell'orologio. In tutto le case torri del poggio di Semifonte sono sette, ma potrebbero essere anche di più visto che qualcuna potrebbe essere stata inglobata in costruzioni successive ed oggi non più visibili<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
Se questi dati sono esatti si potrebbe confermare l'ipotesi che il borgo di Petrognano coesistesse e sia sopravvissuto alla fine di Semifonte, e che i Fiorentini abbiano imposto il divieto di ricostruzione solo all'area precedentemente occupate dal castello, lasciando facoltà di costruire nelle immediate vicinanze, come poi è realmente successo nei piccoli agglomerati di San Donnino, Bagnolo e nella casa torre di San Niccolò.
La [[:File:Casa san niccolo semifonte.jpg|casa-torre di San Niccolò]] si trova all'incrocio di due mulattiere sul versante sud della collina. È costruita interamente in pietra, presenta una pianta quadrata e si sviluppa per un'altezza di 12 metri; nella fiancata orientale sono visibili due feritoie mentre nella fiancata occidentale sono visibili numerose feritoie oltre a buche pontaie. All'interno si trovano un arco a sesto acuto e porte e finestre architravate. La torre è stata scapitozzata e successivamente rialzata con mattoni e sul lato ovest presenta un [[:File:Arco san niccolo semifonte.jpg|arco a sesto acuto in mattoni]]. Il complesso è databile, nelle sue parti più antiche, all'[[XI secolo]]<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
All'interno del borgo di Petrognano sorge la ''Torre al Borgo'' o ''Torre del Frantoio''. Si tratta di un'altra torre a pianta quadrata realizzata con conci in pietra e inglobata in una casa colonica. Sul lato meridionale è presente una porta con arco in mattoni, una finestra sormontata da un arco a sesto acuto tamponato e, nei pressi del tetto, una finestra con arco a tutto sesto. Su tutti i lati sono ben visibili numerose feritoie e buche pontaie.
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=== Fornaci e fonti ===
[[File:Fornace semifonte.jpg|thumb|Ruderi della fornace di Santa Caterina.]]
Tra il borgo di Petrognano e la cappella di San Michele si trova un bosco, all'interno del quale, vicinissimo alla strada, si trovano i ruderi di due fornaci: la prima, detta [[:File:Fornace la volpe semifonte.jpg|''fornace La Volpe'']], è la più piccola e appare quasi interamente distrutta. Prende il nome da una piccola volpe che vi si sarebbe nascosta durante una battuta di caccia e grazie alla quale venne scoperta; al momento della scoperta all'interno vennero ritrovati un numero considerevole di mattoni e tegole ancora non cotti. Presenta una parete del rivestimento interno della camera di combustione e il cunicolo di accesso in mattoni. L'altra è la ''Fornace di santa Caterina'' ed è molto più imponente. È una costruzione di circa 4 metri di altezza, costruita in mattoni e ciottoli di fiume e presenta, in basso al centro, un'apertura ad arco, molto simile alla precedente, dalla quale si accede, attraverso un canale di circa 2 metri di lunghezza, alla camera di combustione interna dalla forma cilindrica che si sviluppa per tutta l'altezza della struttura e che oggi è riempita di terra. Secondo Enzo Salvini la prima era una fornace di laterizi<ref>{{Cita|Salvini 1969|
Sullo stesso versante, ma più in basso, si trova la [[:File:Fonte del latte interno.jpg|''Fonte di Santa Caterina'']] (o fonte della Madonna del Latte). La fonte è inglobata in una struttura a due piani, dove al piano superiore si trova una cappella per le funzioni religiose e per la conservazione degli ex voto<ref name=semifonte312/> mentre al piano inferiore si trova la fonte vera e propria e qui è collocata una lapide con
Nel versante nord-ovest della collina è situata un'altra fonte: la ''Fonte della Docciola'' (o fonte della Tosse)<ref name="semifonte314">Localmente si ricordano dei versi che venivano recitati da chi si apprestava a bere l'acqua. {{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
La terza fonte si trova sul versante sud-ovest ed è situata su una mulattiera che collega la Torre di San Niccolò con la strada rotabile e sbuca all'altezza di Casa Pietraia. Tale fonte è detta ''Fonte Alloro'' e la sua struttura attuale non sembra risalire oltre l'età moderna. Questa notevole abbondanza di acque è stato uno dei motivi della scelta del luogo quale sede di un castello.
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Inserite nella vegetazione si trovano altre testimonianze sull'antica città.
[[File:il tondo semifonte.jpg|thumb|upright=1.4|area conosciuta come ''il Tondo''.]]
Lungo la strada sterrata che congiunge la Provinciale 50 Petrognano-San Michele con l'agglomerato di San Niccolò si trova un'area pianeggiante e circolare, ricoperta da un manto erboso e delimitata da alberi, che sarebbe stata sede di una costruzione di incerta destinazione, forse si tratta del basamento di una delle torre angolari della Rocca di Capo Bagnolo.<ref name="salvini59">{{Cita|Salvini 1969|
Nell'agglomerato di San Niccolò sorge la [[:File:Capp.san niccolo semifonte.jpg|chiesa di San Niccolò]]. Probabilmente questa è la chiesa citata in due atti della [[Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano|badia a Passignano]] datati 23 agosto [[1195]]<ref>{{cita web|url=http://www.archiviodistato.firenze.it/diplomatico/index.php?op=fetch&type=pergamena&id=681441|titolo=Il documento originale conservato presso l'Archivio di Stato di Firenze|accesso=4 maggio 2010|urlmorto=sì}}</ref> (''Semifonti in Mallianese ante casam ecclesie de Malliano''<ref>{{Cita|Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale|
Ad ovest della cupola, lungo la strada che conduce a San Donnino, si trova il toponimo ''Pieve Vecchia''. L'area, di circa 3000 m², è occupata dal giardino di
Nella zona di Santa Maria a Bagnano si trova un basamento in conci di pietra di grandi dimensioni lungo circa due metri per uno di altezza che sarebbe quanto rimane dell'antica ''fonte al Bagnano''<ref>{{Cita|Salvini 1969|
=== Borgo di Petrognano ===
{{vedi anche|Petrognano}}
Alla distruzione di Semifonte sopravvisse solamente l'odierno abitato di [[Petrognano]], poiché si trovava fuori dal circuito murario della città; si tratta del cosiddetto "''Borgo''", che in realtà doveva essere anch'esso fortificato (vi si possono vedere le strutture di almeno tre case - torri e di alcuni bastioni) e che, durante l'ultimo assedio, fu conquistato per primo dalle milizie fiorentine e dai loro alleati. La torre più imponente è quella detta appunto ''del Borgo'' descritta prima, ma a breve distanza si trova un'altra torre in pietra, trasformata in privata abitazione. Detta torre presenta sulla facciata esterna [[:File:Portale semifonte.jpg|un bell'arco a sesto acuto in pietra]], identico a quello situato all'interno della torre di san Niccolò. Di fronte a questa torre vi è una
Sulla strada che porta alla chiesa di san Pietro si trova la [[:File:Torre morello semifonte.jpg|''Torre del Morello'']]. Questa torre sorge su un blocco di sabbie tufacee. Secondo quanto venne raccontato al Salvini dai vecchi del luogo, un tempo sarebbe stata adibita a prigione<ref>{{Cita|Salvini 1969|
== Note ==
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